La recente collaborazione tra le reti TBS e Netflix permette non soltanto co-produzioni di nuovi titoli da mandare in streaming, ma anche di "pescare" dall'ampio catalogo di prodotti con cui, nel corso degli anni, l'emittente TBS ha deliziato i suoi spettatori.
Nell'inverno del 2017 a far tendenza in Giappone sono state le note di un quartetto, protagonista del drama omonimo, Quartet per l'appunto.
 
Quartet copertina


Prima di lasciarvi alle nostre impressioni sulla visione completa della serie, ne ricordiamo alcune peculiarità:
 

Curiosità: 
L'incontro tra Maki Maki, Suzume Sebuki, Yutaka Iemori e Tsukasa Beppu genera la nascita di un quartetto musicale: durante un inverno, i quattro ragazzi iniziano a vivere insieme a Karuizawa, ma ciascuno di loro serba qualche scheletro nell'armadio.
Maki Maki suona il violino, ha una famiglia e si reca a Karuizawa solo durante i weekend per le esibizioni musicali; data la sua personalità negativa, solo di rado esprime le sue opinioni. Suzume invece è disoccupata, e suona il violoncello, mentre Yutaka è alla viola.
Tsukasa è il secondo violino: il ragazzo lavora per una fabbrica di ciambelle e proviene da una famiglia ove si tramanda la musica. E' il leader del quartetto, e la villa del nonno viene usata come base per il gruppo... ma Tsukasa nasconde dei segreti.
 
Quartet-in posa
Parlare di Quartet, live action disponibile sulla piattaforma a pagamento Netflix, risulta difficile ma anche stranamente facile, questo per via della sua storia che risulta semplice nella sua idea di base ma anche intricata e misteriosa per quanto riguarda le emozioni che racconta.

Appena ci si approccia al primo episodio si resta affascianti dall’elegante maestria con cui il cast rapisce lo spettatore.
Con i suoi dialoghi sagaci, alcune volte divertenti altre volte volutamente ai limiti del comprensibile, Quartet si distingue dal solito drama “musicale”, questo perché si lascia “contaminare” da elementi mystery che non ci si aspetta da un prodotto che dovrebbe parlare di musica. Ma andiamo con ordine.

Quartet inizia con un incontro casuale - anche se lo spettatore sa già che in realtà non è proprio così - di quattro musicisti ultra trentenni con la passione per la musica. Insieme decidono di formare un quartetto di archi - primo e secondo violino, violoncello e viola - per poter finalmente vivere la loro passione come un lavoro vero e proprio e non solo come un sogno, oppure un hobby.
Ognuno, a modo suo, vive una vita che la società odierna definirebbe “misera” e solitaria, chi perché disoccupato, chi perché porta traumi o fardelli difficili da ammettere, ma è proprio grazie alla loro unione “semi casuale” che le cose sembrano a poco a poco cambiare e migliorare per tutti loro.

I nostri personaggi: Maki (interpretata da Takako Matsu), Beppu (interpretato da ), Iemori (interpretato da ) e Suzume (interpretata da Hikari Mitsushima) riescono grazie ai loro interpreti a fare subito breccia nel cuore dello spettatore, anche se sappiamo che qualcuno di loro nasconde qualche segreto. Un cast di attori così ispirato, bravo e coeso è davvero una fortuna trovarlo, tutti loro si alternano e sostengono scena dopo scena - proprio come aggraziate note su un pentagramma - rendendo la visione di questo drama intrigante ed emotivamente appagante.
Queste quattro “note solitarie”, decidendo di andare a vivere insieme, riescono con estrema semplicità a interagire ed affezionarsi gli uni con le altre creando una sorta di “famiglia” che in un qualche modo mancava a ognuno di loro. Questa famiglia sarà una vera panacea per lenire e guarire le ferite più o meno profonde dei loro cuori, facendoli sentire meno soli e non più degli scarti della società. 

In un’alternanza di scene che spaziano dalle più ironiche alle più intime, perfette per uno slice of life, vi troviamo però questa sorta di “elemento di intrusione” che minaccia la stabilità emotiva dei protagonisti: la scomparsa del marito di Maki.
Maki, la più tranquilla del quartetto almeno in apparenza, col suo segreto rischia di minare il fragile universo che si è venuto a creare tra i quattro musicisti, inducendo una sorta di atmosfera angosciante ma che stranamente non risulta mai pericolosa. Infatti tale mistero è visto dai suoi tre coinquilini, ma anche dallo spettatore, non come una cosa negativa ma più come mezzo per comprendere e capire meglio chi sia Maki e il perché risulti così affabile ma anche molto distaccata.
Se da un punto di vista recitativo non si possono che tessere lodi ai quattro attori protagonisti, dal lato della scrittura si notano delle piccole crepe come: l’avvicendarsi di alcune situazioni inverosimili e al limite del surreale oppure il concentrarsi molto sulle vicende delle due figure femminili, che ad un certo punto sembrano quasi mettere in ombra i due protagonisti maschili, tendendo a smorzare di molto il ritmo della storia. Lo spettatore, infatti, si ritroverà, a volte a chiedersi del perché di tali scelte di scrittura oppure se una determinata svolta nella trama era davvero necessaria.

Se come detto il punto di forza di Quartet è la caratterizzazione dei suoi personaggi che sono ben delineati e sfaccettati, anche il lato tecnico non è da meno. 
La regia di Nobuhiro Doi risulta chiara e precisa, assistita da un montaggio “pacato” ma non per questo noioso. La fotografia, come la scenografia, risultano anch’esse molto interessanti preferendo utilizzare colori freddi per gli esterni, quasi a sottolineare un certo disinteresse della società verso i protagonisti, a una fotografia più calda ed accogliente per gli interni. Questo si nota soprattutto nella casa dove vanno ad abitare che infonde ancora di più quella sensazione di calore familiare, riescono con dei semplici cambi di inquadratura a far comprendere già una sorta di cambiamento emotivo che accompagna, non solo gli attori, ma anche lo spettatore.
Persino la scelta dei costumi riesce ad aiutare lo spettatore a comprendere meglio la psiche dei quattro protagonisti. Notiamo infatti che Beppu tende ad essere sempre “perfettino” nei suoi outfit, Suzume tende a nascondersi sotto strati e strati di abiti ampi, caldi e confortevoli, mentre Iemori tende a vestirsi da eterno giovane, quasi come se servisse a ricordargli tempi migliori ormai passati.
La musica in Quartet risulta essere il quinto elemento del gruppo di protagonisti, essa spazia dalle grandi opere di musica classica a brani dal sapore più contemporaneo ma che hanno come tema centrale l’eleganza. 

Quartet risulta essere un live action ben confezionato, interessante, coinvolgente e che grazie alla sua componente mystery non appare per nulla scontato.
I personaggi, tutti ben definiti e magistralmente interpretati da un cast di veri fuoriclasse, riescono grazie al loro magnetismo a creare una forte empatia col pubblico ma, purtroppo, non sempre riescono a compensare i difetti di scrittura presenti nella trama che potrebbe lasciare un po’ di amaro in bocca allo spettatore. 

Voto complessivo: 78
Autore:  CloveRed
 
 
Quartet-Takako Matsu
Quartet è una serie che non ti aspetti.
Un incontro casuale porta quattro musicisti a formare un gruppo di archi, i "Buco di ciambella". Sono Maki (primo violino), Suzume (violoncello), Beppu (secondo violino) e Iemori (viola). Scopriremo ben presto però che ognuno di loro nasconde un segreto e quell'incontro potrebbe essere stato non così casuale.
Quattro anime sole iniziano una sinfonia composta da vari atti magistralmente concepiti ed eseguiti, grazie ad una sceneggiatura e ad una regia particolarmente ispirate.

Una serie che spiazza, instillando dubbi, capovolgendo le carte e creando un puzzle dove ogni pezzo alla fine si incastra alla perfezione, svelandoci le travagliate vite dei protagonisti senza però scadere mai nel melodrammatico, ma facendo scorrere i sentimenti sempre in punta di piedi.
La musica dirige tutto: i tempi comici e drammatici, le emozioni che toccano corde inaspettate dell'anima.
Due donne e due uomini ritrovano se stessi e i propri cari affrontando paure e desideri, buttandosi anche a capofitto quando serve, senza remore. Il tutto condito da dialoghi serrati, surreali, che ricordano la comicità parlata fitta fitta alla Woody Allen ma senza mai risultare verbosa.

Lontano dalle luci di Tokyo, immerso in una provincia ricoperta di neve, Quartet cattura lo spettatore poco a poco, ma poi non lo molla più. Splendida la ending, sensuale, cinema nel cinema.
Di più non è lecito dire, altrimenti toglieremmo allo spettatore la gioia di scoprire questa piccola perla nell'immensità del palinsesto di Netflix

Voto complessivo: 85
Autore:
 
Quartet-brividi
 
 
Quartet, live action di dieci episodi uscito in patria nel 2017, ma qui in Italia sono nel 2023 grazie a Netflix, è una delicata sinfonia di emozioni che si distingue tra i drama giapponesi come una preziosa gemma.
La trama ruota attorno a quattro individui molto diversi tra loro che si ritrovano a suonare insieme in un quartetto d'archi e a condividere la stessa casa. Ognuno di loro ha una personalità unica e un passato tormentato, ma grazie alla loro passione per la musica, trovano un modo per esprimere sè stessi e affrontare le sfide che la vita pone loro davanti.

Uno dei punti di forza più evidenti di Quartet risiede nella sua efficace caratterizzazione dei personaggi. Ogni membro del quartetto protagonista viene presentato con cura e profondità, riuscendo a catturare l'attenzione dello spettatore sin dal primo episodio. Dall'adorabile e misteriosa Maki Maki (interpretata in modo straordinario da Takako Matsu) al misterioso e brillante Yutaka Iemori (interpretato magistralmente da ), all'eccentrica e vulnerabile Suzume Sebuki di Hikari Mitsushima (nota anche per la sua intensa interpretazione in First Love Hatsukoi), e al rispettoso e generoso Tsukasa Beppu (interpretato da un inaspettato ) ogni personaggio è unico e affascinante a modo suo. La serie si immerge nelle loro vite, esplorando i loro segreti e scheletri nell'armadio (e tutti loro ne hanno), le loro paure e le loro speranze, creando una connessione emotiva reale con il pubblico.

La performance degli attori in Quartet è semplicemente eccezionale. Ogni membro del cast principale offre una recitazione impeccabile, dando vita ai loro personaggi con autenticità e profondità. Takako Matsu si distingue particolarmente, regalando un'interpretazione commovente ed empatica di Maki. La chimica tra i membri del cast è palpabile, rendendo le dinamiche tra i personaggi ancora più coinvolgenti. Ogni sguardo, ogni gesto e ogni parola trasmettono una vasta gamma di emozioni, lasciando un'impronta duratura nello spettatore.

La musica di Quartet è un'altra componente fondamentale che contribuisce all'atmosfera coinvolgente della serie. La colonna sonora, composta da pezzi eleganti e malinconici (fra tutti spicca il tema del fiume de "La Moldava" di Smetana), si fonde perfettamente con le scene, amplificando le emozioni dei personaggi. Ogni nota musicale sembra risuonare nel cuore dello spettatore, accompagnando le situazioni più intense e toccanti con maestria. La musica diventa un vero e proprio personaggio, sottolineando e arricchendo le emozioni trasmesse dagli attori. Degna di essere qui citata la sigla finale, che per sonorità e coreografia singolare diventa un vero inno corale dell'intero quartetto.
La regia di Quartet è sorprendentemente originale e creativa. Le scelte visive e il montaggio delle scene riflettono un'attenzione ai dettagli e un'intelligenza artistica che elevano ulteriormente la qualità della serie. Il regista, Nobuhiro Doi, è riuscito a creare un equilibrio tra la narrazione lineare e il simbolismo visivo, donando a "Quartet" una firma distintiva che la differenzia da altre produzioni dello stesso genere. L'uso sapiente della fotografia e delle inquadrature contribuisce a creare atmosfere suggestive e ad enfatizzare le emozioni dei personaggi. Ogni scena è composta con cura, trasmettendo sia il contenuto narrativo che quello emotivo in modo coinvolgente.

I dialoghi di Quartet meritano un plauso particolare. Sono sagaci, incalzanti, profondi e talvolta persino poetici. Le parole pronunciate dai personaggi sono intrise di significato e riflessione, arricchendo la trama e offrendo spunti di discussione su temi universali come l'amore, la famiglia, e la ricerca della felicità. I dialoghi brillanti sono impreziositi dall'ottima recitazione del cast, trasformando le parole in veri e propri strumenti di espressione emotiva. Ogni conversazione diventa un momento di intimità con i personaggi, permettendo allo spettatore di immergersi ancora di più nelle loro storie e nei loro conflitti interiori.

Nonostante tutti questi punti di forza, Quartet non è immune da alcuni punti deboli che ne limitano la perfezione. Uno di questi è il fatto che non tutti i personaggi ricevono lo stesso spazio e sviluppo. Se la trama ci prepara a una storia di impronta corale, in realtà ci si concentra principalmente su Maki, e gli altri personaggi che le stanno al fianco, pur avendo potenziale, non ricevono abbastanza attenzione e approfondimento. Questo squilibrio può lasciare lo spettatore con una sensazione di insoddisfazione e di aver perso l'opportunità di esplorare appieno le loro storie. Tuttavia, va detto che anche questi personaggi "secondari", seppur meno sviluppati, riescono comunque a lasciare un'impressione significativa grazie all'abilità degli attori che li interpretano.
Inoltre, la serie avrebbe beneficiato di qualche episodio in più per chiudere perfettamente il cerchio. Nonostante la trama sia ben sviluppata nel complesso, alcuni aspetti sembrano essere affrettati verso la conclusione. Alcuni archi narrativi avrebbero potuto essere approfonditi ulteriormente, regalando una maggiore soddisfazione e completezza alla storia complessiva. L'aggiunta di alcuni episodi, infatti,  avrebbe dato l'opportunità di esplorare in modo più accurato i retroscena dei personaggi e permesso un'evoluzione più graduale degli eventi, evitando una conclusione che può apparire un po' affrettata.
Difatti, il finale di Quartet risulta sbilanciato e forse un po' troppo accelerato. Dopo un'evoluzione lenta e delicata, il climax arriva improvvisamente, lasciando alcune questioni aperte e una sensazione di mancanza di chiusura. Un finale più ponderato e ben bilanciato avrebbe potuto offrire una conclusione più soddisfacente per gli spettatori, risolvendo in modo più accurato le trame e le relazioni tra i  personaggi. Tuttavia, nonostante queste piccole imperfezioni, il percorso emotivo che Quartet offre durante la sua visione rimane comunque appagante e indimenticabile.

In conclusione, Quartet è un live action che si distingue per la sua efficace caratterizzazione dei personaggi, l'ottima performance degli attori, la musica coinvolgente, la regia originale e i dialoghi brillanti. E' un esempio di come una storia ben raccontata, con personaggi complessi e un cast talentuoso, possa lasciare un'impronta duratura nel cuore degli spettatori. Tuttavia, anche se la serie riesce sicuramente a coinvolgere lo spettatore in un vortice di emozioni e riflessioni, il drama avrebbe suscitato un maggior impatto emotivo se si fossero indirizzati tutti i personaggi verso un'evoluzione completa che invece non arriva, e se ci si proiettava verso un finale meno frettoloso, ma dal ritmo più pacato in linea con lo stile di tutta la serie.

Voto complessivo: 82
Autore: Miriam22
 
 
Quartet-confronto

  
Intrigante, in tutto lo svolgimento
A partire dell’incipit in cui ci si presentano dialoghi verbosi, deliziosamente sopra le righe, e si intuisce come ogni personaggio celi dei segreti. E a titoli di coda veramente particolari.
Un mix riuscito di stranezze, intrighi e riflessioni, spesso semi-serie, sui quattro personaggi che compongono questo bizzarro quartetto d’archi: Maki (primo violino), Suzume (violoncello), Beppu (secondo violino), Iemori (viola), tutti non professionisti che hanno la loro base nella casa di famiglia di Beppu a Karuizawa. Come direbbe Hercule Poirot "ognuno ha un segreto da nascondere" e i dieci episodi porteranno lo spettatore a conoscere i motivi, talora gravi e dolenti, che hanno condotto questi quattro personaggi e ritrovarsi e -a rifugiarsi- in questa villa circondata dalla neve.

Una storia ben scritta, con momenti che sembrano arrivare da Ionesco, con una regia molto ispirata e le due attrici, nei ruoli di Maki e Suzume, che sono magistrali. Un confronto, fra due personaggi opposti e affini al tempo stesso: la dolcezza, la spontaneità disarmante di Suzume e il fascino, la malinconia, la seduttività di Maki. Magnetiche.

Quartet è una serie con molti atout che la rendono immediatamente gradevole anche a un pubblico occidentale: forse il più immediatamente evidente è la recitazione molto naturale, e forse è la scelta del leitmotif del brano "Die Moldau" di Smetana che è ben difficile non aver mai ascoltato, anche se non si è appassionati.

Un prodotto decisamente ben confezionato, che se non dà alla parte musicale tutto lo spazio che forse avrebbe meritato, ha dalla sua anche piccoli particolari che -volutamente- lasciano un sapore amaro, e danno un tocco di originalità.

Voto complessivo: 80
Autore: Shiho Miyano
 
Quartet-performance