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Giona

Episodi visti: 23/23 --- Voto 6
Quando si pensa alle serie animate che negli anni Ottanta contribuirono a rendere popolare la pallavolo, specialmente tra le ragazze, si citano generalmente "Mimì e la nazionale di pallavolo" (in originale "Attack No. 1") e "Mila e Shiro - Due cuori nella pallavolo" ("Attacker You!"). È meno frequente che si nomini "Mimì e le ragazze della pallavolo" (in originale "Ashita e Attack", cioè "Attacco verso il domani"), anche perché rispetto alle altre due ha avuto un minor numero di episodi e di passaggi televisivi sulle reti italiane.
Bisogna d'altronde ammettere che in questa serie i toni sono più smorzati e i personaggi sono delineati con maggior "leggerezza", sia per quanto riguarda l'aspetto agonistico (in particolare al confronto con "Attack No. 1") sia quello umoristico (quasi assente in "Attack No. 1", molto rilevante in " Attacker You!"; qui si sorride, più che ridere). Anche il lasso di tempo coperto dagli episodi è più ristretto, limitandosi a un anno scolastico, che comincia con il club di pallavolo a rischio di chiusura e termina con il successo in un importante torneo tra le scuole.

Guardando le varie puntate, si ha l'impressione che la qualità sia piuttosto altalenante: le animazioni a volte sono buone, a volte un po' meno, e anche il character design risulta spesso abbastanza semplificato.
L'adattamento italiano va menzionato perché sono state apportate delle modifiche, più o meno significative, ai personaggi e al contesto in cui si muovono. Alla protagonista Mimi Hijiri è stata attribuita un'inusitata nazionalità italiana e un nome abbastanza simile foneticamente (Mimì Micèri); similmente, la sua amica-rivale nella stessa squadra, la biondo-rossiccia Asuka Ichijo (molto simile nell'aspetto a Midori Hayakawa di "Attack No. 1"), è diventata l'irlandese Jenny Maxwell. Tale sembra essere anche la nazionalità del giovane professore di scienze, e allenatore della squadra, O' Hara, che in originale porta il giapponesissimo cognome Hara ed è forse il personaggio di maggiore spessore di tutta la serie. Per giustificare questi fatti, la modesta scuola superiore di provincia teatro della vicenda è stata trasformata in un prestigioso liceo internazionale.
Un altro problema dell'edizione italiana è dato dalla limitatezza del cast dei doppiatori, alcuni dei quali devono interpretare diversi personaggi camuffando la voce. D'altronde, il doppiaggio non era la principale attività di Leo Valeriano, che ha prestato la voce a O' Hara fungendo anche da narratore; la sua voce è gradevole, ma alla lunga dà l'impressione di una certa monotonia.
In compenso, la sigla italiana cantata da Georgia Lepore è particolarmente affascinante e s'imprime nella memoria; i suoi toni sognanti accompagnano le immagini della sigla finale decisamente meglio dell'incalzante motivo musicale dell'originale giapponese.

Raccomanderei la serie agli amanti del volley e degli "spokon" degli anni Settanta-Ottanta; considerando comunque che si tratta di un anime piuttosto breve (ventitré episodi), può essere apprezzato anche dagli amanti degli anime "vintage" in generale.


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doctor Octopus

Episodi visti: 23/23 --- Voto 6
Il dopo Mimì (Kozue) Ayuhara, negli anime della pallavolo, si chiama Mimì Miceri, un'altra ragazzina nata per essere la numero uno di questo sport. Quest'anime del 1977, però, non è che avesse l'appeal di quello Ayuhara, anche se c'erano alcuni personaggi abbastanza azzeccati. La protagonista, a mio vedere, era un po' troppo perfettina; per questo preferivo la bionda Jenny, che era la mezza carognetta della squadra. Non mancavano l'allenatore severo e il judoka ciccione, fan sfegatato della nostra eroina che era anche un po' infatuato di lei. Per non tacer degli allenamenti sfibranti, dei problemi finanziari della squadra, delle rivali dai colpi segreti e dalle altre compagne che, paragonate a Mimì e Jenny, erano semplici comparse.
Anche qui, come sigla della serie, una canzone discreta di Giorgia Lepore, che rappresentava il meglio dell'intero prodotto. Ripensando alle poche puntate prodotte, non è che mi divertissi granché a vederle, forse perché, per me, Mimì Miceri non era che una copia sbiadita di Ayuhara. Nel complesso, do una bella sufficienza, ma nulla più.