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HakMaxSalv92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Attenzione: la recensione contiene spoiler

È il terzo capitolo della saga dedicata ai personaggi delle fiabe, dei miti e delle leggende targata Dreamworks.

Questa volta i nostri amici sono alle prese con una questione molto delicata, che sembra decisamente ardua da risolvere. Infatti, l'amato Re Harold sta morendo, e gli rimangono pochi attimi. Durante questi egli chiede a Shrek, con il quale si è ormai appacificato, di trovare il legittimo erede al trono, ovvero Arthur, dal momento che Shrek non sembra essere molto ben disposto a diventare il re di Molto Molto Lontano. Il re muore e vengono celebrati i funerali. A questo punto i nostri eroi, Shrek, Ciucchino e il Gatto con gli stivali si mettono alla ricerca di Arthur. Lo trovano in un liceo stile medievale, e qui decidono di portarlo con sé, per farlo diventare re. Nel frattempo, il Principe Azzurro stringe un'alleanza con i cattivi delle favole, per prendere il controllo del regno, e, fatto questo, attende Shrek per incastrarlo e ucciderlo una volta per tutte. Una volta tornati a Molto Molto Lontano, Shrek e suoi amici capiscono cosa è successo in loro assenza e organizzano un piano per liberare Fiona, le altre principesse e sua madre. Purtroppo il piano va a monte, e così anche la possibilità di trovare il sostituto di Shrek, poiché è lui stesso a rivelare ad Arthur la natura della sua missione. Ciononostante, Arthur si fa coraggio e, tornato sui propri passi, cerca di liberare Shrek e lo aiuta a sconfiggere Azzurro. Alla fine tutto si sistema e Arthur diventa re di Molto Molto Lontano, mentre Shrek, Fiona, sua madre e i loro amici fanno ritorno alla palude.

Possiamo dire che questo capitolo segna un punto di svolta nel corso degli eventi della saga. Shrek è ormai un orco sposato e sta per diventare padre, proprio come il suo amico Ciucchino. La trama è un po' leggera, però rimane sempre fedele alla sua struttura e alla presentazione dei contenuti, oltre che al classico ribaltamento dei ruoli, vero punto di forza della serie e chiave del suo successo al botteghino. I nostri eroi fanno la conoscenza di nuovi personaggi che sconvolgono le loro abitudini e punti di vista, e questo è il fattore imprevedibilità che contribuisce a dare carattere a questa saga. Ricordiamoci che sono proprio i personaggi con la loro personalità e le loro storie personali a fornire alla vicenda il giusto spessore, e qui non c'è un'eccezione. In particolare, abbiamo i coprotagonisti, Merlino, Arthur, nonché le spalle di Shrek, Ciucchino e il Gatto, a dare l'impatto maggiore alla vicenda.
Le ambientazioni sono semplicemente grandiose e fedeli alle favole, ovviamente modernizzate nel tipico stile di Hollywood, che le presenta in chiave americana. La colonna sonora, altro pilastro importante della saga, è costituita da tracce rock e metal, le quali conferiscono ulteriormente quell'atmosfera moderna e di rinnovo di cui le fiabe e le favole necessitano per poter rinascere al massimo del loro potere narrativo e stilistico.

Nel primo capitolo abbiamo visto la questione della diversità e il fatto che le persone non sono quasi mai quello che sembrano. Nel secondo capitolo abbiamo visto l'accettazione della diversità sia propria che quella degli altri. In questo capitolo si approfondisce la questione dell'abbandono e del fatto che molti di noi sono lasciati a sé stessi, e qui ci insegna che, anche se veniamo lasciati a noi stessi, dobbiamo trovare la forza, la costanza, la dedizione, lo spirito di abnegazione e di sacrificio e la pazienza di andare avanti, e riscoprire noi stessi sotto una luce diversa. Voto: 8,5.

Utente970

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Utente970

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Noiosetto! Non un disastro completo, in quanto rimane migliore di buona parte dei suoi allievi stravolgi-favole, tipo "Lissy principessa alla riscossa", tuttavia fu senza dubbio il momento di declino per la serie dell'orco asociale.

Piaccia o meno, bisogna riconoscere che, al suo esordio, Shrek diede involontariamente una spallata ammodernante di tutto rispetto, e con una resa visiva che, seppur invecchiata, rimane tuttora gradevole alla vista. La stessa Disney di inizio millennio faticava a interpretare i tempi, cercando inizialmente di forzare lo stile tradizionale a contesti più... alternativi, per poi buttare la sua filosofia artistica in un dirupo con una bella pietra al collo. Basti considerare che, nell'anno di uscita di questo ulteriore seguito, il meglio che riuscirono a tirare fuori come risposta fu quella fetecchia allucinante de "I Robinson - Una famiglia spaziale", preceduto dall'ancor peggiore "Chicken Little".

In questo terzo capitolo tuttavia si avverte la stanchezza degli stessi sceneggiatori della Dreamworks che, similmente a come accadeva nei terzi capitoli dei giochi PSX/PS2, per tirare ulteriormente una carretta che aveva già assolto al suo compito, alzarono i toni e si spinsero in una operazione di ripescaggio di elementi storici e culturali molto cari al pubblico americano, come 'i figli dei fiori' e la rivalsa degli 'sfigati', proseguendo poi con altri sberleffi alla Disney, che oramai apparivano meno sorprendenti e anche un po' più sguaiati nella loro messa in atto.

Pur riconoscendogli qualche idea simpatica, come l'incubo paterno in stile esorcista, alla sua uscita il film mi trasmise la forte sensazione di avere davanti a me uno zombi arraffasoldi. Lo so, era ovvio che fosse stato realizzato unicamente per via del suo successo precedente, ma il secondo capitolo gli era riuscito discretamente bene, quindi era lecito aspettarsi di più. Eppure, stavolta, dall'antagonista riciclato allo svolgimento della storia, si avverte tutto poco fantasioso e poco spontaneo. L'introduzione del personaggio di Artù (arricchito di una cornice collegiale alla Belushi) stona col resto della banda, e il ragazzo rimane pure antipatico e dimenticabile dall'inizio alla fine. Meglio non va col doppiaggio, che vide un ingiustificato cambio nel Gatto con gli Stivali, che passò dal buon Massimo Rossi ad Antonio Banderas. A onor del vero, col tempo ho rivalutato in positivo la resa dell'eclettico attore spagnolo, ma quando uscì la pellicola non poté che darmi fastidio.

Tra le altre cose che non mi hanno mai convinto del tutto, vi è la questione della paternità di Shrek. Contrariamente all'abdicazione, questa era una situazione che gli spettatori, più e meno giovani, si figuravano benissimo già dall'unione tra lui e Fiona, e anche per questo la variazione nel secondo capitolo con la meticcia prole tra Ciuchino e la Draghessa risultava fresca e geniale. Geniale! Quando li vidi, li adorai. Voler mostrare qui a tutti i costi le paturnie pre-genitoriali dell'omone verde, viste in migliaia di altri prodotti, si avvertiva francamente superfluo, non adeguatamente compensato dalla storia e ben lontano dallo spirito antitradizionalista del personaggio al suo esordio.

Nonostante tutto però, "Shrek terzo" conquistò all'uscita pareri tiepidamente positivi, seppur concordi sul calo qualitativo, mentre l'ultimo uscito, "Vissero felici e contenti", pagò forse più del dovuto il calo di interesse. Personalmente, per quanto il quarto film sia innegabilmente incasinato e il loro livello di mediocrità sia equiparabile, l'ho sempre preferito leggermente a questo, perlopiù... per via degli elementi messi in campo, per quanto poco originali. Tremotino, pur essendo un altro tappo in stile Lord Farquaad, era caratterialmente e visivamente una novità, e il suo sicario-pifferaio, volendo, avrebbe avuto un gran potenziale sfruttabile. Anche Fiona, versione Orchessa-Boudicca a capo della resistenza, per quanto fosse una già vista (e meno comica) glorificazione girlpower, era quantomeno più accettabile e meno pigra come trovata, rispetto alla furiosa carica delle regali pulzelle "Chuck Norris" del terzo film, ecc. Come dire, si sentiva tutto quantomeno più attinente.

Parte della forza dissacrante di questa serie è rimasta prigioniera del tempo, e, onestamente, penso che tutto quello che è uscito da questa pellicola in poi, speciali festivi compresi, sia decisamente perdibile, ma a quanto pare... tra un paio di anni avremo il piacere di avere tra le mani un quinto lungometraggio da giudicare. In effetti, l'orco è ormai sufficientemente maturo da poter fare leva sulla nostalgia, ma, al momento, non è chiaro se la sua sarà una continuazione vera o un famigerato riavvio. Per quanto di norma detesti la seconda ipotesi, forse sarebbe l'opzione migliore a questo punto.

Una cosa è sicura, se dovessi descrivere il protagonista, oggi non riuscirei a trovare per lui una definizione più calzante del detto "Era nato incendiario ed è morto pompiere", e per quanto abbia apprezzato molto "Shrek 2", poteva restare un capitolo unico come era inizialmente previsto.

P.S. "Shrek" non fu un soggetto originale, ma fu liberamente tratto da un libretto per l'infanzia, scritto e illustrato negli anni '90 dal defunto William Steig.