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dawnraptor

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Brivido. In questo lungo videoclip musicale se ne provano diversi, e di diverso tipo.

Per la regia di Toshiaki Toyoda, Shiver è un lungometraggio di un’ora e mezza, ambientato sull’isola di Sado, quartier generale dei Kodo, gruppo di percussionisti famoso a livello mondiale, che nel 2021 festeggiava il quarantesimo anno dall’inizio dell’attività. La remota isola fu in passato residenza di diversi personaggi condannati all’esilio, tra cui Nichiren, fondatore dell’omonima corrente buddista, e Zeami Motokiyo, caposcuola del teatro Noh.

Sunto liberamente tradotto dall’inglese dalla sottoscritta, rinvenibile su kodo.or.jp:

Una fantomatica reminiscenza di Zeami, il fondatore del Noh che fu esiliato sull’isola di Sado, cammina lungo una strada. Porta una maschera Noh e, in piedi in cima ad una scogliera sul mare, agita contro il cielo una torcia accesa. Viaggiando fino al presente attraverso lo spazio e il tempo, appare un percussionista Kodo in perizoma, che percuote un grosso tamburo taiko. Il suono del tamburo ruggisce come un fuoco ardente, e così inizia la storia.

Non stupisce, quindi, che le immagini del Budda e di diverse maschere del teatro Noh compaiano spesso durante la visione, inframezzate ad altre scene più naturalistiche. Avrebbe potuto essere un qualcosa di molto noioso. In fondo, quanto può essere interessante vedere dei tizi, siano pure i Kodo, battere su dei tamburi per un’ora e mezza? Moltissimo, quando il genio del regista idea continui movimenti della macchina da presa, inserisce immagini, scene, suoni, principalmente rappresentanti l’acqua: ruscelli, cascate, onde del mare. Ma ci sono anche grotte, scalinate, edifici, senza dimenticare le immagini di Budda e maschere Noh che si citavano prima.

Con la collaborazione di Koshiro Hino, giovane musicista emergente, che funge un po’ da presentatore, trait d'union e usciere, la spettacolo si dipana in diversi brani, ambientati il luoghi diversi.

Dopo quella che può essere considerata una presentazione, la prima performance di percussione cattura l’occhio per la virile plasticità praticamente nuda di in maestro che, di schiena, percuote un grande tamburo in cima a uno strapiombo a picco sul mare, una scena breve ma intensa, che ci conduce idealmente verso quello che verrà.

La successiva vignetta è più tranquilla, d’insieme, molto più d’atmosfera, quasi più da ascoltare che da guardare. Pare descrivere una pioggia, è molto suggestiva e, tra l’altro, svela ai neofiti come gli strumenti a percussione siano di specie anche molto diverse da come siamo abituati a pensare. Segue un brano in cui lo strumento è costituito dalle mani, e a volte anche dai piedi, dei musicisti. Stupisce il sincronismo e la perfezione di queste performance.

A seguire, un pezzo di suggestione magnifica, eseguito per mezzo di campane metalliche tenute in mano, avvolgente e entusiasmante nel suo essere così alieno al mondo delle percussioni occidentali. Successivamente arriva l’unico pezzo con inserimento di voce umana, consistente in vocalizzi di due cantanti, maschio e femmina, sullo sfondo di percussioni dalla perfezione che ormai siamo abituati ad aspettarci.

Ma, arrivati al minuto 37, inizia quello che per me è il pezzo forte di tutta l’opera, una performance dove la parte centrale dello schermo è occupata da un enorme tamburo bifacciale, attorno al quale, a volte, ondeggerà la macchina da presa, per mostrarci in esclusiva l’opera dei due musicisti che si produrranno attorno ad esso. E se l’inizio, a destra, è piuttosto calmo, si intuisce che ben presto le cose cambieranno. Infatti, non appena a sinistra entra il vero protagonista del pezzo, si avverte il famoso brivido che da il titolo al lungometraggio.

L’uomo che entra da sinistra, in pantaloni scuri e a torso nudo, si percepisce, quasi da subito, essere un vero e proprio atleta. Lungo tutta l’esibizione che, pur con un probabile “stacco” in mezzo, durerà una ventina di minuti, mantiene un piegamento sulle gambe che, già da solo, richiede un addestramento non indifferente. Unito agli addominali e alla forza, oltre all’abilità, delle braccia, che restano sollevate e sotto sforzo per periodi lunghissimi, il fisico del musicista parla di infiniti allenamenti e dedizione. Al di là della magnifica esecuzione della percussione in sé, assistiamo anche ad una notevole prova attoriale. Il suo corpo parla, e quello che dice arriva al pubblico forte e chiaro, con una possente sensualità ed una carica erotica difficilmente descrivibili a parole. La vibrazione è suono, diventa musica e si fonde col fisico dell’uomo che la produce in un mix esplosivo che ha quasi un che di animalesco.

Due brani d’insieme, sempre coreografici e ottimamente eseguiti ma, per forza di cose, meno soddisfacenti al confronto, ci portano verso finale, che vede il cast disposto in penombra intorno ad una statua luminosa girevole che illumina man mano la stanza con fasci di luce. Mentre si alternano immagini della performance con altre di onde marine coi relativi suoni, dipinti, maschere e folklore, le riprese cambiano angolature, ruotano, in una escalation di musiche, immagini e suoni che difficilmente lascerà indifferenti.

Un po’ straniti, lasceremo che sia Koshiro Hino ad accompagnarci all’uscita così come ci aveva fatti entrare, col suo particolarissimo strumento, un po’ organo, un po’ fisarmonica e un po’… boh? Di sicuro, ci sentiremo arricchiti da un’esperienza unica, che sarà meglio gustata se usufruita su un grande schermo e con un buon sistema audio, a livello “denuncia dei vicini”.
Io purtroppo ho dovuto accontentarmi del mio scassatissimo pc, usufruendo dell’incredibile opportunità offerta da JFF+ INDEPENDENT CINEMA, che mi ha consentito, previa iscrizione gratuita, di visionare il titolo. Questo film sarà disponibile solo fino al 29 aprile 2023. Chi volesse approfittare di questa occasione, farà bene ad affrettarsi.