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Aoi Hana è un anime dai toni tenui, pacati, con una trama che alterna momenti ricchi di pathos a riciclaggi di clichè ormai troppo inflazionati. In breve la storia : Akira e Fumi ,amiche sin dalla più tenera età, si rincontrano per caso dopo una lunga separazione. Le ragazze sono cresciute ma hanno mantenuto il carattere che l’una ricordava nell’altra. Da un lato Fumi è energica, spigliata, chiassosa, ma sa capire il cuore dell’amica. Dall’altro Akira (A-chan), è timida, introversa e molto fragile, a dispetto della sua altezza e della sua prestanza fisica. Non tutto è rimasto immutato nel tempo però. Akira ora è omosessuale e dovrà fronteggiare un sentiero intricato di sentimenti per capire se stessa e gli altri.
La trama di base è molto interessante e la sceneggiatura ne esalta le tinte più rosa, per poi però scadere nell’ennesimo vago remake di Maria-Sama. L’anime che ha rivoluzionato lo Yuri colpisce ancora ed un altro prodotto che ben si presentava come idea si plagia e si sforma, vinto dal peso del suo predecessore ormai scolpito nella storia dell’animazione.
Gli elementi ridondanti ci sono tutti e il catto-yuri si fa strada preponderante e insidioso nella trama di questo anime che prometteva molto e mantiene poco. Ennesimo collegio cattolico, ennesimo teatro delle studentesse (ovviamente tutte femmine), ennesimo sottofondo con rondò veneziano. Basta! Non se ne può più! E si che di elementi freschi Aoi Hana ne introduce parecchi, cercando di rinnovare e normalizzare lo Yuri. Primo fra tutti le ragazze hanno una famiglia normale. Cosa rara in un anime di recente produzione, non vivono da sole e non sono adolescenti emancipate. Un buon punto a favore almeno. Altra ottima cosa l’omosessualità di Akira è un eccezione e non la regola nella scuola. Cosa ovvia e giusta dato che le scuole colme di lesbiche sospiranti alla luna non esistono. Infine la psicologia delle due protagoniste è ben confezionata. Akira è fragile ma allo stesso tempo determinata nel portare avanti il suo amore proibito (per una sempai), Fumi è molto infantile e non pensa all’amore, faticando così a capire i sentimenti di Akira all’inizio, non tanto perché orientati verso il suo stesso sesso, quanto perché Fumi ha ancora quell’innocenza infantile che ancora gli si deve lavare via.
Se il character design è ben confezionato lo stesso non si può dire dell’animazione. Statica, troppo statica, forzata da una key animation inappropriata. Il colore è ben gestito, toni pacati di grigio e azzurro su sfondi acquerellati, con giochi di luce accettabili. Tragiche le colonne sonore romanzate da cembali e giri di valzer. Inascoltabili.
In sostanza un anime che si castra da solo, che si è pubblicizzato molto e verso il quale nutrivo grandi speranze ma che non riesce a lavarsi via l’ombra onnipresente del catto-yuri classico, o forse non vuole farlo, temendo che la rivoluzione destabilizzi e inviperisca i fan del genere. Tuttavia la trama è godibile, salvo sbrodolamenti mielosi con dimostrazioni superbe di amicizia incrollabile che fanno più ridere che riflettere, in quanto aliene ad un comportamento credibile, in un anime che si arroga di ritrarre una relatà che però poi muta a suo piacere. Un occasione sprecata. Guardabile comunque, Sette.