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A lungo ho pensato come scrivere questa recensione, dopo oltre 100 serie all'attivo complete ogni volta che qualcuno mi chiede qual'è quella che ho trovato più "bella" la risposta va immediatamente a "Lost Memories", senza eccezione alcuna e senza rimpianto. Guardata più volte, fatta vedere a più persone possibile, ogni volta il giudizio rimaneva unanime, un capolavoro che, sotto molti punti di vista, travalica l'auto-imposto concetto limitante di anime entrando nella sfera più propriamente cinematografica e artistica.
Ma, cosa concorre a fare di questo probabilmente uno dei migliori prodotti d'animazione di sempre, proverò a elencarlo.

La regia di Masayuki Miyaji è una vera e propria regia nel senso più stretto del termine, diversamente da altri prodotti la cui mano rimane invisibile, ispirato sicuramente dai tanti anni che l'autore ha passato alle maestranze Ghibli (e lo si vede sin dalle prime inquadrature), piena di invenzioni visive e attenta ad ogni dettaglio della lavorazione.
La sceneggiatura di Hiroshi Ohnogi, Megumi Shimazu, Yūichi Nomura e lo stesso Miyagi segue, approfondisce, letteralmente scava dentro ognuno degli oltre venti personaggi (da segnalare che nessuno subisce il classico stereotipo archetipizzato tipico di molti anime di genere) che concorrono a una trama tra le più significative e importanti che mi sia capitato di vedere poste sullo schermo.
Le voci - quindi la recitazione - dei doppiatori conferiscono vita e anima a ogni figura, sia essa importante o meno, da Atsushi Abe (Akiyuki), a Fumiko Orikasa (Haru) a Yuko Sanpei (Nakiami), i tre "protagonisti principali", fino alla splendida caratterizzazione, che ci accoglie sin dai primi secondi del primo episodio. di Yumi Tamai del comandante della Zanbani.
La musica di Oshima Michiru, compositrice già attiva in "Sora no Woto" e "Fullmetal Alchemist", laureata alla Kokuritsu Ongaku Daigaku e vincitrici di alcuni premi legati proprio alla sua musica per orchestra. Per questa produzione pensa a una partitura sterminata, intessuta di richiami, echi epici con l'ampiezza sinfonica di Taidou No Tobira Ga Hiraku, nostalgici con Subject e alla malinconia del pianoforte di Owaranai Kanashimi.
La fotografia di Yohei Miyahara illumina ogni scena con una luce di continua speranza, ardore e forza.

Penso di aver analizzato, punto per punto, tutto lo staff tecnico e molto altro ci sarebbe da scrivere tanto quest'opera si presta ad analisi e interpretazioni. L'intento, dichiarato, del regista era del resto rendere quest'anime il più vicino possibile ad un'esperienza cinematografica, ogni episodio infatti non è autoconclusivo e si potrebbero montare tutti in un film unico senza cesura alcuna. Per quanto mi riguarda l'obbiettivo è stato pienamente raggiunto e "Xam'd" si pone sicuramente tra le opere più alte che il cinema, nel senso più alto del termine, abbia mai avuto.