Recensione
Tiger & Bunny
7.0/10
La fenomenologia dei supereroi ha sempre seguito di pari passo le dinamiche della società di massa nelle sue più sottili evoluzioni. Questo perché il prototipo di avventura proposto dal genere è di semplicissima fruizione e si basa su personaggi inizialmente stereotipati, costruiti spesso su archetipi elementari: eroe buono e villain cattivo. Tale peculiarità ha fatto sì che il genere supereroistico abbia avuto un grande successo fin da subito e costituisca, a posteriori, una sorta di enciclopedia della cultura pop, di cui in seguito è entrato persino a fare parte.
Se non si può proprio parlare di specchio dei tempi, quantomeno è innegabile che i supereroi abbiano sempre seguito le mode ed espresso le caratteristiche peculiari del periodo in cui sono stati prodotti, dal forzato ottimismo della Golden Age all'eccesso kitsch degli anni sessanta, al nuovo Ultimate Spiderman afro-latino-americano, passando dalla destrutturazione degli anni ottanta. È seguendo questo processo di contestualizzazione che andiamo ad analizzare le ragioni di 'Tiger & Bunny'.
Seppur il mezzo più rappresentativo dei nostri tempi sia quasi indiscutibilmente internet, l'anime, prodotto nel 2011, si concentra piuttosto sul ruolo della televisione, il che non va scambiato per una disattenzione, ma è dovuto ai tempi fisiologici di realizzazione di una serie: le idee vanno di pari passo con il presente; la loro concretizzazione richiede anni. Ciò che salta immediatamente all'occhio, fin dal primo episodio, è infatti l'ostentata invadenza dei media nella vita dei supereroi protagonisti. La serie è ambientata in un futuro prossimo in cui alcuni umani dotati di superpoteri, chiamati Next, rivestono il ruolo di eroi a Sternbild City. In tutte le loro imprese sono poi seguiti da telecamere che trasmettono le gesta su un canale tematico dall'audience altissima. A ogni atto di eroismo corrisponde poi un punteggio e il supereroe che nel corso di un anno ha totalizzato in numero maggiore di punti viene nominato Re degli Eroi. Il protagonista Kotetsu "Wild Tiger" Kaburagi è purtroppo ultimo in classifica e non per mancanza di energie e determinazione, ma per una sorta di goffaggine cronica che lo contraddistingue. Il suo sponsor (sic), per risollevarne le sorti, decide di affiancarlo a un nuovo eroe, Barnaby "Bunny" Brooks Jr., perché costituiscano un duo, Tiger and Bunny, appunto. Le ragioni del collega vanno però ben oltre la fama e la gloria; egli infatti desidera vendicare la morte dei genitori avvenuta, quando era ancora bambino, per mano di un killer della misteriosa organizzazione criminale chiamata Ouroboros.
Se si ignorano alcuni topoi del genere (primo fra tutti l'orfano vendicatore), l'anime presenta una certa dose di originalità nel presentare i personaggi all'interno di una sorta di reality show, inseriti in un sistema a punteggi, costretti a portare sulla tuta i marchi degli sponsor, come le macchine di Formula 1. La cura per la costruzione dell'apparato mediatico lascerebbe pensare che esso rivestirà nel corso della storia un ruolo più incisivo rispetto a quello di semplice pretesto. Bastano pochi episodi per ricredersi e, giunti al termine, è impossibile ignorare che non c'è quasi la minima riflessione sull'ingerenza della televisione nella vita pubblica o sul rapporto tra reality e realtà.
Al di là della superficialità nello sfruttamento delle tematiche, l'anime rischia di scontentare pure chi cerca una serie di evasione. Il problema più grave di 'Tiger & Bunny' è che non si riesce a identificare il target a cui è rivolto: è troppo semplice per un pubblico che cerca profondità e troppo fiacco e ripetitivo per chi vuole semplicemente divertirsi; non sembra neppure adatto ai più giovani per la presenza di scene talvolta violente e di un protagonista adulto, per di più con una figlia - un aspetto che rende impossibile l'immedesimazione. Mescolando gli elementi, si è forse cercato di fare un prodotto per tutti, finendo per farne uno per nessuno.
Si tratta di una serie di venticinque puntate pressoché autoconclusive a struttura ripetuta tranne che per due cicli alla fine delle due metà dell'anime, le sezioni di certo più riuscite. Nonostante la lunghezza dell'opera, tutti gli altri episodi sembrano banali riempitivi durante i quali non si realizza mai un'adeguata caratterizzazione né dei comprimari (sei supereroi su otto totali, decisamente troppi), né del protagonista, in un anime in cui i personaggi dovrebbero essere la colonna portante - risultano riusciti e fanno invece eccezione il personaggio di Blu Rose, una giovane idol dal potere di creare il ghiaccio, Lunatic, il villain, e Bunny. Trattare superficialmente la psicologia di un supereroe perché è "solo" un supereroe non è una scusa valida almeno da Watchmen in poi.
Graficamente curato, elegante e coloratissimo, con una CG molto efficace, quando l'anime schiaccia sull'acceleratore a sufficienza diventa peraltro godibile, specialmente nella fase pre-finale. Il sospetto rimane però che ciò accada soprattutto perché l'azione finisce per distrarre dal resto. La ripetitività del sonoro, con opening e ending non memorabili, non aiuta.
In sintesi, se si ha del tempo libero 'Tiger & Bunny' può essere un mediocre diversivo, ma nulla di più.
Se non si può proprio parlare di specchio dei tempi, quantomeno è innegabile che i supereroi abbiano sempre seguito le mode ed espresso le caratteristiche peculiari del periodo in cui sono stati prodotti, dal forzato ottimismo della Golden Age all'eccesso kitsch degli anni sessanta, al nuovo Ultimate Spiderman afro-latino-americano, passando dalla destrutturazione degli anni ottanta. È seguendo questo processo di contestualizzazione che andiamo ad analizzare le ragioni di 'Tiger & Bunny'.
Seppur il mezzo più rappresentativo dei nostri tempi sia quasi indiscutibilmente internet, l'anime, prodotto nel 2011, si concentra piuttosto sul ruolo della televisione, il che non va scambiato per una disattenzione, ma è dovuto ai tempi fisiologici di realizzazione di una serie: le idee vanno di pari passo con il presente; la loro concretizzazione richiede anni. Ciò che salta immediatamente all'occhio, fin dal primo episodio, è infatti l'ostentata invadenza dei media nella vita dei supereroi protagonisti. La serie è ambientata in un futuro prossimo in cui alcuni umani dotati di superpoteri, chiamati Next, rivestono il ruolo di eroi a Sternbild City. In tutte le loro imprese sono poi seguiti da telecamere che trasmettono le gesta su un canale tematico dall'audience altissima. A ogni atto di eroismo corrisponde poi un punteggio e il supereroe che nel corso di un anno ha totalizzato in numero maggiore di punti viene nominato Re degli Eroi. Il protagonista Kotetsu "Wild Tiger" Kaburagi è purtroppo ultimo in classifica e non per mancanza di energie e determinazione, ma per una sorta di goffaggine cronica che lo contraddistingue. Il suo sponsor (sic), per risollevarne le sorti, decide di affiancarlo a un nuovo eroe, Barnaby "Bunny" Brooks Jr., perché costituiscano un duo, Tiger and Bunny, appunto. Le ragioni del collega vanno però ben oltre la fama e la gloria; egli infatti desidera vendicare la morte dei genitori avvenuta, quando era ancora bambino, per mano di un killer della misteriosa organizzazione criminale chiamata Ouroboros.
Se si ignorano alcuni topoi del genere (primo fra tutti l'orfano vendicatore), l'anime presenta una certa dose di originalità nel presentare i personaggi all'interno di una sorta di reality show, inseriti in un sistema a punteggi, costretti a portare sulla tuta i marchi degli sponsor, come le macchine di Formula 1. La cura per la costruzione dell'apparato mediatico lascerebbe pensare che esso rivestirà nel corso della storia un ruolo più incisivo rispetto a quello di semplice pretesto. Bastano pochi episodi per ricredersi e, giunti al termine, è impossibile ignorare che non c'è quasi la minima riflessione sull'ingerenza della televisione nella vita pubblica o sul rapporto tra reality e realtà.
Al di là della superficialità nello sfruttamento delle tematiche, l'anime rischia di scontentare pure chi cerca una serie di evasione. Il problema più grave di 'Tiger & Bunny' è che non si riesce a identificare il target a cui è rivolto: è troppo semplice per un pubblico che cerca profondità e troppo fiacco e ripetitivo per chi vuole semplicemente divertirsi; non sembra neppure adatto ai più giovani per la presenza di scene talvolta violente e di un protagonista adulto, per di più con una figlia - un aspetto che rende impossibile l'immedesimazione. Mescolando gli elementi, si è forse cercato di fare un prodotto per tutti, finendo per farne uno per nessuno.
Si tratta di una serie di venticinque puntate pressoché autoconclusive a struttura ripetuta tranne che per due cicli alla fine delle due metà dell'anime, le sezioni di certo più riuscite. Nonostante la lunghezza dell'opera, tutti gli altri episodi sembrano banali riempitivi durante i quali non si realizza mai un'adeguata caratterizzazione né dei comprimari (sei supereroi su otto totali, decisamente troppi), né del protagonista, in un anime in cui i personaggi dovrebbero essere la colonna portante - risultano riusciti e fanno invece eccezione il personaggio di Blu Rose, una giovane idol dal potere di creare il ghiaccio, Lunatic, il villain, e Bunny. Trattare superficialmente la psicologia di un supereroe perché è "solo" un supereroe non è una scusa valida almeno da Watchmen in poi.
Graficamente curato, elegante e coloratissimo, con una CG molto efficace, quando l'anime schiaccia sull'acceleratore a sufficienza diventa peraltro godibile, specialmente nella fase pre-finale. Il sospetto rimane però che ciò accada soprattutto perché l'azione finisce per distrarre dal resto. La ripetitività del sonoro, con opening e ending non memorabili, non aiuta.
In sintesi, se si ha del tempo libero 'Tiger & Bunny' può essere un mediocre diversivo, ma nulla di più.