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Prodotto nel 2000, "La tigre e il dragone" è presto diventato un cult nel suo genere. Ciò che rendeva particolare questo titolo, che per il resto era un classicissimo (anche di ottima fattura) film sulle arti marziali condito da una vena sentimentale espressamente orientale, stava nel fatto che i combattimenti non erano quelli a cui la cinematografia cinese ci aveva abituato fino a quel momento col mito di Bruce Lee, ma erano un continuo susseguirsi di prodigi, con personaggi capaci, ad esempio, di spiccare balzi incredibili o camminare senza problemi su un albero o una canna di bambù senza averla prima resa "orizzontale".
Il motivo di tanto successo è facilmente spiegabile: da sempre l'uomo sogna di superare i propri limiti e quelli dettati dalla fisica e rendersi "speciale" proprio per la capacità di compiere gesta simili. Si potrà obiettare che in realtà "La tigre e il dragone" non è solo questo in quanto dotato di una trama avvincente e di attori che, oltre a saper saltare, erano anche in grado di recitare in modo apprezzabile, spesso toccante. Nessuno vuol negare tutto questo, ma credo che in pochi si siano recati al cinema spinti dall'interesse per la trama o per la notorietà degli attori.
Ciò non toglie, a sua volta, che ciò che resta di questo film non sia il superbo uso degli effetti speciali quanto una storia capace di emozionare e affascinare anche lo spettatore europeo, con una cultura molto diversa rispetto alla propria. Si scopre, poi, definitivamente la bellezza della donna orientale, più delicata e meno formosa rispetto alla nostra ma non per questo meno sensuale.
La tigre ed il dragone è un film per tutte le età che, a dieci anni dalla sua uscita, mantiene ancora inalterato gran parte del suo fascino. Non è certamente un film che si vede una volta sola per poi riporlo nel dimenticatoio. Il mio giudizio, ovviamente, è ottimo. Ci leggerei anche un richiamo al mondo degli anime che da tempo proponevano figure di lottatori non convenzionali di grande successo.