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6.0/10
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A un anno dalla prima, fortunata, apparizione televisiva, torna la chiassosa comicità delle irrequiete adolescenti di "Yuru yuri", la cui esasperata indolenza, marchio di fabbrica della serie, si ripropone nella consueta successione di freddure spesso al limite dell'assurdo. A voler ben guardare, non c'è una vera e propria frattura con la prima stagione: a parte il focalizzarsi su alcuni personaggi inizialmente marginali (in particolare, su Sakurako e Himawari), per ciò che riguarda invece trama - o meglio, la sua assenza -, atmosfera e struttura degli episodi, si ricalca senza troppa fantasia la collaudata formula originaria.
Nemmeno sotto il profilo tecnico si notano particolari differenze: pur non eccellendo, disegni e animazioni si mantengono su livelli più che accettabili, mentre l'apparato sonoro, senza infamia e senza lode, non merita in questo sequel particolare menzione.

Paradossalmente, ciò che delude di questo "Yuru yuri ♪♪" è proprio l'aspetto più importante, ovvero il suo lato comico: la carica umoristica tanto apprezzata nella prima serie non soddisfa ahimè le aspettative, rivelandosi spesso poco ispirata, tanto che non saranno rari i momenti in cui gli sbadigli prenderanno il sopravvento sulle risate. Anche la geniale parodia della componente 'yuri', tratto distintivo dell'anime, viene trascurata a favore di gag più convenzionali, le quali, frammentate in micro-episodi, non mostrano più la stessa freschezza.
Per carità, se avete amato l'ingenuità di Akari o la sfrontatezza di Kyoko, reduci tra l'altro da un buon piazzamento al Saimoe Contest, non posso che consigliarvi la visione delle nuove avventure delle nostre eroine, pur nella scarsa evoluzione delle dinamiche che le reggono: si ride ancora, nonostante la ripetitività di molte situazioni.
Se riponete però eccessive speranze in questo sequel, potreste rimanere scottati: "Yuru yuri ♪♪" ha smarrito la sua anima (se mai ne ha avuta una), finendo per convergere in uno stanco e fin troppo prevedibile anime comico-demenziale, privo purtroppo della verve che lo contraddistingueva.
Per conto mio, una stiracchiata sufficienza.