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5.0/10
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Primo progetto televisivo del neonato studio Trigger, fondato nel 2011 dal regista d'oro di GAINAX, Hiroyuki Imaishi, e il collega Masahiko Ohtsuka, KILL La KILL è ora la serie televisiva sulla bocca di tutti, pompata da un immenso hype e che sicuramente tornerà a far parlare di sè nei prossimi tempi con manga, film riassuntivi e ogni altra amenità. E come molte opere di successo a tavolino, create fin dal principio per far parlare di sè, offre il fianco a tante, tante di quelle critiche che è quasi incredibile l'enorme popolarità che ha riscosso, solo perché "figlioccia" dell'altrettanto importante successo di costume Gurren Lagann, da cui riprende il design "cartoonesco" e deforme, il regista e la sceneggiatrice principale. Ma KILL La KILL, pur con alcuni innegabili meriti, è una visione semplicemente pesantissima, capace di sprofondare lo spettatore, nelle fasi avanzate della storia, in un abisso apatico raramente eguagliato.

A scanso di equivoci, non si sta parlando di un titolo che vuole prendersi sul serio: l'opera è completamente disimpegnata, ponendosi per l'ennesima volta (contando i "trascorsi" GAINAX dello staff) come parodia/omaggio a stili, tendenze e mode assimilati negli ultimi anni dall'animazione, in particolar modo quella action. Il soggetto non può che essere esilissimo, derivativo dai classici Mazinger Z e Kekko Kamen di Go Nagai: la scatenata Ryuuko Motoi riceve in eredità dal nonno morente, ucciso da un misterioso sicario, una potente arma (un incrocio fra una forbice e una spada), apprendendo che la soluzione del mistero risiede nella gigantesca città-stato-accademia di Honnouji, gestita con pugno di ferro dal consiglio studentesco a cui fa capo la carismatica spadaccina Satsuki Kiryuin. Per scoprire che fine ha fatto l'altra arma complementare creata dal nonno, e apprendere chi è stato ad assassinarlo, Ryuuko dovrà sconfiggere tutti i club della scuola fino ad arrivare a Satsuki. Le armi di combattimento della storia sono uniformi speciali, di svariate tipologie di classi, che donano inauduti super-poteri a chi le indossa: per affrontare i vari uomini di Satsuki anche Ryuuko, oltre alla spada-forbice, dovrà adeguarsi a indossare una battle-suit. Nel suo caso sarà un (s)vestito senziente e porcellone, Senketsu.

KILL La KILL, senza nessuna pretesa narrativa, vuole porsi come un one-man show di Hiroyuki Imaishi, pronto a replicare, da Gurren Lagann, la sua regia indiavolata e funambolica. Il primo episodio è emblematico: una sarabanda di animazioni spacca-mascella, continuative e di una fluidità sconvolgente, si sposano con un ritmo freneticissimo (vola da una sequenza all'altra uccidendo le lungaggini), inquadrature vertiginose e straordinarie idee visive, basate su sangue che sprizza a geyser in deliri plasmatici, titoli di armi/trasformazioni/power-up affidati a enormi kanji rossi che occupano quasi tutto lo schermo, trasformazioni e "vestizioni" che avvengono in un'orgia di colori e chiccherie, etc. Il talento dell'artista nello strabiliare l'occhio è fuori questione, per tutta la durata della serie non manca di sfoderare sequenze d'azione stupefacenti, post-moderne, con esplosioni e distruzioni che frantumano lo schermo in mille pezzi, armi che stridono facendo tremare le pareti, lottatori che partecipano agli scontri altrui buttandosi nella mischia in modo improvviso e urlato, mazzate di una fisicità possente e battaglie acrobatiche, dalle coreografie sempre più creative e impossibili (palle da tennis assassine, amplificatori musicali che esplodono in onde d'urto da 100.000 hz, armature biologiche, informatici che lottano da dentro il cyberspazio etc, ogni follia umanamente concepibile), che hanno luogo in terra come in cielo, filmate da ogni altezza, luogo e angolatura possibile. Il solo lavoro di Imaishi costituisce la forte autorialità del titolo. A contribuire ulteriormente alla riuscita grafica è il deforme, colorato e altrettanto stiloso chara design di Sushio, che come in Gurren Lagann sembra essere il più adatto a venire valorizzato dalla direzione del regista, eccellente anche nel caratterizzare tutti i combattenti con look, pose e uniformi/armature carismatiche, ispirate alle mode e al folklore action, degne di un picchiaduro. Questa perizia basta e avanza a determinare come KILL La KILL sia destinato a fare scuola, tanto che i numerosi inserti ecchi (poppe e mutandine sbandierate in ogni dove e quando, le succintissime uniformi da combattimento di Ryuuko e Satsuki, ambigui rapporti sensuali fra questa e sua madre etc.) si potevano anche evitare, non aggiungono niente limitandosi a volgarizzare il contesto per far presa sul solito target otaku.

Esteticamente, KILL La KILL farà clamore. In ogni altro aspetto, è un fallimento. Ventiquattro episodi sono odiosamente troppi per una storia dalle zero pretese, ampiamente prevedibile in ogni risvolto e che inciampa anche nella banalità di riciclare nel suo plot gli stessi colpi di scena fondamentali di Gurren Lagann (non certo inventati da GAINAX nel 2007, ma la sensazione di déjà vu scorre potente visto che buona parte del pubblico di KILL La KILL lo guarda proprio perché ha amato il predecessore). A complicare le cose, la serie scade anche nella pochezza di un budget inadatto alle ambizioni: Imaishi fa di tutto per sopperire al problema con le sue capacità visive, ma senza riuscirci, perché la serie è una continua altalena fra tecnicismi superlativi e sequenze statiche affidate a inquadrature fisse, ricicli di animazione e gif. Il livello di spettacolarità dei dettagliati disegni è un buon specchietto per le allodole, ma crolla vistosamente quando la storia, più o meno a 1/3 del suo sviluppo, inizia a porre tutto il suo interesse su infiniti combattimenti che mettono in piena luce il problema. Impostare l'interesse di un'opera sul solo estro registico di un genio non è una cattiva idea, ma non può non necessitare di fondi adeguati per permettere all'artista di esprimersi al suo meglio: in caso contrario, viene fuori solo una serie d'azione dove l'azione è spesso inguardabile. Che concetto di intrattenimento si può perseguire offrendo combattimenti scattosi e privi di animazione? Il citato, primo fantasmagorico episodio è quasi un unicuum, raramente si rivedranno quei livelli, già la seconda puntata è più o meno imbarazzante (un tripudio di inserti flash e minimali inserti animati). I problemi di mancanza di yen, quando iniziano a farsi sentire, non abbandonano più la visione fino alla fine, decretando uno dei motivi più importanti del fallimentare risultato finale. Sarebbe bastato ridurre la durata della serie da 24 a 12/13 episodi per evitare di disperdere troppo i fondi, magari evitando di sprecare intere puntate a sviluppare l'insignificante "trama", ma la lungimiranza evidentemente non ha pagato in casa Trigger.

Anche a livello di umorismo, sfortunatamente, KILL La KILL è fonte più di dolori che gioie. Inizialmente il solito apparato citazionistico di tradizione GAINAX, la creatività di alcune avventure demenziali/satiriche e svariate, riuscite idee comiche (l'immancabile recap, narrato sotto forma di velocissimo riassunto orale; la rivelazione su chi sono i veri nemici da battere che minacciano la Terra; l'organizzazione partigiana di nudisti e le loro esilaranti macchine da guerra; power-up mai così infiniti) sono fonte di risate spontanee, di soddisfazione per una parodia del genere action molto allegra e ispirata. Peccato si tratti di elementi sparuti e che spariscono poco tempo tempo. Le successive quindici puntate replicano ad eternum le stesse cose, 2/3 idee che fanno sorridere la prima volta, poi diventano indifferenti e infine snervanti e odiose: gli onnipresenti siparietti petulanti di Mako, amica del cuore di Ryuuko; le gag della sua famiglia che non fa altro che mangiare; gli spogliarelli del capo dei nudisti; le luci violacee che evidenziano i punti "critici" della sua nudità, le facce buffe di uno dei sottoposti di Satsuki... A metà visione, le non-animazioni nei combattimenti e l'odio per gag viste milioni di volte portano a una noia terribile, a non vedere l'ora che la serie finisca. A questo punto non saranno le puntate finali, che estremizzano l'azione a livelli apocalittici degni dei fasti di Gurren Lagann e Diebuster, a fare la differenza e a riscattare una visione tra le più mortifere del 2013.

Tirando le somme, si può capire come a più di qualcuno il magnetico carisma grafico/registico di KILL La KILL, i suoi personaggi cliché volutamente estremizzati, la fantasia negli scontri e la filosofia action "urlatissima" e iper-potenziata possano piacere molto o addirittura tantissimo, così come l'opera di dissacrazione del genere. Ma francamente, pur ammettendo tutte queste cose, chi scrive non la sente di dare anche solo una sufficienza stentata a un prodotto che, stiloso quanto si vuole, per gran parte della sua durata è un totale vuoto empatico, la suprema voglia di spegnere lo schermo.