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Inari, Konkon, Koi Iroha è una commedia romantica soprannaturale tratta dall'omonimo manga seisen di Morohe Yoshida. Il progetto viene animato dallo studio Production IMS.

Spesso negli anime di genere sopranaturale ci viene presentata l'amicizia tra un essere umano ed una divinità; che questo venga dal desiderio comune di essere amati, protetti, speciali... che le preghiere vengano accolte e che addirittura possano toccare il cuore di chi in teoria dovrebbe essere subissato da richieste simili, da chi dovrebbe rimanere neutro perché se la storia (seppur inventata) insegna, è luogo comune pensare che gli dei non si debbano immischiare nelle questioni degli umani; anche se, spesso e volentieri, lo fanno, con effetti più o meno piacevoli.
In questa storia avremmo la tipica divinità che decide di voler stringere amicizia con l'umana di turno, in questo caso la giovane ed incasinata Inari.

Tempo addietro Inari salvò un famiglio appartenente alla dea Uka; quest'ultima pensa bene, come ringraziamento, di esaudire un suo desiderio: cambiare sembianze e prendere quelle della compagna Sumizome, ragazza di cui crede sia invaghito Tanbabashi. E perché tutto questo? Semplicemente perché Inari ha una cotta per Tanbabashi! Ovvio, no? Peccato che poco dopo Inari capisca quanto sia sbagliato e chiede di poter tornare indietro, quindi, sempre furbescamente, Uka le dona i suoi poteri di muta-forma.
Errare è umano, perseverare è diabolico; cosa farà, quindi, la piccola Inari? Questi poteri sono una tentazione troppo grande infondo... e poi che male c'è?

Senza spoilerare, trovavo già l'incipit poco promettente; qual'è la dea con un po' di cervello che esaudisce un desiderio tanto egoistico e per nulla rispettoso nei confronti degli altri!
La trama, poi, prenderà a svilupparsi nella storiella che tutti immaginano, piena di ovvi cliché, di una banalità esagerata e con situazioni che mi fanno un po' storcere il naso... Innanzitutto la protagonista non mi è piaciuta granché, salvo rari casi in cui mostrava un po' di buon senso, nei restanti l'ho sempre trovata abbastanza egoista e con una grave tendenza a cadere nel buonismo, tranne quando è lei presa di mira, allora diventa cattiva. Uka invece è un pg alquanto gradevole, e accompagnata da un altro personaggio, darà un tocco di maturità all'opera.
Questa serie è sicuramente rivolta ad un pubblico adolescenziale, date le tipiche situazioni che affrontano i ragazzi: innamoramenti, amicizie, gelosie, invidie, litigi e tanta immaturità. Infatti si concentra molto su queste situazioni infantili che ho trovato non solo noiose ma gestite in maniera molto banale. Per fortuna la dea Uka, in quei pochi episodi dove può interagire con pg un tantino più maturi di Inari, porterà avanti da sola una storiellina scialba e poco interessante che spesso butta alle ortiche spunti relativamente buoni. Difatti uno dei pochi motivi per cui ho proseguito la visione è dato, appunto, dalla storia che nasce parallelamente; il resto è noia.

La grafica è buona, le sound anche; May'n canterà l'opening "Kyou ni Koiiro"; mentre Maaya Sakamoto canterà l'ending "Saved"; molto dolci entrambe. Il chara è piacevole e per fortuna non tutti i pg sono disegnati con lo stampino (parlo di Chika).

Il finale è davvero pessimo; a quanto ho potuto capire è stato totalmente inventato giusto per porre fine all'opera, cosa tipica... ma qui hanno azzardato la dicitura "fine" come se fosse davvero la conclusione della storia, per cui, io che non ho letto il manga, dovrei basarmi su questo che, purtroppo, risulta assolutamente inadeguato ed inconcludente. Tutto quello per cui avevo seguito la storia è rimasto senza una risposta.

So di aver elencato i peggiori difetti, ma non voglio scoraggiare in partenza chi si vuole porre alla visione quindi posso dirvi che, se cercate una storiella adolescenziale ergo immatura, con tanto di amicizia e amore, ricca di dolcezza e con una vena comica discreta questo è ciò che fa per voi, non rimarrete certo delusi, sempre se non vi spaventano una valanga di cliché... perciò mi limito a dargli una quasi sufficienza molto larga avendo capito che, forse, non è un anime nelle mie corde.