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Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Lamù - Beautiful Dreamer", l'inizio. E' così, il Mamoru Oshii che conosciamo si è plasmato con questo film e direi grazie a inconvenienti di produzione e realizzazione. Infatti l'addetto allo script tardava la consegna e così gli fu data carta bianca. Oshii scrisse quello che voleva, quello che sentiva in quel momento (lui stesso si dichiara essere come l'insegnante della classe, stanco e stressato), dovendo rispettare comunque i tempi prestabiliti con un budget di ottanta milioni di yen (budget standard per l'epoca). Quindi nacque qualcosa di totalmente personale, nonostante le pochissime ma frustranti discussioni con Rumiko sulla sua opera, e dalla alta qualità artistica: lui stesso si è divertito un mondo in molte scene e seppur giovane si addossò il pesante macigno di concepire l'animazione in modo diverso. Infatti "Urusei Yatsura - Beautiful Dreamer" è un film simbolico, metaforico, complesso, onirico, con sperimentalismi registici.
Il film innanzitutto è diverso sia per mood che per tematiche all'opera originale di Takahashi, che non ha esitato a definirlo non una sua creatura. Il manga è principalmente la visione di un mondo femminile, mentre il film chiaramente è pensato e fatto per il sesso opposto. Nonostante questo, Oshii omaggia Rumiko e non solo, con la bambina che chiede ad Ataru di trattarla bene: lei dunque è il simbolo della logica femminile. Secondo Oshii, affinché la felicità continui non importa se è un sogno o realtà, ma gli uomini non possono lasciar scorrere o meglio "circolare", l'esistenza da sola è nulla. Quindi Ataru deve vedere cosa c'è dall'altro lato per fare ciò che va fatto. Quindi la bambina, Lamù, dice: "Se mi svegli da quel sogno, è meglio che ti prenda le responsabilità", che è interpretabile come la classica moglie che accolla tutte le responsabilità economiche e non solo al proprio marito. Non preoccupatevi, Oshii sarà anche un po' maschilista, ma rispetta il sesso debole, anche se preferisce vivere da solo con il suo cane!

"Beautiful Dreamer" si sviluppa contemporaneamente in due direzioni, con una parte meno seria con una vena comica, non quanto la serie TV, dove si ha un senso di realtà e quotidianità dettata da una regia più dinamica e solare. A questa si alterna la parte più cupa e misteriosa, piena di suspense governata da una regia onirica e sperimentale, da sogno quindi.
Abbiamo dunque sdoganato il bipolo sogno-realtà tanto caro a Oshii. Infatti fin da bambino ha dovuto far fronte a questi pensieri: la realtà in cui viviamo non tiene nessuna verità, quindi qual è il mondo esterno? E' tutta una farsa? Dubbi gnoseologici che attanagliano l'uomo da sempre: qui Oshii ci mostra il pensiero degli adolescenti, perché i protagonisti non sono gli alieni della serie e nemmeno Lamù, anzi Lamù è fugace come un sogno, ma i compagni di classe di Ataru. E' adolescenziale anche il rapporto tra Lamù e Ataru, con una Lamù che vuole tenersi stretto il suo amore, rendendolo più fedele del solito, in una realtà che è un suo capriccio. Proprio così, tutto si svolge in un sogno, che è quello di Lamù. Lei desidera di vivere per sempre il periodo più bello all'insegna dell'eterna adolescenza (altro tema trattato in "The Sky Crawlers").
L'opera prende una piega "Twilight Zonesca", per il mood, quando c'è da trattare il tema della circolarità. Praticamente la città intera entra in un loop infinito, la monotonia e il senso di deja vù regnano sovrani fino a quando il professor Onsen inizia a sentire stimoli esterni che lo vogliono svegliare; ma prima di svegliarsi da questo sogno collettivo si deve risolvere l'enigma. A questo punto i protagonisti si ritrovano catapultati in un mondo in cui ti interroghi: "Dove sono? Cosa sta succedendo? Perché sono qui?", un mondo senza tempo. D'altronde il tempo è una creazione dell'uomo, se l'uomo non esistesse non ci sarebbe bisogno del tempo e quindi se non riusciamo prima a dimostrare la nostra esistenza, come potrà il tempo iniziare a scorrere di nuovo?
L'eterno divenire ha arrestato il suo flusso, perché all'interno di questo loop infinito il tempo non diviene, ma si ripete. La memoria stessa viene compromessa, non ricordi più cosa hai fatto il giorno prima perché la memoria si resetta per farci assaporare nuovamente la stessa giornata. Alcuni simboli con riferimento a questo tema sono l'orologio senza mani, che chiaramente indica che il tempo non ha bisogno dell'uomo. Poi c'è l'alternanza della scuola con diversa altezza, una volta con un piano in più, una volta con un piano in meno, non c'è il ricordo nemmeno di come era la scuola. Un mondo ormai deserto che va avanti senza intoppi funzionando sempre e comunque, ma chi ricaricherà i supermercati? Chi produce l'energia per la vita quotidiana? Dove pian piano svaniscono gli amici, che a quanto pare stanno per risolvere l'enigma e vanno a costituire le statue che mantengono la città, che è trasportata da una tartaruga (riferimento al mito di Urashima Taro, già citato alcune volte nel film). E' possibile che nessuno se ne accorga? No, i ragazzi riescono a mettere insieme il puzzle in cui vi è rappresentata la chiave di volta per questo mistero.
Ma è veramente Lamù a sognare? E' un sogno nel sogno (il volere del folletto) o è il sogno di Ataru? A quanto pare è proprio Ataru che desiderava realizzare il sogno di Lamù, perché se si sveglia lui il sogno ha fine e l'artefice dei sogni, il folletto, ha paura di questo. Il folletto è quello che riesce a chiudere il film, infatti lui esaudisce tutti i sogni delle persone ed è grazie a lui se siamo arrivati a questo punto, è lui che ha realizzato il sogno di Hitler e altri che hanno contribuito in un modo o nell'altro a tessere questo mondo. Lo stesso folletto si è creato da solo da un suo sogno, ma allora lui è Dio?
Dunque Ataru si sveglia, le lancette dell'orologio vanno avanti e l'adolescenza arretra per dar spazio all'adulto che deve maturare, in fondo il sogno è finito. Nella scena dopo i titoli di coda si vede un ombra nella finestra della scuola, quello è un osservatore esterno, il regista, in altre parole è Oshii.

Alcune scene sono dirette con grande personalità, molte delle quali eteree e surreali: ad esempio la scena degli specchi durante la notte in cui Ataru si moltiplica è geniale e a detta di Oshii si è anche divertito un mondo nel crearla, perché è quasi impossibile farla dal vivo o in 3D!
Allo stesso modo è geniale tutto il discorso di Onsen, soprattutto quando si parla di sogno e realtà: contemporaneamente metà della sua faccia è coperta da una giara d'acqua facendolo simboleggiare la già citata dicotomia. Sempre in quel discorso si passa alla circolarità e allo stesso modo anche l'inquadratura gira fino alla fine del discorso. Questo espediente mi è sembrato simile a quello fatto anni dopo da Kubrick in "Eyes Wide Shut" durante la scena della cerimonia, quando recita la liturgia ortodossa al contrario, accompagnata da una rotazione antioraria della camera.
Anche la scena che si vede attraverso una luce a terra è creata ad hoc. Simboleggia secondo me lo stato di non conoscenza e mistero che affligge i protagonisti in quel momento, in quanto loro vanno lì per conoscere la realtà, ma loro possono vedere al momento solo una parte, che è il sogno, quindi solo quello che la luce ci permette di vedere, il resto è oscuro come la speranza di riuscire a capire il mistero.
E per finire le limpide pozzanghere che fungono da specchio mentre risucchiano i personaggi sono un chiaro riferimento a "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò", esaltando nuovamente il tema principale dell'opera in questione.

Meritevoli di nota sono gli animatori, che con un budget non alto sono riusciti, con il duro lavoro, a creare una pellicola dai buoni livelli tecnici, ovviamente non eccelsi, ma tuttora guardabile.
Dunque un capolavoro, il primo, firmato Mamoru Oshii, must see.