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Indubbiamente, per chi si è avvicinato al manga dopo aver visto la serie animata con l'adattamento italiano, quest'opera può risultare anche deludente.
In realtà Saint Seiya è un concentrato di idee abbastanza innovative, anche se a volte può succedere che vengano purtroppo mal sfruttate.
Nato nell'epoca d'oro degli shonen, questo manga presenta un punto di forza essenziale per distinguersi dalla massa: la colla che tiene uniti i vari scontri è la mitologia greca. Infatti, le leggende greche dei tempi che furono, insieme ad ulteriori citazioni da altre religioni e culture, occupano ampio spazio nella storia e spesso sono determinanti ai fini della trama.
I personaggi risultano ben caratterizzati, ognuno è diverso dall'altro fisicamente e caratterialmente, e ciò che li accomuna è soltanto lo spirito benevolo e l'amore per la dea Atena, di cui i protagonisti sono esponenti. Originali risultano, inoltre, l'idea delle armature legate alle costellazioni, ognuna con una storia, ognuna con un perché, e l'idea del cosmo inteso come forza interiore che, se innalzato a livelli sovrumani, può far compiere anche miracoli in nome di ciò che è giusto.
Da qui si deduce anche quale sia il tema ricorrente in tutta l'opera, un tema, quello della giustizia, che non viene mai lasciato indietro, anzi portato perennemente avanti attraverso ogni battaglia, affiancato ad altri valori che i cavalieri vogliono insegnarci, quale l'amore e l'amicizia.
Tuttavia, come è normale che sia, Saint Seiya presenta anche le sue piccole pecche di livello tecnico. La trama presenta la falla più grande: innovativa e intrigante durante la prima saga, diventa ripetitiva nelle successive due, presentando sommariamente sempre gli stessi elementi, diventando visibilmente frettolosa verso la fine. Inoltre si può osservare come, con l'aumentare dei volumetti, gli scontri diventino sempre meno fisici e i vari saint si riducano a lanciarsi i loro colpi all'infinito, volando in aria senza toccarsi.
Altra pecca possono essere i dialoghi, e qui si ritorna al confronto con l'adattamento italiano dell'anime, il quale, seppur bello, è in gran parte fantasioso: i dialoghi originali a volte risultano piatti, hanno poca influenza sulla storia e spesso sono eccessivamente ripetitivi, tanto che in alcuni punti le parole sembrano perdere il loro significato.
I disegni sono tipici dell'epoca, ma il maestro Kurumada ha avuto una buona evoluzione. Basti guardare le varie armature prima e dopo, oltre al buon uso fatto dei retini. Il difetto sta nel fatto che il maestro identifichi pochissime posizioni ed espressioni del viso per i suoi personaggi, e quindi usa sempre le stesse, di continuo.
Nel complesso, Saint Seiya è un manga non solo da leggere, ma anche da tenere nella propria libreria come una reliquia perché, a prescindere dai suoi pregi e difetti, rappresenta uno dei capostipiti della storia dei manga, un vero cult che ha fatto la storia (e la fa ancora), che non deve assolutamente mancare nella collezione di ogni appassionato.