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Secoli fa Giri, il signore del male, spinto dalla sua sete di potere stava mettendo a ferro e fuoco l’intero continente di Jam Jam. Nessun esercito era in grado di contrastarlo, per cui al re di Jam Jam non rimase che chiedere aiuto alla tribù dei MiguMigu, una stirpe di stregoni in grado di utilizzare una devastante arte magica chiamata Guru Guru. Tuttavia, nemmeno i MiguMigu riuscirono a sconfiggere definitivamente Giri; poterono solo intrappolarlo in un sigillo che, inevitabilmente, si sarebbe dissolto dopo trecento anni.
Passano tre secoli e, come profetizzato, il sigillo si spezza, permettendo al signore del male di risorgere. Ma, stavolta, il regno di Jam Jam non si fa trovare impreparato: re Urga affida il compito di distruggere Giri prima che si risvegli del tutto e inizi a far danni a Nike, il valoroso guerriero prescelto, e a Kokori, giovane e graziosa maga discendente dei MiguMigu, unica in grado di poter evocare gli incantesimi Guru Guru. I due incominciano dunque un viaggio per affinare le loro capacità in attesa della battaglia finale con il diabolico mostro, durante il quale non mancheranno scontri e incontri con altri pittoreschi personaggi.
Questa, in soldoni, è la trama di Guru Guru, opera prima (credo!) di Hiroyuki Eto che Dynamic ci fece trovare in fumetteria appena poche settimane dopo la fortunata trasmissione dell’omonima serie televisiva su Raidue.
So cosa state pensando dopo aver letto il mio riassunto: questa storia è banale. Anzi, banalissima: il solito spunto fantasy trito e ritrito che, ormai, è già stato servito in tutte le salse. Considerando inoltre il design super deformed e il fatto che la serie sia stata pubblicata su una collana chiamata “Manga Kids”, è inevitabile pensare che Guru Guru sia un titolo infantile, destinato esclusivamente a un pubblico di bambini. Niente di più sbagliato.
Guru Guru è geniale. Assolutamente geniale. Nella caratterizzazione dei personaggi, nell’umorismo, nella grafica, in tutto. Persino nei brevi, spassosissimi extra dedicati al suo gatto Eto dimostra di avere una marcia in più!
La storia è esattamente quella che vi ho descritto sopra, ma forse devo aggiungere qualche particolare perché possiate capire le mie lodi.
Il valoroso guerriero viene selezionato tramite un casting; il protagonista Nike - tra l’altro convinto che gli adulti gli proibiscano di dire “Guru Guru” perché è una parolaccia - non vuole fare il guerriero ma il mago perché “è più figo”; la madre, per convincerlo, gli mostra dei sondaggi per dimostrargli che quella del guerriero è la classe a cui appartengono i protagonisti di tutte le storie, mentre il padre gli dice di considerarsi fortunato per essere nato in un epoca di guerra, perché così può dimostrare il suo valore; Kokori non vuole usare il bastone magico perché esteticamente brutto; la giovane maga, inoltre, a causa della sua scarsa abilità con gli incantesimi, finisce per evocare creature tanto grottesche quanto inutili… e questi sono soltanto alcuni esempi delle assurde situazioni che questo manga ci propone solo nelle prime quindici pagine!
Guru Guru, ormai lo avrete capito, non è una storia seria, ma una parodia del fantasy e dei giochi di ruolo che fa propri i luoghi comuni delle avventure del genere per poi divertirsi a demolirli.
Il risultato è esilarante: vi basterà aver giocato per 10 minuti a un GdR a caso per riuscire a comprendere ed apprezzare la particolare atmosfera dell’opera: personaggi presentati indicando il loro livello, i punti vita e i punti magia, negozi in cui si cambiano gli equipaggiamenti, dungeon con tanto di boss finale e oggetto raro che si ottiene come ricompensa… e questi, di nuovo, sono solo alcuni esempi.
Se a questo punto state pensando che sia necessario essere dei nerd incalliti per potersi divertire con Guru Guru, sappiate che state sbagliando un’altra volta.
La bravura di Eto sta proprio nel fatto di non aver confezionato un manga ad uso e consumo di una ristretta cerchia di appassionati, ma di aver “adattato” le situazioni in modo da renderle apprezzabili anche da chi non ha la più vaga idea di cosa significhino termini come GdR, dungeon, PV o PM; inoltre, l’umorismo presente non è solamente di tipo parodistico, ci sono anche gag, battute e tormentoni (la danza Kita Kita!) completamente slegati dal genere fantasy, senza contare l’adorabile idiozia di tutti i personaggi, nessuno escluso. Anche il design contribuisce, regalandoci spassose espressioni facciali e improbabili creature che fanno spanciare dalle risate solamente entrando in scena!
Ovviamente, qualche difetto non manca. I disegni nel primo numero sono bruttini, gli sfondi sembrano realizzati da un bambino delle elementari e, senza dubbio, gli ironici commenti della voce narrante e alcune gag fanno tutto un altro effetto nella serie animata, ma suvvia, cosa ci importa di andare a criticare gli sfondi quando ci troviamo per le mani uno dei rari titoli dichiaratamente comici in grado di far effettivamente morire dal ridere?
In definitiva, Guru Guru è per me un piccolo capolavoro nel suo genere, un’opera divertentissima adatta a un pubblico di qualunque sesso ed età.
Purtroppo, la sfiga è sempre in agguato. Una volta tanto che riusciamo a individuare un’opera che si avvicina alla perfezione nel suo genere, ecco che arriva un corollario della legge di Murphy ad impedirci di godercela: se, finalmente, ti trovi per le mani un manga davvero spassoso, meritevole di un 10 senza riserve come pochi altri, stai sicuro che la sua pubblicazione verrà interrotta e mai più ripresa. Ed infatti è andata proprio così! Dopo l’uscita di solamente 9 dei 26 volumetti previsti Guru Guru è stato sospeso e, ad oggi, non sono mai pervenute notizie riguardo una sua ripubblicazione.
Questo è l’unico motivo che mi spinge ad assegnare un 9 (non posso dare un 10 a una storia che non ho letto e, probabilmente, mai leggerò per intero!) e, allo stesso tempo, a non consigliare questo manga a nessuno nonostante tutte le lodi da me fatte (a che scopo dare la caccia ad una serie incompleta e oramai introvabile?).
L’unica cosa che posso fare è raccomandarvi caldamente l’anime omonimo, che non perde nulla in comicità ed è dotato di un finale geniale come tutto il resto della storia.