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Direi che incappare in questo manga è stata una cosa del tutto casuale. La scanlation purtroppo prosegue molto al rilento, ci sono solo scan inglese e sono ferme appena al decimo capitolo, che corrisponde al primo episodio e qualcosa in più, in patria invece siamo ben al decimo volume.
Chi conosce Nakamura Hikaru sa già che non siamo di fronte ad un mangaka nella norma; bensì, ci apprestiamo a leggere un autore che predilige il genere seinen e che tocca sempre argomenti particolari (Saint Young Men fa accendere qualche sirena?), ed in questo caso viene messo in risalto il mondo dei senzatetto.
La storia in sé ha un plot narrativo alquanto particolare; il motore principale della storia è il motto della famiglia Ichinomiya, secondo il quale durante la propria vita non bisogna mai indebitarsi con gli altri, ed infatti il protagonista Ko è un uomo di successo capo della più grande azienda del paese, almeno finché non incontra Nino, una bellissima ragazza che gli salva la vita. Da questo momento in poi Ko si sentirà in debito con la ragazza tanto da accettare la sua proposta di vivere con lei ed iniziare una storia d'amore, iniziando inoltre ad ambientarsi nel mondo dei senzatetto e delle sue stravaganze (il capo che si credo un Kappa è fantastico!).

Graficamente parlando siamo di fronte ad immagini un po' rozze, a volte non ben delineate o, peggio ancora, scarne di dettagli; ma il tutto viene praticamente sviato grazie ai dialoghi ed alla caratterizzazione dei vari personaggi che sono il punto di forza di AUTB; l'autore combina perfettamente la comicità della vicenda (innumerevoli le gag proposte) con la serietà dell'argomento trattato (cosa che invece, a mio parere, non è riuscito con Saint Oniisan).
Ad ogni modo è un peccato che questo manga non sia riuscito a riscuotere il successo che merita, siamo di fronte ad un'opera realmente valida che merita una lettura approfondita, con occhio critico. Se avessi potuto leggere altri capitoli di sicuro sarebbe stata possibile una valutazione migliore, ma, considerate le basi, direi che il lavoro svolto merita più di un'occasione.