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“Negima” racconta di un bambino di 10 anni, Negi, che, appena diventato apprendista mago, viene mandato a compiere una specie di tirocinio in una scuola media femminile. Diventato professore in una delle classi, si trova ben presto invischiato in situazioni che, secondo quanto avrebbe voluto l'autore, dovrebbero far ridere. In realtà si ride ben poco, e ci si annoia molto.
Primo difetto, Negi dovrebbe mantenere segreta la sua identità. Naturalmente nel giro di dieci minuti conosce la verità il 90% della sua classe, e non succede nulla. Non un richiamo, non una punizione. Ma su questo si può anche chiudere tutti e due gli occhi.Il problema davvero grosso, e piuttosto grave in un manga di 10 numeri (quelli letti finora), è la mancanza di una vera e propria trama: c'è un lievissimo filo conduttore (la figura paterna del ragazzino) che viene a galla ogni tanto, giusto per ricordare al lettore lo scopo del protagonista, per il resto l'opera si basa su una serie di micro-saghe poco o niente legate fra loro. In più, in quel poco che succede, non c'è un minimo di profondità, di suspense, di brivido, di palpitazioni.

I capitoli sono imbottiti solo di una cosa, oltre alla noia: il fanservice. Ci sono volumi in cui le ragazze passano più tempo nude che vestite, e si parla di ragazzine di seconda media, che qui sono belle, snelle, gambe lunghe e con seni da pin-up. Ok che in un manga con un bimbo mago/professore il realismo è l'ultimo dei problemi, però qui la cosa non ha proprio un minimo di senso, serve solo a mostrare un bel po' di nudi. Pare che ogni pretesto sia buono per denudarle, e la conclusione logica è che col nudo si vogliano coprire le enormi falle della trama. La cosa davvero buffa (ma in senso triste) è che, fra tutte le sue alunne, non ce n'è una che non sbavi per Negi! Non è semplice affetto, sono tutte innamorate di lui (e qui si è scesi davvero in basso).

Di bello ci sono i disegni (però Akamatsu avrebbe dovuto perderci meno tempo, e trovare una trama migliore) e Kamo, l'ermellino, che regala un po' di sorrisi in un mare di sonnolenza.