Recensione
Hakaiju
8.0/10
Di opere che trattano tematiche post-apocalittiche e invasioni aliene, di questi tempi - e non solo -, ce ne sono a bizzeffe. A sfruttare questo fertile campo, sono stati però per lo più titoli cinematografici, e raramente opere cartacee provenienti dal Sol Levante. Era destino che, bene o male, la vicenda fosse affrontata anche sotto questo punto di vista. Shingo Honda si è cimentato in quest'ardua impresa: riuscendoci pienamente.
Le situazioni che si andranno ad affrontare, nel corso di tutta l'opera, saranno banali e in gran parte già viste. Il survival horror è una categoria che non permette di sfociare troppo in altri generi, seppure concordi alle ideologie di base. Ciò che ci sarà mostrato non sarà semplice paura, ma puro terrore. Verrà affrontata la vera paura, ossia quella primordiale, che tutti noi, nel nostro subconscio, possediamo; ma che ormai abbiamo fortunatamente dimenticato. In passato, il timore più grande che l'uomo potesse avere era quello di essere mangiato; ma, con il trascorrere del tempo, l'essere umano ha totalmente dimenticato questa tremenda inquietudine.
In questa occasione, il timore di essere divorato atrocemente da un momento all'altro diviene cosa normale e ritorna alle origini. Honda è bravo a delineare ed esternare i disagi interiori, e a ricostruire un ambiente di sano terrore visivo e psicologico nel quale il lettore sarà immerso e trascinato contro la sua volontà: proprio come il nostro protagonista, Takashiro. Espone la critica dislocazione nella quale riversa il protagonista con i suoi compagni, e soprattutto la prassi nella quale sarà affrontata; proprio come lo farebbero persone comuni, uguali a tutti noi.
Vengono risaltati i difetti peggiori dell'esistenza umana, dalla codardia alla pavidità; ergo le diverse condotte assunte dalle persone in una determinata situazione. Sino a dove si possono spingere gli umani pur di salvarsi, ricorrendo a qualsiasi mezzo. Il pregio dei titoli di questa categoria è proprio la capacità di esporsi come vetrina dei difetti posseduti dall'uomo - o meglio, questo è il ruolo che a mio parere dovrebbero assumere.
I disegni sono puliti e chiari, con un tratto decisamente realistico e mai dettagliato. Gli elementi che ci è concesso di vedere sono pochi: sangue, cadaveri, bestie e orrore, tanto orrore. In questo caso, non si fa riferimento all'orrore palesemente visivo, ma in particolar modo a quello psicologico; che risulta facilmente percepibile dallo sguardo dei poveri sopravvissuti alla vicenda.
Ridefinisce radicalmente il concetto di survival horror trattante argomenti fantascientifici, traendone un buon prodotto sotto i più differenti aspetti.
Le situazioni che si andranno ad affrontare, nel corso di tutta l'opera, saranno banali e in gran parte già viste. Il survival horror è una categoria che non permette di sfociare troppo in altri generi, seppure concordi alle ideologie di base. Ciò che ci sarà mostrato non sarà semplice paura, ma puro terrore. Verrà affrontata la vera paura, ossia quella primordiale, che tutti noi, nel nostro subconscio, possediamo; ma che ormai abbiamo fortunatamente dimenticato. In passato, il timore più grande che l'uomo potesse avere era quello di essere mangiato; ma, con il trascorrere del tempo, l'essere umano ha totalmente dimenticato questa tremenda inquietudine.
In questa occasione, il timore di essere divorato atrocemente da un momento all'altro diviene cosa normale e ritorna alle origini. Honda è bravo a delineare ed esternare i disagi interiori, e a ricostruire un ambiente di sano terrore visivo e psicologico nel quale il lettore sarà immerso e trascinato contro la sua volontà: proprio come il nostro protagonista, Takashiro. Espone la critica dislocazione nella quale riversa il protagonista con i suoi compagni, e soprattutto la prassi nella quale sarà affrontata; proprio come lo farebbero persone comuni, uguali a tutti noi.
Vengono risaltati i difetti peggiori dell'esistenza umana, dalla codardia alla pavidità; ergo le diverse condotte assunte dalle persone in una determinata situazione. Sino a dove si possono spingere gli umani pur di salvarsi, ricorrendo a qualsiasi mezzo. Il pregio dei titoli di questa categoria è proprio la capacità di esporsi come vetrina dei difetti posseduti dall'uomo - o meglio, questo è il ruolo che a mio parere dovrebbero assumere.
I disegni sono puliti e chiari, con un tratto decisamente realistico e mai dettagliato. Gli elementi che ci è concesso di vedere sono pochi: sangue, cadaveri, bestie e orrore, tanto orrore. In questo caso, non si fa riferimento all'orrore palesemente visivo, ma in particolar modo a quello psicologico; che risulta facilmente percepibile dallo sguardo dei poveri sopravvissuti alla vicenda.
Ridefinisce radicalmente il concetto di survival horror trattante argomenti fantascientifici, traendone un buon prodotto sotto i più differenti aspetti.