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"Sakamichi no Apollon" è l'opera più lunga e ricercata di Yuki Kodama, un'autrice ed un'opera sconosciuti in Italia che vedono però guadagnarsi la propria ricca ma ben pensante fetta di ammiratori subito dopo la trasmissione dell'anime da esso tratto. Questi divenne in breve in Italia un grande successo, una novità originalissima sia nell'ambito del genere musicale che sentimentale portando con sé il desiderio di vedere prima o poi anche da noi la pubblicazione della sua controparte cartacea. Poco tempo più tardi, con la contentezza e lo sconcerto del pubblico, fu la Planet manga ad annunciare la prossima pubblicazione del manga "Sakamichi no Apollon" che prenderà il nome di "Jammin' Apollon", segnando il debutto in Italia di Yuki Kodama.

L'opera nel complesso di dieci volumi vede Kaoru Nishimi trasferirsi per l'ennesima volta in una nuova città, cambiando di nuovo scuola, evitando di fare amicizie o di interessarsi troppo all'ambiente che lo circonda. Questo perché Kaoru dovendosi sempre spostare non ha mai voluto e potuto integrarsi molto creando legami duraturi. Ormai accetta questo modo di vivere sia la scuola che le persone e cerca in tutti i modi di evitare qualsiasi coinvolgimento.
La collina che lo porta alla scuola (quella del titolo) diviene subito qualcosa che lo disgusta e lo infastidisce fino a quando non incontra Sentaro e Ritsuko. Questi sono due amici d'infanzia, il primo un ragazzaccio turbolento ed impaziente mentre la seconda timida e gentile.
In poco tempo e con poca fatica i due diventano stretti amici di Kaoru i quali gli faranno conoscere il colorato mondo del jazz. Infatti, il padre di Ritsuko gestisce un negozio di dischi e nello scantinato permette a Sentaro di suonare la sua batteria insieme a Jun'ichi o meglio Super Jun (studente universitario a Tokyo amico di Ritsuko e Sentaro). A questi viene quindi ad unirsi Kaoru con il suo pianoforte prima timido ma che ben presto comprende e si appassiona sempre più al jazz.
Ogni personaggio porta con sé le proprie malinconie, il proprio triste e doloroso passato fatto quasi sempre di sacrifici, di dolori e parole zittite, di segreti e soprattutto portano dentro amori non ricambiati e seppure ricambiati troppo timidi e premurosi per accorgersene.
Vediamo le tipiche turbolenze e sciocchezze dell'adolescenza svilupparsi in ognuno di questi personaggi ma il tema viene trattato con delicatezza, con semplicità, trasparenza, senza troppe esagerazioni tipiche delle storie sui sentimenti adolescenziali.
Da un'autrice di josei come la Kodama non ci si poteva certo aspettare uno shojo strappalacrime e poco credibile, infatti in Giappone rientra anche quest'opera nel genere josei. Questo perché le caratteristiche del suo stile sono quelle usate generalmente per una storia più matura e votata ad un pubblico non solo anch'esso più maturo ma dal gusto più raffinato.
Fattore predominante che non è assolutamente cornice della storia è la musica. Come sempre quando si parla di un manga a genere musicale, il problema si ripete: non si sente la musica. Sebbene lo si potrebbe dire anche di questa in realtà non sarebbe del tutto corretto. Si parla di jazz il quale non può che creare una determinata atmosfera, una specie di aura che manda al lettore tutte le sensazioni e le emozioni affinché questi riesca davvero a sentire qualcosa e la Kodama qualche spiffero riesce pure a mandarcelo. Sicuramente chi non ha visto l'anime e non conosce le canzoni suonate difficilmente potrà godere a pieno dell'entusiasmo e della passione che con tanta fatica le pagine cercano di trasudare e sarebbe davvero un peccato visto come l'ambientazione marittima anni trenta del manga renda unico e originale tutto l'insieme, figurarsi poi a mettervi tra le righe anche i colori della musica jazz.
Interessante anche la storia di Jun'ichi a Tokyo dove si assiste agli scontri studenteschi e all'alzata delle barricate contro le porte dell'università, rendendo così piena e storicamente esatta l'ambientazione della storia.

Il disegno, sebbene molto sintetico e privo di decorazioni superflue, è elegante e personale. Le figure sono ritratte con realismo, infatti nonostante la poca variabilità di caratteri, tutti i giapponesi hanno i capelli e gli occhi neri ed è raro vedere fantasticherie dell'autrice e anche l'ambientazione caratteristica non risente della semplicità dello stile della Kodama ma sembra invece adattarvisi bene.

Bonus track: la storia principale inizia e si conclude nell'ampiezza di nove volumi, ve ne è un decimo, importantissimo, a cui si è dato il simpatico nome di Bonus track, riallacciandosi ai capitoli del manga regolare chiamati anche questi "track".
Dico importantissimo appunto perché vengono in esso raccontate mirate storie di cui si sentiva il bisogno di sapere di più, punti della storia non spiegati o lasciati in ombra, in attesa, appunto, di avere uno spazio maggiore dove essere raccontarti.

Anime: nel 2012 viene trasposto il manga in anime ed è proprio grazie a questi che il successo e la passione per Sakamichi no Apollon esplodono in Italia, rendendosi galeotto della pubblicazione successiva del manga.
L'unico punto in favore rispetto al manga è la possibilità di ascoltare le canzoni e le session dei protagonisti. Infatti, nonostante l'anime goda di una bellezza tutta sua deve arretrare rispetto allo spessore, alla personalità e all'unicità della sua controparte di carta. L'anime taglia in molti punti, i particolari dei sentimenti, delle vicende politiche di Super Jun, dei capitoli extra ed in generale degli interstizi pieni di sentimento e malinconia che solo un disegno fermo e preciso può trasmettere.
Nonostante ciò, la sua visione esente dalla lettura del manga regala certamente quasi le stesse emozioni.

In conclusione, non posso che esprimermi positivamente in merito. Sono ormai storie rare e soprattutto mani rare quelle che riescono a raccontare dell'adolescenza e delle sue tempeste con una calma ed una trasparenza così chirurgiche, con realismo, senza esagerazioni e prepotenze fin troppo comuni, senza tralasciare quei lunghi silenzi, quelle lunghe distanze e quegli incontri negli anni che sebbene dolorosi sanno essere inevitabilmente poetici.