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Il manga del 2014 All You Need Is Kill, l'atteso progetto fantascientifico in due volumi che vanta un comparto grafico realizzato dall'ormai apprezzatissimo Takeshi Obata, vede la sua genesi ben dieci anni prima in forma di light novel, scritta da Hiroshi Sakurazaka e disegnata nientemeno che da Yoshitoshi ABe, autore di egregie opere dai temi filosofici e esistenzialistici come Serial Experiments Lain e Haibane Renmei. Gran parte del successo relativo a questo titolo è però dovuto all'adattamento in film internazionale a opera della Warner Bros, diretto da Doug Liman e con la partecipazione di Tom Cruise nel ruolo del protagonista.
Nomi importanti e di grande rilievo insomma, che non possono che aumentare notevolmente l'attesa. Attesa che tuttavia è stata ripagata solo in parte.

Keiji Kiriya, giovane e inesperta recluta dell'esercito terrestre, si trova ad affrontare per la prima volta l'invasione dei Mimic, potenti esseri alieni intenzionati a spazzare via la razza umana. Ferito mortalmente alla sua prima battaglia, Keiji si ritrova suo malgrado imprigionato in un misterioso loop temporale che lo porta a ripetere incessantemente le sue ultime 24 ore di vita; tempo che il ragazzo cercherà di utilizzare a proprio favore, con l'obiettivo di escogitare un modo per cambiare il proprio destino ed evitare così la morte.

La parte grafica dell'opera, come già accennato in precedenza, è affidata al celebre Takeshi Obata. Generalmente i disegni si attestano su un livello più che discreto; il maestro Obata, dotato di indubbio talento, riesce a conferire al fumetto l'atmosfera cupa, pesante e carica di suspense che la storia necessita. Le tavole statiche nonostante siano ben realizzate e ricche di dettagli, risultano - a parte le meravigliose armature - prive di picchi di virtuosismo, e lontane dalla grandezza stilistica e registica dimostrata in Death Note, ma comunque sopra la media.
Il design dei personaggi è quello classico del maestro, di certo non originale (soprattutto per i personaggi secondari e le comparse) ma senza dubbio piacevole.
Il tratto dinamico invece l'ho trovato leggermente sottotono, non del tutto convincente soprattutto nelle battaglie, ma forse la causa è da attribuire alla pesantezza di dettagli dovuta alle armature e alle corazze dei Mimic e alla conseguente difficoltà nel renderne la dinamicità. Un po' sottotono anche i fondali, che a parte rari casi sono abbastanza spogli e privi di grande impatto visivo.

Ora, la trama. Su questo fronte sono combattuto; da una parte ne ho apprezzato l'intensità e l'atmosfera opprimente che la caratterizza, dall'altra non posso fare a meno di notare le (ahimè, non poche) cadute di stile che gli autori si sono fatti sfuggire. Non avendo letto la light novel da cui l'opera è tratta non posso farne paragoni, quindi dovrò limitarmi ad analizzare il manga. Innanzitutto la psicologia può dirsi approfondita solamente per quanto riguarda i due protagonisti, infatti i personaggi secondari sono terribilmente piatti, dimenticabili e privi di spessore, dalla cuoca della mensa, al commilitone di Keiji, al meccanico di Rita. Posso capire che la brevità della storia, basata più sull'evolversi della trama e sull'introspezione del personaggio principale, non lasci spazio alla caratterizzazione di tutti i personaggi, ma in questo caso sembra quasi che il cast secondario sia stato inserito con l'unico fine di creare un contesto, essendo quindi di ben poca utilità. Inoltre devo ammettere che anche la maturazione dei protagonisti mi ha lasciato qualche dubbio, ma non posso entrare nel dettaglio perché potrei incorrere nel rischio di fare degli spoiler.
La storia, o meglio il riadattamento di Ryosuke Takeuchi, può vantare una discreta originalità pur essendo il tema del loop temporale già stato abbondantemente affrontato. Il manga parte subito in quarta, catapultandoci nei numerosi drammi che colpiscono il giovane Reiji. A un inizio d'effetto, segnato dall'incontro del protagonista con la bella Rita Vrataski, segue una seconda parte un po' scialba, dove la storia comincia a rallentare e a perdere di conseguenza parte del proprio interesse, per poi risollevarsi nel ben congegnato colpo di scena finale e nella sequenza che segue, ponendo fine alla vicenda. Il manga si concentra soprattutto sul loop che colpisce Keiji e sugli eventi che ne conseguono, fornendo tutte le spiegazioni sul caso ma non approfondendo particolarmente la trama generale, la razza Mimic e la guerra; la reputo comunque una lecita scelta di sceneggiatura, e come tale la rispetto. Le dovute spiegazioni come già detto vengono fornite, ma in questo caso non brillano per originalità o genialità.
L'impressione finale è che, nonostante il fumetto sia tutto sommato gradevole, la presenza di certe "falle" e ingenuità narrative vada a comprometterne il risultato; inoltre nonostante sia classificata come seinen non posso fare a meno di notare che quest'opera, tralasciando alcune scene di violenza un po' crude, per struttura e trama si avvicini più alla categoria shounen e non presenti niente di particolarmente profondo o psicologico. Più che altro è basata sull'azione e sui combattimenti. Non che sia un grande punto a sfavore, ma le mie aspettative di un'opera matura sono state un po' deluse.
In Italia il fumetto è edito dalla Planet Manga, al prezzo di 4.20 € a volumetto.
In definitiva lo considero un 6,5 pieno, che tuttavia non mi sento di arrotondare a 7 per i motivi sopracitati. Purtroppo, una mezza delusione.