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La cultura è lo strumento ideale per conciliare le prospettive e le idee degli individui attraverso un elaborato sistema di norme, il quale ricopre un ruolo fondamentale nella regolazione dei rapporti fra gli stessi. È necessario, però, sottolineare che non tutti gli esseri umani riescono ad armonizzare le profonde discrepanze che li caratterizzano, di conseguenza diventa prevedibile la possibilità della nascita di conflitti e incongruenze tra i differenti sistemi esistenti. Tale è la metafora utilizzata dall'autore per descrivere la distanza tra gli umani e gli abitanti del mare, esseri ricoperti da uno strato sottilissimo di energia, Ena, che gli consente di respirare e comunicare con i propri simili sott'acqua. Le differenze culturali sono molto pronunciate all'interno dell'anime: non scorrendo buon sangue fra le due fazioni, è molto facile che anche per la più banale motivazione si sfoci di conseguenza in futili e insensate dispute. Si nota proprio come l'autore si sia particolarmente dilettato nella descrizione minuziosa degli aspetti socio-culturali dell'epoca, focalizzandosi nell'attribuire il giusto valore simbolico alla tradizione e agli usi e consuetudini delle rispettive culture.

Un aspetto di fondamentale importanza che è stato conciliato correttamente con la forte impronta culturale attribuita all'opera e che non ha mai tradito le aspettative è la grafica. Uno stato di stupore pervade lo spettatore quando viene concessa la possibilità di ammirare i paesaggi subacquei e le strutture sottomarine del villaggio di Shioshishio, e il tutto viene esaltato con quel piccolo tocco di magia che caratterizza alcune importanti vicende dell'opera, davvero qualcosa di speciale e particolare per gli occhi.
Non potrei dire lo stesso per quanto concerne la narrazione e i personaggi, ma andiamo per gradi: nel primo caso, ritengo che la trama nel suo complesso non sia male, con una storia originale ed emotiva alla base e con interessanti intrecci amorosi per complicare ancora più le vicende, tuttavia mi è capitato spesso di avere la percezione di star guardando qualcosa di troppo noioso e lento, in quanto alcuni dialoghi tra i personaggi mi sono sembrati leggermente fuori luogo e soprattutto incessantemente lagnosi. Quest'ultima impressione credo di averla costruita sulla base degli atteggiamenti e dei comportamenti dei personaggi: ho notato nella maggior parte di essi una staticità e una piattezza assurda... è come se ognuno di loro non volesse in qualche maniera maturare per paura di non riuscire più a comprendere l'altro oppure essere allo stesso livello degli altri. Addirittura Chisaki ha represso tutti i suoi sentimenti amorosi, perché non le sembrava giusto che lei fosse felice e i suoi amici no. Posso anche comprendere sotto un certo punto di vista il potere dell'amicizia che lega il nostro gruppo di protagonisti, ma non credo che ognuno di loro prospettasse tale destino per l'altro o volesse che le cose andassero proprio così. In questa maniera non si crea che un profondo vortice, caratterizzato dalla più immutabile staticità, all'interno del quale, spinti tutti dalla paura, nessuno riesce ad avere dei cambiamenti a livello sia psicologico che sociale. Se questo è già di per sé un problema, e poi ci aggiungiamo il fatto che durante quasi ogni conversazione c'è davvero una eccessiva liquidazione dei propri sentimenti (lacrima facile), è naturale che allo spettatore possano cominciare a infastidire e annoiare i dialoghi.
Per quanto concerne la regia, sia le OST che il doppiaggio li ho trovati all'altezza di quanto visto, credo che i doppiatori se la siano vista brutta nell'estroversione di tutti quegli stati d'animo dei personaggi, in particolare per quanto riguarda i dialoghi tristi e sdolcinati.

Nel complesso "Nagi no Asukara" rispecchia poco la mia personale idea di ritmo narrativo e caratterizzazione dei personaggi, pure il finale segue in sordina quanto visto e detto durante la seconda metà della recensione. Si salvano il comparto grafico, la trama in senso generale e la perfetta attualizzazione del tema sul contrasto culturale. Un vero peccato, perché, con un po' di staticità in meno e una migliore realizzazione dei dialoghi e delle relazioni fra i personaggi, sarebbe potuto uscire un prodotto sopra la media. Purtroppo, però, il nostro compito è giudicare quello che vediamo e percepiamo, non le potenzialità, essendo una serie poi conclusa.
Il mio voto finale è 7.