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Feci la conoscenza del franchise di "JoJo's Bizarre Adventure" a sei anni, in maniera fortuita.
Correva l'anno 1997, quando Star Comics e Kappa Magazine erano, come il sottoscritto, nella loro primissima infanzia. Erano gli anni in cui il mondo dell'editoria giapponese si stava espandendo in Italia, inaugurando un mercato poco calcato fino ad allora; anni in cui il profumo delle novità in arrivo dall'estremo Est inebriava ed attirava, portando a cercare nuove conquiste letterarie.
Ne ignoro le cause, ma mi venne regalato uno degli ultimi albi di "Stardust Crusaders". All'epoca si trattava di uscite mensili di pochi capitoli alla volta da circa 3.000 lire, pubblicate sotto la generica dicitura "Action" da Star Comics; libercoli leggerini, sottili, di un'orribile carta giallo-grigiastra che permeava le tavole di un alone triste e gramo.
Venni catapultato agli albori dello scontro con Dio in Egitto; senza contesto e senza passato, quei pochi capitoli mi lasciarono sconcertato ed atterrito. Esseri che fluttuavano in aria, personaggi dal nome curioso e divino, una violenza continua e gratuita, poteri di cui non conoscevo l'origine: quello che più tardi avrei conosciuto come "capitolo 137 di Stardust Crusaders" mi colpì come un pugno allo stomaco. Eppure, nonostante abbia perduto quell'albo 39 chissà dove e chissà quando, quel centinaio di pagine mi sono rimaste impresse nell'animo e nella memoria, portandomi a distanza di vari lustri a leggermi per la prima volta tutte le avventure dei tre JoJo.

Chiudiamo il capitolo delle dolci epifanie infantili, e vediamo di farla breve.
"Stardust Crusaders", da considerarsi assolutamente come estensione dei primi due capitoli formando così una trilogia indivisibile ed a se' stante nell'universo di Araki, è da considerarsi lo stralcio che più di altri merita di potersi fregiare del termine "avventure".
Il ritmo narrativo, il tema ricorrente del viaggio cui sono soggetti i protagonisti, la creazione di un pantheon per includere gli stand dei personaggi, il senso di fraterno cameratismo che nasce nella compagnia dei sei pari passo alla loro amicizia, sono tutti fattori che contribuiscono a creare un'atmosfera da vero film d'avventura prima che d'azione. Componente, quest'ultima, che allo stesso modo emerge e contraddistingue il manga, dosata senza troppo timore dall'autore nel suo modo peculiare, con figure spigolose, pose plastiche, violenza spietata.

Tirando le somme, "Stardust Crusaders" è il degno coronamento di una terna di capitoli eccezionale ed eccelsa, capace di guadagnarsi una posizione di privilegio rispetto agli altri al punto da rendere palese lo stacco con il suo prosieguo. Per quanto mi riguarda, la ricerca di Dio Brando per tutta l'Asia e tutte le vicende correlate costituiscono un perfetto esempio di quanto richiesto da un manga d'azione ed avventura.