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Avvertenze per piagnoni, gente che soffre di stomaco e moralisti del caz… – girate i tacchi ed evaporate; questa non è roba da mammolette! E leggete ascoltando Red Fraction!

Oltre le premesse del primo barrage, in overdrive assoluto, esasperato fino al parossismo agghiacciante e tirato fino a una tensione insostenibile.
Perché se è vero che deriva dalla prima serie, qui si cambia il tono e pure la mira. L’essenza della seconda affonda in una carne profondamente diversa, macabra, sconcertante e nera. Giusto l’intermezzo per ricordare l’ironia bastarda e le sparatorie (di armi e sproloqui) senza freni, con il gergo sboccatissimo e maturo, pieno zeppo di riferimenti alla cultura pulp trash che è il marchio assoluto della serie. Ma l’inizio e la fine sono due fucilate raggelanti che non si dimenticano. Alcuni colpi sono davvero duri e perfino chi si strugge per il pulp (ad esempio… io) si porterà le mani alla gola per la crudezza di alcune scene. La storia dietro i due gemelli e la loro fine, la sequenza dello squartamento, l’epilogo che chiude i tre cicli nell’apoteosi adrenalinica di un duello che ti inchioda allo schermo e ti lascia con gli occhi sgranati per la sua conclusione – sono davvero molto forti, sono ginocchiate al ventre che causano conati, ma soprattutto sono una figata crudelmente reale. Tutto corredato da una OST pseudoetnica ed elettro-metal perfettamente a tema con l’atmosfera che è un mix sfrenato di comicità adulta, scurrilità, violenza e crudezza; e con la opening da urlo clamorosa del first barrage che spacca lo schermo.
E sarà anche vero che i disegni e le animazioni non sono molto continui, impeccabili e tutto… ma quello che fa la differenza sono i personaggi e la sceneggiatura. Se un Dutch distaccato dall’azione che pontifica dal divano o impreca dalla barca è impagabile – così come Eda con i suoi rimaneggiamenti biblici e le sue bestemmie, e la baby boss yakuza che affronta il suo destino come un’eroina di altri tempi con il suo gorilla personale affetta pallottole – , la forma che assumono le figure dei tre protagonisti assoluti è da brivido. Con una Balalaika oscura, priva di pietà e incarnazione della legge del dominio; con una Reby da delirio (la femmina più dura e cazzuta degli anime… con la stessa Balalaika e il Maggiore Kusanagi, si capisce!), scurrile, esaltata e per la prima volta umana; e con un Rock ritrovatosi al bivio della scelta tra i sui conflitti, il Second Barrage ha scelto la sua strada – Rock ha scelto la sua strada – e la porta avanti con un cast da antologia, e con dei dialoghi assimilabili solo al miglior Tarantino. Coerente fino in fondo nella sua brutalità spietata, crudamente cinico nella sua essenza estrema, con delle scene che fanno venire da piangere per quanto sono belle, non si dica che Black Lagoon è immorale: perché non ha morale – gli ha sparato!
Feroce, corrosivo, cattivo, mostra con distacco perverso quanto sia oscena la vita mala – e per questo quanto sia dannatamente attraente. E dispiace che si dica che Black Lagoon è violenza fine a se stessa – perché che scopo ha la violenza se non l’affermazione della propria forza?
E Black Lagoon è un atto di forza che sfonda la concorrenza (sempre che ce ne sia una all’altezza) con fucilate di piombo. Armate le Cutlass, bastardi; qui si entra in un inferno di sangue e pallottole. “Light up the fire, right on the power”, 8.5 I give it all.