Princess Arete non era niente male, peccato non se lo sia filato nessuno.
Epicuro
- 15 anni fa
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"oggi ci riprova nuovamente accompagnato da grandi temi e ideologie da raccontare al pubblico. Lo stesso pubblico che si perde via fra costosi iPhone e nuove mitologie dell’effimero, perdendo di vista cos’è realmente la vita e di che pasta sono fatti i sentimenti."
Vorrei davvero capirlo anch'io cos'è realmente la vita!
Questo capoverso mi lascia piuttosto freddino... spero sia tutta farina del sacco dell'articolista di Yamato sennò, da questo nuovo film ci sarebbe da temere il peggio (un altro predicozzo alla omohide poroporo? Spero di no!). Già, Princess Arete s'aggirava in territori un po' rischiosi (e ne usciva grazie soprattutto all'eccezzionale personaggio del mago!).
Poi, a margine c'è davvero da aspettare con ottimi auspici le prossima stagione cinematografica di Madhouse. Ci sono molti titoli interessanti ai nastri di partenza. Oltre a quelli già citati nell'articolo vorrei aggiungere pure Red line di Koike Takeshi (quello di record nel mondo per intenderci!).
Alla prossima
Friederike72
- 15 anni fa
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Sì,però basta con questi clichè dell'Italia analfabeta!!!Dalla mia (breve..)esperienza di insegnante elementare,posso assicurarvi che i bambini di oggi leggono..eccome!!!E sono capaci di appssionarsi ai classici dell'infanzia...e anche per molti giovani la libreria non è più un tabù! Ad ogni modo l'anime di Anna secondo me è stato uno dei grandi capolavori dell'animazione giapponese..indimenticabile e commovente ancora oggi.. Esce in dvd in edicola da agosto,per chi non lo conosce ancora.
Bindolo Dandolo
- 15 anni fa
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Sicuramente in Italia i bambini leggono più degli adulti, che se ne stanno tutto il giorno incollati alla tv! Il film mi sembra davvero carino, però!
Lala
- 15 anni fa
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Io invece non ho capito il riferimento all'Italia "analfabeta". Se in Giappone c'e tanto interesse per la cultura occidentale, è perché una cultura occidentale esiste. Spero non si arrivi a dire che un manga sulla "Divina Commedia" (tra l'altro già disegnato da Go Nagai) possa raccontare Dante e la sua poesia. Non scherziamo con le cose serie.
Il progetto anime "Anna dai capelli rossi" ha potuto contare sulla presenza di artisti attenti e sensibili, capaci di raccogliere e in seguito restituire lo spirito del meraviglioso romanzo della Montgomery.
La Montgomery, nel suo libro, racconta la vita attraverso le piccole cose e la quotidianità. Le scelte di Anna vanno nella direzione dell'amore, della cura degli affetti, della crescita attraverso la conoscenza e della gioia di un lavoro ben fatto (che può essere una cosa semplice come una torta di mele o una giornata di lezioni a scuola). Non credo che qualcuno possa insegnare la vita a qualcun altro, per il semplice fatto che la vita è una scoperta personale. Quello che si può fare è raccontare la propria scoperta, il proprio viaggio. La storia scritta dalla Montgomery ha un forte significato autobiografico, per cui rappresenta anche una preziosa testimonianza di vita. E la testimonianza di vita di un'altra persona io la considero un dono. E' qualcosa che ci fa sentire meno soli lungo il cammino.
@Epicuro: Ho trovato spontaneo collegarmi al tuo commento sul significato della vita, ma in effetti seguivo il filo dei miei pensieri. Alla prossima!
Lala
- 15 anni fa
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@Friederike72: Sono d'accordo sulla questione della lettura e anche sul fatto che l'anime di "Anna" sia un capolavoro.
Poi un'altra cosa: proprio l'ammirazione dimostrata dagli stranieri verso la nostra cultura dovrebbe costituire un motivo di gioia e un ulteriore stimolo a valorizzarla. Le culture dei vari paesi del mondo sono patrimonio dell'umanità. E' nostro dovere non essere un paese "analfabeta". Lì dove ci sono delle lacune si lavora per colmarle. Non lo condivido proprio questo atteggiamento di passiva indifferenza...
flanders
- 15 anni fa
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credo che l'articolista si riferisse al fatto che in Giappone c'è più attenzione ai libri, leggono di più rispetto all'Italia. Mi pare di ricordare un vecchio articolo di Man-ga! sul meisaku in cui si diceva che lì la letteratura per l'infanzia ha un peso enorme, mentre qui se citi la Montgomery nessuno sa chi è. basta guardare in rete il numero pazzesco di siti dedicati all'autrice e ad altri autori. C'è vero interesse per la cultura, anche la nostra. Siamo noi che leggiamo un libro all'anno. Nelle nostre università esce fuori lo schifo dello schifo. siamo noi il Paese delle raccomandazioni e degli accomodamenti. In questo caso: Italia analfabeta e anche autolesionista.
Lala
- 15 anni fa
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L'autolesionismo è una scelta personale. Per ogni persona che si lamenta ce n'è un'altra che lavora per due. Anche il non vedere le iniziative di valorizzazione del nostro patrimonio letterario, gli scambi culturali, gli sforzi della ricerca pur nelle difficoltà, l'amore per i libri che porta le persone a leggere sugli autobus, sotto gli alberi, in riva al mare, nelle pause pranzo al lavoro, davanti agli scaffali delle librerie perché non si può aspettare di essere a casa è una scelta personale. Non solo i nostri bambini e nostri ragazzi leggono, ma a volte partecipano ad iniziative di scrittura creativa: per esempio scrivere un finale alternativo al proprio libro preferito, oppure continuare la storia di una serie in corso, oppure inventare un racconto di propria fantasia. Nei nostri teatri si favoriscono i più piccoli e si invitano le scolaresche (che vanno a vedere Ende, Barrie, Goldoni con il suo Arlecchino, i balletti russi, le commedie musicali...) e nei musei l'ingresso per i bambini è libero. E i bambini si divertono un mondo a vivere queste esperienze.
flanders
- 15 anni fa
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non è autolesionismo. è la realtà. L'Italia non legge. tu parli di una goccia nell'oceano. si fa poco o niente, questa è l'amara verità. questo paese è in declino.
Lala
- 15 anni fa
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Tralasciando il discorso sul declino, mi sembra interessante la presenza di Shirley MacLaine nella nuova produzione di Kevin Sullivan. La trovo un'attrice straordinaria, di grande espressività. La prima serie di "Anne of Green Gables" non sono mai riuscita a vederla tutta. Invece ho seguito interamente "La strada per Avonlea", altro telefilm canadese prodotto da Sullivan ispirato ai racconti della Montgomery (mi pare che in questo caso il romanzo di riferimento fosse "La via dorata"). Spero di vedere presto questo nuovo lavoro... Attendo anche di vedere il prossimo film di Mamoru Hosoda, che con "La ragazza che saltava nel tempo" ha realizzato davvero qualcosa di bello.
MaRu
- 15 anni fa
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Siccome il fantomatico articolista sono io, mi sembra giusto intervenire. forse il passaggio che ha scatenato qualche perplessità è stato scritto in fretta. il senso del discorso è: Katabuchi è un regista con tante cose da dire, pure i predicozzi che non ci stanno mai male; quindi non si limita a mero spettacolo animato ma, come tantissimi altri registi, fa animazione per il cinema come dio comanda. Perchè? perchè c'è grande rispetto per la settima arte, anche in forma di animazione, lì in Giappone. Prendete Oshii. Sarebbe mai riuscito a fare quel che ha fatto altrove? Io dico di no. Neppure negli States.
Poi, quanto al discorso "Italia analfabeta" sono anni che metto il dito nella piaga perchè a mio giudizio la situazione volge drasticamente verso il declino. Sono d'accordo in larga misura con l'utente flanders, ma è anche vero che in questa palude c'è gente che cede alla curiosità: legge Paolo Giordano, legge Gomorra, si interessa, curiosa ma alla fin fine trova sempre le porte sbarrate. Nelle università, nel mondo del lavoro, nella politica. Insomma è come se alla personale passione e voglia di curiosare venga posto un freno. Adesso rischio di perdermi via, lo so. Spero sia chiaro il senso generale del discorso. C'è molto da dire e rimproverare. Molto da fare.
Credo che l'amore dei giapponesi per la Montgomery e per quei romanzi sia una spia luminosa. Ci dice: guardate quanta creatività è saltata fuori, per adulti e bambini, per gli amanti del cinema, del teatro e dei musical.
E termino con quel nuovo "Green Gables" in arrivo. Anche lì, grande coraggio e passione da parte di Sullivan. Ha creato "Road to Avonlea" che è uno dei serial in costume più belli (e anche divertenti) degli anni '90, prodotti in Canada. Dove non mancano i serial ben fatti: vedi il mio favorito "Due South". Sullivan ha fatto strada e carriera perchè innamorato dell'isola Prince Edward e della femminile scrittura della Montgomery. Si è dato completamente a quella magica cultura dei sentimenti. Qui da noi, al massimo, saltano fuori fiction sbilenche e sit-com per dare lavoro ad amici di amici. Pochi prodotti di qualità. E rimpasti narrativi. Totale dipendenza dai reality, che vengono visti come un'alternativa al mondo del lavoro e dell'impegno come artisti (le attrici saltano fuori da Miss Italia, gli attori dai reality o dalla De Filippi). C'è qualcosa che non va. Scusate quindi il mio malessere verso queste realtà e perdonate la mia esterofilia...
MaRumor
Lala
- 15 anni fa
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Sì, ora il discorso è più chiaro. Scrivere rivolgendosi a un grande numero di persone è sempre una grave responsabilità. In effetti il riferimento all'Italia "analfabeta" mi aveva lasciata alquanto perplessa e delusa. Come ho detto prima, non condivido l'atteggiamento che porta a registrare le negatività senza considerare le reazioni positive e vive. Posso invece capire il senso di malessere e lo scoraggiamento che afferra chi desidera apportare dei miglioramenti nel proprio paese ma trova le porte sbarrate. Ma le porte sbarrate esistono ovunque, anche in Giappone. L'attenzione dei giapponesi verso la letteratura per l'infanzia è anche il segnale di una severa presa di coscienza. Le famiglie giapponesi hanno mostrato grande preoccupazione per i loro ragazzi, che sempre meno riescono a trovare spazi "respirabili" nell'ambiente competitivo delle "città tecnologiche". Le ore di tempo trascorse dai ragazzi e anche dai bambini difronte ai videogiochi e le insidie di una comunicazione che si esaurisce davanti allo schermo del PC, hanno giustamente messo in allarme molti genitori intelligenti. La necessità di recuperare linguaggi più "a misura d'uomo" ha convogliato l'interesse dei giapponesi verso quella cultura senza tempo (di cui la Montgomery è espressione) che sa restituire l'uomo a l'uomo, salvandolo così dall'alienazione moderna. La società giapponese è da questo punto di vista fortemente in crisi e sta cercando di frenare questa folle corsa verso le solitudini e gli individualismi esasperati. Le scuole giapponesi spesso diventano ambienti difficili per i ragazzi più fragili e timidi. Quello della Montgomery è un messaggio di speranza e lei ancora oggi avrebbe parole di speranza. La spia luminosa nasce dalla consapevolezza dei problemi del loro paese e del pericolo cui vanno incontro le nuove generazioni sempre più confuse e smarrite. Da parte nostra invece occorre più coraggio, perché non basta individuare il male, se poi non si fa appello alle proprie risorse. Ogni paese trova i propri strumenti di comunicazione prediletti: il Giappone parla attraverso l'animazione, il Canada, che condivide con gli States la consolidata scuola cinematografica, parla attraverso i telefilm di Sullivan. L'Italia possiede strumenti diversi (e prima ne ho parlato). Non mi soffermo sul discorso dei reality, che affollano le televisioni di tutto il mondo, o su quelle trasmissioni giapponesi dove propongono gare assurde e stravaganti e che sono molto seguite dalle famiglie. Quella che si vede in televisione non è l'Italia, ma solo un suo riflesso distorto. E' giusto anche riportare l'attenzione su chi lavora nei settori dell'arte e della cultura facendo semplicemente il proprio dovere giorno dopo giorno. Non basta un'atteggiamento di curiosità. E poi una curiosità che si lascia bloccare ha di per sé una certa fragilità. Occorrono progetti e finanziamenti. Se si trovano le porte sbarrate, bisogna continuare a cercare. Sosteniamo le proposte, gettiamo luce sulle iniziative, scriviamo e parliamo. Chi si muove alla fine riesce a spostarsi. Flanders parlava di una goccia nell'oceano. Ma l'oceano è appunto fatto di tante, tantissime goccioline d'acqua messe insieme.
p.s. "La strada per Avonlea" è andato in onda prima sulle reti Rai e in seguito su Rete 4 mi sembra alle sei di mattina. Spero che venga data maggiore visibilità a questa serie che rivedrei volentieri per l'ennesima volta. A spiccare nel cast è certamente l'attrice Jackie Burroughs che interpreta il ruolo della mitica zia Hetty King (grande personaggio). Il doppiaggio della serie vanta nomi come Roberta Greganti (deliziosa), Mino Caprio, Carmen Onorati, Ilaria Latini, Perla Liberatori, Alessio De Filippis... Spero anche di poter rivedere un giorno la prima serie di "Anna", di cui ho vaghi ricordi.
MaRu
- 15 anni fa
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Condivido. Il problema è che in Giappone chi è cresciuto con la mentalità dell'effimero e la morale del videogioco o di una realtà falsata da mitologie fragili, oggi è entrato a far parte del mondo degli adulti e del lavoro e sta proponendo nuovi modelli di intrattenimento, nuove scuole di pensiero "globalizzate" attraverso la Rete. I li chiamo i nuovi zombie.
Dipende quanto dureranno. Una società del genere non potrà reggere a lungo.
Ps. "Road to Avonlea" visto su Rai2. Ma la settima e ultima stagione non l'hanno trasmessa. O me la sono persa io mentre davo la caccia agli zombie??
Friederike72
- 15 anni fa
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@MaRu Anche a me adesso è più chiaro il tuo discorso..era lo sfogo più che legittimo di un amante della lettura,dunque!!!^^ Però,credimi..qualcosa si sta muovendo davvero,soprattutto attraverso le nuove generazioni,che per fortuna non seguono l'esempio dei padri,che passano serate e domeniche pomeriggio stravaccati davanti alla tv. Merito anche dei manga che hanno fatto a scoprire a molti il piacere della lettura e la strada per le librerie??(In molte piccole città le fumetterie sono anche librerie..quindi uno sguardo qua,uno là e magari ci scappa pure un bel libro...) E grazie anche a Moccia se convince i giovani a superare i tabù che avvolgevano la lettura..da qualche parte bisogna pure cominciare,no???
Lala
- 15 anni fa
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Dunque, su Moccia non sono affatto d'accordo. I motivi della sua breve popolarità sono altri, ma non è questo il luogo per analizzarli. Non è con i suoi argomenti e con le sue suggestioni che si parla ai giovani (quando dico che scrivere è una grave responsabilità... alcuni non dovrebbero nemmeno toccare una penna).
Tornando a "Road to Avonlea", non conto mai le stagioni di quelle poche serie televisive che seguo, quindi non saprei... Le ultime puntate che ho visto su Rai Due mostravano una Felicity King adulta che aveva già lasciato Avonlea per intraprendere gli studi di medicina in città e il suo nuovo incontro con Gus Pike (il ragazzo col violino venuto dal mare che aveva preso dimora presso il vecchio faro di Avonlea). Veniamo anche a sapere che Sara Stanley è finalmente partita per andare a studiare in Europa. Non so se si trattasse dell'ultima stagione, ma nell'incontro dei due giovani e nello scambio delle loro promesse mi è sembrato di intravedere la degna conclusione di questa lunga e bella serie. A Sullivan va anche il merito di avere mostrato i luoghi e i paesaggi descritti dalla Montgomery. Mi hanno colpita molto le riprese invernali, fatte praticamente in mezzo alla neve. Ma anche la ricostruzione del "Rose Cottage" (l'abitazione delle sorelle King) ha mantenuto tutta la poesia e la bellezza delle case e dei villaggi dipinti dalla scrittrice canadese.
Come dicevo prima, le iniziative culturali in Italia ci sono, ma non sono supportate dai media. Manca un corretto uso dei mezzi di comunicazione e di informazione. Spesso la gente non partecipa alle manifestazioni culturali e ai cenacoli per il semplice fatto che *non sa* che essi hanno luogo. E' su queste lacune che si deve lavorare. Vorrei ricordare che le nostre università, pur attraversando seri problemi economici, sono vive intellettualmente. Ma il problema del denaro non è secondario. Mi duole ammettere che in Italia non disponiamo delle strutture necessarie per seguire i nostri studenti, i quali spesso sono costretti a partire (ma non vanno in Giappone) per continuare a fare ricerca (la famosa fuga dei "cervelli").
Il Giappone mostra i segni di una sofferenza che appartiene a tutte le società moderne tecnologiche. Ma nella terra del Sol Levante questa sofferenza appare esasperata. Sicuramente i giapponesi si sono accorti del problema, perché il numero di ragazzi che si gettano dalle terrazze delle scuole non può lasciare indifferenti. Per un giovane giapponese il non riuscire ad accedere all'università attraverso l'esame di ammissione è una sconfitta insopportabile: lo pone in una condizione di inferiorità rispetto ai suoi coetanei e getta ombre sulla sua futura professione e sulla sua vita.
Io penso che il Giappone potrà superare questi problemi non tanto ricercando i modelli culturali occidentali, ma recuperando la propria identità, le proprie tradizioni, la propria peculiare spiritualità.
E' superfluo dire che il nome della Montgomery in Giappone è legato soprattutto alla popolarità dell'anime di "Anna". La Nippon Animation con la serie di storie animate tratte dai romanzi per ragazzi scoprì una fortuna. Non solo il successo in patria fu immediato (lo credo bene), ma si aprì anche un considerevole canale di commercio con l'occidente, che ricevette in "forma animata" le sue stesse favole. Per cui non mi stupisce l'interesse delle industrie nipponiche verso questo genere di prodotto, piuttosto mi chiedo quanto questo interesse potrà servire.
Lala
- 15 anni fa
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Ringrazio MaRu per la sua disponibilità al dialogo e al confronto. Ciò dimostra che, quando c'è una vera volontà di comunicare, parlare con gli altri è possibile.