Sto cercando di recuperarlo anche perchè vedendo un pò di recensioni sparse per il web devo dire che sembra al quanto interessante come one-shot del Maestro Adachi.
Complimenti a Kotaro per l'impostazione della recensione. Non ho ancora letto nulla di Adachi, ma a 'sto punto, domani in fumetteria richiedo questo, mi sembra interessante e anche il prezzo è accessibile, me lo compro Se mi convincerà abbastanza proverò qualcos'altro di suo
Perchè ficcarci sempre lo sport, anche in un volume autoconclusivo? Come ho già detto altre volte sono fin troppo allergico alla binomia "Sportivo-sentimentale", ovvero allo stesso Adachi. Prenderei anche questo volume per dargli una possibilità, ma i disegni mi ricordano troppo Rough che mi ha deluso, e mi fanno provare una sorta di nausea, per cui passo.
[edit] Comunque noto che la trama sembra diversa dal solito, forse una possibilità gliela darò. E complimenti a Kotaro per l'ottima recensione
Grazie come sempre per i complimenti! Ma rigiriamoli al maestro Adachi, che li merita senza dubbio più di me!
Jinbe è una delle opere più atipiche della sua produzione, anche perchè per una volta non si parla di ragazzi del liceo, o meglio sì, ma non esclusivamente, poichè vi è un duale punto di vista, quello di Miku, ragazza liceale con tutti i problemi e i sentimenti tipici di quell'età, e quello di Jinbe, che invece è grande, grosso e vaccinato e si porta dietro delle problematiche ben diverse rispetto agli adolescenti protagonisti di altre opere dell'autore come Touch, Rough, H2, Katsu o Cross Game. Non parla di sport, non parla di adolescenza, non parla di crescita personale (o perlomeno, di tutte queste cose si parlerà anche, fra le righe, ma non saranno l'argomento principale), ma parla dell'amore familiare, del rapporto fra genitori e figli, un rapporto che viene sviscerato, nei diversi capitoli, in tutte le sue possibili sfaccettature. E' un'opera strana, che forse a qualcuno potrà far storcere il naso, ma che ritengo vada letta, per il consueto garbo con cui tratta problematiche "spinose" e per l'indubbia simpatia del protagonista maschile! L'edizione della Star Comics, se si riesce ancora a trovarla in giro (volevo regalarlo per Natale ad un amico ma non l'ho trovato nè a Roma nè a Palermo ) poi è davvero ben fatta, comprensiva addirittura di pagine - bellissime - a colori e per soli 5 euro, cosa che oggi sembra impensabile. Io ho anche l'edizione giapponese, e quella italiana è assolutamente identica in tutto e per tutto tranne il formato meno spesso e l'assenza della sovraccoperta.
@ Franzelion
Lo sport qui è unicamente messo come contorno, in quanto il protagonista maschile praticava il calcio da giovane (ma ora non più, salvo sporadici casi di un paio di pagine su circa 200) e perchè uno dei personaggi lo pratica attualmente, ma siccome è un personaggio secondario e non il centro della storia, la cosa non influisce più di tanto e serve anzi solo a caratterizzare il personaggio in questione, che è sbruffone e amato da molte corteggiatrici perchè è bravo a calcio. Quasi tutti i liceali giapponesi fanno sport perchè, tranne quelli che fanno pittura o altre attività culturali, ci sono i club scolastici che glielo fanno fare e che gli prendono gran parte del tempo che non passano a studiare, quindi l'autore non fa altro che rappresentare la realtà, nel mostrarci un liceale che gioca a calcio nella squadra della scuola o un uomo che, da liceale, giocava a calcio nella squadra della scuola.
Jinbe è una storia molto diversa da Rough, sia per trama che per tematiche che per target (Rough è uno shonen, questo è un seinen, Rough parla di amore adolescenziale, Jinbe di amore in senso più ampio) anche se lo stile grafico/narrativo naturalmente non può che essere lo stesso, essendo un'opera dello stesso autore! Ma è come se ci si lamentassimo perchè i disegni di Ranma 1/2 ci ricordano quelli di Lamù, la scoperta dell'acqua calda!
Devo trovare un punto di partenza corto ma ben dettagliato con Adachi, credo che Jinbe sia in grado di realizzare le mie aspettative, grazie per la recensione!
Adachi è il mio idolo. E Jinbe è un titolo che vale la pena recuperare per davvero. Bellissimo e toccante, discreto, tipicamente giapponese nella descrizione dei rapporti sociali e personali. Quello che più mi piace delle storie di Adachi, e in questo lui davvero è un maestro, è l'introspezione psicologica. La storia rappresenta un modo per comprendere l'evoluzione dei personaggi, il cambiamento o la rivelazione dei loro pensieri. Specialmente nelle storie brevi, il raggiungimento dell'epifania dei protagonisti avviene in modo naturale e spontaneo ma allo stesso tempo mai banale e scontato, in un susseguirsi di piccoli tasselli per ricomporre il puzzle. Man mano che si procede nella lettura si scoprono i particolari determinanti per arrivare all'epilogo della storia, finire di leggerla e dire: "si, non poteva andare che così." Senza tante supposizioni sul loro futuro sulla spiegazione di tanti aspetti lasciati in disparte, ma focalizzandosi sugli avvenimenti, il lettore viene trascinato in un viaggio magnifico in cui non serve porsi tante domande, basta fidarsi dell'autore e regalarsi una poesia disegnata, come solo lui sa fare. Consigliato solo a coloro che sanno sognare.
Di Adachi ho provato a leggere Rough, ma non riesco and andare avanti, troppo soporifero. Magari Jinbe e' piu' adatto alla mia eta'. Lo stile grafico non mi ispira piu' di tanto.
Il manga in sè non è che mi attiri granchè per via di una mia innata infantilità nelle tematiche e nei generi, però è vero, il protagonista ispira simpatia anche solo a vederlo in copertina
Non fate il mio stesso errore di aver ignoranto per anni Adachi...per poi scoprire che è forse il migliore di tutti. Ottima recensione per quello che è a mio parere il titolo più "strano" di Adachi (Arcobaleno di Spezie escluso) am forse uno fra i più profondi
@ micheles Non credo sia questione di età, piuttosto di gusti. Io Rough l'ho letto nel 95 quando avevo 13 anni e me ne innamorai, tanto da non perdere un solo volume di Adachi da quel momento in poi.
C'e' anche da dire che con l'eta' i gusti cambiano. Per esempio adesso le serie di azione mi interessano molto di meno di quand'ero ragazzetto; al contrario, ho cominciato ad apprezzare il genere slice of life che a quindici anni non avrei mai letto.
Utente6677
- 14 anni fa
10
ho veramente molto apprezzato sia la storia e i disegni che l'edizione Star Comics veramente bella e ben fatta
bravo Kotaruzzo! già da giovincello promettevi molto bene l'ho acquistato da poco e sospetto che il mio fumettaro un'altra copia ce l'abbia... casomai ti faccio sapere?
Bellissima recensione!!..che dire...è sicuramente un opera da leggere e conservare come tutte le altre storie del maestro Adachi da grande fan non posso che consigliarlo a tutti!!
Il nostro dannato Kotaro mi sta facendo appassionare a forza ad Adachi e mi sto davvero affezionando al sensei che tra l'altro, pur avendo un character design fin troppo simile dedicato ai suoi numerosi personaggi, ha un grande talento che mi ispira fiducia. E -tolto l'Essay Comics- mi piacerebbe proprio partire da questo seinen per poi passare ad opere migliori come Touch e Rough, sperando in una loro riedizione
Adachi non mi ha mai ispirato granchè ma questo titolo potrebbe, e dico <i>potrebbe</i>, piacermi, a patto che il rapporto "sport - sentimenti" sia debitamente equilibrato. Ma quel tratto...non lo so, mi è terribilmente indigesto So di aver appena scritto un'eresia, ma non ci posso fare nulla. Semplicemente prediligo altri stili, ecco tutto, senza nulla togliere al Sensei. Altra cosa che mi preme sapere: non è troppo autoreferenziale, vero? Perché da quel {poco} che ne so Adachi ce l'ha, questa tendenza...
{E non costa neanche tanto, dai, pensavo chissà cosa...}
Qui in Jinbe lo sport praticamente non c'è, a parte qualche vignetta in cui il protagonista maschile gioca a calcio con lo spasimante della figlia, ma è cosa di due o tre pagine che non ha alcuna attinenza con la storia! Che intendi per "autoreferenziale"?
Uhm, per quanto il tratto di Adachi non mi piaccia molto anche perché poi propone sempre gli stessi personaggi, almeno per quanto riguarda connotati e fisionomia, cinque euro li spendo volentieri se posso aver sotto mano qualcosa di così intensamente profondo da leggere. Diciamo che le serie, siano essi romanzi o Manga, a carattere psicologico mi hanno sempre attratto. Comunque, a parte questo, complimenti a Kotaro per la recensione: succinta ma esemplificativa! Bravo!
Proprio qua della ripetitività del tratto non ci si può minimamente lamentare, dato che le fisionomie di Jinbe e Miku non sono mai state riutilizzate in altre storie nè precedenti nè successive (c'è un uomo uguale a Jinbe ma con la carnagione e i capelli di colore diverso in Touch - Crossroad, ma quello è un film filler cui l'autore stesso difficilmente avrà messo mano nei disegni, dunque non vale, e in ogni caso è soltanto un personaggio ultra-secondario ).
Recensione che non leggerò finché non mi sarò data alla lettura del volume, che peraltro già possiedo (si, è gravissimo che non l'abbia già fatto ç_ç), per non avere nessuna nessuna influenza ^^ Lettura solo rimandata per il momento, comunque, e anzi non vedo l'ora di trovare un momento per gustarmi questo volume unico. Di recente i volumi unici mi stanno regalando buone soddisfazioni
Mi piacerebbe molto leggerlo. Del resto sono una grande fan del maestro Adachi e quest'opera fatta di un volume unico e con un protagonista insolito per il tipo di storie a cui si dedica solitamente il maestro mi incuriosisce molto. Tra l'altro la bella recensione di Kotaro non può che spingere a leggere questo manga, complimenti Kotà
Grande Kotaro, ottima recensione. Nel leggerla mi è venuta voglia di rileggere Jinbe. Adoro Adachi e questa opera tratta un tema come il rapporto padre-figlia in modo molto delicato e non affatto pesante quindi bravo Sensei Adachi. ottima opera per un one-shot, se fosse stata una serie forse sarebbe andato fuori binario invece ha fatto un lavoro encomiabile. Ripeto trattare un argomento cos' in maniera delicata è segno di vera bravura. So che l'accostamento è forzato ma anche Tsukasa Hojo con Family Compo (e anche alcuni episodi di Hojo World) ha trattato un tema scottante in modo meraviglioso. Sfido chiunque a fare lo stesso. PS: So bene che le due opere e i due autori sono di quanto più diverso l'un dall'altro, il mio era solo un ragionamento, forse contorto, sulla capacità di trattare tematiche delicate e loro l'han fatto alla grande
A Kotaro: beh, a me così non sembra, in effetti, però! Voglio dire: la ragazza della situazione è sempre identica a tutte le altre che la hanno preceduta! Stessa acconciatura e stessa faccia! E non parliamo dei ragazzi che son tutti quanti uguali, in pratica, a Tatsuya e a quell'altro suo fratello là!
Decisamente sbagli (e probabilmente parli solo per luoghi comuni come tutti quelli che non hanno mai letto un manga di Adachi ma si son fatti l'idea che sono tutti uguali quando così non è). Che l'espressione del volto sia simile, ci può stare, del resto quasi tutti i mangaka hanno delle "facce base", che usano di continuo cambiando i colori o le acconciature, e questo vale per praticamente chiunque, da Wataru Yoshizumi a Tetsuo Hara, per citare i primi che mi vengono in mente. Nel caso di Miku, poi, ripeto ancora una volta che ragazze con questo taglio di capelli non si sono mai viste nei manga di Adachi, o quantomeno non come protagoniste. Anche il ragazzo (presumo che tu ti riferisca a quello che si intravede nelle foto sotto) ha un taglio di capelli decisamente differente rispetto a quello di Tatsuya Uesugi (il quale ha ovviamente la stessa faccia di suo fratello poichè sono gemelli, per ragioni di trama). Jinbe, il protagonista maschile della storia, poi, è un tipo di personaggio completamente nuovo che nelle storie di Adachi prima non s'era mai visto e nemmeno nelle storie successive si è rivisto sinora.
Adachi è un autore che sta attento ai cambiamenti della società, e dunque anche le acconciature e il modo di vestire e parlare dei suoi personaggi cambia da una storia all'altra man mano che passano gli anni della vita reale. Nelle storie adachiane di oggi, non ci sarà più nessun personaggio col taglio "alla Tatsuya", perchè i riccioli alla angioletto evidentemente son passati di moda e oggi si portano più i caschetti "da fighetto" stile Nick Carter dei Backstreet Boys o come il Katsuki Satoyama di "Katsu" oppure capelli scarmigliati e spettinati come quelli di Koh di "Cross Game". A questo bisogna anche aggiungere che un autore che disegna da quarant'anni subisce giocoforza dei cambiamenti nel tratto, e dunque guardando Touch del 1981 (ma anche guardando il numero 1 e il numero 26 di cinque anni posteriore dello stesso Touch) e Cross Game del 2005, pur essendo dello stesso autore, ci saranno degli evidenti cambiamenti stilistici (anche in piccole cose come il taglio degli occhi, l'uso di un retino piuttosto che di un altro...).
Giudicare Adachi soltanto da "fa tutti i personaggi uguali" (basandosi sul sentito dire o sulla visione di immagini) è sbagliato. Lo stile è quello e di somiglianze ce ne sono, ma è possibile trovare qualcosa di personale in ogni personaggio e in ogni storia, perchè cambiano i ruoli, cambiano i caratteri, cambiano i contesti e un autore cresce e matura con il tempo, abbandonando determinate sue caratteristiche e sviluppandone di nuove. A differenza dell'Adachi dei primi tempi, che spesso e volentieri "riciclava" con un diverso nome e ruolo gli stessi personaggi disegnati in maniera identica (vedi Masato/Tatsuya/Yusaku, Kasumi/Miyuki Wakamatsu, Ami/Haruka, Arikawa/Kume), nelle opere più recenti i personaggi assumono una dimensione tutta loro anche dal lato grafico e non soltanto da quello caratteriale come hanno sempre fatto.
Beh, non mi sembra di aver espresso alcun giudizio negativo su Adachi, in effetti, quindi non vedo perché impuntarsi! Ho solo espresso quello che poi anche tu, evidentemente, hai confermato, e cioè che, almeno nei primi tempi, "riciclava" più o meno fedelmente gli stessi prototipi di personaggi, o sbaglio? E poi non mi sembra che comunque variassero poi così visibilmente la capigliatura e i connotati da un personaggio all'altro! Per esempio non ho mai visto una ragazza coi capelli lunghi oltre le spalle. Smentiscimi tu se non è vero. E capisco che ognuno abbia il proprio stile - anche la Tanemura, però, o le Clamp, riutilizzano ogni tanto dei modelli prefissati, questo sì - eh, però un minimo di inventiva in più non basta, secondo me! E non parlo di Jinbe che non so perché ti ostini a mettere in campo! Io di lui non ho mai parlato e non mi interessa farlo! Sto parlando solamente di persone piuttosto giovani! E non parlavo nemmeno del ragazzo che tu hai citato che, da quel che può sembrare, non si differenzia del modello standard che per la frangia divisa in due parti! Non parliamo poi di Tatsuya e compare che so benissimo che son gemelli, eh! A parte ciò, mi sembra che possa avere una mia opinione in merito e pensarla come voglio io senza che uno cerchi di prevaricarmi, no? Comunque, se mi dite che le sue opere sono piacevoli a leggersi, basta, stop! Vorrà dire che il resto passerà in secondo piano, se sarà il caso. Se però continui a voler avere ragione a tutti i costi vorrà dire che dovrò cambiare opinione pure sulla recensione e a togliere dalla wishlist questo Manga. Spero che non sia così.
<i>non parlo di Jinbe che non so perché ti ostini a mettere in campo</i>
Perchè è il protagonista eponimo dell'opera di cui si sta parlando!
<i>E non parlavo nemmeno del ragazzo che tu hai citato</i>
Tu hai parlato dei ragazzi, io ti ho fatto notare come "questo" ragazzo (la cui espressione facciale è basata su quella del "protagonista liceale tipo" delle storie di Adachi) è diverso da Tatsuya e Kazuya perchè ha una capigliatura diversa rispetto a entrambi. In ogni caso, ogni ragazzo di Adachi ha un suo carattere e modo di agire ben preciso, che lo distingue inequivocabilmente dagli altri. Anche se nelle prime storie questi possono somigliarsi fisicamente, una volta conosciuti si capirà perfettamente la loro individualità.
<i>non ho mai visto una ragazza coi capelli lunghi oltre le spalle.</i>
A memoria no, ma non mi pare che sia una discriminante così pesante. Tanto più che dei capelli così lunghi sarebbero complicati da gestire/disegnare e che, essendo i personaggi di Adachi generalmente mori come il 90% dei giapponesi, darebbero parecchia fatica all'autore che dovrebbe perdere un sacco di tempo a fare le campiture nere per decorarli. In ogni caso, come per i ragazzi, anche le ragazze di Adachi sono perfettamente riconoscibili fra loro caratterialmente. Tanto più che non capiterà mai, per dire, di vedere Haruka e Ami, che sono praticamente identiche, insieme nella stessa immagine, essendo di due serie diverse, e in un'immagine singola di Ami o di Haruka si comprende perfettamente chi è chi per via dell'eventuale divisa scolastica differente o per le differenze stilistiche fra un'immagine di Ami degli anni '80 e una di Haruka dei '90. Il "riciclo" dei personaggi era fatto da opera ad opera e non all'interno delle medesime, ed è una cosa naturalissima per la stragrande maggioranza degli autori (vedi per l'appunto i millemila cloni di Yu o Ginta che fa la Yoshizumi, o i personaggi di Rave "rinati" in Fairy Tail).
Non voglio naturalmente importi alcunchè, volevo solo portarti a riflettere sul fatto che molto spesso chi non legge Adachi è portato a pensare che faccia i personaggi e le storie tutti uguali fra loro, e questo non è assolutamente vero ed il contrario è perfettamente palpabile leggendo le sue storie in prima persona. Dunque probabilmente, semmai volessi avventurarti nella lettura delle opere di Adachi (cosa che peraltro ti consiglio e che voleva essere uno degli scopi della recensione), cambierai questo tuo pensiero!