Ma perchè nessuno raccomanda me? =D Anche io vorrei essere assunta perchè amica dell'amico del suo amico, del cognato, e dello zio che ha una morosa giapponese! Ma purtroppo, le fortune sempre agli altri...
Bel retroscena, diciamo, analizzato su più fronti comunque. Interessante la sua visione dei fatti, che obbiettivamente, come gli/le si potrebbe dar torto? Saprà il fatto suo.
Però una cosa non mi è chiara: qui si parla d'inglese, ma perchè i manga della DeAgostini per pagine e pagine restavano in spagnolo? =P E dietro c'era scritto "Edizione italiana - stampato in Spagna"... eh si, penso che la DeAgostini meriterebbe tutto un capitolo a sè per le traduzioni! '-'
Purtroppo ad oggi devo dire quello che normalmente sarebbe un vero assurdo, ovvero che moltissimi gruppi di traduzione amatoriali curano le loro "edizioni" in cose come l'adattamento in modo mooolto, ma mooolto migliore di quanto non facciano le case fumettistiche. Sinceramente? Mi stupisco seriamente che tali soggetti, facendosi un giro in internet non si facciano mai due domande in merito...
Addirittura c'è chi ci entra "perchè amico di"..... Cos'è il Parlamento italiano? .
A parte gli scherzi, io non conosco il giapponese per cui non sono uno di quelli che legge l'originale per guardare per filo e per segno cosa c'è che non va. Diciamo che mi fido e raramente mi è capitato di "non capire" o "non comprendere" una pagina o un contesto perchè il manga era tradotto male. Sono contrario all'adattamento italiano di alcuni nomi o titoli ma questo è un altro discorso. Per cui dall'altissimo della mia ignoranza direi che il lavoro è comprensibile. Però (eh si c'è un però) deduco che questo è un lavoro molto difficile ed articolato proprio per questo forse sarebbe meglio che siano persone esperte e ben qualificate a svolgerlo (oltre che giustamente ben remunerate), e non il primo piffero che passa.....
Tornando agli scherzi faccio appello alle care case editrici italiane. Io ho un amico in Giappone..... per cui non so secondo voi so il giapponese?? se mi pagate la trasferta per un anno nel Sol Levante giuro che ve li traduco tutti io
Yupa si sta occupando di The five star stories, se non erro. Beh, complimenti sia per l'articolo, sia per il lavoro che lui stesso svolge. ^^
Utente13076
- 12 anni fa
120
"La seconda strada" è un covo di raccomandati. è questo quello che vuoi dire, Yupa? Felici i tuoi colleghi di tanta considerazione
"Qualcuno chiederà: ma non basta prendere chi ha completato la laurea in giapponese? Dopotutto, terminare l'università significa sapere il giapponese!"
Questo è un argomento che mi piacerebbe analizzare insieme. Allora, perché gli studi orientali prevedono 2 lingue extra-europee?? A che serve sapere il giapponese e...che so, l'hindi? Il coreano? Il nihongo nōryoku shiken lo consosco e confermo sul livello pratico passivo che esso fornisce. Parlare il giapponese in modo fluente Vis-à-vis non se ne parla, in compenso puoi tradurre il Tokyo Shinbun dalla prima pagina fino agli annunci pubblicitari. Una buona dottrina nel campo linguistico ricorda che bisogna saper:
Leggere Scrivere Parlare
nelle università si fa troppo lavoro da amanuensi, poco laboratorio (conversazione) e pochissima lettura (che non siano le classiche lettere che manda Anna Rossi dal Giappone ai Suoi parenti)*
* tipico esempio di Shukudai (compito a casa) che si fanno a livello universitario.
Se volete imparare la lingua fate il nihongo nōryoku shiken e, soprattutto, leggete tanto. Media che usano messaggi testuali aiutano parecchio.
In generale le lingue sono delle brutte bestie, non vale solo per il giapponese, se non le si esercita direttamente o le si lascia ferme a lungo spariscono in un attimo!!Col jappo poi forse è anche peggio essendo così dissimile dall'italiano...
io credo sia una questione di fondo,noi italiani non siamo mai stati dei buoni traduttori,a differenza di quanto avviene in altri Paesi,dove col passare degli anni si sono adattati,o almeno hanno accresciuto le loro conoscenze su un determinato numero di lingue.
già abbiamo abbastanza problemi coi nostri dialetti regionali,figuriamoci in un contesto più ampio come quello delle lingue internazionali,già con quelle europee facciamo una fatica tremenda,tranne alcuni casi o con madrelingua,in tutti gli altri è quasi un disastro.
per non parlare delle lingue orientali come il giapponese,nel contesto di una traduzione di un manga le migliorie ci sono state,ma ne sapremo sempre meno di uno proveniente dal sol levante,nonostante l'impegno profuso da alcune importanti case editrici nel nostro Paese.
offrono comunque un buon servizio,a tratti anche efficiente,ma sulla lingua io credo che nelle traduzioni avremo sempre qualcosa tutti da ridire negli anni a venire nonostante i miglioramenti.
un campo come quello della traduzione di un fumetto nipponico lo ritengo sempre qualcosa di complicato,credo sia anche una questione di gusti differenti nel seguire un manga.
sono diversi fattori da considerare,e dove possono soddisfare una parte di utenza,ne scontentano un'altra,e un'altra per un altro motivo e così via.
IcyFlame (anonimo)
- 12 anni fa
80
Il nouryouku shiken, eh. Madò, una bestia nera. Per passarlo bisogna davvero studiarci parecchio, a qualsiasi livello si voglia tentare, non è una passeggiata al parco. E vorrei tentare anch'io, l'N2 per la precisione. Dicono essere fattibile per un primo anno magistrale, da sudarci parecchio per un laureato triennale. L'N1 è per magistrale, poco ma sicuro. Almeno, a Ca' Foscari è questo tipo di paragone che viene fatto, quanto a conoscenze richieste per superarlo. Sono d'accordo che dovrebbe essere usato come riferimento standard per il livello di un traduttore. Valuterà anche le competenze passive e non quelle attive, ma in fondo ad un traduttore è quelle che vengono chieste.
Molti editori nemmeno sanno cosa sia il noryoku shiken e non notano che il tuo curriculum lo riporta...oltre a questo serve anche una padronanza della lingua italiana e della meccanica di traduzione che a fin troppi del mestiere sfugge. Un appunto: il secondo livello per i manga non è affatto poco, per la narrativa è un altro paio di maniche. Il grosso della differenza sta nel numero di kanji effettivamente conosciuti e sulla comprensione orale, più che sulla conoscenza grammaticale. Se tagliassimo fuori chi non ha il primo livello, mi sa che solo un traduttore di manga non perderebbe il posto... Bisogna poi vedere chi con un livello uno si accontenta di tradurre manga, magari pure mal pagato...
P.S. Leggo ovunque critiche selvagge alle traduzioni di manga in Italia, ma siete tutti madrelingua giapponesi per sapere se effettivamente sono sbagliate? Lo chiedo perché quasi tutte le critiche vengono da persone che al massimo sanno dire sayonara, mentre dai traduttori qualificati non ho quasi mai sentito stroncature feroci come sui forum...
Il problema è che molti traduttori non conoscono neppure l'italiano..vedo certi svarioni, ultimamente, che fanno quasi impallidire le traduzioni dei fans...da "quà" e "fà" in giù, tanto per fare qualche esempio. E spesso manco hanno un correttore di bozze...leggevo certi refusi proprio su "Edgar e Allan Poe" ieri, oltre ad una traduzione letterale ( tipo "Fratello Henry" per tradurre" Henry oniisama") che davvero ti fa venire voglia di lasciare il volume a metà ((
Ammetto di non provare particolare simpatia per quest'ultimo... però, con tutta l'oggettività che ho in corpo alla fine dell'articolo mi sorge spontanea una domanda: e quindi? Dove si vuole andare a parare?
È solo una mia impressione e sono sufficientemente sicuro che non sia così, però in alcuni di questi articoli (quindi quelli ripresi dal blog di Yupa) una cosa ho avuto l'impressione di carpire: sembra quasi trapelare lo stesso atteggiamento che ha un cugino di mia madre "verso il mondo": quello è uno stupido, quell'altro non capisce niente, quell'altro ancora è una mezza tacca e così via; tutti imbecilli al suo confronto, solo che poi questi fan carriera e lui no...
Conclusione? Non credo ci sia, ma gridare "al lupo al lupo" considerando il suo di lavoro (di chi è il tanto - anche da me - chiaccherato A certain magical Index? si, è suo...) mi pare discutibile e fuori luogo: mi spiace ma "è uno dei tanti" e non credo sia particolarmente logico e giusto fare certe "dissertazioni" come si chiamano; molti altri suoi colleghi fanno un ottimo lavoro, sia di traduzione che di adattamento e, mi spiace dirlo, ma questi suoi colleghi, probabilmente anche tra quelli che critica, fanno un lavoro, quantomeno da me (e da altri come me, posso evincere), diverso, con un approccio che a me piace molto di più...
De gustibus, indubbiamente, però anch'io ho lavorato e lavoro nel settore dell'editoria (quindi un settore dove non si tratta solo di giapponese, ma anche di russo, cinese, coreano e chi più ne ha più ne metta), per case editrici di certo non grandi e tutto quello qua descritto proprio non avviene, e se capita è così circoscritto da poterlo tranquillamente non considerare o individuare con una facilità imbarazzante.
Dal mio punto di vista è un male peggiore voler snaturare in nome di un italiano che alle volte non si presta a questi funanbolici adattamenti opere che, con un minor zelo e una maggiore elasticità, avrebbero meriti maggiori da parte di un pubblico ben maggiore (le note esistono anche per le spiegazioni "italiano-italiano" quindi evitiamo la buffonata delle troppe note, se servono per una migliore resa si mettono...) io ho sempre lavorato così, sia con gli autori che con i traduttori, e chi pubblica (e chi compra) apprezza...
Non credevo che quello delle traduzioni fosse un circolo chiuso, fatto di raccomandazioni e parentele. E' quasi peggio del mondo del doppiaggio.
E' anche triste sapere che nemmeno studiare una lingua all'università e laurearsi fornisce tutti i requisiti necessari. Non parliamo poi dei vari corsi online di giapponese, di cui mi fido ancora meno. Utili magari ad avere un infarinatura generale ma di certo non ad imparare bene una lingua. Credo che vivere in Giappone per qualche anno sarebbe una delle soluzioni migliori. Con qualche mese impari davvero poco.
senza cascare in svarioni classici ma tremendi tipo tradurre scalpel con "scalpello", annoying con "noioso" o eventually con "eventualmente".
Mi sento ignorante.
Mario (anonimo)
- 12 anni fa
61
Stessa cosa vale anche per la traduzione degli anime...ecco perche' aborro il doppiaggio e l'adattamento italiano (non i doppiatori, ma il doppiaggio che devono seguire). Del resto e' piu' facile tradurre dall'inglese che non direttamente dal giapponese, senza contare l'altrettanto difficile lavoro dell'adattamento che, come nel caso del doppiaggio per far sincronizzare il labiale, rischia di stravolgere tutto il senso della frase.
vero (anonimo)
- 12 anni fa
04
e vero solo se una traduzione amatoriale e superiore ad una professionale
Perchè non mi assumono? Leggo manga dai tempi di mangazine, c'ho un sacco di esperienza in lettura di manga
Buster (anonimo)
- 12 anni fa
111
"e quindi? Dove si vuole andare a parare?"
Forse si vuole fomentare la mania italiana dove tutti siamo allenatori di calcio, dall'alto della nostra poltrona? Magari non nelle intenzioni, ma il risultato sarà sicuramente quello. Yupa è un addetto ai lavori. Ma il pubblico che si legge questi trattati difficilmente riesce a svestire i panni del fan e a ragionare da "addetto ai lavori". E così partono le tifoserie.
Tutte cose che francamente lasciano il tempo che trovano.
Luca
- 12 anni fa
60
@Neuro: peccato che di "A certain magical Index" la traduzione sia sua ma l'adattamento no (idem nei nuovi volumi di "ONE PIECE"), tant'è che non ho mai sentito nessuno lamentarsi di "The Five Star Stories" che traduce ma anche adatta
Eh, non è la prima volta che trovo traduzioni fatte davvero male, nei fumetti. E non parlo neanche dell'adattamento, ma proprio dell'italiano scritto da cani. Esempio fresco fresco tratto da un manga uscito questo mese: "per provare il suo punto" al posto di "per dimostrare di avere ragione". Secondo me non è stato neanche tradotto dal giapponese ma dall'inglese "to prove your point". Il che non mi conforta, dato che la traduzione di una traduzione solitamente fa perdere alcuni dettagli...e in ogni caso, un traduttore dovrebbe almeno conoscere le basilari regole dell'italiano. A volte non sono rispettate neanche quelle. Ho urlato di rabbia a vedere certi congiuntivi mancanti...
Da amante della letteratura di ogni tipo, mi accodo a chi dice che il problema degli adattamenti dei manga qui in Italia non è solo di traduzione dal giapponese, ma proprio di adattamento delle frasi italiane. Ma le rileggono ogni tanto? Certe cose suonano proprio male. Tornando al discorso principale, trovo assurdo che chi traduca non sia un traduttore ma solo "amante del giappone". Io sogno di entrare a lavorare in una casa editrice italiana di manga, ma so che non potrei mai fare la traduttrice non avendo studiato giapponese (si, alcune cosette le so per conto mio, ma di certo non posso dire di conoscere la lingua XD) infatti al massimo potrei fare la curatrice della posta, pubblicità, contatti con le redazioni estere (grazie all'inglese) o cose simili. Trovo assurda questa "moda" degli editori italiani. Forse continua solo perchè noi compratori continuiamo ad accettare le opere così come ce le pongono. A loro i soldi arrivano ugualmente, cosa gli importa del prodotto?
Rigiriamo il coltello nella piaga di non aver mai provato a fare il Noryoku
L'anno scorso sono andato ad una conferenza della JPOP dove dissero che, per quanto riguardava loro, condizione essenziale per i loro traduttori era l'esser stati per un bel pò di tempo in Giappone, in modo da aver potuto assimilare modi di dire ed elementi della cultura popolare che spessissimo saltan fuori nei manga.
Anche io sono completamente ignorante in giapponese quindi potrebbero rifilarmi qualunque frase e io la prenderei per buona sulla fiducia, ma come hanno già detto altri, anche un'ignorante di lingua giappa si accorge inevitabilmente degli errori di adattamento in italiano! Come ha detto Minako a volte certe frasi sembrano essere prese pari pari dall'inglese!
Da "amatore" posso dire che la cosa più complessa è proprio quella a cui accennava Kotaro, ovvero il saper cogliere gli slang, i riferimenti e i richiami spesso utilizzati nei manga e che si possono imparare solo conoscendo profondamente la cultura giapponese.
Utente1594
- 12 anni fa
100
Sinceramente leggere il post di Yupa non m'ha aiutato nel farmi una precisa idea sulle traduzioni che leggo nei manga.
Avrei preferito qualche esempio; così come ha impostato il discorso sembra più un capriccio ben approfondito solo riguardo il nihongo nōryoku shiken.
@ Luca: hai ragione... la traduzione non è mica la parte fondamentale di un lavoro simile, è l'adattamento a se (che senza una buona traduzione non vale una cippa) che rende encomiabile un lavoro, o meno... L'adattatore si limita (quando è il caso, e non sempre) a far divenire più lineare l'italiano riportato dal traduttore, a rendere "più consone" le frasi e così via... ma tutto ciò significa che il primo "adattamento" significativo è quello del traduttore (a meno che non siano tutti dei Google Translator chi traduce lo fa anche in base al contesto, in special modo per il giapponese, che è una lingua contestuale...) è lui che decide nomi e frasi, l'adattatore le risistema per renderle più fluide...
Credo tu lo abbia fatto, ma, nel caso, se ti fossi letto anche gli articoli precedenti su Yupa capiresti che "queste" critiche non sono infondate.
The Five Star Stories io ho letto solo la "sua" versione quindi non mi permetto di esprimere pareri particolari in merito, però, visto che di specifiche terminologie si parla, non credo che ve ne fossero di giapponesi e questo spiega il perché di una migliore qualità di traduzione/adattamento (solito ragionamento delle peggiori traduzioni degli anni passati: ciò che è in inglese si lascia, ciò che è in giapponese va tradotto a tutti i costi), che però non si esime dall'avere alcuni passaggi in italiano un po' farraginosi (sono un "letterato", e su questo la mia pignoleria non ha limiti)...
il problema in Italia, come sempre, è la mancanza di meritocrazia e l'assoluta mancanza di voglia di far bene, tendiamo troppo spesso alla mediocrità come traguardo, e questo in qualsiasi campo, dal lavoro allo studio. Io, appena mi laureo (se mai questo accadrà, sigh sigh), imparerò il giapponese, in un modo e nell'altro, così da potermi leggere i capitoli in originale, scavalcando errori di traduzione, di adattamento e quant'altro!
Utente13076
- 12 anni fa
00
@Kotaro
Condividi la scelta della Jpop che mette la tua laurea al pari di chi ha passato qualche mese in Giappone?
La laurea in sè e per sè non è condizione necessaria per diventare traduttore (e lo dico da laureato ), condizione necessaria è sapere la lingua, e questo può prescindere dal pezzo di carta. Suppongo che una persona che ha seguito corsi specializzati che ti preparino in maniera molto più completa rispetto ad Anna Rossi e a Walter-san - quanti ricordi - sia più preparata di me anche se non ha studiato all'università per prendere la laurea. Io sono d'accordo con la JPOP, perchè ritengo giusto che il traduttore debba un minimo essere "dentro" la cultura giapponese, altrimenti tantissime cose gli sono precluse (penso anche solo al mazzo che s'è fatto il traduttore di, chessò, Saint Seiya).
Utente10941
- 12 anni fa
31
Ok, sull'articolo non posso dire niente perchè di giapponese so poco e niente (ichi nii san: 123..arigatou..shonen/seinen/shojo *__* sto a questi livelli!)..ma volevo solo dire che se lo staff della Panini si facesse un giro su questo sito, si dichiarerebbe fallita per la vergogna!!
Io, invece, voglio intervenire per fare un discorso da un punto di vista più economico...non ho dati, ma su per giù le case editrici non "navigano nell'oro" (per gli ultimi 3 mesi le vendite di libri e fumetti sono scese dell'11,3% tanto per dirne una).
Ora...qui il problema per le case editrici è andare a prendere una persona che sappia bene il giapponese, che sia disposto a studiare originali e a eseguire svariati confronti ( sempre se si vuole fare un buon lavoro) e che sia disposto ad investirci molte ore... una pesona che ha un bagaglio di esperienze e studi di molti anni alle spalle.
Secondo voi una persona di questo tipo quanto può costare in più alla suddetta casa editrice? quanto la suddetta persona può svilupparsi professionalmente in un mercato che non ha mai fatto un vero e proprio balzo in avanti (e quindi quanto sarà soddisfatta della sua posizione)? Quanto una buona traduzione può portare ricavi aggiuntivi rispetto ad una con qualche errore qua e là? è questo il problema...è un mercato di nicchia con clienti a cui interessa di base il prodotto in sè. Il brand value della casa è secondario rispetto alla passione per il titolo presentato.
Sia chiaro, io non giustifico le cattive traduzioni ma pensandoci bene si devono tenere in conto molti fattori che spesso, volenti o nolenti, vanno contro alle stesse idee delle case editrici (io, sinceramente, non ci credo che questi volutamente partono con l'idea di fare un lavoro mediocre).
Pienamente d'accordo...questo è un problema piuttosto serio per la fruizione dei manga in Italia. Io personalmente mi sono "scontrato" con questa questione in passato,quando ho letto "Maison Ikkoku" edito da Star Comics,e che ancora posseggo. Ebbene,la lettura mi lasciò piuttosto perplesso,tanto che ricordo che droppai il manga,salvo poi riprenderlo e completarne la collezione un paio di Lucca Comics fa.Mi capitò poi di imbattermi in una versione online su un sito americano che scaricai e tradussi,trovando la versione americana molto più fedele alla versione dell'anime (mio punto di riferimento,grazie alla traduzione fedele all'originale,presente nei sottotitoli dell'edizione Yamato) di quanto non fosse la versione italiana,con balloon spesso e volentieri esageratamente stringati e poveri di contenuto. Per cui,avendo avuto la prova personalmente di questa situazione,non posso che essere d'accordo con l'articolo...
Secondo me se ne fregano altamente. Traduco il più in fretta possibile e chissene.
Ho sentito tradurre: "MUSTARD" in "MOSTARDA" ad ogni occasione possibile! Mi faccio un hot dog con la mostarda... eeeh già! Non con la senape eh, con la mostarda! "PEPPERONI PIZZA" in "PIZZA AI PEPERONI" ogni volta... persino "MAKE A TOAST" in "FACCIAMOCI UN TOAST" in una scena di un brindisi (toast=brindisi per chi non lo sapesse) ad un matrimonio (con conseguente brindisi.. che se uno non sa l'inglese non ha capito nulla della situazione)!
Questa è incompetenza e menefreghismo assoluto! Del resto se sei raccomandato il lavoro non te lo tolgono lo stesso...
E questi sono solo 3 dei tanti esempi che ho notato io stesso, presi dall'INGLESE! Non oso immaginare cosa potrebbero fare con una lingua come il giapponese!
questo problema c'è anche negli anime, ad es. una delle maggiori aziende private italiane ed attiva nell'ambito dei media e della comunicazione. Specializzata primariamente in produzione e distribuzione televisiva, ha fatto; sta facendo e purtroppo mi sa che continuerà a fare, dell'edizioni italiane non adeguate, per l'azienda del suo livello.
"Selezioni, per così dire, disinvolte, o addirittura di non-selezioni si verificano non poche volte: il traduttore scelto perché è stato qualche mese in Giappone; o perché ha la ragazza giapponese; o perché dice lui di sapere il giapponese, e io editore mi fido, ed è mio amico, e mica gli posso dire di no!"
.... e se vede a volte.
Comunque se ne era già parlato un paio di volte di questo problema, in ogni caso è buono riproporre il problema, magari per chi è nuovo da queste parti.
Utente13076
- 12 anni fa
00
@Kotaro
Ho capito.
KUMA-29
- 12 anni fa
30
Bellissimo articolo ! Però ricordo che avere una traduzione perfetta al 100% di un opera concepita un altra lingua è impossibile ! Al limite si può cercare di avvicinarsi molto..ma nulla di più. Questo però non giustifica invece certe traduzioni completamente sbagliate da parte di un personale poco attento o semplicemente menefreghista
Occhio a non cadere nell'errore di basarsi sui fansub/scanlation come punto di riferimento per controllare la traduzione. Mi ricordo per esempio uno "scandalo" scoppiato su un sito riguardo a Toradora perché "la Dynit aveva censurato la parola lesbica"; peccato che, ascoltando dal giapponese (pur con quel poco che so, ma quella parte era davvero semplice), ho fatto loro notare che il dialogo della versione Dynit era riportato paro paro in italiano e nessuno diceva "lesbica" in quel punto...
nonno (anonimo)
- 12 anni fa
90
Leggendo bene più che una critica vedo solo una montagna di frustrazione e (forse) invidia. Ci sono molte verità indiscutibili in quel papiro, ma per la maggiore sono cose che si sapevano (errori grammaticali, traduzione a volte fatte male, ecc...), poi detto da lui che essendo un addetto dovrebbe "solidarizzare" e magari aiutare, invece sembra che trovi gusto nel sparare sulla corce rossa... Alla fine cosa voleva far capire che non fosse già sotto gli occhi di tutti? Che lui non è raccomandato quindi è degno di stima? Che solo lui è bravo e tutti gli altri son me*dine in confronto? Mah... Sarà che essendo il suo blog si permette di scrivere quello che gli passa per la testa. Sarà il momento difficile che colpisce questo paese e che magari colpisce anche lui, ma sembra solo il solito ragazzo che vuole farsi notare per essere arrabbiato contro tutto e tutti...
Di giapponese so quel che può sapere un appassionato di manga ed anime, quindi poco. Ho visto un discreto numero di serie subbate e leggo regolarmente scan, ma nonostante questo non mi sono mai sognata di usarli come riferimento di cui fidarmi ciecamente. Sta di fatto che gli strafalcioni che si trovano di tanto in tanto non sono legati a traduzione o adattamento dal giapponese... ma sono proprio orrori di grammatica italiana. Se un giorno dovessi raggiungere le competenze per giudicare una traduzione, beh, ne riparleremo. Al livello attuale, posso solo mettermi le mani nei capelli e pregare che almeno i congiuntivi non siano messi a caso!
peccato che di "A certain magical Index" la traduzione sia sua ma l'adattamento no (idem nei nuovi volumi di "ONE PIECE"), tant'è che non ho mai sentito nessuno lamentarsi di "The Five Star Stories" che traduce ma anche adatta Invece di lamentele ne ho lette anche lì, per il fatto che il raddoppio della consonante è un artifizio di adattamento scelto da lui e non concordato con la casa editrice o con l'autore. Ma sicuramente è il male minore in un adattamento.
(solito ragionamento delle peggiori traduzioni degli anni passati: ciò che è in inglese si lascia, ciò che è in giapponese va tradotto a tutti i costi) Tolte le parole inglesi che ormai fan parte del lessico comune giapponese, dove sarebbe il problema?
Sarà ma non mi convince molte il tono di questo scritti qeusta volta... Certo dice cose molte giuste e, nonostante all'inizio sia rimasto un po' stupito sulle critiche alla laurea e alla richiesta di quell'esame, in effetti direi che dovrebbe essere un requisito. Dovrebbero essere molto più professionali coloro i quali assumono e al contempo chi lavora invece di fare errori alla CdC
Ok che per noi è uno svago, ma per loro è un lavoro non una passeggiata.
Scandaloso scoprire che anche delle case si richiedano raccomandazioni o futilità come il viaggio in Giappone o la morosa Giappa.
La laurea è come la carta igienica: serve per pulirsi il fondoschiena ma puoi anche sostituirla eventualmente anche con le foglie... Comunque io proporrei un minuto di silenzio per tutti quei verbi al congiuntivo che vengono storpiati ogni giorno dal popolo italiano XD
Non sapete quanto mi rincuori leggere questo articolo! Io miro da tanto tempo al sogno di diventare traduttrice e proprio x questo ho intenzione di passare l'N2. Sxo proprio che possa rivelarsi davvero una carta vincente a mio vantaggio ^^ 頑張って見せます~
baljak (anonimo)
- 12 anni fa
20
Ah Gintama, ricordo il titolo "le zampe dei cani hanno un odore pungente" tradotto come "le palle dei cani..."
@ Ryogo: per quanto l'italiano sia una lingua bellissima non è onnipotente, e, se certe terminologie vengono lasciate in inglese perché "rende meglio" (e magari il lettore non sa nemmeno che significhi, ma siccome rende meglio è "ganzo bao") non capisco per quale arcano motivo certe terminologie (in più di un caso un nome, che, vista la particolarità della lingua, ha un significato e una possibile traduzione italiana) giapponesi debbano per forza essere tradotte in italiano, perdendo completamente il significato originale (magari onomatopeico o altro) e imbruttento il tutto; se io applicassi la stessa mentalità all'inglese, e sarebbe segno di coerenza, che invece manca, allora inizierei a parlare di "Nuova York", di calcolatore (o elaboratore elettronico), di miscelatore (mixer) per arrivare alla massima di un "Luigi Braccioforte" (Louis Armstrong) che sarebbe la ciliegina sulla torta.
Come detto in altre sedi, se si vuole applicare un simile approccio lo si applica per tutte le lingue: in One Piece, ad esempio, si inizia a parlare di prima, seconda e terza marcia (invece degli "esotici" gear, first, second, third).
Tutto qua, a me piace che determinate parole, visto che non sono messe a caso, rimangano tali, quindi, per me, una stupida presa di posizione "inglese si, giapponese no" crea molti problemi, specialmente se poi per leggere certe boiate dovrei pure sborsare dei soldi, solo perché l'opera è disponibile in quell'unica versione.
Come ho detto io, dipende dal contesto, è logico che se mi lasciano "shift" in Initial D mi sento preso in giro, noi diciamo "cambio", in Giappone dicono "shifuto", che è appunto un termine inglese usato nella loro lingua, ma non nella nostra. Ed essendoci una traduzione nostrana, è giusto che ci sia... Certo, non voglio arrivare alle girellate del tipo "elaboratore" al posto di "computer" (e chiunque sa qualcosa di super robot ne ha da dire sui nomi delle mosse), ma appunto, dipende dal contesto, se una cosa è un nome proprio è meglio lasciarlo (ad esempio, se l'aeronave si chiama "waito beisu", non chiamarmela "base bianca", ma mantieni "white base").
E della traduzione italiana delle mosse giapponesi che mi dici?
Ad ogni modo che la laurea non conti niente mi sembra decisamente troppo... che sia un inizio basilare, le fondamenta sulle quali costruire esperienza in campo lavorativo sì.
@Mikoto Dipende da che laurea è, se serve o meno a pulirsi la sotto quando finisce la carta igienica... Con la situazione attuale poi... peggio ancora!!
@sagarasosuke Dimentichi certe castronerie alle quali ci sta abituando ultimamente la Star Comics... ^^
Ehm... i laureati costano più dei diplomati, ora come ora è meglio non esibirla, a meno che non sia con voti stellari. E anzi, pure i diplomati costano più di chi ha fatto la scuola dell'obbligo...
"E della traduzione italiana delle mosse giapponesi che mi dici?"
La stessa identica cosa, vedere una o due parole, tradotte in una frase completa da dieci e lode per un compito di grammatica (il che, in un altro contesto, è solo un bene) che mi occupa tre quarti dell'immagine solo perché è scritta a caratteri cubitali beh... mi lascia con molte parole - dissertazioni è il caso di dire - sul lavoro compiuto...
@ tutti-quelli-che-dicono-che-la-laurea-non-serve-a-una-cippa se ci credete davvero alzate le chiappe e andate a cercare lavoro in una grande azienda col solo diplomino del liceo... se vi prendono per un lavoro che va oltre il pulire i bagni o rispondere al telefono della portineria fate sapere fin dove potete arrivare... La laurea serve, altroché se serve, e non una specifica, pressoché tutte, l'aver dato altri anni della propria vita allo studio, essersi messi d'impegno (chi più chi meno, ma se ci si laurea ci si è impegnati comunque, a meno di darla/o) e aver perso innumerevoli volte la pazienza con l'amministrazione dell'università t'insegna a rapportarti col mondo del lavoro, perché in molti casi (come il mio) per studiare "hai a lavora'" e quindi impari ad organizzarti il tempo e impari a non aspettare "mamy o papy" che ti trovino un lavoro bello e pronto; ti "fai il culo" e questo serve, indipendentemente dalla laurea che prendi. E piantiamola col dire che sono utili solo le lauree che danno un lavoro specifico per quello che si studia (e che, nel mondo dei sogni, ti prendono appena laureato), non è vero, non lo è mai stato e mai lo sarà. Oggi la laurea ci vuole per tutto quindi chi dice che non serve a niente o è stupido o non sa che razza di mondo è quello del lavoro (a meno di non essere ricchi il giusto per aprirsi il proprio negozietto...).
Se ve la pagaste per intero la laurea non credo che certe uscite ci sarebbero (e non le tasse italiane, ma quelle tipo college o istituzioni private, quando si ha a che fare con cifre da 4 zeri in su vedrai come dai valore al foglietto di carta)... Certa gente mi fa proprio girare le scatole con ragionamenti del genere...
La laurea serve SOLO se davvero ci si da da fare nello studio e si conseguono dei voti alti, allora sì che le aziende sono invogliate ad assumere, perchè vedono che appunto hanno davanti qualcuno che si è dato da fare. E c'è differenza tra un 102 in CTF e un 70 preso fuori corso in filosofia...
Blablabla, ma sta di fatto che secondo me il concetto di usare come traduttori persone con esperienze concrete in Giappone non è sbagliato. Capisco l'orgoglio di chi ha faticato per conseguire una laurea e sono d'accordo che la soluzione migliore è avere gente che ha sia esperienza di studio che pratica, però che la prima da sola non basti è un dato di fatto inconfutabile. Chi sostiene il contrario probabilmente lo fa perché non ha mai provato a tradurre testi pieni di richiami e/o con riferimenti culturali contemporanei.
Buster (anonimo)
- 12 anni fa
00
CVD ^^
Utente13076
- 12 anni fa
11
"e aver perso innumerevoli volte la pazienza con l'amministrazione dell'università t'insegna a rapportarti col mondo del lavoro,"
Questa affermazione l'ho sentita da diverse persone che giustificano la "disorganizzazione" universitaria con la volontà di prepararti agli imprevisti del mondo lavorativo. E continuo a trovarla una spiegazione assurda.
PS: sempre parlando di università italiane, naturalmente.
@ meitei: no, calma, io non ho giustificato la disorganizzazione delle università italiane. A me, quando le fanno girare, mi viene solo voglia di far saltare tutto in aria, altro che volontà di prepararti al mondo del lavoro: quello è in mondo del lavoro. Io ho solo detto che è un primo approccio a ciò che sarà in futuro: segreterie universitarie, uffici comunali, uffici provinciali, uffici aziendali; sono tutti della stessa pasta, non ci si capisce nulla, sono caotici e confusionari. Semplicemente, per ogni ventenne che si rapporta all'università, le segreterie di queste ultime sono come un trampolino di lancio: prima ti abitui al loro caos, prima impari a destreggiarti in quello del mondo lavorativo. Ma mai ho creduto che ci fosse sotto una qualche benevola volontà in tutto ciò... per loro disorganizzazione equivale a sprechi, e visti i pochi soldi di cui dispongono sarebbe da idioti mantenere in piedi un tale sistema solo per "preparare" i "giovini" a ciò che li aspetta in futuro...
Quindi non leggiamo tra le righe ciò che non è scritto per favore: io odio dal profondo del cuore il sistema delle segreterie universitarie italiane, ma è un fatto che se impari a conviverci hai fatto un notevole passo in avanti per quando andrai a lavorare... così è stato per me e per chi ci ha avuto a che fare prima di me.. c'est la vie
Ahia, Ahia, qui giriamo il coltello nella piaga della disorganizzazione italiana. Premetto, quando ho letto questo articolo mi è crollato un mito, io ho sempre pensato che le traduzioni venissero fatte dal giapponese e non da altre lingue, chiamatemi pure illuso, ma quando uno legge alla fine di un volumetto giapponese, traduzione di... e adattamento di... gli viene da pensare che sia la traduzione e sia l'adattamento siano fatti dalla lingua madre! E poi la mia teoria è supportata dal fatto che ho trovato quasi sempre delle traduzioni accettabili, che ho sempre dato per buone. Comunque a questo punto mi trovo daccordissimo con chi ha scritto l'articolo, tranne per una cosa. Secondo il mio parere, da semplice appassionato di fumetti giapponesi con un minimo di esperienza nel campo, per importare manga, bisogna sicuramente conoscere la lingua anche meglio di un giapponese, ma bisogna anche conoscere la loro cultura e il loro modo di pensare, che ha poco a che vedere con la formazione accademica. Bisogna come si suol dire contestualizzare l'autore, capire che cosa ha voluto dire con quella vignetta per poter rendere al meglio i dialoghi in italiano, in un modo comprensibile per il lettore e che sia al tempo stesso fedele all'originale. Just what I think
E quando in una scena di tensione estremamente avvincente il nemico si rivolge al protagonista chiamandolo "sbarbatello" e tu inizi a ridere senza freni anzi che essere coinvolto nel combattimento, allora capisci che c'è qualcosa che non va... Ok non è certo una delle traduzioni più contestabili siccome si parla anche di omissioni e fraintendimenti... Però è una storia vera. XP
Ho "lavorato" come editor per un paio di gruppi fansub e devo dire che il lavoro in genere è sempre stato svolto con estrema cura, passando direttamente dal giapponese all'italiano. Ho scoperto che molte case editrici, per velocizzare il lavoro traducono dalla lingua inglese e già qui si può immaginare la perdita di sfumature e quant'altro. Nel nostro caso avevamo 2 "veramente esperti" perché di origine giapponese in Italia per lavoro. e in un altro caso un'appassionata e per nulla inesperta del campo. Più di una volta ci siamo soffermati a discutere l'utilizzo di un termine piuttosto che un altro, appunto per rendere più realistico possibile il lavoro finito.
Dall'altra parte ho acquistato più di un volume contenente errori grammaticali e di logica, che alteravano non poco la narrazione. Per non essere troppo ingiusto non cito la casa editrice perché quasi sempre lei a sbagliare.
Replicate anche voi adesso? xD