Conoscevo qualcosa dei burakumin: il fatto che erano gli unici ad occuparsi dei mestieri considerati impuri come pellettieri e macellai, che erano discriminati come gli Ainu negli Omiai e che nel sistema delle caste poteva anche capitare che un samurai indegno venisse retrocesso a "fuori casta"; non immaginavo invece che nel 1975 - praticamente un secolo dopo l'abolizione "ufficiale" delle caste - esistesse il "libro nero" dei discendenti dei burakamin. Raccapricciante l'introduzione del libro: "abbiamo deciso di [...] creare questo libro per i responsabili del personale alle prese con problemi di lavoro e per le famiglie addolorate dai problemi che hanno con i matrimoni dei loro figli"
il lettore consapevole (anonimo)
- 9 anni fa
00
Sbaglio, o quello dei burakumi è un tema trattato anche in Ashita no Jo, in particolare nella prima parte dell'opera?
Avevo sentito parlare dei cosiddetti lavori impuri e dei pregiudizi nei confronti di chi li pratica, ma non avevo mai approfondito pensando fosse un problema di stupida ignoranza ormai estinto nella società moderna. Articolo molto interessante penso che la cosa più allucinante sia la lista nera dei discendenti.
Le Mysanthrope (anonimo)
- 9 anni fa
00
Complimenti per l'articolo. Sarebbe stato doveroso, però, accennare al famigerato incidente di Saitama (lo stesso a cui, secondo una leggenda metropolitana, sarebbe ispirato Totoro): di cui fu incolpato, a quanto pare ingiustamente, un giovane Burakumin.
Mai sentito parlare dei Burakumin prima d'ora...purtroppo come tante altre discriminazioni nel mondo, continua ancora a trascinarsi avanti. Molto interessante, grazie Hachi!
Ottimo articolo! In passato avevo sentito dire qualcosa riguardo i barakumin, ma non avevo mai approfondito l'argomento. Mi ha colpito parecchio la loro storia.
Wow ragazzi!! Ottimo lavoro!! Non sapevo niente di queste cose! Sono rimasto davvero di stucco, non avrei mai pensato che potessero esistere certe discriminazioni in Giappone! Continuate cosi!!
Ma... avevo visto departures ma non mi ero mai interessato ai Burakumin, complimenti davvero per l'articolo o_o
JonLeeAgo
- 9 anni fa
10
Davvero complimenti per l'articolo... Onestamente non conoscevo questo fenomeno, ma dopotutto in ogni Paese c'è almeno una "classe" che viene discriminata purtroppo. Comunque ancora complimenti, malgrado la lunghezza l'ho letto tutto volentieri appunto perché molto interessante!
"Se si vuol conoscere davvero un paese, non ci si può fermare alle prime impressioni o ai luoghi comuni. Se l'Italia, come tutti ben sappiamo, non è solo "pizza, moda e mafia", così il Giappone non è solo "sushi, geisha e yakuza"." Già solo per aver cominciato questo articolo con questa frase meriteresti che ti venisse eretto un monumento, Hachi194, e credimi che te lo dico con tutto il cuore! Queste parole se le dovrebbero stampare bene nella mente tutti i giappominkia, dopo smetterebbero di esserlo! Per il resto devo dire che come al solito hai fatto un ottimo articolo che ci regala ancora un'altro aspetto assai poco conosciuto, e sicuramente inquietante della società nipponica. I burakumin, eta o hinin mi erano già noti perché in Kamui den, di Sanpei Shirato, il protagonista ha avuto proprio la sventura di nascere da una famiglia di fuori casta, e questo ne ha poi condizionato le scelte ed il destino sin dalla più tenera età. Purtroppo Kamui den rappresenta solo la prima parte, e ahinoi ancora totalmente inedita in Italia, della saga del celebre nukenin (ninja disertore); dove vengono spiegate le ragioni per le quali poi finisce per farsi adottare da un clan di shinobi nella speranza di rompere quella barriera sociale che relegava tutti quelli come lui ad una vita di miserie, stenti e disprezzo da parte del resto della società. Purtroppo per lui, una volta divenuto adulto e perfettamente addestrato come guerriero ninja, scopre di essere caduto dalla padella nella brace, in quanto mero strumento nelle mani del suo capo clan, il quale a sua volta era poi sotto il controllo dei grandi possidenti terrieri, cioè di quei feudatari che opprimevano senza ritegno la popolazione. A quel punto Kamui, disgustato da quella situazione, e ansioso di essere un uomo libero, decide di disertare, ben sapendo che contro di lui si sarebbe scatenata una colossale caccia all'uomo da parte di tutto il resto del clan di cui aveva fatto parte, e che la cosa sarebbe finita solo o con la sua morte, o con quella di tutti i suoi inseguitori in una lotta disperata e senza esclusione di colpi. Ed è proprio qui che inizia la seconda parte della saga, Kamui gaiden, che è l'unica ad essere nota nel nostro paese grazie alla serie animata della TCJ, prodotta nel 1969, e trasmessa dalle nostre emittenti locali sin dalla tarda primavera del 1982, oltre che per un frammento (corrispondente alla narrazione degli ultimi sei episodi TV) del manga, apparso a puntate sulla rivista MangaZine edita dalla Granata Press a partire dal 1991. Nella versione italiana si faceva intendere che le origini di Kamui fossero inserite nel contesto della casta dei contadini, in condizioni economiche certamente molto disagiate, ma nulla invece che facesse capire che invece si trattava di autentici "intoccabili" e quindi in una situazione ancor più tragica. E leggendo questo articolo, capisco ancor di più il motivo per cui Shirato, da sempre simpatizzante delle idee socialiste e marxiste, e fortemente critico verso la società e la politica giapponese degli anni '50 e '60, abbia scelto per il suo eroe più famoso un'origine di burakumin, di sicuro condivideva le idee delle associazioni che lottavano per i diritti dei fuori casta. @BradipoLento: In effetti è una cosa del tutto scandalosa ed inqualificabile che più di un secolo dopo dall'abolizione delle caste, qualcuno si sia permesso di violare così spudoratamente la legge dello stato giapponese pubblicando quel libro, e ancor di più è da condannare chi lo ha comprato ed usato. Questo, purtroppo dimostra che ancora alla fine del 20° secolo, ma probabilmente ancora oggi, in un paese che vuol dare di sé l'immagine di avanguardia della moderna civiltà e del benessere, sopravvivono ancora stupidi pregiudizi basati su mentalità retrograde e antiche superstizioni religiose, nei confronti di persone che non hanno nulla di diverso (né etnia, né credo religioso, o altro) dal resto della società, se non quella di essere discendenti di persone che facevano mestieri (impuri) ma comunque indispensabili per la comunità! So quanto sia difficile sradicare certe brutte abitudini radicate da secoli nella storia e nella tradizione di un paese, ma spero solo che questa gentaglia che continua a perpetrare questa marcia mentalità sia sia sempre di meno, fino a che un giorno, che auguro arrivi il più presto possibile, sparirà del tutto!
Ottimo articolo. Anche io non pensavo che l'abominio del regime Tokugawa fosse arrivato sino ai giorni nostri. La condizione dei "fuori casta" viene affrontata spesso nei manga ambientati durante il periodo Edo ("Vagabond", L'immortale"). Anche in "Ashita no Joe", come giustamente è stato fatto notare, i Burakumin sono al centro degli avvenimenti. Pensare, però, che ancora oggi esista questa discriminazione non fa altro che sottolineare come il Giappone, una delle nazioni più civili del globo, sia un paese dai forti contrasti e dalle enormi contraddizioni. Grazie per questo spunto davvero interessante.
Tutti i complimenti per questo bellissimo articolo. Sapevo che il Giappone è un paese in cui convivono grandi tradizioni ed ideali, ma anche ideologie discriminatorie spesso talmente radicate da rasentare la paranoia sociale. E lo vediamo spesso, come allegoria o metafora, anche in tantissimi manga ed anime. E tra l'altro, questi pregiudizi non ci sono poi così distanti: giusto per fare un esempio fin troppo facile, per secoli, gli ebrei italiani sono stati discriminati dalla Chiesa, considerati coloro che avevano fatto crocefiggere Gesù. E mi ricordo ancora quando mio padre mi parlava delle messe prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale in cui i sacerdoti discriminavano chiaramente i "Giudei". Tutto il mondo è paese, purtroppo, e la paura del diverso, le ideeologie religiose e non, creano spaccature tra gli esseri umani. Per poter essere davvero tutti fratelli dovremmo essere capaci di andare oltre le apparenze ed eoni di idee radicate nel profondo che ancora oggi causano discriminazioni tra membri delle stesse comunità. Ma non è facile, sebbene si sia comunque fatto molto in tal senso e sono propenso a sperare in un futuro migliore.
Che bell'articolo! L'ho trovato veramente interessante! Non conoscevo l'esistenza di questo sistema a caste, e i burakumin mi ricordano gli emarginati della casta più povera nell'india, i cosiddetti "intoccabili". Il fatto che esistano ancora pregiudizi nei confronti di coloro che discendono dai burakumin fa capire che, nonostante l'industrializzazione, la mente di alcuni non ha fatto un solo passo avanti rispetto a centinaia di anni fa.
Le differenze di classe purtroppo in Giappone ci sono ancora, se non ricordo male anche Google con il suo street view aveva avuto problemi e non poteva assolutamente riprendere zone classificate "povere" probabilmente abitate da burakumin. Brava Hachi ottimo approfondimento.