Ho avuto l'onore di vederlo anni fa, facendo una sorta di maratona tra serie e film. Contrariamente a molti altri, io ho preferito le due serie rispetto ai film originali. La considero oggettivamente parlando un'eccellente serie anime, tra le migliori. Purtroppo però soggettivamente parlando, non è il mio genere, e personalmente faccio fatica ad apprezzare gli anime polizieschi, sì, perché a mio parere GITS: SAC si può definire come poliziesco.
Non mi piace come genere, ne l'estetica dei personaggi, ma devo ammettere che è un anime magnifico e soprattutto fatto molto bene ed estremamente coerente, forse una delle migliori sceneggiature che abbia mai visto in una serie anime. Peccato che non riesco ad apprezzarne il genere e l'estetica, altrimenti l'avrei lodato come si deve.
Nota "negativa" per quanto riguarda i film ricavati dalle serie (non intendo i film originali del 1995 e Innocence), ma intendo appunto il film su "L'uomo che ride" e "Gli undici individuali", perchè vederli è completamente inutile, dato che hanno le stesse scene degli episodi delle serie, senza aggiungere nulla di nuovo. Comunque il voto di 85 ottenuto dalla recensione lo merita tutto, personalmente non potrei votarlo così bene, ma penso che quello sia il voto che merita. Mi ritrovo d'accordo con la recensione, per l'epoca in cui è stato fatto, sembra avanti di almeno 5 anni, e può tenere testa alle migliori serie degli ultimi anni.
Uno dei pochi, pochissimi, anime che si possono definire hard-scifi. Ossia quel filone della fantascienza dove è dato particolare risalto e attenzione alla componente scientifica e tecnologica. è per questa ragione che ho visionato entrambe le serie dedicate a GITS nonostante esso sia anche una serie poliziesca, genere che a differenza di quello fantascientifico non è affatto uno dei miei preferiti. Concordo con il redattore soprattutto per quanto riguarda le differenze tra film e serie tv. La sceneggiatura risulta però a mio avviso troppo complessa e si fa fatica a seguire i dialoghi e l'evolversi della narrazione. I personaggi, in particolar modo la protagonista Kusanagi, sono molto apprezzati dal pubblico e dalla critica, io invece non condivido questo entusiasmo nei loro confronti, ma penso sia dovuto al mio non apprezzare il genere poliziesco.
E' una serie dotata di una trama sicuramente sofisticata, non se ne vedono molte così. Da fan del franchise posso dire che l'anime ha soddisfatto le mie aspettative, anche se, personalmente, non ho amato in modo particolare il fanservice (a mio avviso) esagerato.
"...ad esempio il maggiore, che si avvicina a incarnare quell'ideale di sexy-eroina alla Shirow piuttosto che il personaggio dilemmatico del film"
Ecco, appunto. Per quanto mi riguarda è l'unico anello debole di questa pregevole serie. Ho sempre preferito il personaggio riflessivo reinventato da Oshii, piuttosto che la burbera poliziotta semi-nuda della versione originale. In ogni caso Motoko all'interno della serie mantiene sempre una personalità più vicina a quella del film del '95 che quella del manga. Concordo comunque con la valutazione finale.
Io i robottini li avrei messi di sicuro tra i difetti. Sarebbero stati adorabili in una serie di diverso genere ma in un contesto di questo tipo li trovo veramente fuori luogo, ricordo anche nel manga li consideravo insopportabili
I contro che sono stati individuati nella recensione li ho individuati nella seconda serie, quella degli "Undici Individuali". Lì il tema assume più che mai un carattere universale forse un tantino epico ma ci sono le puntate dedicate ai vari personaggi che rallentano e distraggono un po' e mi pare che l'unica che potesse servire ai fini della trama fosse quella incentrata su Motoko, ma magari sbaglio... La prima serie mi ha talmente estasiato nella grafica, caratteristica che guardo quasi subito in un anime, che non sono riuscito a notare gli eventuali difetti e me la sono bevuta tutta in poche serate. Che mi dite invece dei film tratti da queste serie?
Non scherziamo proprio! Pur non essendo una sceneggiatura originale di shirow è mostruosamente avvincente e intricata. Non ha difetti e non se ne trovano uguali di anime così! Altro che ARISE...Chi ha visto tutta la serie troverà i Tachi tutt'altro che banali e faranno anche commuovere verso la fine. Se poi pensate al fanservice (nullo direi visto che il Maggiore non si fila nessuno ne da idea di voler fare la femme fatale) anziché la trama, beh, non guardatelo proprio, un anime complesso e inarrivabile come questo non fa per voi.
Dimenticavo...il difetto c'e', e per me e' pure grave. Il maggiore spesso non gode di un buon character design. Spesso i disegni sono un po legnosi per essere una produzione PRODUCTION I.G.
L'unico difetto che personalmente ho trovato in GITS è la confusioni che provoca quando si comincia a parlare di politici e ministeri, sparando a raffica nomi di persone che magari sono state mostrate 2 secondi netti un paio di episodi prima.
Bellissima recensione di onizuka90 davvero ben fatta, concordo praticamente quasi su tutto! A mio parere la serie Ghost in the Shell: Stand Alone Complex è una delle migliori in assoluto del decennio 00!
Il concetto di stand alone l'ho inteso però in maniera diversa. Quella descritta è una società senza conflitti apparenti, senza partecipazione, non c'è politica, ci sono "i potenti" e la massa di disinteressati (ora si direbbe "tanto non cambia niente"). I conflitti sono finiti perché una parte (quella delle corporazioni, del capitale se volete) ha vinto, e domina attraverso l'interconnessione globale. Ma una persona singola basta a far emergere, in maniera disorganizzata (e l'organizzazione è il tema vero della seconda serie) le contraddizioni in realtà sempre presenti in qualunque società. L'uomo che ride è l'individuo, figlio del sistema (è un hacker) che contraddice il sistema stesso. E' un messaggio molto ottimista. Anche gli episodi che non seguono la trama principale hanno comunque questo principio di base. C'è sempre qualcosa in grado di rompere gli ingranaggi (siano essi politici o sociali, dalla famiglia all'amore, per dire). Qua non leggetemi: Motoko non è un'eroina post-moderna, è post-comunista.
@Tazebo: Il mondo di GITS è un mondo in cui, come scrivi tu, il grande capitale ha vinto. Il potere delle multinazionali è enorme e la distanza tra i governanti e i governati è aumentata. Agli enormi progressi fatti nel campo dell'informatica, della robotica, della nanotecnologia non sono seguiti progressi nei campi sociale e economico. C'è un'enorme differenza tra i ricchi e poveri, e in generale la povertà, la guerra, le ingiustizie sociali non sono state sconfitte.Riguardo ai conflitti, non mi sembra siano finiti . Quelli tra nazioni non di certo visto che la serie inizia qualche decennio dopo la fine della IV guerra mondiale. Per quelli sociali non saprei, durante gli episodi vengono mostrate alcune manifestazioni, inoltre nella seconda serie il conflitto sociale è molto più acceso a causa dei rifugiati. Ma come scrivi manca un'organizzazione che rappresenta questo disagio. Non ho capito l'ultima frase, quella di Motoko come eroina post-comunista. Al contrario a me sembra che la sezione 9 per sua natura debba proteggere questo sistema. La frase con cui si presenta Motoko del resto è questa:
"Se non ti va il mondo in cui vivi ti consiglio di cambiare prima te stesso oppure tappati orecchie, occhi e bocca, e vivi in solitudine."
E' da quando mi sono iscritto a VVVVID che ce l'ho in lista, ma non sono ancora riuscito a vederlo perché sto recuperando altro. Spero per Natale di metterci un posticino per visionarlo, approfittando delle vacanze natalizie e meno serie da vedere,ma ci credo poco. Almeno 5 episodi al giorno dovrei farcela, altrimenti 50 episodi è dura a finirli.
@Quasar quella frase è la risposta alla richiesta del (patetico) terrorista di essere trattato secondo la legge. E Motoko dice, quindi, che se non gli piacciono i metodi brutali della polizia, o rinuncia con gli scherzetti che fa, o si adegua, o cambia modo d'agire: diventando cioè ancora più violento della polizia. Per me, significa che non ha senso chiedere pietà al sistema, il sistema si abbatte, senza scrupoli o ipocrisie. Nella seconda serie l'altro rivoluzionario patetico: quello che sogna, progetta, si addestra (con tanto di manifesto del Che nella cameretta), e poi non riesce neanche a chiedere un giorno di permesso al suo capo. E Motoko: "Un proletario così distante dalla realtà da fare pena". Perché la rivoluzione non si sogna, si fa. Motoko ha simpatia per l'uomo che ride, ha simpatia per Kuze, non ha alcuna simpatia per i politici (e nella particolare condizione del Giappone, all'epoca politica significava dominio assoluto dei liberaldemocratici), né per le istituzioni e ancora meno per la polizia (dal film, quando Batou gli chiede se vuole lasciare la Sezione 9, lei risponde intendendo che deve restare, perché altrimenti dovrebbe restituire tutto, tranne le parti organiche del suo cervello). Motoko non è come Kazuki Fuse di Jin-Roh, non è il poliziotto cane da guardia del potere, è schiava di un sistema che deve "sopportare" dall'interno, dato che non può uscirne. Però le sue simpatie sono chiare: al Saito che ha cecchinato tutti i membri americani della sua pattuglia in Messico, dice "hai una buona mira" (buona per i centri o buona per aver scelto i bersagli giusti?), parteggia evidentemente per l'uomo che ride (per "l'originale"), per il Che Guevara dei profughi probabilmente prova pure qualcosa di più, ma in ogni caso ciò che fa, alla fine, non lo fa per salvare il Governo, lo fa per evitare il colpo di stato (di servizi segreti deviati e Usa: pare quasi di essere in Italia). Sul "post-comunista", volevo dire che Motoko prende, secondo me, da Oshii il senso di sconfitta storica: Motoko non è di destra né imparziale, come Oshii avrebbe fatto il movimento studentesco (e come Oshii ci vedo tante venature anarchiche: per questo apprezza il rifiuto dell'uomo che ride, e per questo viene ripresa non so quante volte da Aramaki: "devi fare squadra, non agire da sola"). E come Kamiyama (e la sua generazione, insomma quelli che sono stati giovani quando ormai il comunismo o stava per finire o era già finito) soffre di nostalgia per un passato che non ha vissuto. Motoko non si trova bene, è una disadattata, ed è da questi due condizionamenti che nasce il suo essere molto più malinconica, distaccata e "persa" rispetto al manga. Fosse italiana, voterebbe PD maledicendosi tutti i giorni per farlo. Poi ci sarebbe tutto il capitolo musicale (sia la prima che la seconda sigla di apertura, ascoltate in versione integrale,dicono moltissimo, così come I can't be cool della Graziano: "Non credi che sia il momento di capire? Decidere di non restare immobili? Senti le voci che vendono ricchezze vane, l'inganno del potere che consumerà l'aria" E' una dichiarazione politica, praticamente)
Finita la maratona di tutta l'animazione uscita di Ghost in the Shell (mi manca solamente Arise a dirla tutta), posso senza alcun dubbio affermare che ho più apprezzato la serie TV (più vicina al manga di Shirow) che i film del buon Oshii. Non me ne vogliano i proseliti di Oshii ma trovo che la serie animata riesci a rispecchiare e far emergere in maniera netta e migliore lo spessore del character design, cosa che non avviene nel film anche per una marcata scelta registica di Oshii stesso. Tra tutti Batou e Togusa giovano di un spessore maggiore nella serie animata con un background solido che viene fuori andando avanti nella serie. Motoko oltre a regalare fanservice come se non vi fosse un domani, penso che in questa versione vuoi o non vuoi sia resa più "umana" e di conseguenza la si apprezza di più. Nella serie animata si riusce oltretutto ad avere un insieme più omogeneo e ben inteso della visione distopica dell'universo di Shirow. I film oltretutto, anche per la solita impronta registica di Oshii, sono fin troppo saturi di citazioni (in "Innocence" in 5-10 minuti di scene ho contato più citazioni che battute dei personaggi), caratteristica nell'anime molto meno presente, ma sopratutto inserite in maniera più consona nel plot narrativo ed in base al character design del personaggio. Sono uno che francamente apprezza solitamente questo genere di cose in quanto dimostrano lo scibile di una persona grazie a questi "voli pindarici", ma vi è anche un limite di saturazione (come del resto in tutto) che può far ricadere nel banale quando se ne fa troppo uso, caratteristica che ho riscontrato nei film. Nolan, Tarantino e Miller in primis penso siano dei buoni esempi di come vadano usate le citazioni (ho citato questi tre perché sono "i più famosi", ma vi sono altri registi che fanno largo uso nei loro film di citazioni senza ricadere nel banale). Detto questo la serie animata come detto prima ha saputo cogliere in maniera migliore la visione distopica di Shirow (sebbene personalmente la reputi fuori dai canoni logici, siamo pur sempre nel campo della fantascienza ma lontano dai canoni dettati da un certo Asimov) ed oltre a meritarne la visione (grazie anche ad un comparto grafico che fa impallidire certe produzioni da poco uscite) merita un'attenta riflessione su cosa voglia "dirci" Shirow parlando dello Stand Alone Complex. Una delle migliori produzioni che abbia visionato.
In realtà in innocence la questione delle citazioni ha ben più del mero senso di "arredamento" della sceneggiatura che potrebbe sembrare. I personaggi di innocence infatti hanno super-cervelli potenziati grazie ai quali la normale tipologia di comunicazione con formulazione del pensiero diventa obsoleta in quanto possono comunicare direttamente citando autori, frasi, massime che hanno già formulato tali pensieri estraendoli direttamente dalla rete. Non si tratta di una gara a chi ce l'ha più lungo, ma di una forma di comunicazione (o forse non-comunicazione?) diversa dovuta ai cervelli cibernetici. Comodo xD
Probabilmente la serie coglie meglio alcuni aspetti del fumetto, ma solo perche oshii usa gits come base per poi fare quello che vuole lui. Per questo dico son due cose diverse.
Non mi piace come genere, ne l'estetica dei personaggi, ma devo ammettere che è un anime magnifico e soprattutto fatto molto bene ed estremamente coerente, forse una delle migliori sceneggiature che abbia mai visto in una serie anime. Peccato che non riesco ad apprezzarne il genere e l'estetica, altrimenti l'avrei lodato come si deve.
Nota "negativa" per quanto riguarda i film ricavati dalle serie (non intendo i film originali del 1995 e Innocence), ma intendo appunto il film su "L'uomo che ride" e "Gli undici individuali", perchè vederli è completamente inutile, dato che hanno le stesse scene degli episodi delle serie, senza aggiungere nulla di nuovo. Comunque il voto di 85 ottenuto dalla recensione lo merita tutto, personalmente non potrei votarlo così bene, ma penso che quello sia il voto che merita. Mi ritrovo d'accordo con la recensione, per l'epoca in cui è stato fatto, sembra avanti di almeno 5 anni, e può tenere testa alle migliori serie degli ultimi anni.