Perfect Days: la ricetta per la felicità è davanti ai nostri occhi - Recensione del film di Wim Wenders

La pellicola, candidata come Miglior Film Straniero agli Oscar, è la sorprendente rivelazione ai botteghini italiani accanto a Il ragazzo e l'airone di Hayao Miyazaki

di Ironic74

Quello che si sta concludendo è stato un mese da sogno per chi è appassionato di Giappone ma anche di cinema. Ad arrivare primo al botteghino italiano infatti, non è stato solo Il ragazzo e l'airone, ultima fatica del regista premio Oscar Hayao Miyazaki, ma, ancora più a sorpresa, anche Perfect Days, film scritto e sceneggiato da Wim Wenders uscito nelle nostre sale il 4 gennaio 2024.
Intendiamoci, quando dico a sorpresa, non è per il valore in sé dell'opera, anzi, bensì per quello che il post pandemia ha portato in questo settore, ovvero: sempre meno spettatori, e una tendenza spiccata a premiare il film di cassetta e il blockbuster di turno, con poche fortunate eccezioni (Cortellesi docet) legate per lo più al passaparola. Che sia accaduto anche per il film del regista tedesco Wenders non posso dirlo con certezza ma lo posso presumere, dato che siamo di fronte a una pellicola che sicuramente non è definibile "mainstream". E pertanto, oltre all'ennesima buona distribuzione di Lucky Red (guarda caso anche dietro il film di Miyazaki), c'è sicuramente l'assoluto valore di un film che rimette al centro la quotidianità fatta di sguardi, luci e silenzi adeguatamente distribuiti in 120 minuti di lento, pacifico e tipico slice of life.
 


Ora, cari lettori di AnimeClick, guardiamoci negli occhi: non sono un critico cinematografico e ho riflettuto a lungo se scrivere o meno questa recensione, ma poi mi sono deciso perché, a mio avviso, posso dare qualche spunto di riflessione su questo film dal punto di vista di chi ama il Giappone, Tokyo in particolare.
Gli occhi dell'appassionato, che si è perso più volte con gli occhi trasognati, tra quei vicoli. Questo film, soprattutto nella prima parte, è molto lento, e il motivo che mi ha fatto reggere la visione, non lo nego, era che con le sue atmosfere rilassate, il lento incedere della quotidianità, mi ha letteralmente trasportato di nuovo laggiù. In un mix di moderno e antico, come è sempre stato il mio rapporto con Tokyo.
Il film mette infatti al centro due veri protagonisti: uno fa da sfondo ma più volte si prende la scena (Tokyo per l'appunto) e l'altro, mostruosamente bravo, è interprete principale, Koji Yakusho, che con questo film ha vinto il premio per il migliore attore all'ultimo Festival del Cinema di Cannes, premio che un giapponese non riceveva da diciannove anni.
 
perfect days mano.

Il film è ambientato a Tokyo e racconta la vita semplice e ripetitiva di Hirayama, un addetto alla pulizia dei bagni pubblici del Tokyo Toilet Project, che si trovano nella grande area di Shibuya.
Tutto qui. Davvero! 
Hirayama non vive grandi avventure, non ha obiettivi da raggiungere o sogni da realizzare. Tutti i giorni esce dalla sua modesta abitazione sotto la SkyTree, beve il caffè in lattina del distributore e si avvia verso l'ennesima giornata uguale a quella del giorno prima. A fargli compagnia è la musica, il cui suono esce attraverso musicassette forse più vecchie di lui, con cui attraversa la città per raggiungere i vari bagni pubblici da pulire.
Una colonna sonora strepitosa, è quella che ci regala quest'uomo di mezza età, con canzoni che vanno da Patti Smith a Van Morrison, e dai Rolling Stones a Lou Red con la sua 'Perfect Days' che da' per l'appunto il titolo al film.
Perché per Hirayama, i suoi sono quasi tutti giorni perfetti, pur se per il resto della popolazione lui è fondamentalmente invisibile e il suo lavoro giudicato "degradante" tanto in Giappone come da noi. Lui invece pulisce in modo molto metodico e accurato, con impegno tipicamente giapponese. Quel lavoro, lo percepiamo, è il frutto di una sua libera scelta. La sua è una vita semplice, fatta di poche parole e gesti ripetuti, con piccole, modeste varianti (le cortesie di una proprietaria di un locale che gli dimostra particolare interesse, un bacio sulla guancia da una ragazza) che diventano emozioni da ricordare, come macchie di colore acceso su una tavola monocromatica.
 
perfect days bagno riflesso

Divertente vedere la reazione in sala dello spettatore "normale" davanti ai vari bagni che il protagonista incontra nelle sue giornate, tutti particolari e a volte anche molto tecnologici. In realtà i bagni sono proprio la ragione per cui Perfect Days è stato realizzato: il progetto del film è nato perché l’amministrazione di Shibuya aveva chiesto a Wenders di dedicare a essi un documentario.
 
Il Tokyo Toilet Project (per cui lo stesso Hirayama lavora e il cui logo è visibile sulla sua tuta) è nato come iniziativa della Fondazione Nippon, un’influente e ricca organizzazione benefica che finanzia progetti di welfare sia in Giappone che in altri paesi. Lo scopo del progetto, avviato nel 2018, era eliminare l’idea che i bagni pubblici fossero luoghi sporchi e pericolosi e incentivarne l’uso. Per raggiungere quest’obiettivo la Fondazione ha chiesto a una serie di celebri architetti di disegnare 17 nuovi bagni pubblici (QUI la mappa), pensati per avere un valore estetico e per essere il più possibile accessibili.
 
La routine è libertà. In Giappone dopo la pandemia è nata un’idea di bene comune che in Europa manca.” 

Questo è quello che ha fatto tornare in Giappone il regista Palma d'Oro, che già con il suo Tokyo-Ga del 1985, dedicato al grande maestro del cinema nipponico Yasujiro Ozu, ha sempre dimostrato l'amore per questa terra e la sua cultura.
Ed è attraverso la faccia del suo protagonista, le sue azioni, a volte non comprensibili sull'immediato e giudicate eccentriche (come fotografare le fronde degli alberi), il regista ci proietta un messaggio fortissimo e per noi anche piuttosto disturbante. Abituati ad andare veloci, con la faccia china sui cellulari, perennemente insoddisfatti da una società che ci vuole esattamente così, fatichiamo a concepire che si possa vivere senza ambizioni, senza desiderare di più di arrivare alla fine di una giornata pesante e bearsi solo di un pasto frugale a una tavola calda e della lettura di un bel libro. 
 
Perfect_Days komorebi

Koji Yakusho, dicevamo, ci regala una interpretazione incredibile, con una mimica facciale e corporea che non solo rendono credibile il suo personaggio, ma ce lo fanno amare. Prima seguendolo con curiosità, poi innamorandocene completamente per i suoi rossori quasi fanciulleschi davanti alle piccole cose e per le sue lacrime, liberatorie, di totale e pazza felicità per una canzone. Hirayama è come Hiroo Onoda, ovvero il famoso militare che rimase isolato in un'isola delle Filippine per 30 anni, credendo che la guerra non fosse realmente finita (qui il nostro articolo). Hirayama resta ancorato alle sue canzoni e a suoi libri, ricercando la foto perfetta con la sua vecchia analogica. Quasi un'ombra del passato che getta un monito a chi vive il presente.
Non serve affannarsi, legarsi e circondarsi di ogni possibile bene: la felicità, quella che sgorga dal cuore a arriva fino a farci piangere di gioia, si può trovare nelle piccole cose e nei gesti che costruiscono i 'Perfect Days' del nostro protagonista.
 

Trailer completo ufficiale in italiano
 
 
Perfect Days è un film che trasuda Giappone in ogni minuto di proiezione. Uno slice of life puro, che non potrà che risuonare familiare al lettore manga, luccicando di quei feels che sono ossigeno puro per chi conosce e ama il Sol Levante.
Un piccolo grande omaggio di un regista pluripremiato che riesce a sorprenderci ogni volta. E' sufficiente essere attenti e non superficiali, e a volte godersi la canzone dei titoli di coda per poi essere premiati con un'ultima piccola rivelazione. 


Versione originale della notizia