Nonostante la popolarità degli anime, l'industria dell'animazione è in crisi

Salari bassi, pessime condizioni di lavoro e penuria di nuovi artisti

di Leone Locatelli

Sebbene la popolarità degli anime a livello mondiale sia arrivata a picchi mai raggiunti prima, l'industria dell'animazione giapponese è in crisi: i salari sono bassi, le ore di lavoro sono troppe e c'è penuria di artisti.

Yoshiaki Nishimura, produttore de La storia della principessa splendente, elenca fra i problemi dell'industria "la mancanza di animatori, le pessime condizioni di lavoro e forse anche la mancanza di creatività" da parte delle nuove generazioni di artisti.

Secondo Nishimura, il fatto che l'industria sia in un pessimo stato è dovuto "all'accumularsi di problemi nel corso degli ultimi 5-10 anni", affermando tuttavia che il suo studio d'animazione (Studio Ponoc) sta cercando di cambiare le cose.
 
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I suoi colleghi si lamentano allo stesso modo delle paghe da miseria, della scarsità di nuovi talenti emergenti e dell'esaurimento nervoso dovuto al troppo lavoro a cui gli animatori sono sottoposti, con turni di lavoro giornalieri che vanno dalle 12 alle 18 ore.

Il regista e sceneggiatore Keiichi Hara, autore di Birthday Wonderland e Miss Hokusai, teme per il futuro dell'animazione giapponese. "Forse il più grande problema è che non ci sono più giovani animatori", spiega.

Anche Ayumu Watanabe, regista di Children of the Sea teme la “standardizzazione” e la mancanza di originalità nell'industria dell'animazione giapponese; il fatto che "sempre meno animatori siano in grado di disegnare bene a mano" è un altro punto a sfavore.

Watanabe spiega inoltre che l'industria si è divisa in due estremi: "le grandi produzioni che possono contare su un incredibile numero di animatori e, dall'altro lato, progetti di maggior valore artistico con un budget molto inferiori".
 
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Anche i più grandi esponenti dell'industria, come Mamoru Hosoda, autore di Wolf Children, The Boy and the Beast e La ragazza che saltava nel tempo, sono costretti a lunghe ed estenuanti giornate di lavoro all'interno di gruppi relativamente ridotti.
L'anno scorso Hosoda ha infatti dichiarato che il suo ultimo lungometraggio Mirai è stato ispirato a sua moglie, diceva di sentirsi una "vedova", accusandolo anche di averla lasciata da sola a crescere il loro figlio.
 
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Secondo Amel Lacombe, proprietaria della compagnia francese Eurozoom, i problemi dell'industria dell'animazione sono dovuti alla sua rapida crescita. "Adesso ci troviamo in un periodo di assestamento", afferma la Lacombe.

La Lacombe è inoltre convinta che le autorità giapponesi si stiano rendendo conto dell'importanza dell'animazione e del suo appeal globale, una risorsa da sfruttare a livello di esportazione.

Fonte consultata: 
Japan Times

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