La mia impressione è che le major stiano (come spesso del resto) osservando l’intelligenza artificiale con lo sguardo miope del profitto immediato: più versioni, più sfruttamento commerciale, meno costi. Ma forse non si rendono conto che il vero punto di caduta di questa tecnologia non sarà il controllo centralizzato dei contenuti, ma un totale cambio di prospettiva in senso opposto.
Quando, e se, le IA saranno davvero accessibili e mature, chiunque potrà creare in casa il proprio film, la propria serie, il proprio anime, con idee, estetiche e temi personalizzati, senza bisogno di sovrastrutture produttive tradizionali.
In quel momento, le stesse logiche che oggi vengono usate per "ottimizzare" e "reimpacchettare" si ritorceranno contro chi credeva di gestirle dall’alto.
L’industria sta forse sottovalutando il fatto che l’IA non è solo uno strumento di taglio costi, ma un motore potenziale di disintermediazione creativa. E quando il pubblico smetterà di consumare (cosa in parte già iniziata del resto) e inizierà a generare, gli equilibri potrebbero saltare davvero.
Il problema è uno solo: chi non ha fantasia vuole farci credere che non esiste.
Seguo il tuo discorso:..
A quel punto basterà mettere in risalto i più meritevoli, dare filtri all'infinito.
Di fronte a una tale mole, con costi bassissimi o nulli, tutte le industrie di intrattenimento non avranno senso di esistere. (Nella realtà cercheranno di salvarsi, stringendo accordi con la piattaforma e con i vari "creatori" più in risalto, ma potranno, a quel punto, offrire qualcosa di diverso?)
Ma proprio giunti a quel punto chiedo: si farà la stessa cosa con il calcio?
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