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Wolf L

Episodi visti: 10/10 --- Voto 8
Sinceramente, all'inizio, dopo aver letto le recensioni, non ero molto attratta da questo anime, ma mi sono ricreduta subito. Non solo per la trama, piuttosto per quello che vuol raccontare tra le righe questo anime sulla società nipponica e i suoi lati peculiari. Difficile che in Italia si possano incontrare personaggi simili, ma in Giappone è diverso. Questo è frutto di un'omologazione socio-culturale che vuole livellare tutto, precludendo la realtà delle differenze tra culture diverse.

La protagonista infatti è una ragazza problematica, antisociale, che riesce a interagire solo tramite gli MMO, una realtà fittizia. Non riesce a comportarsi in una maniera normale, e alla fine decide di isolarsi completamente: nell'anime lo fa supporre, anche se non dà molte spiegazioni. In Giappone le relazioni sociali sono differenti dalle nostre, bisogna avere la sensibilità di capirne il modus operandi. Non possiamo paragonarlo a isekai come "Sword Art Online" o simili. Piuttosto, i rapporti umani sono tipo "My Roommate is a Cat", dove anche il protagonista non riesce a interfacciarsi con il mondo esterno, vivendo in uno alternativo, che in questo caso non è un videogioco ma sono libri.
Questo anime bisogna comprenderlo perché rappresenta, come fulcro, la incapacità autistica di relazionarsi: si parla infatti di NEET, di persone sole. I NEET sono catalogati come nullafacenti sulle spalle della società, frutto della stessa che vuole persone sempre al massimo, produttive. Qui viene appunto rappresentata una NEET hikikomori, a lei addirittura pesa fare la spesa dietro casa. Troppo spesso non si capisce fino in fondo il disagio di queste persone, anzi nell'anime è trattato in maniera non pesante e delicata, e soprattutto scevra da pregiudizi.

Molto carino e romantico, i personaggi sono goffi ma dolci, comprensivi, non aggressivi o con cattive intenzioni. I mostri sono mega peluche un po' incazzati ma non di più, perché, appunto, il tema principale non è l'isekai.
Chi vuole vedere questo anime deve aspettarsi non un distacco totale dalla realtà, ma, anzi, la finzione che porta alla soluzione dei problemi personali.


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Kotaibushi

Episodi visti: 10/10 --- Voto 4
È un anime che non mi è piaciuto proprio per niente fin dall'inizio, ho trovato tutto molto scontato e mediocre.

La trama inizialmente si sviluppa come uno dei più classici isekai, per poi trasformarsi in una storia romantica; ecco, credo sia proprio questo aspetto a non avermi fatto appassionare particolarmente all'anime, trovo che la parte in game sia davvero pessima, per nulla interessante e senza una vera e propria logica di fondo. Personalmente avrei apprezzato maggiormente se fosse stata solamente una semplice storia romantica, se non altro avrebbe avuto maggior potenziale.
I personaggi mi sono abbastanza indifferenti, non li ho trovati un granché, ma a mio avviso il vero problema sta nel fatto che il loro comportamento non rispecchia minimamente la loro età, mi sono sembrati più dei ragazzini di quindici anni piuttosto che dei trentenni, molto spesso risultano troppo infantili e impostati, e inoltre le dinamiche sentimentali sono pienissime di cliché che di certo non hanno aiutato.

In conclusione, a mio parere, "Recovery of an MMO Junkie" risulta un'opera insipida, che non valorizza il proprio potenziale, ma cerca di raggiungere solamente una maggior fetta di pubblico strizzando l'occhio in più direzioni.

Voto finale: 4


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Miss Candy

Episodi visti: 4/10 --- Voto 3
Mi ero innamorata di "Otaku ni Koi wa Muzukashii" al punto tale di voler vedere un altro anime con caratteristiche simili (commedia, relazione romantica leggera e senza troppi drammi), e ho pensato bene di vedere i consigli di AnimeClick.it. Conscia del fatto che "Recovery of an MMO Junkie" gli veniva accomunato solo per la parte otaku, ho provato comunque a dargli un'occasione. Male. Malissimo. Non sono riuscita a vedere più di quattro episodi (che alla fine su undici sono tanti), e ho guardato qualche scena di quelli finali giusto per vedere come andava a finire la storia.

Parte del motivo per cui "Recovery of an MMO Junkie" non mi è piaciuto è probabilmente personale, in quanto "Sword Art Online" mi ha traumatizzata riguardo le storie ambientate in videogiochi o mondi paralleli. Tralasciando questo, l'anime va ad esplorare praticamente tutti gli aspetti che avrei voluto non vedere, partendo dal cercare di farmi piacere una protagonista NEET (dovrei in qualche modo affezionarmi a una trentenne che decide di mollare il lavoro per dedicarsi ai videogame? Non sono andata avanti con la storia, ma spero abbiano spiegato come faccia questa qui ad avere i soldi per mangiare!), finendo con l'ambientarmi metà storia dentro il videogioco (avrei apprezzato molto di più una soluzione alla "Sword Art Online", in cui i personaggi sono effettivamente nel gioco, e non questo mix assurdo di realtà e immaginazione).
Riguardo le scene finali, lei (trent'anni) invita lui (ventotto anni) a casa, lui le sistema il computer, poi giocano senza guardarsi in faccia (gli avatar erano più belli, evidentemente). In tutto ciò lei aveva sistemato la sua cameretta tutta imbarazzata, manco fosse una quattordicenne con il primo ragazzo. Ora, considerando che lei prima di questo brutto periodo aveva una vita tutto sommato normale, mi viene da pensare che o in Giappone siano una massa di incapaci o che, forse, gli anime dovrebbero smetterla con questi cliché, soprattutto se le storie hanno come protagonisti personaggi che hanno superato l'adolescenza da almeno un decennio.

In sostanza non lo consiglio, forse solo ad appassionati del genere o a chi potrebbe rispecchiarsi nei personaggi. Ero in cerca di una storia vera, non dell'ennesimo amore irreale nato nel modo più assurdo possibile.


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npepataecozz

Episodi visti: 10/10 --- Voto 7
L'esistenza di un legame tra mondo dei videogiochi e mondo degli anime è ormai una realtà indiscutibile: pur non esistendo alcuna correlazione automatica, ci sono sempre forti probabilità che un appassionato di anime sia anche un videogiocatore abituale. Il perché di una simile connessione fra i due mondi è facilmente comprensibile: queste due forme di intrattenimento si assomigliano moltissimo, in quanto entrambe raccontano storie che possono essere vissute o in prima persona (nel caso dei videogame) o in terza persona (nel caso degli anime). È dunque inevitabile che le aree di mercato a cui questi prodotti si rivolgono finiscano per sovrapporsi in parecchi punti.
Già in passato si è cercato in più di un'occasione di sfruttare questo legame attraverso la realizzazione di anime che cercavano di riproporre dinamiche tipiche dei videogiochi; ma dopo il grande successo ottenuto su PC e sulle console di tutto il mondo dagli MMMORPG, il numero di titoli di questo tipo ha subito un'improvvisa impennata. L'enorme numero di giocatori coinvolti dagli MMMORPG determina infinite possibilità in termini di socializzazione e di cooperazione tra giocatori, e ciò rende l'esperienza di gioco sempre diversa, partita dopo partita. E questa caratteristica costituiva un potenziale troppo grande per non essere sfruttato massivamente anche dal mondo dell'animazione.

Inizialmente l'attenzione degli autori si era diretta verso la creazione di titoli completamente immersi nel mondo virtuale di gioco (si pensi a "Sword Art Online", "Log Horizon", "Overlord", "KonoSuba", ecc.); ma col passare del tempo l'attenzione si sta gradualmente spostando dal "gioco" al "videogiocatore", con una serie di titoli che raccontano la "doppia vita" di quest'ultimo, ossia quella "online" e quella in modalità "real life". "Recovery of an MMO Junkie" è un anime appartenente a questa seconda categoria.

"Recovery of an MMO Junkie", anche conosciuto col suo titolo giapponese "Net-jū no Susume", è la trasposizione dell'omonimo web-manga di Rin Kokuyō, edito dalla Media Factory sulla sua rivista Comico Japan a partire dal 2013. L'adattamento a serie TV vede Kazuyoshi Yaginuma alla regia e lo studio Signal MD alle animazioni.

Stanca della sua routine quotidiana, un bel giorno la trentenne Moriko Morioka decide di abbandonare il lavoro e di diventare una NEET; da quel momento passerà quasi tutto il suo tempo rinchiusa in casa giocando a Fruits de Mer, un videogioco online. Dopo aver scelto come suo alter ego un personaggio maschile che battezzerà col nome di Hayashi, farà il suo ingresso in questo nuovo mondo virtuale e qui conoscerà Lily, un simpatico personaggio dai capelli rosa di sesso femminile. Tra i due si instaurerà un legame molto profondo, ma che, almeno in apparenza, non sembra essere suscettibile di grandi sviluppi. Ma evidentemente le cose erano destinate ad andare in maniera diversa: in primo luogo a controllare Lily è in realtà Yūta Sakurai, un uomo di ventott'anni che, così come Moriko, ha mentito sulla sua vera identità sessuale nel mondo reale. In secondo luogo i due erano destinati a "scontrarsi" anche nella vita reale, con conseguenze facilmente prevedibili.

"Recovery of an MMO Junkie" può essere agevolmente diviso in due parti: la parte "online" e la parte "real life".
La parte "online" domina per la prima metà della serie, ma, a esser sincero, non mi ha fatto una grandissima impressione. In primo luogo non trovo molto divertente assistere alle fasi di gioco, quando queste non hanno alcuna rilevanza sull'evoluzione della trama, cosa che, almeno finora, è ciò che è capitato ogni volta in cui i personaggi non sono stati fisicamente intrappolati nel gioco. È purtroppo un difetto comune a quasi tutti gli anime di questo tipo; bisogna però anche dire che in "Recovery of an MMO Junkie" questa componente è meno invadente: i personaggi di gioco, infatti, preferiscono parlare piuttosto che combattere.

In secondo luogo, e anche questo è un difetto comune a tutto il genere, la rappresentazione che si fa degli MMMORPG in questi anime è spesso non realistica ed esagerata. Per essere più precisi, la mia critica non è diretta al fatto che personaggi digitali abbiano la facoltà di muoversi, assumere espressioni o avere gestualità del tutto identiche a quelle delle persone reali; è chiaro che ciò è dovuto alla necessità di mostrare il gioco così come lo vivono i giocatori, e come interpretazione mi sembra corretta. Però questa simbiosi tra mondo reale e mondo virtuale spesso sfiora il ridicolo: ad esempio, vedere Hayashi seduto su un albero mentre afferma che «Questo è il posto dove amo venire a riflettere per non arrecare disturbo agli altri» è del tutto senza senso! Cosa farebbe la persona dietro lo schermo in quei momenti? Resterebbe impalato a guardare il suo personaggio seduto su un albero?

In terzo e ultimo luogo, il ruolo assegnato ai personaggi secondari appare abbastanza nebuloso. Inizialmente sembra che non debbano fare solo da scenografia, ma che anzi abbiano una loro parte da recitare e una loro storia da raccontare; in alcuni casi vengono addirittura mostrate le loro controparti nel mondo reale. Ma poi (almeno nell'anime) non se ne fa più niente e la loro presenza si nota appena.

Come visto, nella maggior parte dei casi si tratta di difetti comuni all'intero genere e non esclusivi di questo singolo anime; anzi, va sottolineato il fatto che "Recovery of an MMO Junkie" riesca a limitare molto il loro impatto sulla godibilità generale dell'opera. Tuttavia sono comunque presenti, rendono il tutto più noioso e perciò influenzano negativamente il giudizio complessivo.
La parte in modalità "real life", al contrario, è veramente superba e riesce a capovolgere completamente l'impressione poco entusiasta maturata nei primi episodi. La trama non è certamente di quelle più originali né di quelle più impegnate: quest'anime, infatti, non ha fra le sue qualità quella di fornire spunti critici rilevanti contro una certa realtà sociale. L'idea che si possa uscire dalla condizione di NEET giocando a un MMMORPG fa un po' sorridere: sarebbe come credere che sia possibile dimagrire attraverso una dieta a base di dolci e frittura. Ma, una volta compreso che l'anime non ha finalità "sociali", la sua visione risulta comunque molto piacevole: la storia è leggera e intrisa di una comicità semplice e immediata in cui, nonostante un tema decisamente "moderno", domina un tipo di umorismo fortemente tradizionale.

Il punto di forza di "Recovery of an MMO Junkie" sono i personaggi principali, Sakurai e soprattutto Moriko, mattatrice assoluta dello schermo. La NEET trentenne, infatti, riesce a conquistare immediatamente le simpatie dello spettatore col suo aspetto da donna bella ma molto trasandata, e col suo carattere introverso, che la espone spesso al ridicolo quando viene costretta a esporsi. Le sue paure, le sue insicurezze, perfino il suo inopportuno brontolio dello stomaco inducono facilmente al sorriso, perché, in fondo, mettono in evidenza tutta la sua umanità. Anche Sakurai è un personaggio che riesce a raccogliere la simpatia dello spettatore, col suo carattere goffo e impacciato, ma fatto anche di sincerità e coraggio nei momenti più difficili. In più ha anche il pregio di far risaltare la figura di Homare Koiwai, l'amico che tutti vorrebbero avere e che con la sua simpatia esplosiva rappresenta l'unico personaggio secondario degno di nota presente nell'anime.

Passiamo al comparto tecnico. L'apparato grafico non può di certo essere considerato come il punto forte di quest'anime, in quanto il suo livello si attesta sostanzialmente nella media; tuttavia anche nella sua ordinarietà non sfigura grazie a disegni che, pur se a tratti sembrano un po' troppo accennati, risultano sempre gradevoli alla vista, e ad un uso dei colori che non mi ha convinto del tutto, ma che in sostanza ci può stare.
La colonna sonora è piacevole; sia l'opening "Saturday Night Question", interpretata da Megumi Nakajima, che l'ending "Hikari, Hikari", cantata da Yūka Aisaka, sono molto orecchiabili.

Nell'attesa di un anime che riesca finalmente ad analizzare in modo più critico il rapporto tra MMORPG e il fenomeno dell'allontanamento del singolo individuo dalla vita in società, dobbiamo accontentarci di titoli come "Recovery of an MMO Junkie", che si limitano soltanto a sfiorare il problema e a sottolineare solo i possibili aspetti positivi che possono derivare dalla passione per questi giochi. Il risultato ottenuto è comunque molto buono: una commedia davvero spassosa, una storia romantica ben costruita e personaggi veramente all'altezza rendono molto piacevole la sua visione. Non è certamente un'eccellenza, e tutto fa pensare che non fossero queste le intenzioni dell'autore; ma "Recovery of an MMO Junkie" è un anime leggero e molto divertente, che piacerà sicuramente a chi è alla ricerca di un prodotto di pura evasione.

Mirokusama

Episodi visti: 10/10 --- Voto 8,5
Un fulmine a ciel sereno della stagione autunnale 2017. Questo è stato per me “Net-juu no Susume”, un adattamento anime dell’omonimo web manga di Rin Kokuyou partito con pochissime aspettative (basti pensare che su Animeclick.it era ventottesimo nella classifica delle serie più attese della stagione e non era stato neanche inserito nell’approfondimento che consigliava otto serie romantiche da poter seguire) e che si è rivelato, a mio modo di vedere, ovvio, di gran lunga il miglior anime a carattere romantico della stagione e probabilmente uno dei migliori dell’anno!
Dico questo, perché riesce a coniugare una storia ben scritta, per quanto poco verosimile, diciamolo subito, personaggi interessanti e adulti che, pur avendo l’indole ‘timida’ classica degli anime del genere, costruiscono un’atmosfera diversa da quella che si vive di solito nelle ambientazioni scolastiche con protagonisti adolescenti, e un rapporto molto equilibrato tra mondo reale e virtuale che riesce a rendere affascinanti entrambe le realtà, senza che nessuna delle due prenda il sopravvento sull’altra o impedisca ai protagonisti di instaurare un rapporto che vada oltre la semplice amicizia online. Perché è proprio nel mondo dei MMORPG (Massive(ly) Multiplayer Online Role-Playing Game, ovvero gioco di ruolo in rete multigiocatore di massa) che “Net-juu no susume” fa cominciare la sua storia.
Protagonista della serie è Moriko Morioka, bella ma non curata trentenne appena licenziatasi dal suo lavoro di impiegata e fresca adepta della categoria che sempre più spesso incontriamo nell’animazione giapponese recente, e quasi mai con accezioni positive, ovvero i NEET, acronimo anglofono che riunisce quelle persone che non lavorano, non studiano e non seguono corsi preparatori alla formazione professionale. Desiderosa di occupare in modo diverso la sua vita, decide di partecipare a un gioco online chiamato ‘Fruits de mer’, che le permette di vivere un’avventura in uno pseudo-mondo medievale con un personaggio da lei stessa creato e, anche per sottolineare ulteriormente il cambiamento che sta attraversando, si sceglie un alter ego maschile di nome Hayashi. Nella realtà virtuale però Hayashi è un principiante del gioco e non riesce a superare le prove che affronta, finché non arriva in suo soccorso Lily, una curatrice espansiva e molto carina che lo aiuterà facendogli superare i livelli iniziali del gioco. Catturato dalla bellezza e dalla gentilezza di Lily, Hayashi/Moriko instaurerà con lei un rapporto online molto profondo che va oltre la semplice alleanza tra giocatori per affrontare le difficoltà del gioco, e che porterà i due a confrontarsi spesso anche sui rispettivi problemi nella vita reale, con tutti gli accorgimenti del caso, ovviamente. Vita reale che nel frattempo riserva a Moriko la conoscenza fortuita di un giovane impiegato, Yūta Sakurai, che ricorda vagamente, col suo carattere e nei suoi atteggiamenti, proprio la Lily da poco conosciuta in ‘Fruits de mer’...

Non c’è bisogno della zingara per capire dove andrà a parare la storia, parliamoci chiaro: l’incontro inaspettato tra Moriko e Yuta è la scintilla che “infiamma” una pira che già la realtà virtuale aveva contribuito a costruire, perché ha annullato quelle debolezze che rendono i due persone insicure nella vita reale; Yuta è un uomo realizzato nel lavoro ma che fatica a intraprendere relazioni con altre persone, a causa di un passato segnato da eventi familiari infausti, Moriko invece non riesce a trovare la sua dimensione neanche nell’ambito lavorativo, che infatti si ritrova a lasciare nella convinzione di scegliere uno stile di vita alternativo consono solo a lei (si definisce NEET d’elitè a questo proposito), ma che in realtà è solo la reazione di una donna a un’esistenza che la schiaccia sotto il peso delle responsabilità e verso la quale la fuga sembra l’unica soluzione a disposizione. In questo ambito il gioco online fornisce ai due un’alternativa unica nel provare a costruire una realtà diversa dove riversare le proprie frustrazioni liberamente, cominciando, ad esempio, dalla creazione di alter ego di sesso diverso, per sottolineare ulteriormente la diversità rispetto alla loro situazione reale e, laddove spesso la fuga nel virtuale rappresenta un atto che riserva poche speranze di migliorare anche nella realtà per chi lo compie, il destino stavolta riserva ai due una strada diversa, una possibilità inattesa che permette loro di conoscersi, piacersi e, nonostante il loro atteggiamento timido e un po’ imbranato, genuinamente innamorarsi, grazie anche al sostegno di ottimi personaggi secondari sui quali spicca la figura di Homare Koiwai, collega di lavoro di Yuta simpatico e spigliato che rappresenterà col suo ruolo, ora di improvvisato Casanova, ora di novello Cyrano, il deus ex machina del rapporto tra Yuta e Moriko, meglio ancora Morimori-chan, soprannome che lui stesso le ha creato.
Con queste premesse, in appena dieci episodi, “Net-juu no Susume” costruisce una commedia romantica brillante e affascinante col giusto rapporto tra divertimento e romanticismo, che non mancherà di appassionare lo spettatore attraverso un percorso fatto di scontri fortuiti, appuntamenti inattesi, avventure online, mezzi sorrisi, pianti liberatori e tanti imbarazzi.

A livello tecnico la serie si stabilizza su una buona sufficienza, più che soddisfacente paragonata alla realtà odierna. Realizzato dal giovane studio Signal MD, “Net-juu no Susume” gode di un buon comparto grafico: il character design di Senbon Umishima è abbastanza classico (pur se con una componente moe molto ridotta, considerato il periodo) sia per la rappresentazione dei personaggi reali che delle controparti virtuali, ma è comunque sicuramente piacevole da guardare; i disegni sono sempre di buon livello, con un uso sapiente dei colori più chiari nell’apparentemente sconfinato mondo virtuale e più pesanti in quello reale, dove l’azione si svolge quasi sempre in luoghi chiusi e in orari notturni; le animazioni infine sono fluide e pulite, funzionali alla semplicità della storia che raccontano. La colonna sonora di Conisch non si segnala per elevati picchi qualitativi, ma svolge degnamente il suo ruolo, tutto sommato, con l’aiuto di una coppia di opening/ending che al contrario ho trovato molto convincenti sia musicalmente che visivamente; l’opening, cantata da Megumi Nakajima, è un bel pezzo pop dal ritmo vivace che coinvolge chi guarda grazie anche a un video ben animato che presenta i vari personaggi sia in versione reale che virtuale, e dove non mancano veloci richiami alla situazione poco felice vissuta dalla protagonista, mentre l’ending, cantata da Yuka Aisaka, si concentra sui personaggi, riprendendoli in primo piano mentre giocano al PC o lavorano, accompagnati da un pezzo rock dal ritmo incalzante. Ottimo è anche il doppiaggio originale della serie, un cast ben assortito e amalgamato coi personaggi che spicca soprattutto nelle figure di Tomoaki Maeno e Mamiko Noto: il primo doppia Koiwai, personaggio simpatico ed eclettico, controparte caratteriale ideale dei due protagonisti, mentre la seconda è proprio la doppiatrice dell’incantevole protagonista, davvero bravissima a rappresentarla in tutti i suoi repentini cambi caratteriali tipici della personalità di Morimori-chan, capace di passare dalla tristezza all’esaltazione o dall’ intraprendenza alla rigida timidezza in un attimo.

Vale la pena in definitiva la visione di “Net-juu no Susume”? Personalmente posso dire assolutamente di sì, è una serie dalla durata ridotta rispetto al solito, semplice e accattivante da seguire, romantica senza essere smielata, divertente senza scemare nel demenziale non cercato, una storia capace di soddisfare tutti i palati che comincia senza promettere apparentemente niente di eccezionale e che alla (non tanto) lunga finisce per conquistarti il cuore con dolcezza e semplicità, come la sua adorabile protagonista.