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Episodi visti: 4/4 --- Voto 7
Prima che l'enorme successo commerciale di "Keroro" prendesse il sopravvento sulla sua vena artistica, Mine Yoshizaki era un disegnatore di "doujinshi". Il suo tratto grafico essenziale, fresco e moderno, ammirabile tramite vari artbook, cavalca perfettamente la corrente stilistica degli anni Novanta, delle loli sorridenti e della tecnologia ludica. Ed è proprio dai videogiochi che l'autore trae i suoi primi manga amatoriali: tale passione (insieme a quella dei "Gunpla") è ben visibile in tutti i suoi lavori successivi, fino a diventare uno dei suoi tratti distintivi al punto che oggi l'autore viene richiesto anche come character design di videogame vari.

"Arcade Gamer Fubuki" è l'apoteosi di questo speciale rapporto che Mine Yoshizaki ha con i videogames; disegnato nel 1998 e trasposto in animazione dallo studio Shaft diversi anni dopo in 4 OAV, la storia ci catapulta nel mondo delle competizioni arcade, in un Giappone dove ormai i videogiochi hanno assunto un'importanza sociale ed economica planetaria, e i tornei vengono trasmessi su scala internazionale. Fubuki è la nostra protagonista, che a prima vista sembra una studentessa come tante, ma che all'occorrenza è capace di manifestare un'eccezionale abilità nei videogame, grazie anche alle sue "Passion Panties", delle speciali mutandine che amplificano lo spirito e la passione verso i videogame, rendendola così una giocatrice imbattibile.
Vinto con una certa facilità il torneo di Tokyo, dalla regione del Kanto arriva quella che sarà la sua prima grande rivale e che le farà assaporare il gusto della sconfitta. A ciò si aggiunge la solita misteriosa organizzazione che da dietro le quinte (ma neanche tanto) mira alla conquista del mondo tramite la materializzazione dei videogiochi stessi.

Arcade Gamer Fubuki è puro "divertissement", assurdo nei suoi risvolti e terribilmente stupido, ma non per questo privo di momenti esilaranti. La tipologia narrativa utilizzata è quella del manga sportivo con l'aggiunta però dell'elemento fantastico dato dai poteri speciali e da un pizzico di ecchi. Sul fronte dei personaggi il misterioso uomo mascherato che più volte appare per aiutare e dare consigli alla protagonista risulta sicuramente il più interessante, e l'unico che copre una certa rilevanza sulla trama e sui (pochi) colpi di scena, lasciando agli altri ruoli di comparse, data la brevità della serie, ognuno dei quali però con caratteristiche e abilità distintive.
Graficamente la mini-serie si attesta su livelli medi televisivi; il character design è quello piacevole di Mine Yoshizaki, mentre per le musiche è stato chiamato il compositore Ryuichi Katsumata, attivo in campo videoludico (ovviamente), ma celebre in particolare per la OST di genere eurobeat di Initial D. Qui si limita a dare un tono "16bit" alla colonna sonora.

È un'idiozia per pochi Arcade Gamer Fubuki, coloro privi della "passione" arcade metaforizzata dalle candide mutandine di Fubuki non capirebbero lo spirito demenziale di un dinosauro che ti sfida a Fighting Vipers 2, né tanto meno coglierebbero le numerosi citazioni; per i sopravvissuti dei puzzolenti cabinati di ogni genere sarà invece un piacevole tuffo nel passato che non c'è più, nel quale Yoshizaki immaginava all'alba del nuovo millennio un mondo conquistato dal gaming nipponico, allorché in realtà le cose andranno diversamente.
Una curiosità: "Fubuki" nasce in realtà come fan-sequel di "Game Center Arashi" di Mitsuru Sugaya, datato 1978 e primo manga avente come tema principale i videogiochi. Il misterioso personaggio con i denti sporgenti e il simbolo sulle mutandine di Fubuki con la tipica astronave di Space Invaders provengono infatti da quella vecchia serie.