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esseci

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Sarusuberi: Miss Hokusai" è un film anime uscito nella primavera del 2015, che, visto su consiglio di alcuni amici, si è scoperto essere un'opera molto suggestiva, ambientata negli anni intorno al 1830 nell'antica Tokyo dell'era Edo. L'anime è tratto dal manga del 1983 di Hinako Sugiura, saggista ed esperta di usi e costumi dell'epoca Edo oltre che mangaka.
Il film animato vede alla regia Keiichi Hara e ha vinto diversi riconoscimenti, ponendosi come una delle produzioni di punta dell'animazione giapponese. Dello stesso regista ho visto anche "Colorful", film anime del 2010 di cui ho avuto modo di apprezzare sia la trama sia lo stile narrativo e registico: Hara si è dimostrato nuovamente molto bravo e abile a rendere i dialoghi e i momenti di silenzio e interazione tra i personaggi.
E il soggetto narrato in "Miss Hokusai" si presta bene al suo stile: il film narra una parte della vita di Ô-Ei, figlia di secondo letto del pittore Katsushika Hokusai durante il periodo degli anni '30 del secolo XIX, e ne esce un quadro di una donna dal grande talento artistico ma anche dal grande spirito autonomo e dalla personalità forte e indipendente.

Grazie all'anime mi sono documentato un pochino sulla vita di Ô-Ei e ho avuto modo di scoprire che ha collaborato con il padre, producendo diverse opere che poi sono state diffuse sotto il nome del genitore.
Della vita di Ô-Ei non sono riuscito ad ottenere molte informazioni. Dovrebbe essere nata quando Hokusai (1760-1849) aveva trentasette anni e altri figli, tra i quali la pittrice Otetsu, morta in giovane età. Lei ha comunque rappresentato la vera erede artistica del pittore.
Ô-Ei si sposò con un mercante, Minamizawa Tomei, e studiò arte presso il pittore Tsutsumi Torin. Ma dopo poco tempo divorziò dal marito. E così tornò a vivere con il padre Hokusai, collaborando con lui nella sua arte, e iniziò a produrre anche opere proprie. E, mutatis mutandis, il film animato sembrerebbe proprio documentare questa fase della sua vita, ma, data la giovane età del personaggio del film, si potrebbe anche ipotizzare che il film consideri la Ô-Ei prima del matrimonio.
In ogni caso, dopo il divorzio, Ô-Ei visse con il padre e lo accudì nella sua vecchiaia fino alla sua morte.
Sembra che Ô-Ei condividesse con Hokusai una vita quotidiana alquanto disordinata, dove l’interesse per l'arte escludesse ogni altra preoccupazione per la vita di tutti i giorni; pertanto, piuttosto che provvedere anche alla pulizia e manutenzione dell’abitazione, Ô-Ei e Hokusai erano soliti trasferirsi periodicamente di casa, dedicandosi completamente al loro lavoro.
Tale circostanza appare anche nel film, dove si vede che vivono in una casa disordinata e piena di fogli e bozzetti di scarto dei loro disegni, lasciando lo spettatore un po' perplesso su come vivessero e sullo spreco di una risorsa che credo al tempo non fosse proprio alla portata di tutti...

Entrambi gli artisti seguivano lo stile ukiyo-e, ossia della "pittura della vita che passa, del mondo fluttuante" che si diffuse tra il XVII e la fine del XIX secolo, e aprì il Giappone agli influssi occidentali, ma di questo stile e delle loro opere c'è solo un accenno in un breve passaggio un po' metaforico del film, di quella che è l'opera più famosa di Hokusai, l' "Onda di Kanagawa". Era una forma d'arte meno solenne di quella in voga all'epoca, che era più elitaria, trattando scene di vita quotidiana con soggetti più comuni.
Ô-Ei ha prodotto molte opere sia a sua firma sia per il padre, a soggetto di creature mitologiche e ritratti di donne, con uno stile più dinamico rispetto a quello tradizionale giapponese, con forme stilizzate e colori uniformi. Dopo la morte del padre Ô-Ei visse la sua vecchiaia in solitudine in un quartiere di Edo (Tokyo), guadagnandosi da vivere vendendo i suoi quadri. Si ipotizza che il suo decesso sia databile nel 1866.

La storia di Ô-Ei è stata ripresa da Hinako Sugiura che, tra il 1983 e il 1987, l'ha trasposta nel manga "Sarusuberi" ("Mirto crespo"), in cui Ô-Ei viene descritta come uno spirito libero e creativo, che vive all'ombra della celebrità del padre.
Da ultimo, nel 2015, abbiamo il film in recensione, in cui il personaggio viene raccontato come una donna giovane e a suo modo affascinante: riservata ma anche disinvolta nel lavoro, molto affettuosa nei confronti della sorellina quanto insofferente alle convenzioni sociali e all'ingombrante padre.
In questa ricostruzione del regista Keiichi Hara, ispirata anche al fumetto della Sugiura, Ô-Ei sembra avere un rapporto di amore e odio nei confronti del padre, che appare un personaggio piuttosto atarassico, tanto grande come artista ma umanamente molto semplice, umile e (in apparenza...) incapace di accettare la cecità di un’altra figlia, Onao, che non va mai a trovare.

Di sicuro la visione del film va inquadrata nell'ottica della società giapponese del tempo, dei ruoli familiari e sociali e del prevalente maschilismo. Dal film emerge la personalità della pittrice anche nel suo non essere una donna "tradizionale" dedita alla famiglia e alla cura del marito, dei figli e della casa, che esterna il suo talento all'ombra del padre, vivendo un po' in modo indipendente, libero (parzialmente...) dalle convenzioni della società dell'epoca.
Ma esce anche l'immagine di una donna sensibile, molto affezionata alla sorellina "sfortunata" di cui cerca di prendersi cura, dedicandole quanto possibile del suo tempo. Proprio le scene in cui le due sorelle sono assieme, interagendo più con i gesti e i silenzi piuttosto che con i dialoghi, rappresentano il punto forte dell'anime. Tale caratteristica sembra essere un "marchio di fabbrica" del regista Keiichi Hara, avendo già visto "Colourful" del 2010: particolarmente poetiche le scene del ponte, della gita in barca e soprattutto del momento del gioco nella neve. Scene che dimostrano la grande abilità di Hara nel descrivere momenti "slice of life", rendendoli oltremodo delicati, dolci e capaci di trasmettere allo spettatore le sensazioni della protagonista nel momento in cui si compiace della felicità della sorellina.

Hara è riuscito anche a trasmettere l'essenza dello spirito "libero" di Ô-Ei: non sono casuali le scene in cui va a "sperimentare" un bordello maschile, per capire come dare un tocco di sensualità alle sue opere, essendo tacciata di non conoscere l'amore fisico perché non ancora fidanzata/sposata...
Sempre sul tema dell'originalità e indipendenza della pittrice, credo che si possano spiegare in senso metaforico anche l'opening e l'ending del film, piuttosto rockeggianti e molto in contrasto con l'ambientazione dell'opera.
Per il resto, Hara è riuscito a utilizzare l'arte e le vicende di Ô-Ei per rappresentare quel periodo storico della prima metà del XIX sec. del Giappone secondo la visione dell'arte fluttuante, utilizzando le rappresentazioni figurative tipiche di quel movimento artistico: le illustrazioni sulla natura come i fiori, gli insetti, i demoni e mostriciattoli del folklore, le illustrazioni erotiche, i ritratti femminili come quelli delle cortigiane, i paraventi, ecc.
Anche i continui richiami all'aldilà sono molto impregnati delle concezioni tipiche del periodo. E ho trovato molto suggestiva una scena particolare, che non svelo, che dimostra che comunque il maestro Hokusai era molto affezionato anche alla figlia più piccola...

"Miss Hokusai" è sicuramente una piccola e imprescindibile gemma dell'animazione giapponese: forse è un po' "episodico" e non ben amalgamato e fluido negli eventi descritti e può sembrare ad uno sguardo superficiale lento e contemplativo. Ma la sua visione è decisamente consigliata a chi ha già avuto modo di apprezzare le opere precedenti di Hara.


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Vagabond90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
All'inizio dell'800 in quel di Edo, già metropoli ma non ancora capitale, si dipanano le vite di Katsushika Hokusai e seguaci - Hokusai, per intenderci, il pittore di Ukiyo-e che deve la sua fama e notorietà in Occidente grazie alla "grande onda di Kanagawa", la prima di trentasei stampe che vanno sotto il nome di "Trentasei vedute del Monte Fuji". L'onda di Kanagawa al di fuori del Giappone è un simbolo talmente celebre, iconico ed emblematico, per cui molto spesso nell'immaginario collettivo di noi Occidentali la sua immagine si sovrappone e combacia bene all'idea che abbiamo del Giappone stesso. Ebbene, Hokusai ebbe proseliti non solo in patria, ma anche e soprattutto all'estero, dal momento che, grazie alla diffusione capillare di persone, merci e idee di una globalizzazione all'alba dei suoi giorni, ci è voluto poco perché le sue raffinate ed esotiche tecniche pittoriche rimanessero impresse ed entrassero tra le grazie dei pittori occidentali. La contaminazione, l'impressione e poi l'espressione sono cifre stilistiche importanti per un’arte che vuole scardinare l'accademismo classico imperante in Europa, e certe istanze stilistiche fanno presa facilmente tra i nuovi geni pittorici della fine dell’ '800: parliamo di Renoir, Monet, Gaugin, Macke, Van Gogh e chi più ne ha più ne metta. E sicuramente negli anni a venire, fino in epoca contemporanea, la fortuna delle opere di Hokusai non è mai venuta meno, passando per il periodo pop-art, fino ad arrivare all'affermazione proprio nei manga. Dunque, questo lungometraggio non è solo un omaggio, ma, se vogliamo, in parte anche una filiazione stessa proprio di quella grande onda di Kanagawa.

Ma il personaggio principale non è Hokusai, o meglio uno dei comprimari; qui la protagonista della storia, che spesso ci fa vivere il racconto in soggettiva, è la figlia Oei Katsushika, meno celebre ma dotata di un talento artistico che quasi eguaglia quello del padre. I due vivono assieme a un terzo scapestrato e scroccone seguace del maestro in una baracca popolare a Edo, letteralmente sommersi da disegni, principale ragione di vita. In una Edo sempre brulicante di vita dalla mattina tra le attività commerciali sino alla notte fonda nei quartieri del piacere, padre e figlia si distinguono per riservatezza e riserbo morale, seppure nelle loro pitture spesso e volentieri vengano dipinte passionali scene cariche di erotismo. Questi due personaggi non vogliono essere celebrati, decantati, bensì se ne racconta l'umanità silenziosa, paziente e perseverante di chi ha votato la sua vita all'arte e alla meticolosità di ogni piccolo dettaglio, ed è disposto al sacrificio personale e a nottate estenuanti di lavoro pur di raggiungere il risultato finale e soddisfare le svariate committenze dei signorotti locali. Perciò, il voluto mutismo di certe sequenze, che potrebbe sembrare un difetto dell'opera, in realtà è elemento aggiunto in quest'ottica.
Nel racconto non manca un pizzico di soprannaturale, che come leggenda popola le opere stesse di mano dei nostri artisti. Edo è sempre lo scenario di fondo sul cui supporto si svolge questa matassa, dove si scontrano o coesistono nella vita di tutti i giorni spiritualità e desideri carnali, realtà e mito.

I fondali costituiscono delle suggestioni perfettamente riuscite ed evocative delle architetture giapponesi di un tempo, ed è stato bello perdersi in quei luoghi così lontani ed esotici. Il character design, asciutto ed essenziale ma al tempo stesso caratteristico, può non essere gradito a tutti, ma dipinge i volti dei protagonisti con il giusto realismo. Le animazioni sono ottime. Se si può obiettare qualcosa all'opera, nonostante sia pieno il livello di coinvolgimento durante tutta la visione del film, è la mancanza di capillarità, dunque un trait d'union che congiunga le storie sparse in esso.


 6
Kida_10

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
"Sarusuberi: Miss Hokusai" è un lungometraggio della durata di circa novanta minuti, prodotto dalla Production I.G e diretto da Keiishi Hara, tratto dall'omonimo manga ideato e disegnato da Hinako Sugiura.

La storia si sviluppa in Giappone nel periodo Edo, precisamente nel 1814, e vede come protagonista O-Ei, figlia del famoso maestro Hokusai. La ragazza, dotata di una personalità forte e decisa, e di un innegabile talento artistico, aiuta il padre nella sua attività di pittore, molte volte sostituendosi ad esso e firmandosi a suo nome.

Il lungometraggio riprende alcuni momenti della vita quotidiana di O-Ei, episodi scollegati gli uni dagli altri, ed è quindi difficile se non impossibile identificare una trama ben precisa. In realtà l'opera racconta il tentativo della protagonista di vivere al meglio la propria vita, cercando con tutte le forze di trovare una strada da percorrere al di fuori dell'influenza del padre. Il ritmo narrativo è molto lento e, anche se in alcuni passaggi l'opera potrà risultare noiosa, vi sono degli elementi che la rendono altrettanto interessante: in primo luogo l'ambientazione in riferimento al periodo storico, curata nei dettagli e molto suggestiva; secondo, ma non meno importante, la passione per l'arte e la pittura. Anche per chi, come me, non ne capisce nulla, la visione è piacevole e, seppur non vengano forniti particolari o dettagliate informazioni, col proseguire dei minuti sorgerà spontaneamente un pizzico di curiosità che porterà in seguito a documentarsi sul maestro Hokusai e sui suoi magnifici dipinti. Un film che definirei quindi istruttivo e intrigante, e che per questo motivo mi sento vivamente di consigliare.

Il comparto tecnico si presenta più che bene, a partire dal design dei personaggi sino alle ottime animazioni. I fondali sono ben dettagliati e si sposano perfettamente con l'ottima ambientazione. Interessante e suggestivo quando la realtà e i quadri del pittore si mischiano, diventando una cosa sola. Il comparto sonoro è nella norma, non spicca particolarmente, ma si difende bene.

In conclusione, "Sarusuberi: Miss Hokusai" è un'opera decisamente interessante e originale, forse non molto coinvolgente o appassionante, ma comunque una visione consigliata.


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serika91

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Sarusuburi-Miss Hokusai" è un anime diretto da Keiishi Hara per lo studio Production I.G, e tratto dal manga omonimo di Hinako Sugiura.

Ambientato alla fine dell'epoca Edo, il film tratta alcuni episodi della vita di O-ei, figlia del fomoso pittore Hokusai, anche lei dedita alla pittura. O-ei è una giovane donna di ventiré anni indipendente e fiera, ma anche dolce e premurosa nei confronti della sorellina Onao, gracile e cieca dalla nascita. Gli episodi riguardanti il rapporto tra le due sorelle li reputo i migliori del film per la loro delicatezza e profondità: O-ei accompagna la piccola Onao alla scoperta del mondo tramite i suoni e il tatto, non vi è in lei un sentimento di pietà per la piccola malata, quanto il desiderio di renderla partecipe della bellezza del mondo.
Il maestro Hokusai viene tratteggiato come un uomo silenzioso, completamente assorbito nella passione per la pittura e poco vicino soprattutto alla figlia più piccola. Attorno allo studio gravitano gli allievi del maestro, i quali saranno protagonisti, soprattutto Zenjuro, dei momenti comici del film. Per quanto riguarda la pittura, essa è centrale nel film, ma meno di quanto mi sarei aspettata: essa non è solo la rappresentazione del mondo e dei sogni di chi la esegue, ma ha una vita propria e il potere di sconvolgere, rassicurare e meravigliare l'animo umano.

I disegni e i colori li ho trovati davvero molto belli e curati, elemento necessario per un film sulla pittura. L'unica cosa che mi ha lasciato un poco insoddisfatta è il finale, il quale, essendo a mio parere troppo veloce, mi ha lasciato una sensazione di non risolto.

Per concludere, consiglierei davvero questo anime: il mio voto finale sarebbe un 7,5, ma, non potendo dare mezzi voti, preferisco arrotondare per eccesso.


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acanziogeldra

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
"Sarusuberi: Miss Hokusai" è un film storico della primavera 2015, ambientato nel periodo Edo, con protagonista O-ei, talentuosa figlia del più famoso Hokusai.

L'impostazione è quella di uno slice of life, quindi non esiste, sostanzialmente, una trama, anche se si possono suddividere i diversi episodi in due categorie: una parte riguarda il rapporto fra il pittore e i suoi discepoli e figlie; un'altra riguarda episodi soprannaturali legati al mondo della pittura tradizionale. Questi ultimi episodi sono quelli che maggiormente mi hanno interessato al film, ma anche la figura di O-nao, figlia cieca del pittore, è ben caratterizzata e interessante; più noiosi i vari discepoli che servono ad alleggerire complessivamente il film.

Degna di nota (negativa) la musica: il rock è davvero inappropriato e avrei preferito una musica più contestuale.

Consiglio questo film solo agli interessati; è un film lento, che potrebbe annoiare chi desidera dell'azione.