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Keehlm Fungiolo's baseball bat

Volumi letti: 2/2 --- Voto 7
Akiko Tendo e' una liceale che ha vissuto l'infanzia in solitudine, senza potersi confidare con nessuno, e che ora non puo' andare a scuola. L'unica parente con cui si sente a suo agio è la nonna, la quale infatti si vedrà costretta ad allontanarla dai genitori per una maggior serenità della ragazza.
Se Akiko avesse una grave malattia, o qualche grave menomazione fisica, la questione apparirebbe più razionale ai suoi genitori e agli occhi di suo fratello, ed avrebbe la solidarietà degli estranei. Il fatto è che Akiko si identifica con l'altro sesso, a dispetto dei propri organi sessuali femminili perfettamente formati: solo uno specialista può verificare una disforia di genere, per cui questa condizione suona falsa e inverosimile ai più.
La ragazza passa da un'aggressività immotivata a una passività simile alla depressione. Il fatto di essere figlia di un noto politico non la aiuta, in quanto sente il peso degli obblighi sociali.

Seguendo la sua natura troverà dei gruppi di auto-aiuto e associazioni per i diritti civili, ma e' solo un giardino recintato, un po' più' grande di casa sua. La soluzione sarebbe un cambio di sesso, il che comporta danni fisici non indifferenti.

Il cambio di sesso, ovviamente, non è da intendersi in senso letterale ma e' un modo di prevenire domande scomode e imbarazzi reciproci. La decisione di operarsi coincide con l'accettazione del proprio ruolo in famiglia, intraprendendo la carriera politica come, si suppone, non avrebbe potuto ne' voluto fare se fosse stata femmina. Quindi non si sa quanto Akiko desideri emanciparsi... Chissà che i suoi desideri non siano piuttosto un modo più personale e più contorto, inconsapevole, di aderire a un modello precostituito che precede anche l'essere donna o uomo.
Questo manga è stato pubblicato in Giappone nel 2006 e in Italia nel 2007. È il primo che parli con schiettezza di questo problema; mentre spiega la disforia di genere, però, l'autrice sembra aderire agli stereotipi che vuole combattere.

Un uomo è determinato e, quando serve, è senza scrupoli. Il che dimostra che Akiko è un uomo...? O dimostra solo che anche i trans possono essere profondamente antipatici?
Prima di occuparsi di disturbi di genere, bisogna capire cosa sia il genere, spiegare perché lo rendiamo sinonimo di sesso biologico. Questo, il manga non lo fa.

Altro punto a sfavore: non sembra neanche un manga! È strutturato in maniera da risultare quasi asfissiante. Si fa differenza tra fumetto occidentale e fumetto giapponese quando, nel primo caso, ci possono essere dialoghi concentrati per risparmiare tavole, nel secondo caso ci sono dialoghi sparsi e un numero di tavole potenzialmente illimitato. I fumetti occidentali sono autoconclusivi, i manga sono commerciali e (paradossalmente) sono più evocativi, più lenti, consentono all'autore maggior libertà in virtù della loro durata.

Dentro G.I.D. parlano sempre. In continuazione. È un manga occidentalizzato. Non siamo ai livelli di bruttezza della collana "X ME", tuttavia G.I.D. non è una storia che vuoi rileggere per il piacere di farlo, o che ti resta impressa per la simpatia dei personaggi. Era necessario, altrimenti oggi non avremmo altri manga, più importanti. È utile, ma non è bello.

Yoko Shoji e' stata presentata in Italia negli anni 80 su "Candy Candy". Il fumetto breve scelto per la pubblicazione, "Una rosa un amore", era mediocre e dai toni paternalistici. I disegni pero' erano molto curati e suggestivi.
Col passare del tempo, il suo stile è peggiorato, si è appiattito, è diventato più scarno.


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Pannero

Volumi letti: 2/2 --- Voto 8
"G.I.D." non è un manga facile da recensire.
La protagonista, Akiko, è la figlia di un importante politico, ma fin da bambina non si sente a suo agio nel suo corpo e inizia a farsi chiamare Akira.
"G.I.D." parla di Akiko e del percorso che la porterà a diventare definitivamente Akira, mostrando le incertezze delle persone che le stanno attorno, gli ostacoli e le ostilità che dovrà affrontare e la consapevolezza di essere "privilegiata" in quanto ricca, e di avere quindi la possibilità economica di cambiare sesso anche chirurgicamente.

Nella sua semplicità, in due soli volumi, la Shouji tocca (seppure a volte in maniera leggera e incompleta) tutti gli aspetti di una situazione del genere.
Akiko è incrollabile nel sentirsi in maschio, ma parte della sua famiglia non sarà affatto d'accordo con questa sua scelta; eppure Akiko riesce a trovare comunque persone in grado di sostenerla e amarla così com'è, e probabilmente solo grazie a questo e alle possibilità economiche della sua famiglia riesce ad andare avanti.

Ecco, nonostante le tematiche delicate e complesse, "Gender Identity Disorder" è un buon manga per adulti, facile da leggere e scorrevole, anche se forse un po' troppo ingenuo e ottimista. Decisamente ingenuo.
Comunque rimane una lettura interessante, che racconta la vita di Akiko dall'inizio alla fine, senza lasciare dubbi o buchi su nessun arco temporale della sua vita.

I disegni sono, per me, il punto forte del manga.
Adoro il tratto della Shouji, così deliziosamente anni '70 e al tempo stesso moderno e accattivante, i profili forti e duri, così come la retinatura mai fastidiosa.

In Italia è stato pubblicato in due volumi dalla Kappa Edizioni, in una bella edizione (anche se abbastanza difficile da reperire) un po' più grande del solito formato tipico dei manga, che permette di godere a pieno del lavoro della Shouji, e con buone note a fine volume.


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kikkokat

Volumi letti: 2/2 --- Voto 8
Bellissimo manga su un argomento mai affrontato ovvero una ragazza che si sente uomo e vuole a tutti i costi subire un intervento per cambiare il suo genere.

Akiko è una ragazzina di buona famiglia (il padre è un famoso politico) che già da bimba ha le idee chiare su cosa vuole. Alla domanda "Che regalo vuoi per Natale", lei risponde seriamente "un pisellino!". I genitori all'inizio pensano si tratti solo di capricci, quando però la maestra telefona perché Akiko è praticamente isolata dalla classe iniziano i problemi.
Crescendo la ragazza affronta la sua prima mestruazione come qualcosa di terribile, e inizia a documentarsi su internet sull'argomento "cambio di genere".
Inizia a frequentare una specie di consultorio dove conosce Miyake una ragazza come lei che però ha già affrontato la terapia ormonale e infatti ha un aspetto mascolino.
La famiglia di Akiko è molto contraria alla decisione delle figlia, e non lascia l'approvazione per farle iniziare la terapia ormonale. E' così che la nonna paterna, che invece capisce la nipote, praticamente l'adotta e Akiko inizia a sottoporsi alla terapia, cambiando il nome in Akira e trovando pure l'amore.
Conoscerà sulla sua strada anche Tachibana, un ragazzo che all'inizio l'ospiterà e che poi gli starà vicino nei momenti più critici.

Ho trovato il manga interessante per vari aspetti:
1. Il tema trattato è praticamente un tabù...Si parla tanto di trans dal maschile al femminile ma mai il contrario;

2. Leggendo ho imparato molte cose sulla "transazione" che prima ignoravo.

3. Adoro Yoko Shoji, leggerei praticamente tutto di lei. Nonostante il manga sia del 2007 se non erro, il suo tratto è rimasto quello classico dei fumetti anni 70-80. Può piacere come può essere odiato (io lo adoro ovviamente).
Spero che in Italia arrivino altri manga di questa straordinaria autrice.

L'edizione Kappa Edizioni è ottima, non c'è la sovra copertina ma la copertina è rigida. Le pagine sono bianche senza essere trasparenti, la traduzione è ottima. L'unico punto a sfavore è il prezzo, 12 euro per un volume è troppo, considerando che gli altri della stessa collana costavano al massimo 9,50 cadauno.
Penso che non darò più di 8 solo perché il secondo volume è un po' frettoloso, nel senso che la storia scorre troppo veloce...Però resta comunque un manga che consiglio a tutti.


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micheles

Volumi letti: 2/2 --- Voto 7
Yoko Shouji scrive manga dal 1969 ed è famosissima in Giappone come una delle prime autrici di commedie shoujo scolastiche. In G.I.D. invece si cimenta con una tematica piuttosto drammatica: il cambiamento di sesso. In due volumi ci viene narrata la vita di Akiko/Akira, nato donna ma deciso a rettificare la situazione ricostruendo il suo corpo in forma maschile. La parte del leone la svolge proprio l'intervento chirurgico, che ci viene descritto nei dettagli, sia nella fase pre-operatoria che post-operatoria. È evidente che l'autrice si è molto documentata sul tema, anche dal lato clinico. L'impressione che si ha è che la Shuji abbia letto molti libri su casi di persone con disforia di genere e abbia realizzato un collage delle loro storie di vita reale, cambiando nomi e circostanze. L'aspetto documentaristico e giornalistico è molto forte: non a caso nel manga il miglior amico di Akiko/Akira è un giornalista che scrive un libro sulla sua vita. Da un certo punto di vista la scelta di adottare un taglio documentaristico è comprensibile, dall'altra un taglio intimista avrebbe reso il manga più forte. Così com'è è un racconto alla velocità della luce di vari decenni della vita di Akiko/Akira che sorvola su molti punti importanti.

L'infanzia viene svolta in poche pagine. Le esperienze sessuali di Akira sembrano andare troppo lisce: pensate per esempio alle insicurezze di un uomo scarsamente dotato, com'è possibile che Akira che è proprio sprovvisto di pene si faccia così pochi problemi e già da minorenne vada subito a letto con una donna appena conosciuta? Poi sembra strano che trovi una donna (Kaori) che lo ami (intendo sessualmente) sia prima dell'intervento che dopo, senza porsi problemi. Qualche approfondimento sui pensieri di Kaori l'avrei gradito. Per come viene presentata, Kaori è troppo santa: sposa Akira e lo sostiene in tutto e per tutto nella sua carriera politica, accettando anche di essere messa in secondo piano rispetto al lavoro e restando anche per dei mesi senza vederlo, il tutto senza lamentarsi. Nel secondo volume sembra che le cose vadano troppo bene per essere verosimili: apparentemente senza alcuna difficoltà Akira e Kaori riescono ad adottare due bambini e diventano una famiglia felice da Mulino Bianco, il tutto in poche pagine. Naturalmente avviene anche la riconciliazione con i genitori retrogradi, mentre la carriera politica di Akira va a gonfie vele e anche la sua vita sessuale sembra andare alla grande con il pene artificiale. Miracoli della tecnica! (leggendo su Internet sembra che sia effettivamente possibile costruire un pene usabile a fine sessuali, ma immagino che non siano tutte rose e fiori).

Dal lato dell'edizione la carta è buona, spessa, bianca, di formato più grande del normale, si legge bene. Mi lascia invece in dubbio la rilegatura: la copertina di cartone dà un impressione di fragilità e la colla lascia a desiderare: spero che sia solo un'impressione, dopotutto ho pagato 24 euro per i due volumi. I disegni sono semplici e chiari; spesso gli sfondi mancano e l'attenzione è concentrata tutta sui volti dei personaggi, che sono sempre un pò effeminati, non solo i transessuali. È uno stile molto diverso da quello tipico giapponese, più adatto a un manga realistico e che personalmente mi piace.


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Ais Quin

Volumi letti: 2/2 --- Voto 8
Il disturbo dell'identità di genere (il cui acronimo in inglese è, appunto, G.I.D.) è una particolare condizione che si verifica nelle persone che, pur appartenendo a un determinato sesso biologico, si identificano fortemente in quello opposto. Si tratta di individui il cui rapporto col proprio corpo va quindi oltre le ragionevoli soglie di conflittualità, vittime di un disagio clinicamente e socialmente significativo che non permette loro di vivere una vita normale. Non è direttamente riconducibile all'orientamento sessuale del singolo paziente che, indipendentemente dal sesso di "partenza" e di "arrivo", può essere eterosessuale, omosessuale, bisessuale o asessuale al pari di chiunque altro. Il D.I.G. viene classificato come malattia mentale più per motivi pratici che per motivi prettamente diagnostici, in quanto in caso contrario in molti paesi l'iter per il cambio chirurgico di sesso sarebbe interamente a carico dei pazienti, anche se prossimamente, in occasione della stesura della quinta edizione del D.S.M. (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) questa catalogazione potrebbe essere rivista. Attualmente, comunque, viene considerato transessuale soltanto chi non presenta altre psicopatologie oltre al D.I.G.

Questo manga di Youko Shouji parla, appunto, di Akiko Tendo, una ragazza che fin dall'infanzia si sente tradita dal suo stesso corpo. Parla di se stessa al maschile, disdegna la compagnia delle coetanee, si rifiuta categoricamente di indossare gonne e altri capi d'abbigliamento femminili e pretende di utilizzare il bagno dei maschi. Da piccola, il suo più grande desiderio è che Babbo Natale la doti di un pene. Con l'arrivo della pubertà il suo disagio, fino ad allora considerato da tutti come un capriccio, si acuisce fino a suscitare in lei la convinzione di essere uno scherzo della natura fino a quando scopre che il suo problema ha un nome e una cura: il cambio di sesso.
Proprio in quegli anni in Giappone si sta discutendo su una nuova legge per la regolamentazione del cambio anagrafico per i transessuali. Akiko (che insiste perché la si chiami Akira) si sente doppiamente coinvolta del momento che suo padre è un esponente di spicco del Partito Liberal Democratico che rappresenta l'ala conservatrice del Paese. Le viene dunque a mancare il sostegno della famiglia in questo momento difficile, fatta eccezione per sua nonna che, per permetterle di iniziare il trattamento sebbene sia ancora minorenne, si offre di adottarla a condizione che, una volta diventata un uomo, si impegni in politica per portare avanti la tradizione di famiglia. Il cammino è lungo e difficile, ma costi quel che costi Akira è deciso a percorrerlo fino in fondo e a testa alta.

La storia è ripartita in due volumi soltanto, cosa che naturalmente ne pregiudica la godibilità e la plausibilità. Ciò è dovuto principalmente alla scelta della Shouji di concentrare tutto l'angst nel primo volume e di consacrare il secondo al post-intervento in cui tutto sembra filare fin troppo liscio per il protagonista. È sicuramente una scelta narrativa discutibile, ma penso che se al buon Akira fosse andato tutto storto anche dopo l'intervento qualcuno - io compresa - avrebbe detto che era troppo sfigato per essere vero. Si poteva fare di più e meglio, questo è fuor di dubbio (anche e soprattutto sul versante grafico, dal momento che il tratto risulta piuttosto acerbo), ma non me la sento di parlare di un vero e proprio calo qualitativo; molto semplicemente la storia cresce assieme ad Akiko/Akira ed è normale che cambino le esigenze dell'intreccio. Una serializzazione più lunga, dell'ordine di 15 o 20 volumi, gli avrebbe reso più giustizia e profondità? Probabilmente sì, ma avrebbe corso il rischio di stuccare. Per questi motivi ritengo che, compatibilmente con il formato scelto, l'autrice abbia fatto un buon lavoro trattando con molta grazia e coraggio l'argomento in questione.