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Ninfea

Volumi letti: 17/17 --- Voto 8
Termina col 17° volume il manga di Aya Kanno, pubblicato dalla Star Comics, "Requiem of the Rose King", molto liberamente ispirato alle tragedie shakespeariane del Riccardo III ed Enrico VI, opere a carattere storico ambientate durante la 'Guerra delle due Rose', conflitto sanguinoso che vede in lotta il casato degli York contro quello dei Lancaster per la successione al trono d'Inghilterra.

Il dramma che imbastisce la Kanno, è impostato su atmosfere dark-fantasy, più oniriche che reali, che si manifestano nell'ambientazione tetra, angosciante di alcune scene che vedono il protagonista Richard, terzo figlio del Duca di York, tormentato da questioni esistenziali che riguardano la sua natura ambigua. Richard è un ermafrodito, creatura che in natura presenta o può assumere entrambi i sessi.
Va detto che nell'essere umano è una condizione rara, dove un sesso può prevalere sull'altro e si sviluppano caratteri sessuali secondari, opposti a quello dominante; mi soffermo brevemente su queste nozioni biologiche, solo perché ho interpretato la figura ambigua di Richard in virtù della sua singolare natura, la chiave per capire la psicologia, l'agire di questo personaggio. La sua nascita 'oscura' considerata dalla stessa madre come una maledizione, è motivo di tormento e sconforto, quasi odio per se stesso, conflitto e incapacità di accettare questa sua singolarità, che per tutto il manga reclama di essere compresa e amata.
Il finale mi pare che chiarisca bene questo concetto. Questa natura così problematica, rende il protagonista sia uomo che donna (oppure nessuna delle due cose?), e queste due parti, in conflitto e squilibrio, per me si manifestano in maniere molto diverse, in bisogni differenti, impulsi irrefrenabili quasi autodistruttivi, passioni malsane confuse con l'amore che lo faranno perdere.
Richard è convinto di essere maledetto, un figlio del demonio, e il fantasma di Jeanne D'Arc che a volte lo accompagna dentro una foresta tenebrosa di rovi, lo convince di questo. La figura della pulzella D'Orleans può essere interpretata come la coscienza stessa di Richard, quella parte di lui, che tende a rifiutare. Poi abbiamo il cinghiale bianco... cosa rappresenta? L'innocenza, forse? Tutti questi elementi sono aspetti simbolici, che acquistano chiarezza solo sul finale.

La prima parte del manga è quella che funziona meglio, che ho apprezzato di più: articolata e piena di personaggi ben tratteggiati, quella che vede la lotta furiosa tra Lancaster e York, e che mette in campo gran parte degli attori del dramma; il padre di Richard reclama la corona e nutre verso il figlio grande affetto e considerazione, ma la sua morte scatenerà il desiderio di vendetta del giovane, l'inizio di un percorso oscuro che lo porterà dentro l'abisso di una tragedia, atmosfera che aleggia su tutta la serie e su gran parte dei personaggi.

In parallelo, l'unica nota di luce in questo percorso di tenebre sarà l'incontro con Henry, di cui Richard ignora la reale identità, una figura candida e innocente, un uomo pacifico che odia la guerra, il potere e le azioni meschine degli uomini per ottenerlo. Anche l'evoluzione di Henry è contorta, drammatica e francamente inspiegabile: nella prima parte del manga è un uomo buono, troppo fragile per reggere il peso immane di una corona, ma dalla metà in poi, dopo l'annientamento del casato dei Lancaster, la sua figura cambia e si trasforma in un inquietante assassino, e la luce diventa tenebra; è la morte, l'orrore della guerra tra la rosa bianca e la rosa rossa ad averlo reso così?
Questa è la risposta che ho provato a darmi, ma francamente non sono sicura; è certo che la sua figura ha un peso nell'arco di quasi tutta la storia, e una valenza considerevole perfino sul finale.

Richard, ambizioso e determinato, qui governato dalla sua natura maschile, farà davvero di tutto per arrivare al trono, brama incontrollabile che muoverà ogni sua azione; tra intrighi, tradimenti, lotte di potere, passioni e ambizioni che investono tutti i personaggi, Richard, alleato con il subdolo Duca di Buckingham si sporcherà le mani di sangue, e non solo quello dei nemici.
La rappresentante più carismatica dei Lancaster è la regina Margaret, donna dal terribile temperamento, combattiva, spietata, capace di manovrare, plagiare il debole marito, uomo mite e devoto, che pare incapace di governare e che rinuncerebbe volentieri alla corona, per una vita semplice accanto all'amico Richard.
Margaret è una figura di donna molto forte, ma anche molto negativa per l'odio che riversa attorno a sé, come sono negative gran parte delle figure femminili del manga, odiose, calcolatrici, ambiziose perfino perverse o vendicative, come la madre di Richard che odia suo figlio, la fattucchiera che irretisce il Re, fratello di Richard, o la regina Elizabeth che mira alla vendetta personale.
L'unica figura femminile positiva è la povera Anne Neville, coraggiosa e destinata all'infelicità, moglie prima di Edward Lancaster e dopo di Richard, sinceramente affezionata al ragazzo di cui era innamorata, moglie fedele pronta a sostenerlo, la sola verso cui lui abbia del sincero affetto che, purtroppo, non riesce a trasformarsi in vero amore.

Neppure tra le figure maschili ci sono personaggi luminosi o positivi, tutt'altro; sola eccezione è William Catesby, amico devoto e sincero che conosce Richard e il suo segreto fin da bambino, l'unica figura che non lo tradirà mai, a differenza dei fratelli o dello stesso Buckingham; perfino i nipoti, i figli di Re Edward, sono due ragazzini odiosi e nonostante la fine che fanno, è difficile provare pietà o pena per loro.

La parte femminile di Richard, espressa in un corpo femmineo, esile e sensuale come quello di una donna, seduce e si lascia sedurre dal Duca di Buckingham, ambizioso, scaltro nobile che vede in Richard, il giusto Re da mettere sul trono d'Inghilterra; Buckingham, mosso da probabile perversione e dai propri fini politici, insinuandosi nella stessa debolezza di Richard, ne accetta la natura ambigua, lusingando il suo desiderio fisico di essere amato, con tutte le conseguenze oggettive. A mio avviso, la parte più irrealistica e inutile di tutta la storia. Devo dire che non ho amato molto la deriva fintamente 'romantica sentimentale' della storia tra Richard e il Duca, che si rivela un personaggio odioso, che fa scivolare Richard nella perversione del tradimento quasi in faccia alla stessa Anne, in una maniera che ho trovato meschina e dove il protagonista tocca il fondo della propria oscurità; la passione che si scatena tra i due personaggi è qualcosa di morboso e malsano, una discesa diversa nell'abisso, un'altra maniera per Richard di autodistruggersi, confondendo l'amore con la brama di possesso, vero motore che muove il protagonista.
Per quanto non abbia gradito molto l'evoluzione di questa parte del manga, non credo che l'autrice abbia voluto soltanto raccontare una storia di omosessualità; sono piuttosto convinta del contrario, che volesse evidenziare il lato femminile che cerca l'amore, - purtroppo nella persona sbagliata - la 'donna' passionale che c'è in Richard, quella che convive forzatamente con la parte maschile, l' 'uomo' ambizioso, assetato di potere che desidera sedere sul trono e lotta con tutte le sue forze per ottenerlo... e lo otterrà, ma a quale prezzo.

Io credo che in tal senso, l'autrice abbia centrato il suo obiettivo, mettendo in evidenza la dualità contorta e conflittuale di Richard; invece, ho trovato un po' fuori luogo il sentimento di disperazione che investe il Duca alla fine, così come altre sfumature più sentimentali, in un personaggio che per la maggior parte del tempo, mi è sembrato agire per calcolo studiato.

Il segno dell'autrice di Otomen, manga molto più leggero, dove già c'erano i germi di 'Requiem', è diventato più morbido e sensuale, e tutta la storia è retta da disegni affascinanti che lasciano impressioni e suggestioni molto forti. La struttura delle tavole, l'impostazione della narrazione sa catturare il lettore e tenerlo incollato alla pagina; personalmente, ogni volta che ho avuto in mano un albo, mi sono sentita trascinata e coinvolta al punto che volevo subito sapere cosa accadeva dopo, e le emozioni che mi suggeriva erano sempre intense, positive o negative che fossero.

Per quanto l'evoluzione della trama, a volte potesse crearmi disagio, turbamento o disappunto, non ho mai avvertito la noia o la necessità di interrompere la lettura, che mi ha sempre molto coinvolto, cosa che va a merito dell'opera. Il finale coerente era quello che mi aspettavo, non poteva essere diverso, visti i toni da tragedia di tutta la serie, e la tavola di chiusura mi ha trasmesso un senso di pace che da solo, solleva da cadute di stile che potevano compromettere l'insieme. Non è un manga perfetto; certi sviluppi avrebbero potuto essere diversi e più convincenti se meno romantici, ma ha i suoi pregi, e merita una lettura attenta, possibilmente, senza pregiudizi.


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SahelMelis

Volumi letti: 14/17 --- Voto 7
Sto scrivendo questa recensione perché nessuno dei miei amici conosce o legge questo manga, ma ne ero ossessionata fino a qualche tempo fa e adesso lo hanno adattato ad anime. E sì, sono ferma al volume 14 perché ho 'ragequittato', ma andiamo con ordine...

La trama è un adattamento della tetralogia di Shakespeare sulla guerra delle due rose, ma è un adattamento molto libero con idee a volte originali e creative e altre... un po' da telenovela.
E' difficile dare un voto alla serie compatto: il comparto grafico del manga è spettacolare, il pacing è rapido, ma dà quel senso di appagamento a conclusione di ogni capitolo e i personaggi sono ben caratterizzati e gradevoli. Fino alla conclusione del settimo volume per me è stato un manga che meritava come voto 10 e avrei largamente preferito si concludesse lì.
Il motivo per cui ho abbassato di tanto il voto è uno spoiler!

Attenzione questa parte contiene spoiler!

Devo dire che il sospetto che Aya Kanno scrivesse shoujo e shonen-ai mi è sorto molto presto, dalle prime battute in cui viene introdotto Henry e dall'accento continuo sul lato femminile di Richard, ma non è stato fastidioso. Quello che invece è stato fastidioso, almeno per me, è stato l'inutile colpo di scena in cui si scopre che Henry in realtà non è morto ma si è risvegliato e soffre di amnesia, diventando un sicario stile "assassin's creed", vestito come un ninja e... cosa?!
Un personaggio che per sette volumi si è fatto apprezzare perché puro di cuore, contrario alla guerra, disponibile a sacrificare se stesso per evitare qualsiasi spargimento di sangue... è un assassino che segue a distanza Richard come un cagnolino? E che chiede persino al suo amante di fargli capire che cos'è l'amore perché lui non ne ha idea? Se dovevano ridurlo così era decisamente meglio lasciare la sua morte tragica che ha avuto un impatto enorme sulla trama, piuttosto che far rivoltare la sua controparte reale nella tomba. E', dal volume 8 in poi, il classico personaggio creepy e psicopatico da cliché.
Quanto a Richard poi, dal volume 8 diventa la caricatura di se stesso. Un uomo che sotto sotto vuole sentirsi donna, amato, coccolato e ha i dubbi di qualsiasi lettrice adolescente dai 15 anni in giù, una caduta di stile esagerata per quello che sembrava essere un seinen o qualcosa del genere.
Mi è davvero difficile immedesimarmi in Richard e non per le azioni riprovevoli che fa, ma proprio per questo suo sentirsi una adolescente alle prime cotte dopo aver sterminato mezzo casato Lancaster e mezzo York. Non parliamo poi del colpo di scena del fine volume 14, in cui si scopre che è incinta.
La trama praticamente va in vacanza per concentrarsi sulle turbe mentali del protagonista e sembra di aver cambiato opera. Sembra, almeno a me, uno di quei manwha omegaverse in cui due uomini concepiscono un figlio biologico insieme. Se avessi voluto leggere quel tipo di opera non avrei cercato "Requiem of the Rose King": quello è stato il mio momento di "ragequit".

Fine parte contenente spoiler

Nonostante tutto consiglio vivamente di leggerlo fino al termine del volume 7, è un manga che tiene incollati alla sedia come pochi manga, davvero. E, se non amate le telenovele, interrompere la lettura esattamente lì per evitare di rovinarne un bel ricordo come ho fatto io.