Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Recensioni su tre anime "a schema libero" per l'appuntamento di quest'oggi: in serie Kuroshitsuji (alias Black Butler), FullMetal Alchemist (la prima serie anime) e Houkago no Pleiades.

Per saperne di più continuate a leggere.


8.0/10
-

In questi ultimi tempi, soprattutto due o tre mesi fa ma anche ultimamente, si possono vedere su facebook molti link su Kuroshitsuji - ammetto che anche io con la mia pagina ho contribuito. A cosa è dovuta quest'improvvisa notorietà, visto e tenuto conto anche del fatto che l'opera è di alcuni anni fa, nonostante ci sia la più recente seconda serie, è una domanda che sorge spontaneo porsi.
Ecco pronta risposta: Kuroshitsuji è un fenomeno mediatico, come prima di esso Death Note e altri anime ancora. Con questo intendo dire che Kuroshitsuji non è ne un classico ne un'opera momentanea: la sua fama è dovuta a un passaparola fra otaku, fangirl e semplici appassionati che per caso si sono imbattuti nell'anime e hanno iniziato a spargere la voce - ricordo che uno dei primi fu lo ONE.

Cosa determini in generale quali opere subiscano questo fenomeno mi è ignoto, ma per quel che riguarda Kuroshitsuji possiamo identificare tre motivi principali:
1°, l'atmosfera gotica dell'opera, elemento che va sempre piuttosto di moda;
2°, lo yaoi, o meglio la facilità con cui le fangirl assatanate possono immaginare coppie yaoi messe anche abbastanza in evidenza dalla storia;
3°, gli elementi di combattimento, che sono probabilmente il massimo del mainstream;

In altre parole, Kuroshitsuji è l'unione di tre grossi filoni che vanno molto in questo periodo. Per nostra fortuna, l'opera ha anche una trama di fondo decisamente buona, anche se molto migliorabile sotto vari aspetti.
Ciel Phantomhive è un conte inglese (l'opera è ambientata intorno al milleottocento) che fa il classico patto con un demone sotto forma di maggiordomo, Sebastian Michaelis, per vendicare i genitori uccisi e gli abusi che egli stesso ha subito. Fin qui tutto normale. Le cose migliorano con l'apparire di sempre più personaggi quali gli shinigami, gli angeli, i cani del diavolo, una servitù strana e atipica, indiani amanti del curry... Non vado oltre per non sconfinare nello spoiler.

ltra cosa da aggiungere: le cose migliori accadono nella seconda parte, dall'episodio tredici alla fine. La prima parte è più scialba e abbassa la qualità generale dell'opera, oltre a rallentare oltremodo la storia.
Per quanto riguarda i personaggi, non sono molti quelli davvero riusciti, ma ci sono varie buone idee un po' qua un po' là.
Chiaro è poi il rapporto uke/seme fra Ciel/Sebastian, ed è davvero bello il crossdress di Ciel, elementi che calcano molto sul pensiero yaoi di chi guarda, senza renderlo troppo sgradevole a chi di yaoi non ne vuole sentire.
In definitiva, pur non essendo un'opera irrinunciabile, Kuroshitsuji merita comunque di essere provata, sempre che la storia o altri elementi vi ispirino.



-

Bello, molto bello. Può darsi che a questo lavoro manchino alcune qualità, o che del potenziale sia rimasto inesplorato, ma la buona notizia è che non ci sono nemmeno i tipici difetti di questo genere di produzioni. In quanti casi si sarebbe voluta dire una cosa del genere. Francamente mi aspettavo di peggio, una porcheria chiassosa e adolescenziale stile Gurren-Lagann, e invece, dopo avere guardato i primi episodi per noia, mi sono trovato risucchiato.

La trama è complessa, ma ben gestita, e soprattutto economica: succedono le cose che devono succedere, più quel tanto che non ci si poteva aspettare, e che rilancia il racconto. Il tutto è basato su un concetto fondamentale tra il fisico e il metafisico che viene esplorato da più punti di vista e messo a confronto con l’esperienza vissuta: altro che certe serie che paciugano per ore con sentimenti e debolezze individuali per poi aprire all’improvviso su finali improvvisati e apocalittici dove tutti spaccano tutto e si perde ogni senso della misura e della coerenza. Il finale può non piacere, e forse è anche un po’ anticlimatico, ma è una conclusione sensata, nel senso che è inscritta nella logica della storia, invece di scardinarla.

Non ho conti da regolare né con il genere, che di solito non seguo, né con lo stile grafico, che non mi esalta, ma ci ho fatto il callo, né con la potenzialmente irritante popolarità mediatica della serie, di cui non so nulla e che non mi tange: è quindi con serenità e distacco che do un voto alto a questo Fullmetal Alchemist che non pensavo neppure avrei mai guardato. È avvincente, i personaggi riescono a non farsi odiare nonostante siano tarati su un pubblico di ragazzini, la storia, come si diceva una volta dalle mie parti, “ci sta dentro”. Insomma, è una bella sorpresa e piacevole per una quindicina d’ore abbondanti d'intrattenimento. E adesso vediamoci il resto.



-

E' passato poco tempo dalla discussa serie <i>Panty & Stocking with Garterbelt</i>, ed ecco la Gainax annuncia un nuovo progetto, una brevissima serie di quattro mini-episodi realizzata in collaborazione con la Subaru: <i>Houkago no Pleiades</i> è infatti, oltre che un discreto esempio del genere majokko-fantascientifico, anche una sorta di pubblicità "indiretta" della famosa casa automibilistica - indiretta poiché l'intento promozionale non è mai palese, ma viene espresso attraverso alcuni particolari della trama, incentrata sulla piccola Subaru, ragazzina ingenua ma di buon cuore che, irrompendo in una riunione di alcune sue compagne, scopre che le stesse posseggono poteri magici, che utilizzano per aiutare un piccolo alieno a ritornare al suo astro natìo, nel gruppo stellare delle Pleiadi, il cui nome giapponese è appunto Subaru. A bordo delle loro scope volanti motorizzate (altro riferimento automobilistico) le ragazze dovranno lottare per appropriarsi di misteriosi oggetti necessari alla loro mascotte per compiere il suo viaggio e al tempo stesso impedire ad un misterioso ragazzo, che ha un legame con Subaru, di rubare loro il "bottino" e usarlo per i suoi loschi piani.

Cosa si può dire di questo breve anime? Per quel che mi riguarda, nonostante non presenti pecche rilevanti né a livello tecnico, che viaggia sempre su livelli più che buoni sotto tutti gli aspetti, né a livello narrativo, <i>Houkago no Pleiades</i> mi è sembrata una serie totalmente passeggera e per nulla coinvolgente. La colpa di ciò si potrebbe imputare alla struttura stessa della serie, ed effettivamente spezzettare tutto in quattro puntate da sei minuti l'una più che optare per un singolo episodio suona abbastanza strano, ma anche scegliendo la via dell'OAV unico non si sarebbe risolto il problema del poco tempo a disposizione. C'è da dire però che gli autori hanno fatto un lavoro giudizioso nello sviluppo delle vicende, per cui il plot, nonostante la grandissima brevità, si dimostra completo e fluido, senza falle o momenti oscuri.

La cosa non è comunque sufficiente per porre in secondo piano un altro punto dolente, che sommato alla storia striminzita conferisce una spiacevole sensazione di caducità al risultato, ovvero la caratterizzazione dei personaggi: nonostante anch'essi vengano delineati in maniera esaustiva, sono comunque effimeri, anonimi e freddi, per certi versi addirittura lontani dallo spettatore. Vorrei soffermarmi in particolare sul ragazzo antagonista, che come ho ahimè notato presenta similitudini fin troppo palesi con l'Howl del miyazakiano <i>Il castello errante di Howl</i>, tanto che non escluderei la possibilità di plagio - più che un sospetto quando viene mostrato come il giovane ha ottenuto i suoi poteri.
A conti fatti, non posso fare a meno di assegnare una sufficienza incerta e traballante per questo piccolo progetto, per il semplice fatto che, per quanto bene possa essere stato realizzato e per quanto dovrebbe essere guardato con spensieratezza, senza pretese, mi ha lasciato algido e indifferente: un fiocco di neve che brilla per un istante, per poi sciogliersi al suolo.