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Che fosse per inclinazione personale o per necessità, molti di noi nel corso della vita si sono trovati a pensare, valutare o addirittura decidere di trasferirsi all'estero per lavoro, studio o, perché no?, amore. E chissà quante domande, dubbi o curiosità hanno affollato le nostre menti, soprattutto se il paese scelto è tanto lontano sia fisicamente che culturalmente quanto può esserlo il Giappone. Ed è per questo che, dopo aver scoperto il suo blog Nihon, almost a love story e aver saputo che è anche un'assidua frequentatrice del sito, ho pensato che potesse essere una buona idea girare queste domande a chi questa scelta "estrema" l'ha fatta davvero: cioè ad Elena, che ha deciso di trasferirsi per un anno a Kyoto per studiare il giapponese. Quindi a lei la parola!

1) Ciao Elena, grazie per la tua disponibiltà nel concederci quest'intervista. Però, prima di cominciare, vorresti presentarti ai nostri utenti e raccontarci qualcosa di te?

Ciao ai lettori e allo staff di AnimeClick.it, grazie per l’ospitalità!
Mi chiamo Elena, sono laureata in Storia e civiltà orientali all’Università di Bologna e studio giapponese a Kyoto da nove mesi. Ho tante passioni, che spesso si ricollegano in qualche modo all’Oriente, e quando scopro qualcosa che mi piace per un po’ di tempo diventa la mia ossessione, non mi dedico ad altro, non parlo d’altro. Tra gli argomenti su cui è meglio non darmi modo di iniziare a sproloquiare ci sono il cinema e il Genji monogatari. Ancora non so cosa voglio fare “da grande”, ma sarebbe tanto bello avesse a che fare con la cultura giapponese.



2) Qual'è il tuo primo ricordo legato al Giappone? Quando il Giappone è entrato nella tua vita?

Questa domanda mi mette sempre molto in crisi. Ho l’impressione che il Giappone non sia entrato nella mia vita in un momento preciso, semplicemente a un certo punto c’era, era lì. Un giorno mi sono trovata seduta ai banchi dell’università a seguire la mia prima lezione, presentarmi cercando di replicare il suono delle parole pronunciate dal professore, e da allora l’iniziale fascinazione che avevo per il Sol Levante è cresciuta ed è diventata qualcosa di più serio, parte del mio progetto di vita.
Ricordo però che prima ancora di pensare allo studio della lingua mi sono innamorata del cinema orientale in genere, e da lì mi sono avvicinata un po’ alla volta al Giappone e agli altri aspetti della sua cultura. Dopo gli anime che guardavo in televisione da bambina, che però non associavo ancora coscientemente al loro paese di provenienza, ricordo di aver perso la testa per quelli che sono tutt’ora due dei miei film preferiti: Mononoke Hime di Hayao Miyazaki e Dolls di Takeshi Kitano. E da lì il Giappone si è insinuato un po’ alla volta dentro di me.


Duo blog

3) Quando hai deciso di aprire un blog dedicato alla tua passione per questo paese e perchè?

Il blog è nato quasi due anni fa, in un periodo in cui la mia sete di Giappone si era fatta particolarmente pressante e leggevo e guardavo qualunque cosa avesse a che fare con l’Oriente. Mi ricordo di essere diventata quasi monotematica nei miei discorsi, quindi ho aperto il blog per poter parlare a ruota libera, nella speranza di conoscere anche altre persone con interessi simili ai miei – e per risparmiare ai miei amici “in carne e ossa” riferimenti continui e monotematici.
Mi sono resa presto conto che gestire un sito è un ottimo modo per alimentare una passione, grazie al confronto con altri blogger e coi lettori, e allo stimolo a migliorarsi, imparare di più ogni giorno per offrire contenuti sempre originali e personali. Se non ci si limita a copiare-incollare, ma ci si pone domande, si indaga, ci si confronta, scrivere su un blog può essere un modo per accrescere concretamente il proprio bagaglio di conoscenze.



4) Hai deciso di trascorrere un anno di studio a Kyoto per seguire un corso di lingua giapponese. Come ti è venuta quest'idea?

Dopo la laurea, con una padronanza della lingua ancora nulla, avevo davanti a me un numero limitato di scelte. I miei amici in cerca di lavoro si scontrano con una delusione dietro l’altra, tanti sono emigrati in cerca di fortuna, quindi ho pensato che per il momento continuare gli studi fosse la soluzione migliore. Studiare direttamente in Giappone di certo aiuta a progredire più in fretta, e trascorrere un periodo all’estero era da sempre uno dei miei sogni nel cassetto, per il quale mi mancava soltanto la giusta spinta. Mi sono detta “ora o mai più”.

Lungofiume ciliegi intervista


5) È stato difficile dal punto di vista burocratico concretizzare questa tua esperienza? Ad esempio iscriversi al corso, trovare un appartamento da affittare e simili...

Per le questioni burocratiche mi sono appoggiata a un’agenzia che aiuta gratuitamente chi voglia studiare in Giappone, sbrigando le pratiche e mettendo in contatto gli studenti con le scuole e i proprietari degli appartamenti. Questo ha reso il tutto molto più semplice e veloce, permettendomi di concentrare le energie sullo studio e sulla “preparazione psicologica” al grande cambiamento che mi aspettava. Ottenere il visto non è particolarmente problematico nel momento in cui ci si iscrive a un corso di lingua, ma essere aiutati passo per passo nelle procedure di certo aiuta in un momento in cui la testa è impegnata su un milione di questioni e l’agitazione è in crescita costante.


6) Che consigli daresti a chi volesse fare la tua stessa esperienza?

In primo luogo consiglierei di avere ben chiare le proprie priorità e i propri obiettivi. Il Giappone può essere il Paese dei Balocchi, è pieno di tentazioni e di modi per perdere tempo e soldi senza nemmeno accorgersene. Chi abbia voglia di venire qui per divertirsi di certo troverà un’infinità di modi per farlo.
Se si vuole fare un investimento per il proprio futuro, però, è importante darsi dei limiti. Rischiare di essere bocciati a scuola vuol dire innanzitutto buttare via dei soldi per ripetere lo stesso corso due volte, ed è poi facile demoralizzarsi e rinunciare a un’impresa – lo studio del giapponese – che di per sé è piena di ostacoli.


Ciliegi per intervista


7) Ci descriveresti il tuo primo impatto con Kyoto e la tua nuova vita? Era la prima volta che andavi in Giappone o c'eri già stata?

I primi giorni, devo ammetterlo, sono stati duri. Era la mia prima volta in Giappone, mi sentivo terribilmente sola e anche fare la spesa mi sembrava un’impresa impossibile, tra gli scaffali stipati di cibi che facevo fatica a identificare. In quanto straniera mi sentivo troppo “appariscente”, osservata con curiosità al supermercato o mentre esploravo il quartiere in cui vivo. Kyoto però è una città con cui è facile riconciliarsi, perché anche nei momenti più neri non si può rimanere indifferenti davanti alla sua bellezza. Un po’ alla volta, quindi, ho cercato di aprirmi e adattarmi il più possibile, senza più cercare di inserire tutto nelle categorie mentali che avevo prima di partire, e le cose hanno iniziato a poco a poco a migliorare.


8) Cosa ti ha stupito di più? Cosa hai trovato esattamente come ti aspettavi e cosa hai scoperto essere completamente diverso?

La cosa che mi ha stupito di più è che… non c’è stato nulla che mi abbia veramente stupita. Non è facile da spiegare, ma in qualche modo il Giappone era proprio come me l’aspettavo, la vita quotidiana scorre senza scossoni, e soltanto dopo un’osservazione più attenta si notano le vere differenze con l’Italia. Non si tratta degli aspetti che si osservano immediatamente dando uno sguardo alla superficie, come i treni sempre in orario, le onnipresenti mascotte kawaii, i luoghi come Shibuya e Akihabara, ma del popolo che sta dietro a tutto questo. Italia e Giappone sono veramente agli antipodi per molte cose, ma ciò non significa che una delle due nazioni sia meglio o peggio dell’altra. Sono le diversità culturali che colpiscono di più, le incomprensioni reciproche inevitabili, lo sforzo che bisogna fare per cancellare tutto quello che si è imparato negli anni e ricominciare da capo.


9) Qual'è il posto turistico di Kyoto che consiglieresti di vedere assolutamente? E invece un posto altrettanto bello ma che può conoscere solo chi ci abita e che vuoi svelare solo a noi?

Tra i luoghi turistici, oltre a quelli famosissimi come il Padiglione d’oro e il Kiyomizu-dera, che non c’è neanche bisogno di consigliare, raccomanderei a tutti di visitare il Sanjusangendo, tempio che custodisce mille statue dorate di Kannon dalle mille braccia. L’impatto visivo è stupefacente, ognuna delle sculture è diversa dalle altre, e anche singolarmente sono splendide, ma l’effetto d’insieme è unico.
I luoghi meno conosciuti sono spesso quelli un po’ fuori dalla città, fino ai quali i turisti di passaggio difficilmente hanno il tempo di spingersi. Se si ha tempo per una gita da mezza giornata consiglierei di andare a piedi da Kurama a Kibune, a nord di Kyoto e raggiungibili in meno di un’ora di treno. Il percorso è ricco di santuari e templi, e i punti di maggiore interesse sono il Kurama-dera e il santuario di Kibune. Durante la bella stagione i ristoranti servono i pasti su piattaforme sul fiume, per mangiare godendosi il fresco. Questa gita è una bella immersione nella natura, se ci si vuole staccare per qualche ora dalla folla dei luoghi turistici più popolari la consiglio assolutamente.


Padiglione kyoto


10) Quanto è facile conoscere gli abitanti? Ci si riesce ad integrare almeno in parte? Tipo: hai un negoziante di fiducia da cui vai a fare la spesa e che ormai ti conosce e ti saluta come se fossi una di famiglia?

Questa è un po’ una nota dolente: conoscere i giapponesi non è facile, per nulla, a meno che non si frequentino quei locali e quelle serate pensate appositamente per stranieri, in cui spesso si incontrano giovani giapponesi a cui piace uscire con persone di altri paesi. A volte si formano gruppi misti, la cui occupazione principale è uscire a ubriacarsi, e all’interno dei quali è aperta la “caccia” al fidanzato o alla fidanzata d’oltreoceano, più per moda che per reale interesse nei confronti della persona.
Ovviamente non è sempre così, si conoscono anche persone interessanti e nascono coppie legate da vero affetto, ma integrarsi veramente in Giappone è per la maggior parte degli stranieri un’utopia. La stessa parola con cui sono etichettati, gaijin (che si scrive con i kanji di “fuori” e “persona”), è significativa.
Nei negozi solitamente il trattamento è “standard”: linguaggio superformale, cortesia impeccabile, ringraziamenti e scuse a profusione. Se si capita in botteghe più piccole, magari gestite da anziani, l’esperienza è molto più autentica, ma finora non mi è ancora capitato di essere trattata con familiarità.



11) Kyoto vs Tokyo: chi vince?

Tokyo è una città pazzesca, in cui c’è veramente tutto e di cui posso dire di avere intravisto soltanto la superficie. Mi piacerebbe trascorrerci un periodo più lungo, ma non penso vorrei mai viverci per mesi.
Sono indubbiamente di parte, ma Kyoto vince. I mezzi di trasporto della capitale sono di un’efficienza sbalorditiva, ma se devo scegliere un luogo in cui vivere preferirò sempre una città più piccola, che si gira tutta in bicicletta e in cui può capitare di incontrare un amico per caso mentre si passeggia. In più sono affascinata dalla cultura tradizionale, che qui è ancora ben visibile in più di un luogo, e per quanto Tokyo possa offrire praticamente tutto in termini di divertimento ed eventi, trovo che Kyoto sia un’opera d’arte a cielo aperto, e se mai dovessi scegliere una città giapponese in cui trasferirmi non ci sarebbero alternative per me.



12) Puoi dirci una cosa che ami alla follia di questo paese e una che invece tolleri a malapena? Vale tutto!

Amo moltissimo l’attenzione per la bellezza, il modo in cui non solo templi e giardini, ma anche le strade più comuni o anonime hanno un ciliegio o un acero a renderle splendenti durante la primavera o l’autunno. È una cosa che da lontano si fa fatica a percepire, ma da qui è evidente l’attesa per le due stagioni più amate dai giapponesi, e lo stupore che si rinnova ogni anno davanti ai cambiamenti della natura. E non è tutto, perché ogni mese ha le sue piante e i suoi fiori, dal pruno di fine febbraio alle ortensie di metà giugno.
Una cosa che spesso mi fa innervosire, invece, è la mancanza di elasticità. E non intendo quell’elasticità tutta italiana per cui le regole sono viste più come “suggerimenti”, ma l’apertura mentale che permette di approfondire un argomento oltre ai suggerimenti dei libri di testo, di accettare soluzioni alternative a quelle utilizzate da tutti solo per abitudine – fosse anche solo aprire la finestra invece di accendere le luci e il condizionatore quando è primavera e la temperatura è perfetta. A scuola mi accorgo spesso dello scarto tra il modo di studiare occidentale e quello giapponese durante gli esercizi di comprensione scritta: mentre da noi è apprezzata e incoraggiata la riformulazione dei concetti nelle risposte, qui non usare le stesse identiche parole è molte volte considerato un errore. In certi momenti faccio proprio fatica a convincermi che si tratti di differenze culturali, ma che entrambe le posizioni siano ugualmente buone.


Panorama notturno intervista


13) Sai già cosa ti mancherà di più una volta tornata in Italia? E del nostro paese invece cos'è che ti manca di più? Che opinione hanno di noi (se ce l'hanno)?

Sarò banale, ma a livello di quotidianità sentirò tantissimo la mancanza dei servizi perfettamente funzionanti e delle cose che rendono la vita di ogni giorno facile e tranquilla. Per andare più sul sentimentale, credo patirò enormemente l’assenza di luoghi immersi nella natura appena fuori dalla città, nei quali scappare per allontanarsi da tutti e macinare chilometri in solitudine e in mezzo al verde.
Dell’Italia mi mancano la capacità di adattarsi, la familiarità e l’intimità che nascono molto più facilmente anche tra persone che si conoscono da poco. Mi mancano i concerti e i locali in cui si balla fino alle 4. E la pizza. : )
Di noi hanno spesso un’opinione molto stereotipata, soprattutto riguardo agli uomini, credo influenzati dal più famoso italiano in Giappone, Girolamo Panzetta. Ne parlavo proprio ieri con due amici, e dicevano che l’uomo italiano si riconosce subito da dettagli come la camicia aperta con il pelo che esce, e sempre impegnato a correre dietro alle donne – classe a palate insomma – e per quanto ci abbia provato temo di non essere riuscita a convincerli che ci sono, sì, persone così, ma non è il caso di identificare tutti gli italiani con questo modello.



14) Sei un'appassionata di anime e manga? Potresti dirci i tuoi titoli preferiti? Hai il tempo per seguire qualcosa direttamente laggiù? Puoi darci qualche dritta sui titoli nuovi?

Al momento sono in attesa trepidante del nuovo film di Miyazaki, Kaze Tachinu, in uscita il 20 luglio. Purtroppo non sarò più qui in autunno quando sarà proiettato in sala Kaguya hime no monogatari, altra uscita prevista quest’anno per lo Studio Ghibli, diretto da Isao Takahata.
Con lo studio ho poco tempo per seguire le serie in programmazione, ma parlando con alcuni amici sono molto incuriosita da Aku no hana, un po’ per l’utilizzo del rotoscopio, e un po’ perché mi sembra di capire che stia dividendo il pubblico tra accaniti detrattori e entusiasti, quindi presto vorrò farmi un’idea in prima persona.
Inoltre, come credo sappiate, sta godendo di grandissima popolarità Shingeki no Kyojin. Nei negozi si iniziano a trovare gadget, in tanti seguono la serie e attendono con impazienza il nuovo episodio. Per il momento sto cercando disperatamente di evitare spoiler dai discorsi dei conoscenti, fino al giorno in cui avrò la possibilità di guardarlo anche io.


Torre Kyoto intervista


15) Segui anche la musica, il cinema e la letteratura giapponese? I tuoi artisti o le tue opere preferite?

Qui si aprirebbe un capitolo potenzialmente infinito, ma farò in modo di non esagerare. Per quanto riguarda la musica seguo poco il J-pop, anche se adoro Kyari Pamyu Pamyu. Ultimamente però ho iniziato ad ascoltare enka, la musica popolare tradizionale, e in particolare Meiko Kaji, attrice meravigliosa oltre che cantante.
Per quanto riguarda la letteratura, se devo concentrarmi su un solo titolo non può che essere il Genji monogatari, primo romanzo della storia e lettura che, posso dirlo senza dubbi, mi ha cambiata come poche altre. È probabilmente stato uno degli stimoli a “fare sul serio” col Giappone, a voler approfondire gli studi sulla cultura che più di mille anni fa ha creato un’opera che a tratti riesce a essere di una modernità sconcertante per quanto riguarda l’espressione dei sentimenti umani. Non è una lettura leggera, ma la consiglio spassionatamente a chi voglia portare l’interesse per la cultura nipponica a un altro livello.
Sul cinema, la mia passione più grande, limitarmi è estremamente difficile. Non starò a elencare i miei preferiti, ma vi do un paio di nomi che tengo d’occhio. Per quanto riguarda l’animazione penso che una delle promesse migliori al momento sia Mamoru Hosoda – interessante fin dagli esordi con La ragazza che saltava nel tempo – che con il suo terzo film, Wolf Children, a mio parere ha dimostrato di avere le potenzialità per diventare davvero grande.
Per il cinema in generale, uno che deve continuare sulla buona strada è il comico Hitoshi Matsumoto. Ha all’attivo tre lungometraggi e mi auguro di vedere presto altri suoi lavori. Passando da apparenti assurdità a un film divertente e toccante allo stesso tempo come Scabbard Samurai, ha dimostrato di saperci fare come regista, e lo consiglio a chi voglia guardare qualcosa di decisamente fuori dagli schemi.



Grazie mille per l'intervista! E' stato un piacere conoscerti e farti conoscere al pubblico di AnimeClick.it. Ti auguriamo di finire in bellezza questa tua esperienza e speriamo che tu possa intrattenerci ancora a lungo con il tuo blog. Tantissimi in bocca al lupo per il futuro!

Ancora grazie a AnimeClick.it e Hachi, sia per l’intervista – e la pazienza nell’attendere i miei tempi biblici nelle risposte – che per gli auguri!