Il 24 aprile 2015 si è tenuta l'attesa conferenza stampa di Joe Hisaishi in occasione del 17° Far East Film Festival di Udine. Di seguito vi presentiamo la nostra ripresa filmata dell'evento, con relativa trascrizione.

Conferenza stampa di Joe Hisaishi - Far East Film Festival 2015
 

- Arigatou gozaimasu, maestro Hisaishi, la sua presenza è un grande regalo per tutti i suoi fan italiani, davvero numerosi. Abbiamo amato il concerto. Si è divertito durante la performance? Cosa ha significato per lei ricevere il premio alla carriera?

Durante la prima parte del concerto avevo ancora un po' di raffreddore, quindi c'è stato questo piccolo elemento destabilizzante. Ma è stata una bellissima esperienza, per la collaborazione tra orchestra e pubblico; quest'ultimo soprattutto mi ha permesso di costruire un'esperienza davvero gradevole. Accetto molto volentieri qualunque cosa mi venga conferita, e la valutazione positiva di quanto fatto nella mia vita. È dunque motivo di gioia per me, ancor più perché ciò è avvenuto in Italia.

- Qual è il processo creativo dietro una colonna sonora? Prima di comporre guarda gli storyboard o i character design?

Prima di tutto visiono il copione, per crearmi un'immagine certa dei contenuti. Dopodiché comincio a tenere dei meeting assieme al regista, per capire i film a cui vuole dare vita. Capire queste intenzioni è la seconda cosa più importante. Poi cerco di capire i movimenti, le azioni con tempistiche più veloci (rush). Facciamo l'esempio di qualcuno che entra da una porta e poi si va a sedere: c'è il regista che si prende del tempo o quello che corre nel descrivere questa azione... ecco, io tento di fare attenzione a questo e di comprendere questo elemento estremamente importante.

- Come conduce l'orchestra mentre registra una colonna sonora? Se ne occupa personalmente?

Della direzione durante le registrazioni sì, mi occupo io di solito. Cerco di trasmettere le nuance, le sfumature più sottili, perché di solito non si ha molto tempo per le registrazioni, dunque devo occuparmene personalmente per trasmettere queste sensazioni agli orchestrali.

- Preferisce suonare il pianoforte, condurre un'orchestra o comporre musica?

Per rispondere a questa domanda vorrei procedere per esclusione: non mi piace suonare il pianoforte né condurre, perché in quest'ultimo caso si tratta dello scontro tra una persona contro 80-90, e ciò comporta un grande dispendio di energie. Rimane la composizione... questa è la cosa più difficile e più dura per me da fare, ed è forse quella che ho meno voglia di fare. In questa lista la cosa più penosa e dolorosa è quest'ultima: succede perché a volte mi sforzo di comporre qualcosa, e mi ritrovo in mano uno zero. Oppure la mattina non ho niente in mente, e la notte ho un'idea, e così nasce l'emozione. Forse per questo comporre è la cosa che più detesto, e che allo stesso tempo mi piace di più.

- Ha lavorato con tanti grandi registi, come Yamada Yoji nel suo Tokyo Kazoku, remake di un film di Ozu. Com'è stato lavorare su questo film? Durante il lavoro ha pensato anche al capolavoro di Ozu?

Tokyo Kazoku è un remake di Yamada del film di Ozu Tokyo Monogatari, ma per la parte musicale non mi sono rifatto all'opera originale. Volevo proteggere con delicatezza attraverso la musica una coppia di anziani che viveva gli ultimi anni della propria vita in solitudine.

- Anche lei è stato regista in Quartet. Come ricorda quel lavoro?

In realtà si tratta di un singolo episodio nel quale ho cercato di cimentarmi nel ruolo di regista; si tratta di un ruolo tremendo, davvero faticoso. Dopo quello ho cambiato un po' il mio punto di vista nel creare la musica per i film, finendo per dare un approccio dal punto di vista del regista, Poi mi sono ricordato che la musica è qualcosa di totalmente diverso, e ho iniziato a concentrarmi di nuovo sulle impressioni del regista che crea il film.

- Le innovazioni tecnologiche hanno cambiato qualcosa rispetto all'inizio della sua carriera?

Devo dire che l'approccio è senza dubbio cambiato. Faccio ancora a mano la parte iniziale di composizione, ma per quanto riguarda le rifiniture di musiche e spartiti, ormai utilizzo il computer. Uso le tecnologie in modo personale, ma ormai esse sono indispensabili. Farsi comandare dalla tecnologia non è una cosa positiva, dev'essere un riflesso del proprio elemento creativo, pertanto cerco di rimanere il più analogico possibile.

- I capolavori di Miyazaki sono ricchi di personaggi che volano, di aerei, di velivoli... Cosa significa per un musicista mettere in musica l'idea del volo?

Miyazaki-san in tantissime opere ha elementi legati al volo. Volare è sempre stato il sogno dell'essere umano, dunque quando io creo delle composizioni in tal senso, mi collego alla speranza che questo sogno dà all'uomo. Ci possono essere scene di dinamismo che corrono a grandi velocità. Adattare a questo tipo di scena una musica più lenta può aggiungere un elemento emotivo particolare, si tratta di scegliere case by case.

- Il rapporto di Hisaishi col cinema di Takeshi Kitano, col quale ha realizzato diverse colonne sonore, un cinema, quello di Kitano, diverso dall'estetica fantastica e meravigliosa dello Studio Ghibli.

Le opere di Miyazaki ovviamente sono tutte quante di animazione, quindi cerco di creare una musica melodica. Già dalla ventina ho avuto interesse per la musica minimalista che fa parte dei generi contemporanei. Quando approccio Kitano divento compositore di musica minimalista, quindi assumo una sfaccettatura artistica.

- Lei ha studiato violino e composizione secondo canoni occidentali. Ci chiedevamo quale fosse il rapporto con la musica popolare e la tradizione musicale giapponese.

Devo dire che secondo me questa relazione in linea generale non esiste più neanche per il giapponese medio. Ci penso costantemente. Nel periodo del sakoku ('isolazionismo') vi era la chiusura del Giappone verso il resto del mondo, poi con il periodo Meiji è stata immessa la cultura occidentale, ed è stato per il Paese un momento di rottura col passato. Dopo la II guerra mondiale e con l'occupazione americana c'è stata una profonda penetrazione della loro cultura. Quindi la storia giapponese è molto particolare. Non c'è più un vero collegamento con la musica popolare, neanche per il giapponese medio. L'unica cosa che è rimasta a livello di coinvolgimento emotivo in relazione col passato è l'enka, per il resto non vi sono residui della tradizione musicale giapponese.

- Conosce il melodramma italiano? Ha avuto una qualche influenza sulla sua opera?

Per quello che riguarda l'opera, senza dubbio la ascolto... mi capita di ascoltare Verdi, Puccini. Quando si parla di opera italiana molte sono le composizioni che hanno una melodia molto chiara, definita, luminosa e positiva, ma assieme ad essa è presente una tonalità in contrasto. Dunque esse propongono una bidimensionalità che trovo assolutamente affascinante.

- Il maestro si dedica ad attività di beneficenza in giro per il mondo per il grande terremoto del Tōhoku di qualche anno fa. Qual è la sua opinione personale per quel che riguarda Fukushima, è sicura adesso o è ancora pericolosa?
Infine, se dovesse ricevere una proposta di collaborazione da parte di un regista fuori dal territorio giapponese (italiano, americano), quali sarebbero i candidati?


Per quello che riguarda la beneficenza, ho intenzione di continuare a farne nell'ambito di ciò che è possibile. Non sono ottimista per Fukushima, ci sono delle problematiche molto profonde e radicate non ancora portate all'attenzione del pubblico, e che potrebbero venir fuori in un secondo momento, quindi continuo a percepire questa possibilità di crisi. Le zone contaminate hanno subito una grossa perdita, e anche quelle circostanti. L'energia atomica non sappiamo se potrà mai essere considerata qualcosa di davvero pulito, nessuno può saperlo. Continuo a tenere in conto le circostanze più complicate e negative, quindi cercherò di fare quanto più possibile come persona e come cittadino giapponese pe aiutare quella zona.
Per la seconda parte della domanda, che si tratti di registi italiani, americani o orientali, è fondamentale per me che vi sia voglia da parte loro di trattare la musica all'interno del proprio progetto cinematografico come espressione musicale. Oggi, con le nuove tecnologie, spesso la musica è 'attaccata' in seconda battuta al film, alla parte video, come una mera parte di effetti sonori, come a volte avviene ad Hollywood. Ebbene, con quel tipo di regia che non dà dignità alla musica non voglio avere a che fare.

- È contrario al nucleare ?

Sì, sono contrario al nucleare

- Nel concerto di ieri sono stati eseguiti al termine della prima parte dei brani minimalisti. Scelta interessante e molto coerente con le sue scelte musicali. Lei si è avvicinato al minimalismo da lungo tempo, ma è anche autore di lunghe melodie, dal sinfonismo di stampo a volte tardoromantico (si pensi ai film di Miyazaki). Chi è musicista capisce che anche nei film più melodici si sente un dialogo tra frammento e melodia, tra la parte e il tutto. È il minimalismo che ha influenzato il suo modo di rapportarsi col cinema, o il cinema l'ha condotta al minimalismo? Quali sono gli autori minimalisti più importanti per lei?

Io non mi ritengo un compositore di opere melodiche, mi sono sempre sentito più vicino al minimalismo. Quando ho composto musica per Nausicaa ho visto che sono capace di scrivere anche melodie. Ho un'impronta melodica ma sempre con qualcosa di minimalista, continuo a fare avanti e indietro tra questi due generi, tra questi due elementi. In alcune opere devo avere un approccio più contemporaneo, e per questo devo essere minimalista. Anche per le attività di conduzione che rimandano alla musica classica, più che a elementi di intrattenimento mi sento vicino ad elementi musicali che potremmo definire classici.
Invece per quello che riguarda gli autori minimalisti che hanno avuto su di me una certa influenza, in America ad esempio c'è John Adams. Io stesso mi cimenterò nella direzione di alcune delle loro opere, quest'autunno, con sinfonie da camera... tra qualche settimana Arvo Pärt, un minimalista estone, e poi Schönberg. John Adams e Arvo Pärt hanno avuto una grande influenza su di me, ma non solo. Vi è Nico Muhly, anche lui già molto apprezzato, anche se molto giovane; poi Bryce David Dessner, anche lui fa dell'ottima musica, che desidero far conoscere a quanta più gente possibile.

- Lei ha ricevuto il premio dal Far East, cosa vorrebbe che si ricordasse della sua musica tra 50 o anche 100 anni nel futuro?

Non ci ho mai pensato, non ho grandissimo interesse nei confronti di ciò che ho creato in passato. Quando devo dirigere concerti come quelli di ieri, mi devo ovviamente affacciare ai brani scritti in passato, e mi dico: ah, ho composto anche quello. Ma ciò non solletica il mio interesse come fa invece la creazione del futuro.
Ritengo di grande importanza la creazione del futuro, è l'idea che mi spinge ad andare avanti. Se a qualcuno piacciono le opere da me scritte in passato, va bene, ma se in futuro i miei brani passati non dovessero essere ascoltati, andrebbe bene lo stesso.