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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[LIVE] Usagi Drop - The Movie (Scadenza: 3/5/2015)

[MANGA] Maria the Virgin Witch (Scadenza: 6/5/2015)

[ANIME] Seiken tsukai no World Break (Scadenza: 10/5/2015)

[ANIME] Ima, futari no michi (Scadenza: 13/5/2015)

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Shin sekai yori, Omamori himari e Mushishi.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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"Shinsekai Yori" ("From The New World") è un anime di venticinque episodi del 2012, tratto dall'omonimo, corposo romanzo scritto da Yusuke Kishi, pubblicato nel 2008 e vincitore del 29º Nihon SF Taisho Award, con cui vengono premiate le migliori opere nipponiche, tra cui anche anime e manga, di genere fantasy e fantascienza.

La vicenda ha inizio 1000 anni nel futuro, in Giappone e, più precisamente, nel 66° Distretto di Kamisu, una località amena, felice e pacifica, nonostante appaia come tecnologicamente arretrata, i cui abitanti sono dotati del potere della telecinesi, in virtù del quale sono temuti e riveriti come divinità dai Mostroratti. Questi ultimi sono creature intelligenti, simili a eterocefali glabri umanoidi, e sono rigidamente sottomessi agli umani, da cui sono considerati alla stregua di animali e sfruttati per opere di bassa manovalanza.
In questa utopia verde e protetta nascono e crescono Saki, protagonista principale, nonché narratrice della storia, Satoru, Shun, Maria e Mamoru, giovanissimi e promettenti studenti di un'accademia in cui viene insegnato loro e ad altri ragazzi come padroneggiare il Potere. Durante un campeggio organizzato al di là della Barriera, cioè il confine che separa i villaggi abitati da quelle terre disabitate considerate estremamente pericolose, i cinque vengono incidentalmente a conoscenza della caduta dell'antica civiltà (la nostra) e dei tragici avvenimenti che hanno portato alla creazione dell'attuale società. Nel corso della serie, Saki e i suoi amici saranno coinvolti in eventi ben più grandi di loro, venendo a contatto con il male che si cela all'interno della loro stessa comunità, ben più marcia e oscura di come possa sembrare all'apparenza.
Il mondo e lo stile di vita tratteggiati in quest'anime sono perfetti, come il più puro dei diamanti, eppure, allo stesso tempo, fragili come il cristallo. Il timore del collasso e di un'ennesima deriva violenta, resa ancora più spaventosa dalla consapevolezza delle tremende capacità della telecinesi, ha spinto gli uomini a costruire una società chiusa, strettamente controllata, più che per prevenire minacce esterne, per eliminare alla radice quelle interne.
A scuotere gli animi è, infatti, la paura ancestrale dell'ignoto, dell'oscurità e della malvagità che albergano, dormienti, all'interno dell'inconscio umano e che possono risvegliarsi da un momento all'altro, provocando immani catastrofi. Per questo motivo, fin dalla più tenera età, ai bambini viene nascosta la verità sul passato, mentre vengono istillati in loro, a livello psicologico e tramite rituali religiosi, il terrore per il mondo esterno e una sorta di blocco mentale che impedisce loro di uccidere altre persone. Nel caso in cui questi meccanismi risultino non sufficienti, subentra la massima totalitaria "Il bene della collettività è più importante di quello del singolo" con le prevedibili, drammatiche conseguenze. Il clima sereno e spensierato del 66° Distretto è così mantenuto, attraverso un sistema segreto basato sulla paura, la violenza e la morte, in cui il libero arbitrio è praticamente assente. Ed è con questo sistema che i cinque protagonisti vengono inevitabilmente a collidere. In una struttura tanto rigida, sarà un singolo elemento imprevedibile, quello di cui si dava per scontata la sicurezza, a causarne il crollo.

"Shinsekai Yori" è un racconto che indaga in profondità l'animo e la società degli uomini, così come le loro emozioni più recondite: l'amore e l'amicizia, che spingono i protagonisti, da un lato, a isolarsi per evitare terribili conseguenze per coloro che li circondano e, dall'altro, a non abbandonarsi l'un l'altro, sfidando il mondo degli adulti e le sue pragmatiche decisioni; la paura, della morte, delle conseguenze di un Potere incontrollato e incontrollabile, di ciò che non si comprende; l'arroganza, dovuta a un'eccessiva fiducia nelle proprie capacità; l'odio, per il diverso, scatenato dall'invidia, dalla propria condizione sociale insoddisfacente e ingiusta, dalla paura per un futuro incerto.
Tuttavia, ci si ritrova, allo stesso tempo, di fronte a un invito all'accettazione, alla comprensione di ciò che ci appare lontano e inconcepibile, e alla dura condanna di un sistema tirannico che elimina senza pietà tutti coloro che vi si oppongono, nascondendo le prove dei propri crimini, il tutto con un sorriso accondiscendente e bonario. Si può anche percepire, però, la speranza per un futuro migliore, in cui gli uomini potranno aver ormai imparato dai propri errori e rimediato ai torti commessi.

Tutto questo è trasmesso perfettamente grazie a una regia e una fotografia impeccabili, che mescolano atmosfere bucoliche, che regalano straordinarie immagini di natura lussureggiante, piccoli villaggi tradizionali e magnifici panorami e colori, e altre disturbanti, rappresentate da una scelta cromatica distorta, straniante e sequenze allucinate, che danno un'idea chiara della confusione che regna nella mente degli esseri umani, specie quando dominata dall'angoscia. Ho apprezzato molto anche il diverso stile grafico utilizzato nei flashback, nelle scene oniriche e nella narrazione di eventi e storie passati.
Notevole l'attenzione per il dettaglio, sia per quanto riguarda le ambientazioni, sempre precise e molto varie, le quali spaziano da montagne innevate a lugubri caverne a boschi rigogliosi, sia per il design dei personaggi, piacevole e curato, nell'aspetto e nell'abbigliamento. Tutti i personaggi, Saki in testa, sono ben caratterizzati e credibili, capaci di esprimere con forza e realismo le proprie sincere emozioni. Il pubblico è anche partecipe della loro crescita, resa soprattutto grazie a due time-skip, che mostrano i protagonisti passare dal'infanzia all'adolescenza e poi all'età adulta, tra amori, inimicizie, gelosie e dolorose separazioni.
Il tutto è coadiuvato da un'eccellente ed evocativa colonna sonora che, all'occorrenza, può comunicare un senso di inquietudine, epica, malinconia, tranquillità, gioia. Una particolarità è l'assenza di opening, compensata però da due ottime ending e da altri brani memorabili. Merita una menzione speciale la "Sinfonia n. 9 in mi minore" di Antonín Dvořák, detta appunto Sinfonia "Dal Nuovo Mondo", da cui Kishi ha preso il titolo per il proprio libro e che viene spesso proposta durante vari episodi.

"Shinsekai Yori" è una serie anime fortemente drammatica e violenta, intrisa di misticismo e ricca di passioni e sconvolgenti colpi di scena, dal primo all'ultimo episodio, che colpiscono lo spettatore dritto al cuore, impedendogli di giudicare gli eventi in maniera assoluta, impossibilitato a stabilire chi siano davvero i cattivi e i buoni di questa storia, per alcuni versi così simile a quella che la nostra civiltà ha già sperimentato più volte, nel corso dei secoli. Non è, tuttavia, esente da difetti: in alcune puntate sono evidenti cali grafici e delle animazioni, non sempre di buon livello, per non parlare di alcuni passaggi un po' lenti e dell'uso di una CG che salta troppo all'occhio e che tende a stonare con l'ambiente circostante. Nella mia valutazione, però, ho deciso volutamente di ignorare queste pecche, in quanto quest'opera mi ha impressionato in maniera così radicalmente positiva. Consiglio sinceramente la sua visione a tutti. Dieci.




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Possiamo dire che "Omamori Himari" sia il classico harem/ecchi in cui il protagonista, dotato di particolari poteri sovrannaturali, riesce a costruire intorno a sé un gruppo di ragazze via via più folto e numeroso. Tale opera è uscita nel 2010 ed è composta da dodici episodi, dove, oltre all'elemento harem/ecchi, si può scorgere uno spiccato sentimentalismo (ci sarà comunque una "preferita", meno male), oltre che una forte propensione all'azione e la comparsa di figure demoniache e sovrannaturali. Insomma, una buona commedia che, oltre al divertimento, non disdegna un buon combattimento e una trama intrigante.

Concentriamoci ora proprio su questa, in quanto, a mio avviso, parte relativamente piano per diventare sempre più complessa e intricata. Yuuto Amakawa è un ragazzo, orfano, che vive da solo: frequenta una normale scuola e trascorre, fino a quel momento, tranquille giornate insieme alla sua cara amica d'infanzia (ti pareva), Rinko Kuzaki. Tuttavia le cose diventeranno sempre più complicate e, soprattutto, pericolose, visto che il potere di un particolare talismano, che lo proteggeva da strane creature sovrannaturali, sembra essersi esaurito, e ora Yuuto si ritrova in balia del proprio destino. Il mondo non è popolato solo da esseri umani, ma anche da molte altre creature credute fino a quel momento solamente come fiabe e miti. Vampiri, mutaforma, demoni acquatici e molti altri ancora che, accorgendosi della vulnerabilità di Yuuto, sembrano essere intenzionati ad attentare alla sua vita. Ma perché? Come spiegherà la bella e sensuale Himari Noihara, un gatto con l'abilità di trasformarsi in essere umano e dotata di poteri sensazionali, Yuuto non è affatto un normale ragazzo, bensì l'unico discendente della famiglia Amakawa, una delle più potenti dinastie di ammazza-demoni. Nonostante la sua attuale incapacità a controllare le proprie abilità, all'interno del suo corpo risiede una forza formidabile, capace di annientare un gran numero di mostri e, proprio per questo motivo, risulterà temuto e odiato da questi. Himari è il suo guardiano, a cui è stata affidata la vita stessa del suo padroncino e la responsabilità di difenderlo nei suoi possibili scontri, eppure, come si accorgerà ben presto, Yuuto non sembra affatto intenzionato ad accanirsi contro i demoni e proprio questa sua apparente tendenza pacifista gli permetterà non solo di creare un gruppo di ragazze (umane e non) che lo amano e ammirano, ma anche di conquistare il dolce cuore di Himari.

Una storia d'amore e magia, una possibile coppia: un demone e un ammazza-demoni, che cercano di andare d'accordo, scoprendo quasi subito che il problema maggiore non sarà tanto la loro affinità, quanto piuttosto il mondo che li circonda, pieno di guerra e ostilità reciproca tra le due razze. Ma, al di là di questo piccolo pensiero personale (che mi fa ricordare molto Pocahontas), andiamo ad analizzare l'opera in questione, affermando innanzitutto che, nonostante si tratti di un harem, Yuuta mostrerà fin da subito la propria preferenza per Himari, creando così situazioni imbarazzanti e divertenti, circondate però da un velo di romanticismo che rende il tutto ancora più attraente. Per quanto riguarda i personaggi, non posso dire che siano tutti curati caratterialmente, anche perché molti presentano i classici cliché dell'animazione giapponese (sia per il fattore introspettivo che per l'aspetto esteriore), ma, oltre a questi, si possono riscontrare altri protagonisti dotati invece di un ottima base interiore. Lo studio con cui viene trattato l'animo di Himari è molto interessante, il suo continuo tormento interiore, non solo nella battaglia che la porterà ad amare sempre di più Yuuto, ma anche per la preoccupazione che, prima o poi, il suo spirito demoniaco possa prevalere sulla sua coscienza e causare così danni ingenti alle persone a cui tiene. Yuuto invece è il classico protagonista maschile: imbranato e neanche tanto bello (forse sono solo geloso, lo ammetto) che, tuttavia, riesce comunque a fare incetta di ragazze. Timido e imbarazzato quando si tratta di ragazze, ma determinato e tenace in caso di pericolo. Tutto sommato scontato. La storia invece è molto interessante, non solo per l'utilizzo di personaggi e demoni appartenenti alla mitologia giapponese (ovviamente rimodellati per l'occasione), ma anche per l'originalità di alcuni sviluppi.

La grafica è carina, anche se nulla di più: qualche errorino qui e là e un buon utilizzo dei colori. I disegni non sono proprio i più entusiasmanti di sempre, ma, tenendo conto l'anno di uscita dell'anime, si può comunque affermare che sia stato fatto un buon lavoro. Bene il doppiaggio e divertenti le musiche. Insomma, un'attenzione generale ai dettagli e una cura dei particolari che, nel limite del possibile, non deludono e, anzi, concorrono a rendere quest'opera un anime di qualità.

Per concludere vi lascio alla visione della suddetta serie che, a parer mio, riesce, nonostante non si possa definire proprio un capolavoro, ad appassionare e divertire. L'ecchi non è esagerato, ma comunque presente, mostrando così alcune scene divertenti e imbarazzanti (che non cadranno mai nell'osceno). Allo stesso modo l'azione sarà ben orchestrata e occuperà un spazio ben proporzionato all'interno delle dodici puntate. Il finale è bello, ma c'è ancora molta strada da percorrere prima di raggiungere il "The End" vero e proprio. Una seconda stagione? Difficile, molto, ma non impossibile. In caso di un miracolo sarei il primo a guardarla, ma, per il momento, gustiamoci appieno questa prima stagione.

Voto finale: 7




8.0/10
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Chi si approccia alla visione di "Mushishi" deve prepararsi a un salto nel vuoto. La serie non ha una trama ben definita, ma procede a spizzichi e bocconi con estemporanei rimandi a un passato non ben esplicitato - quello del protagonista -, in un contesto storico tutto da definire. Mia personale interpretazione è che il Mushishi sia una rappresentazione di ciò che era il Giappone, in quel momento di profondo cambiamento prodotto dall'apertura al mondo esterno avvenuta un secolo e mezzo fa. Il richiamo all'energia elettrica - nello specifico a una 'grande città illuminata' - che si fa in una delle ultime puntate della seconda stagione dell'anime, mi fa infatti collocare le vicende narrate nel Giappone del secondo ottocento. Partendo da tale presupposto, si può tentare di costruire la figura del Mushishi e cercare di trovare un 'senso' al perché sotteso all'esistenza dei Mushi. Il Mushishi è sostanzialmente un ecclettico, a metà tra un dottore odierno, o meglio un farmacista/apotecario, e un monaco cercatore della via. La conferma di quell'ibrido fatto di progresso e tradizione riassunti nel tipico meltin pot sincretico tramite il quale i Giapponesi hanno da sempre interpretato la storia e metabolizzato i cambiamenti.

Nella figura del Mushi si può invece rintracciare un frammento spirituale della natura, e un esempio di quel particolare rapporto di compenetrazione che essa ha con la 'concretezza reale' degli esseri viventi. I Mushi non sono altro che proiezioni - e qui il richiamo è più allo scintoismo che al buddismo - a metà tra quel tutt'uno che è l'energia primigenia naturale e le sue diverse manifestazioni. Sono esseri neutri, né aggressivi né positivi, ad uso e consumo delle reazioni provocate dalle azioni di uomini e animali. Si parte infatti dalla constatazione che la natura procede nel suo ciclo eterno e può essere benigna o produrre reazioni maligne, indotte oppure necessarie affinché l'ordine naturale continui ad essere salvaguardato. Un inno al fatalismo nipponico che si riverbera nella costruzione tecnica delle puntate, dove musica e immagini si fondono dando la sensazione dell'ineluttabilità di 'ciò che deve accadere'. La bellezza 'statica' dei panorami di un Giappone rupestre, nei quali le Yama-San (le montagne) dettano i tempi e le azioni della storia, può essere vista come la rappresentazione poetica di questo ciclo inscalfibile, sebbene un po' triste e malinconico.

Una siffatta chiave di lettura mi ha permesso di evitare la ricerca spasmodica di una trama ben delineata nel susseguirsi delle puntate. Il 'puzzle filosofico', apparentemente scoordinato, che costituisce l'arco narrativo di Mushishi basta a renderne significativa la visione.