La terza saga di Dragon Ball Super si distingue dalle precedenti perché è basata su un soggetto originale, senza reinterpretare dei lungometraggi precedenti. L'artifizio narrativo scelto non è, tuttavia, nuovo nel franchise di Dragon Ball, che anzi lo ha sempre usato sin dalla sua prima serie: un torneo di lotta. Solo che, stavolta, al posto del classico Tenkaichi si ha un torneo a squadre tipo Yu Yu Hakusho, fra l'universo di Goku e compagni e uno parallelo, dove milita Champa, il tanto atteso "Bills grasso" che viene finalmente presentato in veste ufficiale, dopo averlo visto di sfuggita qua e là per mesi.
La base non è granché originale, ma la saga offre diversi spunti interessanti, soprattutto per quanto riguarda l’espansione dell’universo (anzi, degli universi) narrativo di Dragon Ball, che viene ampliato con la presentazione di numerosi nuovi personaggi decisamente interessanti, a cominciare proprio da Champa, azzeccatissimo e irresistibile nel suo essere indolente, viziato e sfigatissimo, nel suo finire costantemente “perculato” dalla “badante” Vados e nel continuo battibeccare col fratello Bills, a cui è più simile di quanto lui stesso non voglia ammettere.
Una serie di alieni, bizzarri sovrani, esseri mistici dall’irresistibile stranezza si uniscono a lui nell’arricchire un mondo sempre più completo e affascinante. Indimenticabile è l’episodio vissuto soltanto da Bulma e Jaco, in visita nello spazio fra criminali, equivoci e mistici pervertiti. Senza contare la nuova aggiunta al cast dei nostri eroi, l’enigmatico Monaka: è un tizio qualunque o è davvero l’uomo più forte dell’universo? Solo quel burlone dell’autore e il suo avatar-dio-gatto della distruzione conoscono davvero la risposta.
Toriyama continua a dare il meglio di sé nel creare personaggi umoristici, nel mettere alla berlina le sue creature, più che nell’orchestrare combattimenti.

Il torneo, infatti, risulta decisamente mal gestito e ha il sapore della fanfiction già nel vedere chi saranno gli avversari dei nostri eroi: la versione combattiva di Winnie Pooh (personaggio esteticamente simpatico, ma sfruttato poco), Robo di Chrono Trigger, una palette swap di Freezer e due personaggi che sembrano usciti da uno dei tanti videogiochi di Dragon Ball usciti di recente, ricchissimi di personaggi originali ma innegabilmente basati su altri passati. A dispetto di un’estetica non proprio riuscita, il loro carattere rivela diversi spunti interessanti (la missione di mercenario di Hit e il suo desiderio di possedere il cubo dimensionale degli déi per farci chissà che cosa, l’indole pacifica dei Saiyan dell’universo parallelo) che però non vengono sfruttati o vengono risolti in quattro e quattr’otto, chiudendo le porte a decine di possibili sviluppi fighissimi.
La squadra dei nostri eroi, composta da personaggi praticamente pescati a caso da un cilindro, finisce poi per risultare un’enorme delusione, in quanto tre personaggi su cinque vengono tenuti fuori dai giochi per questo o quel motivo e a risolvere tutto sono i soliti Goku e Vegeta. Il piacevole tentativo di inserire un maggior elemento strategico negli scontri, con gente che usa in modo intelligente gli stati del calore o ferma il tempo tipo JoJo, viene vanificato dal team dei buoni, composto da due personaggi senza cervello a cui interessa solo combattere. E, ancora una volta, se Vegeta mostra un minimo di approfondimento e crescita, Goku è il solito broccolone che vorrebbe giocare all’infinito, e coinvolge nei suoi giochi anche i suoi avversari togliendo drammaticità, tematiche e sviluppi interessanti alla narrazione. Molto spettacolare la nuova tecnica del Kaioh-ken misto alla trasformazione azzurra, ma non basta a riabilitare un personaggio che da tempo si è fatto soverchiare in interesse da altri personaggi della sua storia, meno forti e meno eroici ma più umani e per questo più piacevoli.
Uno su tutti, il dio Bills, che ha sicuramente perso la sua dimensione di divinità terribile e onnipotente andando avanti con le puntate, ma ha guadagnato un carattere più umano, divertentissimo e, quando vuole e quando meno ce lo aspettiamo, anche toccante, come piacevolmente dimostrato dal finale della saga.

Questa terza saga di Dragon Ball Super si è fatta guardare, ma nel complesso è risultata deludente dal punto di vista degli scontri, pur presentando delle belle gags e ampliando l’universo narrativo con una miriade di personaggi originali, bizzarri e simpaticissimi. In attesa di un nuovo torneo ancora più grande, che è stato evocato dalle intenzioni dei personaggi e che speriamo sia più interessante di questo, pare che ci godremo ancora un po’ di quotidianità e di gags, e la cosa non mi dispiace affatto, visto che, personalmente apprezzo molto di più il Toriyama che mi fa ridere piuttosto che quello che mi tedia con gente dai capelli ritti che mena, urla e si trasforma.

Autore: Kotaro



Nuova saga e vecchi temi giungono in Dragon Ball Super, risolto il guaio del ritorno di Freezer viene tirato fuori dal cappello il classico torneo dalle potenzialità molto grandi.
Sfruttate?
Insomma, ma c'è un "ma".
La prima buona occasione del torneo a squadre è il fatto che dovendo esserci, appunto, squadre, sorge la possibilità di dare spazio a personaggi carismatici, o anche solo simpatici, invece che al solito duo formato da Goku e Vegeta, e i nomi degli altri membri del team (bizzarro e "caratteristico" Monaka a parte) promettono bene, ma il tutto viene deluso, perché Piccolo e Bu hanno una parte ben marginale nella competizione.
Per quel che riguarda i combattimenti invece, alcuni momenti si dimostrano notevoli, soprattutto il finale dello scontro tra Goku e lo pseudo-Freezer (per quanto fosse ovvio ci sarebbe stato un qualche rimedio) e il momento in cui Vegeta si scopre potenziale mentore trovandosi davanti un conterraneo cresciuto nella pace.

Sono però, appunto, solo momenti, e per il resto, per quanto i combattimenti siano sempre bene o male intriganti, suona quasi come un'occasione persa, quest'ultima saga.
E il "ma"?
La conclusione del torneo, che porta a pensare che quest'evento riuscito a metà sia solo un colpo d'avvertimento prima di sparare la vera cannonata.