Ed eccomi nuovamente qui a parlare di quello sterminato mondo che è la cucina giapponese, che sotto certi aspetti non è dissimile da quella italiana. Infatti anche la nostra cucina è famosa in tutto il mondo, ma, pensiamoci, non è che noi pranziamo e ceniamo tutti i giorni a base di lasagne, ravioli, ragù, arrosto e osso buco.
Nella maggior parte dei casi la cucina casalinga è fatta da piatti semplici e veloci, come pasta al sugo e carne ai ferri o passato di verdure, ma questo non vuol dire che non sia altrettanto gustosa! E lo stesso vale per quella nipponica, quindi ecco a voi 5 piatti che magari non troverete al ristorante, ma che invece spesso accompagnano le giornate nell'arcipelago.

1) Riso al curry

Partiamo subito con una vecchia conoscenza: il riso al curry è veramente uno dei piatti cardine della cucina nipponica, sebbene di originale abbia ben poco.
 

Ma oltre ad essere uno dei comfort food preferiti in Giappone è consumato in ogni dove, dalla mensa scolastica fino alla tavola familiare. Il curry fu introdotto in Giappone nel corso del Periodo Meiji (1868-1912) dagli inglesi, che all'epoca avevano colonizzato l'India, paese di origine del prodotto. Sul finire degli anni sessanta divenne talmente popolare da essere venduto nei supermercati e nei ristoranti.
Fin dalla sua introduzione, la ricetta del curry fu adattata ai gusti giapponesi ed infatti il curry nipponico è molto meno piccante di quello indiano.
Per preparare i piatti al curry si utilizza una vasta gamma di verdure (le più comuni sono cipolle, carote, patate) e di carne (manzo, maiale e pollo). La sua popolarità è dovuta anche al fatto che è facile da preparare, grazie alla grande varietà e disponibilità di miscele istantanee di curry; inoltre la salsa al curry è disponibile anche già pronta, in confezioni sottovuoto da riscaldare nel microonde o immergendole in acqua bollente.

2) Nikujaga

Questo è uno dei cosiddetti "piatti della mamma", quello per cui le giovani sposine possono uscire matte!
 

Il suo nome deriva dall'unione dei termini "niku" che vuol dire "carne" e "jaga" che è l'abbreviazione di jagaimo e vuol dire "patata": infatti questo piatto è a base di carne, patate a cui poi sono aggiunte cipolle stufate in una salsa di soia dolce (ottenuta mischiando salsa di soia, mirin e saké), l'ito konnyaku e le verdure. Piatto tipico dei mesi invernali, è spesso accompagnato da riso bianco e zuppa di miso (oltre magari ad una bella birra).
Interessante la sua origine: sembra che la ricetta sia opera degli chef della Marina imperiale giapponese alla fine del XIX secolo.
Ma sul perché e dove sia stata inventata c'è polemica: alcuni dicono che Togo Heihachiro ordinò ai cuochi della marina di preparare uno stufato di manzo simile a quello servito agli equipaggi della Royal Navy per promuovere la città di Maizuru (nella Prefettura di Kyoto), ma l'amministrazione di Kure (nella Prefettura di Hiroshima) entrò nella competizione sul luogo di origine del piatto affermando che Togo commissionò il nikujaga quando era Capo di stato maggiore della base navale di Kure. Insomma il mistero si infittisce....

3) Gyoza

Originario della Cina, è entrato ormai di pieno diritto all'interno della cucina giapponese.
 

Ne esistono tre versioni: sui-gyoza (bolliti), age-gyoza (fritti) e i più comuni yaki-gyoza (brasati). Questi ultimi sono prima fritti dal lato piatto per creare una superficie croccante, poi si aggiunge l'acqua e si copre con un coperchio finché la parte superiore non si cuoce al vapore. Si trovano quasi sempre come antipasto in quasi tutti i ristoranti di ramen ma anche surgelati nei supermercati.
La ricetta più comune prevede un ripieno misto di carne tritata di pollo, aglio, cavolo, zenzero, nira (erba cipollina cinese), saké, salsa di soia, sale, pepe e olio di sesamo, il tutto avvolto in pasta sottile. Importantissima è poi la salsa in cui intingerli, composta da un mix di salsa di soia, aceto di riso e Ra-Yu, olio di sesamo con peperoncino piccante. Io potrei farne fuori dei quantitativi ignobili....

4) Shogayaki

Piatto semplicissimo e popolarissimo, il suo nome è composto dalle parole "shoga" che significa "zenzero" e "yaki" che vuol dire "saltato in padella".
 

Sebbene per cucinare questo piatto possano essere usati tutti i tipi di carne, in realtà la versione con il maiale è così popolare in Giappone che il termine "shogayaki" generalmente si riferisce solo ad essa.
Per prepararlo, basta scaldare una padella, aggiungere un po 'di olio quindi le fette di maiale. Quando la carne assume un bel colore dorato, si aggiunge lo zenzero grattugiato con la salsa di soia, il mirin e il saké. Si accompagna con riso bianco e cavolo tagliato a listarelle sottili. Dopo il tonkatsu, è il secondo piatto giapponese più popolare a base di maiale.

5) Karaage

Chiudiamo questa "classifica" con il fritto: d'altronde qualunque cosa fritta diventa squisita e il pollo non può essere da meno!
 

Il karaage è un piatto forte degli izakaya e immancabile nel bento. In realtà il termine "karaage" si riferisce alla tecnica giapponese per la frittura e si usa per molti altri alimenti come calamari e pesce, quindi ad essere precisi il pollo fritto dovrebbe essere chiamato tori karaage, ma spesso il tori è omesso.
La particolarità di questo pollo fritto è la marinatura: la carne infatti è lasciata per circa due ore a "crogiolarsi" in un mix di salsa di soia, zenzero grattugiato e aglio. Quindi viene impanato con amido di patate misto a farina e fritto.
Ma vediamo nel dettaglio la ricetta, nella versione proposta dalla sensei Harumi Kurihara, mio mito personale, cuoca che cucina tutti i giorni per la propria famiglia e che in Giappone è considerata una celebrità del settore. Pronti a sperimentare?

Ingredienti per 6 persone:
800 grammi di pollo senza ossa
salsa di soia
50 grammi di zenzero fresco
3 spicchi di aglio
farina
amido di patate
olio di oliva per friggere
limone
maionese
shichimi togarashi, se non lo trovate usate il peperoncino

Preparazione
Si inizia con la salsa per la marinatura della carne, da preparare se possibile il giorno prima per un risultato perfetto. In una ciotola si unisce la salsa di soia, due spicchi di aglio schiacciati e lo zenzero sminuzzato e si lascia riposare per una notte. Il giorno dopo si taglia il pollo a bocconcini e lo si mette a marinare nella salsa per almeno mezz’ora, ma è meglio se si può lasciare per 90-120 minuti.
Preparate un mix di impanatura composto da amido e farina in rapporto di 1 a 2, 100 grammi di amido e 50 di farina. Scolate il pollo dalla salsa di soia e passatelo nella farina e poi gettatelo nell’olio bollente. Rigirate i bocconcini e poi scolateli su carta assorbente quando sono pronti. Spolverate il pollo con il shichimi togarashi e servite, sempre accompagnato da una fetta di limone e una piccola dose di maionese.

Ora a voi la parola: avete già assaggiato questi piatti? Vi sono piaciuti? Se non lo avete fatto, quali vi hanno colpito di più? Come sempre ricordo che Animeclick declina ogni responsabilità dai danni che questo articolo potrebbe aver causato (Invasione di salive su apparecchi elettronici, interruzione di diete con conseguente aumento di peso o similia).

Fonte consultata:
FastJapan