Pochi giorni fa si è tenuto il 25° anniversario di Patlabor 2 the Movie, considerato da pubblico e critica una dei capolavori di Mamoru Oshii, celebre regista di Ghost in the Shell, InnocenceThe Sky Crawlers, Tenshi no tamago e varie altre opere...

Per inquadrare meglio l'opera, riportiamo un breve spezzone dalle pagg. 319-320 dell'ottimo saggio Guida ai super e real robot - L'animazione robotica giapponese dal 1980 al 1999 di Jacopo Mistè:

Nel 1992 un fatto di politica internazionale fa scalpore e alimenta nuovamente il dibattito in merito alla costituzione: si ha la prima, controversa, collaborazione tra l'ONU e il Jietai, nell'ambito di una missione di peace keeping in Cambogia e Mozanbico. è una scelta ipocrita [...] che permette al Giappone di inviare le sue truppe nei campi di battaglia, anche se ufficialmente non per combattere. è anche la molla che fa scattare un nuovo progetto nel franchise di Patlabor. Oshii torna alla regia, rielabora gli episodi 5 e 6 della prima serie OVA e non solo fa del secondo lungometraggio della saga un manifesto del suo pensiero politico, ma osa l'inosabile: trasforma Patlabor in un thriller politico adulto e duro come il marmo e infrange il tabù di raccontare la storia di un colpo di stato in patria.
Patlabor - La polizia mobile 2: The Movie racconta dei piani terroristici di Yukihito Tsuge, un membro del Jietai che, con i suoi camerati, compie un golpe militare ingaggiando una breve guerra civile con la polizia nipponica. Disgustato dalla guerra e dalla morte dopo le sue esperienze nel sud-est asiatico i un programma militare congiunto con l'ONU, spaventato dai rigurgiti nazionalisti che rimettono in discussione l'articolo 9, Tsuge intende dare una svegliata ai cittadini facendogli assaporare in casa la paura del campo di battaglia. "Tsuge è l'altra identità di Mamoru Oshii. I suoi pensieri e le sue opinioni politiche sono le mie" dice Oshii.


Di seguito riportiamo la traduzione dell'intervista / chiacchierata / discussione tra Hayao Miyazaki e  Mamoru Oshii, riguardo alle tematiche affrontate nell'opera, con particolare attenzione al personaggio di Yukihito Tsuge.
 

Una chiacchierata sul film Patlabor 2
“La fine di un’era”
Dialoghi: Mamoru Oshii a confronto con Hayao Miyazaki
Tratto da: Animage, vol.184; Ottobre 1993

Guida ai dialoghi:
M: Hayao Miyazaki
O: Mamoru Oshii
A: Animage

Genialità Sorprendente

M: Prima di tutto, rimasi impressionato dal punto di vista grafico. Decisi che non avrei mai potuto competere con Oshii-san in questo ambito. Tutto il tempo che hai speso davanti al computer non è stato vano! Animare quel tipo di immagini è fin troppo complicato, non voglio nemmeno speculare su come tu abbia fatto. (Ride). Hai usato la computer grafica?

O: Quasi per tutte le immagini. Ma la CG non funziona proprio benissimo con i Cel (foglio trasparente di acetato sul cui retro viene dipinto il disegno che andrà a comporre il frame nella sequenza di animazione), quindi fu complicato combinare insieme le due cose.

M: Lo stile di disegno è simile a quello di Patlabor 1 e Meikyuu Bukken (OVA). Penso che l’intero film avesse una strana immagine, quasi minacciosa. Valeva davvero la pena guardarlo ed era incredibile anche dal punto di vista dello storytelling. Ma la malvagità di Hoba in Patlabor 1 era più chiara e consistente, mentre in questo film (Patlabor 2) non riesco minimamente a capire cosa provi Tsuge.

A: Intende cosa portò Tsuge a commettere il colpo di stato.

M: All’inizio, nella scena in Cambogia dove si recano come PKO (Peace-keeping Operator), pensavo dovessero andare lì per via della presenza della statua del Buddha di Angkor Tom. In quella scena Tsuge, comandante della prima linea, non apre il fuoco ma chiede solo il permesso di poter sparare al quartier generale. Quello è secondo me un suo enorme errore, perchè un militare professionista, nel caso in cui i suoi subordinati siano in pericolo, non ordinerà mai di non rispondere al fuoco nemico. Seguendo gli ordini dei suoi superiori ha causato la morte dei suoi subordinati. E’ sicuramente rispettabile la sua decisione di obbedire agli ordini, ma penso che avresti dovuto fargli prendere una decisione diversa..è pur sempre umano.
Guardando l’introduzione dell’opera, posso interpretare la storia come una sorta di vendetta di Tsuge verso il sistema politico, che lo ha mandato sul fronte di di guerra senza un equipaggiamento adeguato, peraltro ordinando di non rispondere al fuoco. Ma trovo un grosso difetto in tutto questo: dopotutto lui infine spara al nemico.. perchè non ha risposto al fuoco fin dall’inizio? Avrebbe dovuto, a mio parere. Prima di tutto, una persona del genere dovrebbe pentirsi amaramente di aver lasciato morire i suoi subordinati, per colpa di una sua valutazione sbagliata.


O: Non penso che oggi le Forze di Autodifesa Giapponese abbiamo quel tipo di mentalità militare, così professionale.
 
M: Ma ho sentito che qualcuno dei presenti disse “Se mi sparano, non lascerò che mi uccidano”, tra coloro che andarono in Cambogia come poliziotti per il PKO. Credo sia molto più corretto come modo di pensare.

O: Trovo difficile poter confrontare la SDF con la polizia, credo che i poliziotti abbiano una maggior consapevolezza della realtà. Il loro lavoro è strettamente legato alla realtà sociale dei cittadini. Anche un animatore, che realizzò le key animation, mi disse “in un caso del genere, è ovvio che si debba sparare”. Ma la questione non è il poter o meno far fuoco, non è questo il punto. Certo, penso che un comandante di prima linea possa prendersi la responsabilità di rispondere al fuoco, ma si tratta di una vera e propria situazione militare.. l’attuale SDF non funziona così. Non credo che considerino il PKO come qualcosa di militaresco, quindi ritengo possa essere una ragione valida per la quale lui non abbia sparato.

M: Ma se sei un comandante, nel momento in cui ti vengono dati degli ordini dovresti poter immaginare ogni scenario possibile e prepararti a reagire di conseguenza. Credo debba essere normale per un soldato professionista. Inoltre credo che un uomo moderno debba agire con realismo. E’ chiaro che la situazione sia complicata, essendoci in campo tanti interessi da parte di tutte le parti in gioco; quando ti viene dato un ordine, in una situazione in cui in gioco c’è la tua posizione o la vita dei tuoi subordinati, credo che alla fine disobbediresti. Spareresti, in caso contrario non ti offriresti come volontario per andare in guerra. Ne sono certo.
 

O: Bisogna anche analizzare un altro punto. Quando ci chiediamo come mai non ha risposto al fuoco, non pensiamo se lui fosse in grado di capire di essere in pericolo. Per questo ho usato le cabine di pilotaggio piene di monitor. La questione è se tu possa realmente capire di essere realmente in pericolo, in una situazione dove ti trovi a gestire qualcosa di così complesso e con così tante informazioni provenienti dai monitor.

M: In questo caso, credo che dopo aver mollato la vita da militare ed essere sparito, Tsuge avrebbe abbandonato la tecnologia per dedicarsi ad una vita di agricoltura o a contatto con la natura. Lo trovo più realistico.

O: Se parliamo di situazioni puramente realistiche, probabilmente hai ragione.

Quattro anni dopo la Bolla Economica

M: In questo film però non si parla solo di SDF e operazioni militari. Al centro di tutto ci sono le vicende intorno alla città di Tokyo, oltre alle varie situazioni di guerra e pace. Durante la Bolla, avevo io stesso una gran voglia di punire Tokyo, che continuava ad allargarsi e a costruire sopra qualunque cosa. Posso capire perchè Hoba volesse distruggere Tokyo per vendetta. Ma non sono riuscito per nulla a comprendere Tsuge. Credo che Oshii-san stesso stia perdendo interesse nella Tokyo attuale. Se ci si pensa, una persona con abbastanza potere e organizzazione da organizzare un colpo di stato, non sarebbe certo diventato un comandante di prima linea.
Ma Oshii-san ha fatto in modo che il film ti faccia capire queste cose molto chiaramente, per questo trovo complicato discuterne in maniera comprensibile. In breve, Oshii-san ha voluto far così e basta. Vuole vedere ponti distrutti e lanciare missili (Ride). E’ qualcosa che non dovresti fare. Ma c’è anche una parte di Oshii-san che dice “non fare certe cose”. E alla fine ho davvero apprezzato questo film, perchè si viene trascinati all’interno del mondo interiore di Oshii-san e non possiamo giudicarlo da un punto di vista di un qualsiasi realismo. Non abbiamo altra scelta che goderci il tempo nel suo mondo.
In un certo senso credo che questo film sia stato realizzato con l’idea di intrattenere il pubblico e non di far passare messaggi ideologici. Sfortunatamente penso che manchi però un po’ del pensiero sferzante e pungente del suo predecessore. Non ha purtroppo nulla che riesca a trasmettermi la sensazione di odio del primo film. I poliziotti agiscono fin da subito con questa aura di tristezza, perchè il nemico infondo riflette loro stessi. E’ lo stesso con Tsuge. Non c’è molto della sua compagnia, solo un robot che pare più una lavatrice. (Ride)
Ci sono anche tante altre cose assurde, qualsiasi sia il modo in cui le guardi (Ride). Ho guardato il film pensandoci continuamente.
Sono passati anni dall’uscita di Patlabor 1, nel bel mezzo della Bolla Economica. Quando la bolla esplose, divenne ben chiaro che Tokyo non è granchè e che questa è una società debole.


O: La società dimostra continuamente la sua debolezza, in tanti aspetti.

M: Un tempo la società giapponese sembrava forte e indirizzata verso una direzione ben precisa. Ma ormai si è fermata.
 
O: Anche il mondo della politica è cambiato, anche perché tutti pensavano che non avesse importanza questo cambiamento nella società.

M: Prima o poi anche tutto l'apparato del mondo del business subirà uno scossone. Persino questo potrebbe rivelarsi una boccata d'aria fresca. Non abbiamo molte opzioni. Quale visione può avere questo paese per il futuro? Vedo tanti piccoli miglioramenti che si rivelano essere inutili e la società ci dice di non preoccuparcene. Anche se giudichiamo tutto in modo semplicistico, la questione è molto complessa.

Un’era senza una visione

O: Il mondo stesso non ha una visione. Non solo il Giappone, ma anche l'America e l'Europa. Se c'è qualcuno che ha qualcosa di simile, è il mondo islamico, nonostante si rivelino essere dei fanatici. È più un dogma di fede che una visione, credo. Penso che il motivo principale sia che In questa era tutto si è sviluppato da debolezze strutturali del passato, più che da una visione di insieme.

M: più che non avere una visione, credo che le perdona non sentano la necessità di seguire qualcosa di inutile per loro.

O: Alla fine cio’ che rimane è solo il desiderio di avere lo stomaco pieno e costruirsi una nuova casa. È così in tutto il mondo.
Non mi piacerebbe se fossi costretto ad adeguarmi a questo modo di pensare. Ma il Giappone ha fatto sempre la stessa identica cosa fin dal dopo guerra, quindi non posso rinnegarlo. Non mi piace perché è lo specchio di ciò che sono e la società continua ad andare avanti senza esitazione.
I Papà di un tempo avevano una visione legata al nucleo familiare nell'immediato,ma dopo Lo scoppio della bolla economica di è iniziato a perdere tutto questo. In che modo cercheremo di recuperare tutto quello è più importante del crearsi una nuova visione. Come disse Arakawa, l'unico problema da risolvere è come mettere a fine tutto questo. E lo sto vale per la guerra. Finché non chiuderemo questa era, non potremo arrivare ad una nuova visione nel mondo.

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M: non penso ci sarà mai una fine.

O: Che ci sia o meno una fine, l'unica cosa da fare è aspettare e continuate ad osservare cosa accadrà in futuro. Questo film (Patlabor 2), invece, non ha quel tipo di concetto, il finale ti viene mostrato fin dall'inizio.
 

M: Se ti fai così tanto del male realizzando un film, non ho più molto da dire (Ride). Quel che intendo dire è che tutto era così ben studiato tra i vari personaggi, che ogni domanda venuta fuori durante la visione ha avuto una risposta.
Ma il finale dove Arakawa si rivela essere uno dei criminali, non l'ho trovato molto interessante.


O: Era solo per concludere il film..

M: è quello che ho pensato. Ma speravo avrebbe continuato ad essere così com'era. (ride)

O: A parer mio, il modo in cui Arakawa reagisce e si evolve è assolutamente plausibile.

In guerra, il vincitore perde

M: parlando del dialogo tra Arakawa e Goto, a proposito della pace fasulla e della guerra per la giustizia, con questo discorso così erudito che subito ho pensato “riecco la classica cantilena alla Oshii”. Penso sia sempre stato il tuo modo di comunicare certi messaggi, ma parlano così velocemente che è impossibile fermarsi per riflettere mentre si guarda il film.
Il film mi è parso essere una specie di videogame all'interno del mondo di Oshii, da dove hai rimosso tutte le cose logoranti del mondo. Prima di vederlo pensavo che tutto il tuo modo di pensare sarebbe venuto fuori, dopo averlo visto ho pensato più che altro che fossi pronto per trasferirti a Izu pur di non vedere più Tokyo (ride)


O: non ci sei molto lontano (ride)

M: E’ stato interessante, anche se nel momento in cui hai cercato di rendere la cospirazione più globalizzata, con uno stile simil americano, forse ha perso un po’ di realismo. Probabilmente gli americani si rivelerebbero più violenti e bambineschi in questo tipo di cose, probabilmente con idee stupide come “non compriamo più auto giapponesi”. E quindi come la mettiamo con le auto americani con motori giapponesi? (Ride)

O: Ci sono differenze politiche e strutturali con gli USA, ma in termini di tecnologia credo che il Giappone sia più avanti in alcuni ambiti. I politici possono anche pensare che diventare più radicali possa cambiare qualcosa a livello generale, nelle nostre vite reali, ma non è così. Se la politica fosse realmente rappresentativa della nostra realtà, non ci sarebbero guerre. Ci sono ancora ideali imperiali legati all’uso delle armi per ottenere qualcosa, ed è per questo che dovremmo mettere fine a tutto questo. Altrimenti sarà sempre un circolo senza fine, nonostante certi ideali siano praticamente scomparsi nella visione comune.

M: Ad ogni modo se c’è guerra, non si guadagnerà nulla anche in caso di vittoria.

O. Non c’è un vincitore nè un vinto, in pratica.

M: Piuttosto il vincente perde. Le forze militari si allargano e le persone guadagnano una strana sicurezza. Ho sentito da più parti che in Vietnam la vittoria sugli USA ha creato così tanta sicurezza da averlo corrotto alla radice. E’ una sicurezza totalmente infondata.
 

O: Gli USA non hanno altre idee se non quella di dominare sugli altri con la propria egemonia. Se smettessero di farlo l’intero paese collasserebbe e quindi continuano a farlo senza problemi. Il mondo è arrivato ad uno stallo politico ed economico, ce ne accorgiamo ora perchè abbiamo capito che tutto ciò che si è fatto nel tempo è stato sbagliato.

M: Penso che una volta trovata una soluzione potremo creare nuovi visioni del mondo. Non riesco a credere che possa essere sbagliato, gli umani non hanno altra scelta che cercare sempre nuove idee e andare avanti con l’idea che “anche questa visione era sbagliata”

Creare un film

O: storicamente, le cose che abbiamo fatto nel 20° secolo sono state enormi, ma si sono rivelate dei fallimenti dopo tutto.

M: Sono tutti esperimenti del 19° secolo e già sul finire del secolo successivo si sono disgregate.

O: parlando di guerra, la sua natura è cambiata e ora tutte le guerre sono tipo civile.

M: Proprio per questo ho fatto un film come Porco Rosso (ride)

A: Quello di Oshii-san è stato un film che ha riassunto un periodo storico?

M: Ho sentito ancora forti le idee del periodo in cui Oshii-san aderì al movimento studentesco degli anni 70’ e cerca ancora di raccontare storie col desiderio di ribaltare le cose, di rivelare l’essenza del mondo. Con missili, molotov e leggi anti sovversive, il metodo non importa. Vuole mostrarti l’ SDF ne bel mezzo di Tokyo e farti capire che sono militari, quindi dove trovi la vera essenza di Oshii-san? Nel carrarmato, in mezzo a quei carristi, vuole mostrarti il soldato ordinario. Ma poi se ne frega dei poveri cittadini nei dintorni. (ride)

A: Ha più considerazione per un cane che cammina per strada.

M: La domanda che sorge spontanea è se avremmo mai un cane senza guinzaglio in giro per Tokyo (ride) Ma immagino che in quella scena un gatto che miagola non sarebbe molto adatto.

O: Ma nonostante tutto da una sensazione di realismo in superficie, tutto è finzione infondo.

M: Per farla breve, credo che l’odio, come quello di Hoba nel primo film, si sia evoluto in qualcosa di diverso. Questo è ciò che mi è arrivato.
Credo che l’unico modo per discutere di film sia parlare di ciò che vogliamo fare, se un regista ha qualche critica non ha altra scelta che portarla in un nuovo progetto. Se non hai nulla da dire o nessuna idea per nuovi film, non credo sia giusto poter criticare quello degli altri. Proprio per questo sento di dover lavorare a nuovi film.


A: Quale sarà il suo prossimo film?

M: C’è qualcosa che voglio fare, ma il riuscirci dipenderà molto da varie situazioni. Inoltre voglio fare una storia d’amore, nel vero senso del termine. Tra i mille cambiamenti del mondo, l’amore rimane sempre. Anche se Oshii-san sembra pensare che l’amore ormai non esista più.

O: Non è proprio così (ride) Non sono così insensibile. Comunque, inizialmente, non avevo in mente di fare un film come Patlabor 2.
 

A: Ha dichiarato in altre intervista di averlo creato perchè non poteva più aspettare. In particolare riguardo a cosa non riusciva più a resistere?

O: Intendevo essenzialmente due cose. La prima è che desideravo andare a vivere a Izu con il mio cane, quindi semplicemente volevo fare un po’ di soldi. La seconda è che volevo completare il pensiero politico che stavo esponendo in quel periodo, ecco spiegato il motivo di maggiori risvolti in termini di odio, come mostrato da Hoba.

Amore e sensualità

M: Di questi tempi un drama si riconosce subito nel “innamorarsi”.

O: Non so se sia proprio amore, ma è qualcosa che ci si avvicina molto.

M: Credo sia molto importante vivere la vita al massimo, entusiasmarsi. Penso che ancora oggi sia possibile fare un film mostrando tutto quello e riuscire ad intrattenere. Ritengo che l’intrattenimento non sia legato a dover creare qualcosa che piaccia per forza al pubblico. Bisogna trasportare il pubblico. Credo che Patlabor 2 nella prima metà ci riesca benissimo, poi il fatto che ci riesca fino in fondo è un’altra storia (ride)

O: Penso che ad un umano, per vivere, serva un certo tipo di sensualità. In alcuni momenti può anche essere chiamato amore, il momento in cui la tua passione esce fuori prepotente verso qualcuno che non sia tu. Che siano film o libri, se crei qualcosa hai bisogno di simile a questa passione. Senza credo sia difficile riuscire ad intrattenere. Nel mio film penso siano presenti alcune di queste sensazioni, anche se appena accennate.

M: Vorrei tanto che tu creassi qualcosa di comico e divertente, anche se fosse difficile per te.. E’ davvero un peccato per qualcuno con un talento enorme come il tuo. Non hai bisogno per forza bisogno di dire cose complicate..

O: Forse mi ripeterò, ma sentivo il bisogno di raccontare una storia sul post guerra giapponese in modo chiaro. Credo andasse fatto.
Abbiamo chiaro ormai il punto della questione, ma quindi cosa fare dopo? Non è facile trovare una risposta, probabilmente neanche prima di morire. Quindi dobbiamo almeno cercare di riassumere ciò che è successo e che conosciamo, senza non penso si possa iniziare qualcosa di nuovo.


M: Riassumere è un po’ una continua aggiunta, significa porre fine a tutto ciò che è successo fino ad ora, sapendo benissimo quale finale ci aspetta. Ma abbiamo così riconfermato ancora una volta come l’umanità manchi di saggezza.

O: Chi capisce questo concetto, può vedere chiaramente quale sia il punto della questione.

M: E’ per questo che siamo arrivati al limite. Come per esempio i danni dello sviluppo smisurato dovuto ai desideri dell’uomo.
Ogni volta che ti ascolto Oshii-san,, mi chiedo quale sia la tua idea riguardo agli uomini come creature legate indissolubilmente alla natura. Non ho trovato nessun riferimento a questo nel tuo film.


O: C’è. Ho inserito Seitaka-awadachisou (pianta con fiori gialli) nei miei film.

M: La usi per raffigurare l’immobilità dell’umanità.

O: In un certo senso hai ragione.

M: Penso che ritorneremo alle origini quando perderemo tutto. Credo che quel momento arriverà quando arriveremo ad essere 10 miliardi. Poi tutto si fermerà, non avrà più importanza se sarai bianco o nero, in Bosnia o ad Okushiri. Prepotentemente la tua famiglia sarà il legame più forte che rimarrà nel mondo.

O: Non ho nessuna obiezione a riguardo, sarà assolutamente così. La nostra realtà e quella politica sono sempre più lontane e la vera domanda è come ridurre questo gap. Parlare di questo o del tuo amore per gli animali penso siano la stessa cosa, infondo è parlare della nostra realtà e del dopoguerra che l’ha creata.

M: Non è però tutto solo legato al dopoguerra.

O: Però in concreto lo è, è la realtà che viviamo. Dove è presente anche Miyazaki-san (ride). E’ l’era in cui viviamo e voglio raccontarla adeguatamente in un film.
 

M: Non riesco a capire la tua ossessione verso Tokyo. Sembra quasi che tu faccia di tutto per renderla un ipotetico nemico. Penso tu abbia perso interesse verso di lei molto tempo fa e anche io ormai non la trovo più interessante.

O: Ho vissuto a Tokyo per circa 40 anni. E’ facile pensare che sia poco interessante e che si voglia distruggerla. Trovo davvero frustrante la facilità con cui ci riescono in film come Akira. Se la odi, tanto da pensare sia solo un agglomerato fasullo di ferro e cemento, distruggerla non ti darà nessuna sensazione. Ma anche in posti come Tokyo, se cerchi nella tue memoria, puoi trovare posti e paesaggi che ti emozionano. Un passaggio a livello, un terreno vuoto pieno di Seitaka-awadachisou nella baia di Tokyo. Ci sono paesaggi che amiamo dentro di noi. E anche se odi Tokyo così tanto da volerla distruggere, io posso capirlo, ma chi guarda questi film no. Non hanno bene a mente il problema reale. Per questo penso sia importante fare film che aiutino a capirlo in modo corretto.
Fonti consultate:
- Animage - Around the movie Patlabor 2: To put an end to the Era
Guida ai super e real robot - L'animazione robotica giapponese dal 1980 al 1999 di Jacopo Mistè