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"In the shadow, still, the mononoke dance..."
Così comincia l'opening di questo anime, molto bella seppure non c'entri poi molto con ciò che presenta.
Ho cominciato a vedermi Hakaba Kitarou proprio dopo averlo visto qui su Animeclick, e all'inizio mi ha lasciato un po' perplessa. Il ritmo del primo episodio è abbastanza lento, anche se cominciano a succedere dei fatti che segneranno la storia di tutto l'anime. Questa è relativamente originale: un uomo qualsiasi si trasferisce in una casa nuova, vicino a un'altra che a prima vista sembra abbandonata, e invece ci vivono due fantasmi, due yuurei per l'esattezza, marito e moglie, che poi muoiono trucidati da chissà che cosa. L'uomo li seppellisce dignitosamente, ma non sa cosa sta per capitargli da lì a pochi minuti. Dalla tomba della madre esce un bambino, ultimo erede della Yuurei Tribe, chiamato appunto Kitarou, da un occhio di suo padre, il quale rimarrà come suo genitore al posto di quelli che ha perduto.
Il povero uomo che ha scoperto tutto questo si troverà da allora in poi ad affrontare creature soprannaturali di ogni tipo ogni giorno, dal comico Rat-man, l'uomo ratto, al potente e spaventoso Mizukami, il dio dell'acqua.

Come quest'anime affronta la presenza soprannaturale in ogni azione del quotidiano mi ha molto colpito, ed è uno degli aspetti che apprezzo maggiormente oltre all'innovativo stile di disegno, quasi rassomigliante a qualcosa che si potrebbe disegnare sulla pergamena, un po' "vecchio", diciamo.
Una pecca non tanto piccola è però la faccenda dei personaggi secondari: oltre a Kitarou, il protagonista, a Rat-man e all'occhio-padre, tutto il resto è un'accozzaglia di personaggi, umani o non, con un carattere non definito e sommario. I tre nominati, invece, sono caratterizzati abbastanza bene: Kitarou, bambino gentile ma anche un po' menefreghista e sadico, che vuole bene solo a suo padre (mentre gliene frega assai poco dell'uomo che lo ha allevato dopo la morte dei suoi); Rat-man, l'uomo ratto ridicolo e puzzolente, sempre opportunista e pronto a tutto pur di ottenere ciò che desidera (e scamparla ancora una volta); e l'occhio-padre, dipinto un po' come una sorta di grillo parlante di Kitarou ma originale nell'aspetto.

La forma di Kitarou e di Rat-man, però, non si addice molto al contesto in cui stanno: potrebbero sembrare presi da qualche anime da bambini tipo Doraemon o simili, Rat-man più di tutti. Le puntate sono un po' annacquate, per così dire, vengono allungate con eventi di poca importanza per tentare di dare un po' più di "pepe" alla storia, e ci sono alcuni salti imprecisati di tempo che alle volte si faticano a comprendere.
Il tutto, però, merita un bel 8.