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9.0/10
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È difficile apprezzare quest'opera dalle prime battute ed è molto facile abbandonarla dopo qualche episodio, infatti ho continuato a vederla inizialmente solo per i siparietti comici del protagonista e delle varie situazioni bizzarre, ma devo dire che successivamente vengono messe solo come contorno in modo da evincere il pathos delle scene salienti; ma andiamo con ordine.

Steins;Gate si svolge ad Akihabara, un quartiere di Tokyo famoso per essere ritrovo nonchè centro nazionale della tecnologia e della cultura Anime/Manga giapponese. Il nostro protagonista, Okabe Rintarou ma da lui autodefinitosi "Hououin Kyouma, The Maddo Scientist", va ad assistere ad una conferenza sulle macchine del tempo, dove però in seguito scopre un omicidio... allarmato avvisa l'amico Daru quando ad un certo punto, dopo lo schianto di una sorta di satellite sull'edificio dove si è compiuto il misfatto, le persone in strada scompaiono e nessuno sembra ricordare la conferenza tenutasi poco prima, ma peggio, troviamo addirittura la persona uccisa viva e vegeta...

È possibile dividere la serie in 2 archi di episodi: troviamo i primi dodici episodi più calmi e pacati ma altrettanto intricati e misteriosi, dove si presentano i vari personaggi, si fa conoscenza del motivo di vari avvenimenti, si cerca di capire quali nemici ci possano essere e si cazzeggia in allegria. Nel secondo arco di episodi invece il ritmo cambia e i momenti comici vengono sostituiti da azione, dramma e desiderio di rivalsa... si cerca di fare tutto per un unico specifico obbiettivo, si fanno anche sacrifici, seppur dolorosi, atti al raggiungimento del fine ultimo portando quasi alla follia nel dover sopportar tutto senza potersi confidare con qualcuno, senza poter raccontari fatti tali da essere creduti, senza nessuno che capisca cosa si prova.

Passiamo al lato tecnico, ci troviamo di fronte una colonna sonora non troppo invadente ma capace di contornare le varie situazioni, dalla melodrammatica alla misteriosa, senza mai né dar emozioni forti, né annoiare. Per quanto riguarda il Character Design, troviamo similitudini solo negli occhi dei personaggi, per il resto troviamo personaggi stereotipati (l'amica di infanzia, la tsundere...), ma vi è anche un'analisi psicologica profonda anche se visualizzata in un secondo momento alla loro comparsa. Come animazioni invece non ne ve ne sono degne di nota, ma è anche vero che questa non è un'opera dove i combattimenti sono all'ordine del giorno. Particolare è l'uso del grigio negli sfondi, atto a contornare l'atmosfera urbana di un pomeriggio estivo, con toni cupi, ma che non sfociano nel tetro. Complotti, viaggi nel tempo, cazzeggio e dramma, ecco come definire Steins;Gate in sintesi