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La psicologa Elisabeth Kübler Ross negli anni '70 ha collaudato un modello in cinque fasi dell'elaborazione del lutto: negazione/rifiuto, rabbia, contrattazione, depressione e infine accettazione: ebbene i protagonisti di "AnoHana" ("Ano Hi Mita Hana no Namae o Boku-tachi wa Mada Shiranai" - "Ancora non conosciamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno") sono intrappolati in una o più delle prime quattro fasi e non riescono ad arrivare alla quinta, l'accettazione e con essa alla serenità.

Questo gruppo di adolescenti ha perso in un tragico incidente un membro del loro unito circolo, Menma, il collante, e da allora ognuno, perso nel suo dolore, si è allontanato dall'altro. Ma la gioiosa Menma non può accettare che i suoi amici non si parlino più, così torna e appare a Gintan, l'ex leader della banda di ragazzini, e gli chiede di aiutarla a esaudire il proprio desiderio. Per fare ciò il ragazzo dovrà cercare di coinvolgere tutto il gruppo, solo che c'è un piccolo problema: nessuno la vede a parte il ragazzo, e la fonte non è affidabile, il ragazzo è diventato un hikikomori (recluso in casa e asociale), non frequenta più nemmeno la scuola, chi potrebbe credere a un lunatico del genere? Ma il punto non è solo questo, altri personaggi si chiedono, ammesso che sia vero, "Perché proprio Jintan e non io?". Lo invidiano. Altri si domandano perché anche il suo fantasma continua perseguitarmi e farmi sentire inferiore? Perché non passa oltre e mi lascia il campo libero?

Dicevo, i personaggi sono impantanati in una o più delle fasi psicologiche della rielaborazione del lutto: c'è chi non accetta la morte di Menma ed è in tale negazione da riprodurne vestiti e capelli tramite parrucche; chi è tanto arrabbiato da odiare il fatto che i suoi amici abbiano una vita e come è naturale siano cresciuti; ancora c'è chi vive nella convinzione che l'incidente sia stato colpa sua e per questo prova rabbia perché si sente responsabile; c'è chi contratterebbe qualsiasi cosa con forze superiori per averla indietro; c'è chi si sente in colpa, perché invece di sentirsi triste, si è sentito sollevato quando si è tolta di mezzo. E quali sono le difese contro questi e altri turbamenti psicologici? Buttarsi nello studio, rinchiudersi in casa, buttarsi in un gruppo di amiche frivole e nello shopping, lasciare il Giappone e viaggiare per il mondo. Ognuno ha una reazione che all'apparenza sembra diversa ma che in fin dei conti è uguale, si tratta pur sempre di una fuga, ma nessuno riesce a fuggire davvero, restano tutti inesorabilmente intrappolati nel passato. Il ritorno di Menma svolgerà un ruolo chiave nell'aiutarli a superare i loro problemi.

Un luogo fondamentale ai fini della narrazione è la base segreta del gruppo, è il luogo di partenza e di ritorno, essa dà anche il titolo all'ending della serie: "Secret Base - Kimi Gakure ta Mono (10 years after Ver.)" di Ai Kayano, Haruka Tomatsu, Saori Hayami, se non l'avete ancora mia sentita, fatelo, è davvero una bella canzone, e calza a pennello sulla serie. Resta molto orecchiabile anche l'opening, che invece è superiore per la animazioni, molto suggestive.

Oh, i fuochi d'artificio fiorivano nel cielo notturno, ma io ero un po' triste,
oh, il vento e il tempo soffiano e scorrono insieme, ero felice e tutto era divertente,
abbiamo affrontato molteplici avventure nella nostra base segreta.
La nostra estate è finita, non dimenticherò i tuoi grandi sogni e speranze per il futuro,
credo fermamente che ci rincontreremo in un agosto tra dieci anni.
So che tu urlavi "grazie!" con tutto il tuo cuore fino alla fine,
è stato così doloroso trattenere le mie lacrime dirti addio con un sorriso.
Grazie per i ricordi!

Il lato tecnico è pregevole, la caratterizzazione psicologica viene ben rispecchiata nelle molteplici e variabili espressioni facciali dei personaggi, che sono ben caratterizzati anche nello stile dell'abbigliamento: lo sfigato, il fighetto, il barbone, la secchiona, la "ragazza facile". Anche gli stereotipi sono una maschera, una fuga. Resteranno indelebilmente fissate nella memoria le mille espressioni di Menma insieme alla sua vocetta, eh sì, perché anche il doppiaggio è davvero di buona qualità, per non dimenticare i suggestivi fondali, ispirati alla realmente esistente Chichibu, una città a nordovest di Tokyo, che già è meta di pellegrinaggi otaku, e per ben accoglierli produce un saké targato "AnoHana".
Sì perché "AnoHana" ormai vuol dire business, il noitaminA store si è affrettato a riprodurre la base segreta, il DVD e i Blue-Ray vendono alla grande, e qui da noi su AnimeClick.it il titolo è diventato un hit, che di settimana in settimana è sempre più recensito, soprattutto grazie alla messa in onda italiana di Rai4.

Nella sua drammaticità quest'anime sa comunque strapparci un sorriso, i creatori di "Toradora!", il regista Tatsuyuki Nagai e la sceneggiatrice Mari Okada, qui dosano diversamente risate e lacrime e spostano l'asticella della bilancia più sul drammatico, tuttavia non mancano di strapparci un sorriso; paradossalmente il personaggio che porta più allegria e cerca di sollevare tutti è il fantasma di Menma, ma cosa vorrà? Guardate l'anime e scopritelo! Mi raccomando, munitevi di fazzoletti, se siete di lacrima facile.