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1.0/10
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Partiamo con la fine. Voto: 1. Secondo me tutti sono capaci a fare degenerare un qualsiasi discorso esplicitando flussi di coscienza scorrelati o presunti tali, divertendosi a sparare stupidate che non stanno né in cielo né in terra. Pure i bambini spesso lo fanno, non ci vuole chissà che mente eccelsa per fare degenerare qualunque cosa o pseudo-sclerare.
Questo è stata a mio avviso l'unica vera "trama" di questa miniserie di 6 episodi prodotta dalla Gainax, a mio avviso fallimentare e only otaku-oriented. Nell'arco di questi divertenti, per alcuni o forse ai più, o meglio noiosissimi e barbosi, per quanto mi riguarda, interminabili minuti conosceremo degeneri di ogni tipo di una trama di fondo pressoché inesistente se non ci si rifà alle classiche turbe mentali di un adolescente e alle sue smodate fantasie. Sì perché in Furi Kuri questo è l'unico senso che potrebbe avere quest'inutile brodaglia di sequenze di scene e gag prettamente non-sense, o come altri definiscono una branca dello spinoso tema, quanto dalle molteplici accezioni, "sperimentale".

E' ovvio he possa essere considerato, in un certo senso appunto, sperimentale perché infatti sperimenta certi accostamenti di scene al puro scopo propedeutico della risata, seppur nella quasi totalità sia immotivata, e dell'autoderisione della miniserie stessa, dell'animazione in generale, del genere robotico o ancora degli otaku, di chi la guarda e del fan della Gainax e di Anno. Ma spesso queste risa per scene senza senso sono svilenti, disarmanti e scoraggiano portandomi a scuotere il capo per la bassa, infima, lega della comicità a cui stiamo assistendo. Ancor più quando ci si rende conto che è come se stessimo ridendo di noi stessi e delle nostre passioni in tema di anime auto-denigrandoci ed essendo felici di trollarci.
Non vedo altre plausibili chiavi di lettura in un'opera, se così si può definir tale calderone che i Gialappi bollerebbero come "triste", in cui l'adolescente Naota si procura un bernoccolo a causa di un incidente con la sgangherata vespa della casinista NEET ventenne di turno, ovviamente pseudo-bassista che fa figo. Fosse lì il tutto. Da quel bernoccolo usciranno robot tra cui il suo idolo, la protuberanza muterà forma e assumerà dimensioni notevolmente superiori all'intero corpo del ragazzo, che sarà costretto ad affrontare meteoriti che cadono sulla terra facendo un home run con una chitarrona gigante da fare roteare come mazza. Vi saranno presenti ovviamente anche tutti i sogni adolescenziali come la presenza di tocchi ecchi, che mandano in visibilio gli otaku, e di manie vogliose della ragazza più grande di lui, al cui vista tutti i suoi brufolosi e invidiosi amici bimbominchiosi sbaveranno dietro. La voglia di evasione dalla routine quotidiana, il volere viaggiare e vivere spensierati, alla giornata come la ragazza, non mancano, come pure la voglia di non crescere mai o l'immedesimazione nel mondo dei proprio eroi robottoni.

Per quanto riguarda il doppiaggio, mi risulta odioso e scarcassone quanto la stessa opera e del comparto sonoro l'ending è abbastanza apprezzabile, nel cui video è accostata a fotogrammi di una vespa che pare muoversi in diversi scenari. Graficamente FLCL instilla scene disegnate in modo serio ad altre in stile deformato, che non mancano mai, ad altre in differenti salse e stili più poveri o con diversi tratti, lineamenti e animazioni, rendendo FLCL un'opera poliedrica.
Essendo di genere demenziale le gag sono onnipresenti, inizialmente esilaranti, ma scemano in maniera inversamente esponenziale ai minuti trascorsi, portandoci spesso a sussurrarci sconsolati che è triste e avvilente ridere pur non sapendone il motivo o per situazioni così banali che sembrano partorite dalla mente di un bambino in età prescolare.
Concludo, sconsigliando l'opera e rilancio consigliando dello stesso studio "Abenobashi", altra opera sulla falsa riga di questo FLCL, che sa fare ridere di gusto ma in modo differente soprattutto perché pur non prendendosi sul serio non fa sembrare un ebete chi lo visiona. Voto: 1.