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Eccomi a recensire finalmente "La collina dei papaveri", la nuova creazione dello studio Ghibli, opera di Goro Miyazaki in collaborazione con suo padre, il più noto Hayao Miyazaki.
Parto con il dire che non sono una grande amante di Goro, avevo trovato infatti che "I racconti di Terramare" non fosse un film al pari con i film di suo padre e che nel complesso fosse alquanto moscio e salvabile solo grazie a qualche inquadratura, alle musiche e ai disegni e quando ho deciso di vedere il film che vi sto per recensire ho tenuto conto dell'esperienza precedente sperando che questo non fosse una delusione e riproposta di una trama comune ormai a tutti gli anime scolastici/romantici.

Devo dire che i passi in avanti sono stati molti e finalmente ho visto anche da parte del regista un cambiamento non da poco, cambiamento in cui si vede la mano del padre.

L'opera ci racconta un Giappone degli anni 60', anzi una vita scolastica degli anni 60', fatta di alunni, assemblee, gruppi studenteschi, persino un giornalino scolastico e le solite chiacchiere e storie di scuola. I protagonisti sono una ragazza, Umi, e un ragazzo, Shunya, che scopriremo entrambi legati al mare e ad una spiacevole coincidenza, entrambi non hanno padre. Lei innalza le bandiere al mattino, gestisce quella che è la vita di casa (essendo la sua casa una sorta di pensione per donne e avendo una madre che a causa del lavoro è sempre fuori), mentre lui accompagna suo padre a lavoro e aiuta il suo amico, il presidente del consiglio studentesco con il Quartier Latin, una casa in rovina, sede del giornale e dei vari club scolastici. I due verranno per coincidenza a conoscersi e li sboccerà un sentimento che li porterà a scelte e a scoperte sulla loro vita e sulle loro famiglie e soprattutto vedremo anche il confronto con quella che è la faticosa situazione della scuola nel dopoguerra.

Il film oltre a svolgersi senza intoppi, e soprattutto senza essere mai lento, presenta ottimi disegni e una grafica eccellente. Le musiche ci accompagnano e ci lasciano assaporare il gusto del passato e delle cose semplici, ci mostrano un Giappone legato al passato e alle tradizioni.

Molti hanno considerato il film come un'opera godibile ma senza troppi meriti, forse presi dal paragone con le opere del padre hanno sottovalutato le abilità del figlio; non penso che la seguente opera possa essere considerata da 4 come da 7 sicuramente al pari e superiore rispetto a molti film di nuova generazione che ci vengono proposti al giorno d'oggi. "La collina dei papaveri" ci da molta più soddisfazione. Forse a coloro che come me sono veri appassionati del Miyazaki senior il film risulterà molto una scopiazzatura di alcune inquadrature del maestro o ancora che alcuni personaggi, anche se ben caratterizzati, sembreranno i soliti personaggi stereotipati degli slice of life sentimentali. Ma secondo me c'è di più: gli stessi eventi presenti nel film dimostrano un cambiamento dell'autore. Di certo non sono l'opera di un maestro ma l'opera di una mente nuova. Non ci saremmo mai sognati una storia del genere nella fase dello studio precedente, in cui si puntava molto sulla fantasia, sulla natura, sulle emozioni, i simboli e le tradizioni. Qui puntiamo essenzialmente sulle piccole cose senza mai essere esagerati. Credo che l'opera meriti una rivalutazione generale e sono convinta che anche le opere successive, se seguiranno questa scia, potranno essere ottime.

Consiglio la visione a tutti.