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8.0/10
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"Come fa un'ombra a uccidere?"

Pochi cineasti iniziano la propria carriera registica con film atipici e coraggiosi in grado di lasciare un ricordo indelebile nella mente di chi li guarda: è il caso di Satoshi Kon e del suo primo lungometraggio animato dal titolo Perfect Blue, nato dalle ceneri di una produzione in live action finita male a causa dello spaventoso terremoto di Kobe del 1995. Due anni dopo, e con la collaborazione del sempre presente Katsuhiro Ōtomo, Perfect Blue vede per la prima volta la luce sotto forma di prodotto animato al Fantasia Film Festival di Montreal, per poi sbarcare nei cinema giapponesi soltanto nel 1998. Per la trama del suo lungometraggio d'esordio, Kon trae ispirazione dall'omonimo romanzo di Yoshikazu Takeuchi ma, nondimeno, sembra quasi voler rendere omaggio ai thriller di David Lynch, tanto che già il titolo ricorda il famoso Blue Velvet ("Velluto blu" in Italia) con protagonista un'allora giovane e misconosciuta Isabella Rossellini. Tuttavia, il lavoro di Kon è personalissimo, e ora vedremo in che modo.

Fin dalle prime battute del film seguiamo le vicende di Mima Kirigoe, una popolare idol giapponese che, a un certo punto della sua carriera di cantante nel popolare gruppo musicale delle CHAM!, per motivi di lavoro deve cambiare rotta e sfondare nel mondo dello spettacolo come attrice. Il problema è che anche nell'ambito del cinema e della televisione non tutto è "rose e fiori": non mancano critiche da parte degli altri attori, oltre che fan un po' troppo affezionati ed esaltati. A tal proposito, una sera Mima scopre l'esistenza di un blog a lei dedicato, il che da un lato naturalmente è piuttosto lusinghiero; peccato però che il sito descriva le sue azioni quotidiane per filo e per segno, giorno per giorno, addirittura attribuendole per iscritto pensieri che in realtà non le appartengono. In tutto questo, la nostalgia della sua vita da idol, le difficoltà insite nel tentativo di raggiungere il successo nello spietato mondo del cinema e il senso d'inquietudine provocato dalla soffocante presenza di un vero e proprio stalker tra le file dei suoi fan getteranno nel panico la povera Mima, in una spirale di paura, incubi e sconcertanti rivelazioni...

Se dovessi descrivere Perfect Blue in poche parole direi che è un thriller psicologico denso di scene disturbanti (gli omicidi cruenti, gli "stupri") e dalle atmosfere gelide e inquietanti, come se fossimo immersi in un incubo a occhi aperti (lo "spettro" ne è un esempio). Sotto una patina di sensualità (il servizio fotografico) e di onirismo separato dalla realtà da un confine labilissimo (la spettacolare corsa finale), Satoshi Kon riesce a catapultarci nella vita e nella mente della protagonista come pochi altri autori sono stati capaci di fare finora. Di per sé, la trama si dipana tra poche scene dall'aria allegra e molte altre in cui domina invece un'atmosfera cupa e claustrofobica (telefonate con respiro affannoso, preoccupanti fax, persino un set cinematografico o un gioioso spettacolo possono essere fonte d'inquietudine), provocando quindi uno strano disagio nello spettatore (ad esempio, sono memorabili le scene dell'ascensore con la radio in funzione e quella con protagonista un punteruolo). Non solo Kon è capace di trasporre sullo schermo in maniera efficace il romanzo originale, ma cura personalmente il character design realistico e a tratti grottesco che sarà ripreso anche nei film successivi, rendendoli riconoscibili alla prima occhiata. La colonna sonora azzeccata di Ikumi Masahiro contribuisce al senso di angoscia che permea l'intero lungometraggio. In ultimo, il colpo di scena alla fine del film vale già da solo la visione. Se eccettuiamo Tokyo Godfathers, a mio avviso l'apice della carriera di Kon, Perfect Blue rientra a buon diritto tra le opere migliori del regista, persino più di Millennium Actress (comunque un originale ritratto di un'attrice alla fine della sua vita) e dell'affollatissimo Paprika (tutto fumo e poco arrosto, secondo l'opinione di chi scrive). Nel nostro paese, l'opera prima di Satoshi Kon è stata localizzata e distribuita in VHS dalla Yamato Video ma, per ovvi motivi, allo stato attuale è praticamente impossibile da reperire sul mercato dell'home video. Il doppiaggio milanese, nel quale spiccano Stefania Patruno ed Elisabetta Spinelli, voce storica di Usagi Tsukino in Sailor Moon, si attesta su ottimi livelli, sebbene per i miei gusti tenda anche a fare un uso eccessivo di termini scurrili, soprattutto nella prima parte. Comunque, se consiglio Perfect Blue? Certo che sì, ma solo se si è dell'umore giusto per una storia torbida e morbosa intrisa di follia. Da vedere rigorosamente al buio.