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Il volo, il volare, l'alzarsi del vento, il tentativo di vivere, di realizzare i propri sogni, le proprie aspirazioni. Il genio Hayao Miyazaki con "Si alza il vento" tesse la tela del suo ultimo capolavoro cinematografico. Capolavoro? Esatto, perché ogni sua opera è da considerarsi tale. Le sensazioni, i coinvolgimenti che Lui è capace di inculcare, in poco più di due ore di film, in ben pochi lo riescono a fare. Poi, se piace o no, è tutta un'altra questione.

La storia narra la vita di un giovane ingegnere giapponese, Jirō Horikoshi, realmente esistito. Sin dall'età puerile coltiva il sogno di pilotare un aereo, sogno subito infranto da una miopia che lo accomuna con lo stesso Miyazaki. Tra sogno e realtà, grazie agli stimoli di Giovanni Caproni, grande progettista italiano dei tempi remoti, Jirō sì persuade che sia meglio creare un aereo e non pilotarlo. Così inizia la sua avanzata per raggiungere quell'unico obiettivo che gli interessa nella vita: progettare e far funzionare un aereo, farlo volare. È storia antica, non sempre si raggiungono i propri obiettivi, o forse sì, ma sacrificando qualcosa o qualcuno. Nel caso di Jirō è un qualcuno, anzi, qualcuna, il cui nome è Nahoko. In tutto ciò, però, la realizzazione dei propri sogni è vissuta in modo reale, quindi facendo gavetta, viaggiando, imparando dagli altri e assimilandone i pensieri. Nulla è lasciato al caso, nessun rimprovero, nessun suono, neppure il riferimento a una spina di pesce.

La peculiarità di questo film è proprio il realismo; realismo nell'incontro fra Jirō e Nahoko, su un banalissimo treno; realismo sulla guerra; realismo in un forte terremoto, tipico del Giappone; realismo sulla figura dei Giapponesi stessi, abituati a queste tragedie e quindi forti e decisi nell'aiutare le persone in difficoltà, proprio come fa Jirō con Nahoko; realismo sul non sapere più nulla dell'altro fino a un nuovo casuale incontro; realismo nella malattia, la tubercolosi tanto odiata dal Maestro; realismo nell'avere un vizio, in questo caso fumare, fumare, fumare; realismo nel rapporto di due innamorati, che si prendono per mano, si sfiorano, si baciano, stanno insieme. Questa parte del film mi ha veramente impressionato! Non potevo credere ai miei occhi al cinema. Questa volta il Maestro Miyazaki, rispetto a una "Città Incantata" o un "Castello Errante di Howl", fa dell'amore una cosa tattile, vera, carnale. È sbalorditivo come l'amore sia così semplice, sì, semplice. In fondo amare è semplice, restare accanto è la vera sfida, come nella vita di tutti i giorni, e Jirō e Nahoko ci provano.

Tutto questo realismo viene amalgamato col sogno, la parte fantastica del film. Miyazaki evidentemente non sa farne a meno ed è nel giusto perché rende il tutto più completo. Secondo voi, se tutta la parte con Caproni non ci fosse stata, il film sarebbe stato lo stesso così appassionante e coinvolgente? Assolutamente no! Tutti noi abbiamo bisogno di staccare dalla realtà e rifugiarci in un mondo tutto nostro, e quello di Jirō è proprio il mondo con Caproni che gli fa da mentore. "La vita di un artista dura un decennio", dice l'italiano, e Jirō con la realizzazione del "Mitsubishi A5M" e del modello successivo "Mitsubishi A6M Zero" ne capisce il significato. L'entrata in scena del nostro connazionale ci deve rendere fieri di esser italiani per una buona volta. Ritengo straordinario dapprima in "Porco Rosso" e ora qui in "Si alza il vento" avere l'Italia come spunto narrativo di un regista così affermato e famoso quale Miyazaki. Grazie!

Spendo poche parole sull'animazione e sulle musiche, perché c'è veramente da dire qualcosa? Perfette è l'aggettivo giusto. Hayao Miyazaki alla regia è una garanzia di riuscita, Joe Hisaishi alle musiche è il tripudio della realizzazione sonora. Non esagero, il film è fatto veramente bene e vederlo al cinema è stata un'esperienza magnifica. Grazie Lucky Red per l'opportunità! Per noi fan dello Studio Ghibli, di Miyazaki stesso e dei lungometraggi animati in generale, è davvero un onore vedere un'opera così completa sul grande schermo. "Si alza il vento" è tinto delle tonalità di tutti i colori che danzano a suon di note composte appositamente per quei momenti precisi. Il doppiaggio rende l'ambizione di Jirō, la sofferenza di Nahoko, l'esperienza di Caproni, il ruolo consono di ogni personaggio secondario. È stato fatto un lavoro eccellente, anche se mi riservo l'ultima parola a quando vedrò il film in originale in DVD. Anche perché a prestare la voce a Jirō in giapponese c'è un signore di nome Hideaki Anno, che di lavoro non fa il doppiatore, ma è una grande figura nell'animazione nipponica.

In conclusione cosa aggiungere, se non la mia difficoltà a dare un voto a quest'opera? Devo scavare nei "difetti" tediosi della stessa per dire che tutto il tecnicismo usato da Jirō è quasi incomprensibile per noi poveri ignoranti in materia. Il Maestro però in quest'opera ovviamente non si riferisce a un pubblico di bambini, come fu in "Ponyo", e quindi come valutare tutto ciò? Mi aiuto nella scelta semplicemente ponendolo un gradino sotto a "Porco Rosso", perché personalmente "Si alza il vento" mi è piaciuto di meno, trattando in parte gli stessi argomenti. Scoprite voi stessi quanto vi può emozionare questo film.

"Si alza il vento" è assolutamente da vedere, perché resta il fatto che purtroppo è l'ultimo lungometraggio del genio di nome Miyazaki: un uomo che ha reso la vita di milioni di persone un po' migliore grazie ai suoi film. La mia sicuramente sì, per cui lasciatevi trasportare dal vento che si alza e tentate di vivere!