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10.0/10
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"Era tutto chiaro fin dall'inizio. Era semplicemente qualcosa che non ero in grado di accettare."

Una frase che riassume buona parte dell'opera in questione. Oh, premetto che questa è la mia prima recensione qui. Via con un breve accenno di trama, intanto (quindi sì, spoiler):

Il protagonista della storia è Fujinuma Satoru, ventinovenne che incarna appieno lo stereotipo del fallito. Aspirante mangaka, lavora invece come fattorino in una pizzeria. Però, ha un potere particolare, che lui chiama "revival": è in grado di sventare dei crimini (legati alla morte di alcune persone) già avvenuti riavvolgendo di qualche minuto il tempo stesso. La svolta c'è quando viene uccisa sua madre per motivi a lui sconosciuti, ma inizia il revival che lo riporta alla sua infanzia, durante la quale alcune bambine della sua età erano state vittime di un serial killer. A quel punto, diventa lo scopo principale di Satoru quello di salvare tutte le potenziali vittime, e scongiurare quindi anche la morte di sua madre, che aveva scoperto il colpevole degli omicidi.

Andiamo per punti:

Trama - 8
Quello che bisogna mettersi in testa, guardando Erased , è che la trama non è assolutamente il punto centrale dell'opera. Anzi, di per sé è una delle più scontate degli ultimi tempi. Leggasi la citazione iniziale, presa dall'episodio 10, che sembrava rivolta allo stesso pubblico. L'idea iniziale che si ha è quella di un qualunque slice of life, mentre più avanti si inizia a sentire un'atmosfera più pesante che (almeno a me) ricorda "Steins;Gate", probabilmente per l'elemento corsa contro il tempo. Perfino il colpevole è chiaro dall'inizio, così come quale sarà, su per giù, il finale della storia. Eppure, il tutto è raccontato così bene da farmi sorvolare totalmente il problema. Problema che, di fatto, non si pone proprio.

Personaggi - 10
Uno dei punti più forti, direi, di "Erased", sono proprio i personaggi, di quelli che ti rimangono impressi. Sono poche infatti le "comparse", quei personaggi che vedi una volta e di cui poi dimentichi l'esistenza. E ognuno dei principali, seppur nel breve arco di dodici episodi, è caratterizzato al massimo. Il personaggio di Satoru è di per sé geniale, un fallito che vuole redimersi e farsi eroe, nel suo piccolo. In ventinove anni non è cresciuto, si è anzi solo chiuso sempre più in se stesso. Paradossalmente, è il tornare bambino a farlo crescere. Sachiko, sua madre, investigatrice sia nel lavoro che nella vita, è LA madre per eccellenza, quella che tutti vorrebbero. Capisce tutto al volo, anticipa le mosse di tutti, figlio compreso, generando stupore e interesse. Airi, ragazza che Satoru conosce nel suo presente, e che diventa il suo motivo di andare avanti nella propria eroica impresa, la vediamo davvero per due soli episodi, ma si crea un background che è fenomenale. Il colpevole degli omicidi (sulla cui identità glisserò, per quanto scontata), gli amichetti di Satoru, il proprietario della pizzeria, la famiglia di Kayo. Tutti sono caratterizzati, tutti si rendono memorabili. Un trionfo.

Grafica - 10
I disegni, neanche a dirlo, sono una gioia per gli occhi. Ma d'altronde siamo nel 2016, sarebbe strano il contrario. Però fanno il loro lavoro, e lo fanno bene. Gli sguardi, i movimenti e i particolari. Tutto concorre alla bellezza di "Erased". Bello bello. Per non parlare dell'impatto che ha, anche graficamente, la ending. Superba.

Musica - 10
Solitamente non faccio caso alle colonne sonore degli anime, se non quando mi colpiscono nel profondo. Ma qui è tutta un'altra storia. Provare per credere. E non parlo solo delle musiche in sottofondo, ma anche e soprattutto di opening ed ending, che sono semplicemente stupende, la seconda in particolare. Una all'insegna dell'allegria, l'altra al lato opposto, entrambe permeate di un'estrema malinconia.

Se ancora non si è capito, "Erased" è un'opera che consiglio assolutamente di vedere. A chiunque. Fa riflettere. La filosofia di fondo, che ammetto di non aver ancora colto appieno con un'unica visione, ti entra dentro di prepotenza. E' uno di quegli anime che ti cambia davvero. Uno di quelli che vanno visti. Ho dato tre 10 e un 8, ma quest'otto è puramente formale, perché non intacca in alcun modo un'opera che, per me, è perfetta.